username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti amore

Pagine: 1234... ultimatutte

Il sole nel mare (parte I )

In questa New York bagnata dalle lacrime di un autunno arrivato puntualmente, mi muovo nella folla di gente ke nel mattino raggiunge il proprio posto di lavoro senza esitare. Tutti corrono e io come al solito mi sento invisibile, mi muovo velocemente ank'io... xkè ank'io come loro devo raggiungere il mio lavoro... e devo pure fare in fretta se non voglio rimanere a casa senza lavoro. Il mio nome è Juma, sembra quasi un nome cinese, ma non lo sono! Mi chiamo così xkè mia madre adorava i manga... e così ha subito appioppato il nome di una delle sue eroine preferite, alla sua prima e ultima figlia. Io mia madre non l'ho mai conosciuta, lei è morta appena sono nata e così sono stata affidata a mia zia Laire che è morta quando io avevo 16 anni... così da una vita "sicura" mi sono trovata in una vita ke si era completamente ribaltata. Mio padre non l'ho mai conosciuto e non so neppure chi è, dove si trova ecc... dunque, dicevo, a 16 anni sono stata affidata ad un monastero di suore severe, e così sono cresciuta in un modo molto corretto e severo. Oggi ho 24 anni e lavoro in un'agenzia di viaggi, faccio una vita economicamente "apprezzabile" ma vivo con il mio cane... e poi la solitudine totale...

   1 commenti     di: Mia Stella


Faccia di gatto

" Oh, come mi piacerebbe mangiare un'insalatina fresca aromatizzata con il prezzemolo!" sospirava una povera donna. Ma era troppo povera e non aveva in tasca nemmeno un quattrino da dare all'ortolano. Uscì allora dalla sua capanna e s'incamminò per un sentiero.
Vide subito un grande palazzo con porte e finestre chiuse, con intorno un muro alto e grosso. Guardò attraverso il cancello e notò che nel giardino c'era un'intera aiuola di prezzemolo profumato. Visto che non c'era nessuno e che il palazzo sembrava disabitato, la povera donna prese l'abitudine di introdursi tutte le sere nell'orto di quella casa per raccogliere il profumato prezzemolo. Ma una sera, mentre era china a strappare le belle piantine, una voce dura e profonda la fece tremare dalla testa ai piedi.
"Che fai nel mio giardino?" - La povera donna vide davanti a sé un terribile orco con gli artigli.
"Questo giardino è mio!"
"Pietà, pietà" balbettava la donna, ve lo giuro, non ho toccato nient'altro: ho preso solamente del prezzemolo...
Perdono, perdono!...
Io non conosco nè pietà nè perdono! "disse l'orco," - E poiché tu hai rubato il mio prezzemolo, in cambio voglio la tua bambina. Quando sarà grande e sarà capace di vestirsi da sola, verrò a prenderla e la porterò a vivere con me. Inutili i pianti e le suppliche della povera donna: l'orco aveva deciso!
La donna insegnò alla figlia a camminare, a parlare, a prendere l'acqua dalla fontana e non le insegnò a vestirsi da sola.
La bambina che, oltre ad essere bella era anche intelligente, spesso chiedeva: "Sono grande mamma! So lavarmi, so pettinarmi, perché non posso vestirmi da sola?" - "No, no, figlia mia!" rispondeva spaventata la donna, " per carità, non farlo!"
Un brutto giorno la donna andò a lavare i panni al fiume e lasciò dormire Marian un po' di più. La ragazzina si svegliò, girò un po' per la casa, mangiò un boccone e alla fine, visto che la madre ancora non tornava, si vestì da sola.
Quella sera stessa l'o

[continua a leggere...]

   10 commenti     di: Dilaila Bella


Prisoners in Paradise

Che il mare abbia una voce non è certo un mistero, così come niente è misterioso o celato nei canti della tempesta - la perfetta geometria delle vocali, la sospensione degli specchi e la piegatura delle lenzuola sembrano, davvero, voler scarabocchiare una pagina immutabilmente bianca o, più semplicemente, tendersi. Sembrano, alla maniera degli incroci, saldare un punto di fuga. Nel pudore del cielo scevro da nuvole il sorriso dei remi spolverati traccia in lettere di luce destini da rinnegare; i venti soffiano, i capelli si sciolgono, i muri crollano. Nessuna sorpresa, quindi, nel vedere i volti trasognati di quanti si fermino ad ascoltarli - o si illudano di poterlo fare: è l'incanto del filo spinato divelto nella sabbia, l'ago della bussola ubriaco. È una notte trascorsa in tenda mentre l'ultima brace invecchia nel buio e il vapore complice si sdraia sulla tela cerata.
Poi, d'un tratto, il cristallo si scopre torbido nella contemplazione della quiete, nell'addormentarsi dell'infinito. Il ritratto diventa idillio, il divenire si inceppa - nessuna storia, nessuno spazio: un osservatore poco attento parlerebbe di morte. Eppure è in questo silenzio assordante che i tramonti cercano rifugio. Il marmo prende vita, dalle fontane storie si innalzano e si perdono in valigie accantonate in soffitta, accanto ai sacchi a pelo e agli elastici esausti. Qualche goccia di pioggia arranca nella prosa, legandosi in un ultimo tango all'anima dannata, prima di trovarsi già trascorsa in un sospiro di gomma e motori passo-passo.
Dio invidia la polvere.



Oggi, ieri, domani..

OGGI... Continuo a “strisciare“, imperterrito percorro la via del dolore, quello sottile, perfido, quello che ti si insinua con spietata precisione in ogni pertugio. Mi sento svuotato di qualsiasi forza reattiva, imbocco ogni volta quella via quasi che ne fossi risucchiato incapace di appigliarmi alla più piccola sporgenza, se solo la intravedessi mi ci aggrapperei con tutto me stesso. Come una impeccabile operazione chirurgica quel dolore mi taglia, incide senza pietà la mia essenza allo sbando, scoperchia ogni angolo del mio animo. Io non mi oppongo, come una cavia con gli occhi sbarrati dall'orrore, cerco un rifugio arretrando, subdolo tentativo di sfuggire all'ennesimo istante in cui mi ritroverò indifeso, in balia dell'oscurità.
IERI... Ricordi così delicati, così soavi. Chiudendo gli occhi ho come l'impressione di poterli toccare se solo allungassi le mani. Se solo potessi sfiorarli, fermerei l'attimo stesso cullandomi dolcemente... solo qualche attimo, rivissuto con l’intensità indelebile di chi ancora non può, non vuole rassegnarsi.
La prima volta che vidi i suoi occhi. Il sorriso che mi intimorì per la semplicità che ne scaturiva. Il suo contatto, quelle sue dita così esili.. Insieme, in ogni momento, condivisione di pensieri, emozioni. La sua capacità nell’elevarmi ad “Essere unico” mi ha permesso di prendere coscienza di chi io fossi. Scoperta continua, quotidiana. Un percorso interiore intrapreso senza regole, senza punti di partenza, ne di arrivo. Momenti vissuti con la curiosità che così tanto mi ricordava quella meravigliosa dei bambini. Curiosità semplice, schietta, velata d’ingenuità pura. Corpi caldi, unione dei sensi, coinvolgimento carnale e spirituale.. totale, sinfonia sublime.
DOMANI…. Il mio sguardo si sofferma all’orizzonte, scruta la linea che divide la terra dal cielo. Questo mio sguardo cerca le risposte, il dolore dicono che sia capace di forgiare, ma non placa la mia sete di perché.
Nel do

[continua a leggere...]

   1 commenti     di: Stefano Nosetti


All'anima della passione

Questa storia è frutto della fantasia.
Ogni riferimento a fatti accaduti, o a persone esistenti, è puramente casuale.


Si conobbero grazie ad una comune amica che li presentò.
Quella volta non si notarono neanche e stringersi la mano fu solo un formale atto di cortesia.
Si rividero dopo qualche giorno e altre volte, sempre in compagnia dell'amica, e risultarono reciprocamente simpatici e piacevoli così iniziarono a frequentarsi da soli ritrovandosi, ben presto, innamorati.

L'amore è un sentimento straordinario che muta la realtà di chiunque così, per qualche tempo, la loro vita fu segnata da un crescente e insopprimibile bisogno di vedersi.
L'amore, specie quando è ricambiato, migliora la vita rendendola piacevole e interessante allontanando e sminuendo ogni problema e ostacolo.

È facile capire quando si è innamorati.

Chi è innamorato vede solo il bello e non ha altri pensieri. Quando si ama non esiste nient'altro; ogni motivo e interesse ha un'unica ragione e un solo obiettivo.
A loro ciò accadde, nonostante oggi nessuno dei due sappia o voglia ammetterlo.
Desiderarsi per rinunciarci, senza nemmeno provarci, lascia un segno indelebile che solo il tempo può, in parte, sanare.
L'amore che non si consuma resta per sempre e loro lo sapevano e lo sanno.

Oggi sono due sconosciuti che quando s'incontrano, sempre per caso e mai volutamente, si salutano appena, forse proprio a causa di quell'antico e mai completamente svanito desiderio per qualcosa che poteva essere e non iniziò neanche.

Sono passati degli anni che hanno aggiunto esperienze, amarezze e altre delusioni ad entrambi tanto che, oramai, si sono arresi e convinti che l'amore non esista ma che sia solo, e soltanto, una passione passeggera e temporanea; un breve, medio, o lungo intervallo tra il cercarsi assiduamente e l'ignorarsi completamente.



Just One Night - Ritorno a Casa

Al mio angelo dalle ali nere

- Sleep with me tonight... -
Una frase sussurrata nel buio, quasi una timida supplica.
Osservo l'uomo che l'ha mormorata nel riflesso tenue della luce verdastra della radiosveglia: occhi sinceri.
La sua mano mi accarezza timidamente i capelli, come se avesse paura che questo gesto così innocente mi facesse scomparire. Le dita esitano un attimo dietro l'orecchio, poi scivolano sulla guancia e si fermano sul lenzuolo ancora caldo.
Guardo l'ora: le 4:32... Un orario che sembra un conto alla rovescia.
4... 3... 2... 1... E la fine.
- I'll have a shower - rispondo, alzandomi dal letto.
Il contatto dei piedi con il pavimento freddo mi riporta alla realtà, sancendo la fine di un attimo di magia.
Per un secondo, quella proposta è suonata pericolosamente allettante: riposare vicino a un cuore che batte, lasciarsi cullare da un respiro regolare e scaldare dal tepore di un corpo caldo...
Sto per alzarmi, ma due braccia robuste si chiudono saldamente attorno alle mie spalle e un bacio delicato si posa sul mio collo. Le labbra scivolano lungo la mia pelle, fino alla spalla, per poi ripercorrere lo stesso stragitto in senso opposto, fino alla guancia.
Sospiro per un attimo, illudendomi che la dolcezza trasmessa da questo bacio possa toccarmi. La verità è che invece non mi tocca come dovrebbe. Quello che provo, è il piacere della carezza gentile, i brividi del desiderio fisico… Nulla di più.
Delicatamente, ma con decisione, mi sottraggo all’abbraccio. Sono stanca di palliativi e l’unica cosa che davvero mi va, ora come ora, è una bella doccia rinfrescante.
Recupero il mio zaino, abbandonato ieri sera nell’angolo della stanza, poi mi dirigo verso il bagno e mi chiudo dentro: di nuovo sola!
Mi osservo per un attimo allo specchio: vuoti. L’ennesimo uomo, l’ennesima notte di sesso… Ma i miei occhi non si sono accesi nemmeno oggi! Sorrido, con un po’ di malinconia a me stessa: perché dovrebbero illuminarsi? Che

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: Anna Valentini


SOTTO IL CARRUBO (la panchina)

Carlo arrancò sul breve pendio. Si sentiva sotto una cappa di calore che aveva dell'incredibile.
La stradina sterrata attraversava una spianata spoglia di alberi, solo viti.
Un caldo così afoso da quelle parti non si era mai sentito.
Il sole implacabile donava alla campagna quella cortina tremolante da far sembrare il mondo immerso in un acquario.
Solo un nuovo attacco del frinire monotono delle cicale fece scattare in lui una molla, e aprì bocca per urlare: "Fermate il mondo, voglio scendere!" per poi dirsi che c'entrava quel vecchio carosello del Cynar con la sua luna di traverso, e si sentì un povero cristo!
Che ci facesse in quel posto, Carlo spesso se lo chiedeva.
Ormai era cosa fatta.
Aveva trasferito famiglia e interessi in campagna: per un suo bisogno si era dato alla nobile professione del contadino. Possiamo dire con molto impegno. Anni e acciacchi avevano avuto la meglio.
Carlo cercò di dimenticare con un certo dispiacere una vita trascorsa molto liberamente.
A lui erano sempre piaciute le belle donne: il corteggiamento e la capitolazione erano stati la sua fonte di vita e il lavoro che aveva lasciato lo aveva ben fornito di occasioni.
Con quel mondo aveva chiuso o forse lo credeva. La stanchezza sulle spalle la sentiva tutta.
Mancava poco alla curva e alla agognata sosta sotto un grande carrubo. Qualcuno aveva posto tempo prima una provvidenziale panchina.
Qui, Carlo leggeva il giornale, appena comprato, in santa pace; chiudeva anche il cellulare, e quando faceva molto caldo, si levava la camicia che appendeva a un ramo, per lui quei piccoli refoli che accarezzavano la sua schiena erano una goduria.

Giunse alla meta e scostò le cortine dei rami dell'albero che arrivavano quasi a terra ed ebbe un moto di sorpresa.
la sua panchina aveva già un intruso, o meglio, un'intrusa che si girò.
Carlo non la riconobbe subito, ma quando due dolcissimi occhi neri lo guardarono, sussurrò: - Irene, sei tu?

[continua a leggere...]

   6 commenti     di: elisa sala



Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

Racconti amoreLa pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Amore.