Corinna, mi sono innamorato di te: cioè ti vedo come una Dea, come una regina. La mia fantasia ti carica di qualità che tu non hai; la mia fantasia ti arricchisce di doti sublimi e sovrumane, ma inesistenti.
Finchè dura l'innamoramento continuerò ad adorarti, a stravedere per te e a soffrire per te.
Eppure, un giorno io mi sveglierò da questo sogno e vedrò la donna prosaica e banale che tu sei. Un giorno il bel sogno finirà. È inevitabile. Questo lo so perché ricordo che è già successo altre volte, con altre donne.
Fin quando durerà? Il più a lungo possibile, spero; o il più presto possibile, sarebbe meglio. Ma ho bisogno di credere nell'amore! Gli uomini hanno bisogno di credere nell'amore come hanno bisogno di credere in Dio, nella giustizia, nella vita dopo la morte.
E allora, aggrappato a questo sogno colorato, vengo da te, sto insieme a te, parlo con te, ti cerco, ti sogno e ti invoco in ogni momento del giorno e della notte. Finchè vivo in questa dolce ebbrezza la vita scorre lieve, i giorni passano senza conoscere la noia. Ora c'è l'ansia di vederti, l'ansia di trovarti e di aspettarti.
Tutto è più dolce, le cose comuni hanno cambiato aspetto. La via dove abiti tu ha qualcosa di speciale. Quando arrivo vicino alla tua casa, sento un tuffo al cuore, e resto incantato a guardare la finestra dietro alla quale tu ti affaccerai. È una finestra particolare, è la tua finestra.
La vita è più bella quando è vissuta in questa magica eccitazione piena di speranze e di felicità. L'amore trasfigura, fa sognare, irraggia una luce interiore meravigliosa ed estatica.
Un giorno questo finirà. Una mattina mi dirai una parola sbagliata, farai un gesto e spezzerai l'illusione. Dopo io precipiterò nel dolore, dopo ti odierò e il mondo di colpo diventerà grigio e buio. Dopo sarò disperato e vorrò morire, oppure cercherò la salvezza in un'altra donna.
Ma tutto questo adesso non ha importanza. Adesso sono innamorato e il tempo non ha val
3 Marzo 2005
"Ti prego piccola non piangere. È meglio così per entrambi. Io sto male, ho troppi problemi per la testa... io non riesco a pensarti, non credo di amarti. Io ho bisogno di stare con gli amici, di non avere legami. Scusami"
"Di non avere legami?? Mauri stiamo insieme da 2 anni! Ti prego non lasciarmi io ti amo.."
"Io.. non lo ti prego basta. È finita."
Scendo dalla macchina dopo la quarta sigaretta fumata di fila. Sento la testa girare, le gambe cedono. Cado a terra. Ma tu sei già andato via. Forse è la punizione che mi merito.
1 Aprile 2005
"Sono 9 mesi che cerco di iniziare una storia con te. Lui prima c'era e ora che non c'è tu ancora non vuoi provarci?"
"Lo vuoi capire Antonio che ho paura di innamorarmi ancora? Non voglio più piangere, non voglio più soffrire cazzo! Maurizio mi ha distrutto!"
"Te lo dico ora. Oggi è l'ultimo giorno che ci provo."
Quel bacio sulla spiaggia seduti sotto una duna. Un calore nuovo nel cuore. Mi sciolgo. È ora di ricominciare.
31 Dicembre 2005
Sms inviato alle ore 23. 58
"Un nuovo anno sta per iniziare piccola. Ho fatto la cazzata più grande della mia vita a lasciarti. Mi manchi da impazzire. Il tuo Mauri"
"So che te la stai spassando con le tue amiche. Auguri cucciola, non vedo l'ora che sia domani per riabbracciarti fortissimo! Sei la mia vita. Ti amo. Anto"
4 Settembre 2006
"Hai bisogno?"
"Sto male piccola... sto troppo male senza di te. Torna con me."
"Mi prendi in giro? Mi hai lasciato te un anno e mezzo fa. Cosa vuoi ora da me?"
"Ti voglio dare tutto quello che non ti ho dato in questo anno e mezzo."
"Io sto con un altro ora Maurizio."
"Dammi un ultima possibilità"
SCELTA 1
"Ti farei passare una vita di inferno"
"Non preoccuparti me lo merito Vero."
Mi baci. Non mi ricordavo che i tuoi baci
fossero così caldi. Lo stomaco va in subbuglio
Il cuore batte a mille e più al minuto. No Vero,
ragiona un attimo! Quello se è fatto i cavoli suoi in quest'ultimo anno e mezzo. Tu
La vita nel paese scorreva negli anni prima della guerra regolata dalle norme ferree della consuetudine: lavoro tutto il giorno, dalla mattina alla sera, il sabato pomeriggio gli esercizi ginnici inventati da Starace, la domenica mattina la messa e nel pomeriggio invece la disperata ricerca di qualche cosa di nuovo, che non si trovava mai, per dare un significato a una settimana altrimenti opaca.
Annibale Chiocchetti era uscito da poco dal seminario, il cui ambiente ottuso non era certo di suo gradimento, e, dopo una giornata di duro lavoro nell'officina da fabbro del Dusi, si rifugiava all'osteria, avido di apprendere le novità, che poi tanto novità non erano: a parte qualche notizia del calcio l'argomento principe erano sempre le corna, di cui nessun maritato sembrava immune.
Se ne stava attento ad ascoltare, seduto in un angolo, fantasticando amplessi mirabolanti e accrescendo ancor di più il desiderio sessuale sempre presente e che lo obbligava spesso a un autarchico fai da te.
Il sabato sera l'osteria stranamente contava meno avventori perché una buona parte se ne andava in città al casino; il giorno dopo l'inevitabile argomento delle discussioni era ciò che si era visto, ciò che si era fatto, con annotazioni colorite, vicende al limite dell'inverosimile, ma che affascinavano inevitabilmente un giovane dal ragguardevole desiderio.
Fu così che un giorno, parlando con l'amico Cosimo Gasparini, si decise ad affrontare il problema.
- Cosimo, scusa la domanda: ma tu, sei mai andato a letto con una donna?
Quello lo guardò incerto fra il raccontare una menzogna e il dire la verità, poi si decise per quest'ultima.
- No, Annibale, non ho mai avuto l'occasione. In paese le ragazze non te la danno se non sentono parlare di matrimonio, ma io a legarmi prima del tempo non ci tengo. Ho ben altri progetti! Voglio andarmene per il mondo, a vedere se riesco a uscire da questa miseria che m'accompagna da quando sono nato. Certo che prima di partire vorre
Sono vissuto in questo mondo, con i miei parametri e le mie routines per 18 anni. Sveglia, scuola, studio, playstation, amici e a letto. Questa è la mia vita.
Ho sempre cercato di trovare qualcosa, qualcuno... che potesse darmi qualcosa di più, ma quando ti capitano cose che stravolgono la tua vita, si reagisce in modo strano.
Entro nella stanza, di solito sempre fredda, poco illuminata, col solito odore... di solito!
Quel giorno c'era qualcosa che mi attraeva, qualcosa che mi era indifferente, e allo stesso tempo invadeva la mia mente come lo fa una macchia d'olio sull'acqua...
Come può lei, in meno di 5 minuti entrare nella mia vita così, entrare nella mia testa e rimanerci, come può lei distruggere la mia realtà?
Ho paura perchè cose così delicate possono distruggersi in un nonnulla, ho paura di essere scrutato, illuminato, non voglio essere visto e capito da nessuno io... eppure voglio che lei veda chi sono...
la amo...
La stella che piange tra gli occhi cerchiati, la felce che china la testa sotto le braccia divise. Quel mascara scivolato sulla bocca, quel sorriso gettato oltre la sabbia.
Un cormorano strabuzza gli occhi al petrolio che gli impastoia l'ala destra, come a dire: roba da matti. E in fondo pensa che le auto a metano siano una gran bella storia.
Il senso ti guida la mano, il grilletto sulla linea tratteggiata.
Heidegger in visita all'abbandono, il giradischi non riesce a respirare.
Le parole sono dietro il comodino, e stasera corrono più veloci di me.
Fui chiamato al telefono di mia moglie per un intervento in sala operatoria. Una bambina doveva essere operata d'urgenza ed unicamente la mia equipe di specialisti aveva l'esperienza pregressa per salvarle la vita. Distavo circa mezz'ora dalla struttura ospedaliera, diedi immediatamente la mia disponibilità ad intervenire e andai a vestirmi. Dopo cinque minuti ero già fuori casa, baciai mia moglie, le mie figlie, i parenti che erano a cena da noi e corsi via.
Era la notte di Natale, il ventiquattro Dicembre duemilatre, esattamente le ore ventidue. Avevo da poco spento il cellulare privato, con la certezza che ogni reparto fosse degnamente coperto dai miei validi colleghi. Ma questo si presentava come un caso singolare, necessitava di un intervento invasivo su una piccola paziente di otto anni. Non me la sentii di delegare. Volevo essere responsabile in prima persona del successo dell'operazione. Successo, perché doveva forzatamente andare tutto per il verso giusto, non contemplavo nessuna altra ipotesi.
Parcheggiai accanto l'entrata del Pronto Soccorso, ad attendermi trovai la madre in lacrime. Mi supplicò di considerare la bambina come se fosse una delle mie figlie, mi urlò con le ultime forze che le restavano di salvarle la vita perché sua unica ragione di esistere. Feci un segno di approvazione col capo, mi precipitai negli spogliatoi, ero concentrato, non riuscì a spiccicare una sola parola di consolazione nei riguardi di quella donna. In sala operatoria ritrovai la mia squadra al completo, non mancava nessuno. La vita della piccola si dimostrò per noi più importante di ogni altra cosa. Cominciammo ad operare alle ventitre e trenta, terminammo la mattina di Natale alle ore otto in punto, ne uscimmo stremati. I colleghi del turno natalizio presero il mio posto, promisi di rientrare in reparto entro sera per la visita post operatoria. Tornai a casa per riposare. Feci subito una doccia ghiacciata, mia figlia preparò una camomilla doppia, mi addormenta
Doris, iniziò i soliti rituali: una doccetta rilassante poi andò a letto.
Il mattino seguente si svegliò con un'energia nuova, pronta ad affrontare il nuovo giorno. Si avviò verso lo studio notarile, in c. so Venezia, era la segretaria del notaio Ferri. Entrò nel suo ufficio per la pratica che doveva espletare acquisì nuovi dati, poi nel giro di varie telefonate il tempo passò velocemente.
Doris fece ritorno a casa, il portiere le andò incontro, consegnandole una corbeille di rose rosse, incuriosita pese il biglietto che l'accompagnava, lesse: "Alla rosa tra le rose" Daniele.
Con aria compiaciuta, prese il fascio di rose a sistemarlo nel vaso, accese la radio, poi come un gatto sornione, scivolò sulla poltrona, mentre la mente mulinava pensieri per Daniele che prepotentemente si insinuava nel suo tenero cuore.
Il trillo del telefono, la riportò alla realtà,"lupus in fabula"era proprio Daniele per confermare l'incontro per la serata, sarebbe arrivato intorno alle venti.
Doris, raccolse i capelli biondo cenere in uno scignon, indossò un tubino blu rischiarato da un filo di perle e il tocco finale due gocce di Chanel n. 5
Andarono in un localino fuori porta "Lunch Club"Daniele con voce flautata chiedeva informazioni della sua vita sentimentale, era meravigliato dal fatto che una donna affascinante come lei, non avesse avuto un legame sentimentale.
Doris, ammise di aver conosciuto qualcuno nel passato, ma nessuno era riuscito a fare breccia nel suo cuore.
Ora, per esempio era più che certa che provava un sentimento per lui, la sua vicinanza le procurava dolce languore, anche quando Daniele, al termine della cena la riaccompagnò a casa, con voce suadente le disse." Lasciami entrare, ti prego... lo sguardo perso nei suoi, non oppose resistenza, aprì furtivamente l'uscio, mentre Daniele cercava le sue tumide labbra, che chiudendosi raccoglievano il nettare dolce di miele. Frasi sussurrate erano una dolce melodia, in un crescendo di
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