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Racconti amore

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La donna e la dea

Laura è una ragazza incantevole. Il suo viso è bellissimo e un po' triste; ha lunghi capelli lisci e un corpo snello e sinuoso che mi attira irresistibilmente.
Quando vedo passare Laura mi manca il coraggio di avvicinarmi. Una volta l'ho salutata, ma sento che non riuscirò mai a parlarle, né tantomeno a corteggiarla.
Se fosse la mia ragazza non oserei neanche toccarle la mano. La sua bellezza mi ispira, mi fa sognare ma anche mi inibisce. La purezza del suo viso, le linee armoniose del suo corpo mi fanno sentire goffo e indegno. Così resto in adorazione, senza fare niente e questo mi fa gioire e soffrire.
Giuliana è una ragazza bruttina; il suo viso è insignificante, ha capelli corti e il suo corpo grassottello non è sinuoso né sexy. Quando sono insieme a Giuliana la accarezzo, le tocco i seni, palpo il sedere, la bacio e la stringo forte. Lei ride, ogni tanto mi rimprovera, ma mi lascia fare. Questa sera ho infilato la mano dentro alla scollatura della sua maglietta e ho sentito i seni piccoli e caldi, le punte dei capezzoli.
Il giorno dopo vedo Laura che cammina da sola lungo il viale. Indossa una gonna blu pieghettata, una maglietta rosa. I suoi capelli lunghi e lisci le ricadono sulle spalle e si flettono nella brezza. Vorrei correrle incontro, salutarla, parlarle, invece rimango ad ammirarla da lontano senza avere il coraggio di avvicinarmi.
Laura sembra un angelo, una creatura di luce che non appartiene a questo mondo. Il timore che mi ispira mi impedisce di parlarle, di conoscere il suo carattere.
Per renderla più umana, e quindi più vicina e accessibile, penso che Laura non è perfetta. Forse è una ragazza come tante altre, stupida e viziata. Probabilmente Laura è piena di pretese, con un carattere che non mi piace. È consapevole della sua bellezza e si concederà solo a un uomo ricco. La Laura che vedo io è solo una mia immagine idealizzata. Però senza la Laura vera neanche la sua immagine esisterebbe.
Di notte quando sono a

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   0 commenti     di: sergio bissoli


L'amore è un demone

Camminavo sotto la pioggia, per strada, nonostante l'acquazzone c'era molta gente; Milano è sempre piena di vita. Camminavo silenziosamente per le strade verso quella che ora era la mia casa, quando lo vidi.
Era a una decina di metri da me, mi sorrise di sbieco e si imbucò in una piccola via. Io mi gettai subito al'inseguimento, appena entrata nella via però non vidi nessuno mi guardai intorno, niente; scossi la testa "non poteva essere lui", mi ero sicuramente sbagliata.
Tornai a casa, vivevo in una palazzina in centro città, in un appartamentino; mi levai i vestiti bagnati e mi infilai il pigiama ma non potevo fare a meno di pensare a ciò che avevo visto, sembrava proprio lui. Ero proprio stanca... era stata una giornata infernale.
***
Ero sul campo di battaglia alla destra del mio generale, pronta a combattere e a morire per la nostra causa; il nemico era di fronte a noi a non più di duecento metri di distanza pronto ad attaccare. In pochi attimi si scatenò l'inferno. Avevo già ucciso cinque demoni con la mia spada, ma al'improvviso fui atterrata e bloccata a terra. A bloccarmi era stato il re dei nemici ma non sembrava intenzionato a farmi del male, si limitava a tenermi ferma e a fissarmi. Cercai con tutte le forze di liberarmi ma era tutto inutile. Lui aveva i capelli neri come il carbone e ricci che gli ricadevano sulle spalle e gli occhi... i suoi occhi erano profondi buchi neri ma... non mi guardava come si guardava un nemico... perché?
Il mio generale fece per colpirlo ma il re lo schivò e io finalmente libera cercai di aiutarlo ma si udì il suono del corno, il segnale della ritirata, bisognava correre ma durante lo scontro ero rimasta ferita a una gamba e la ferita non voleva saperne di smettere di sanguinare, ero troppo lenta, mi cadde la spada ma prima che potessi raccoglierla il generale mi prese in braccio ed iniziò a correre per portarmi al riparo, stavo

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   0 commenti     di: claudia


Perche più lei non esiste

In certe cose non si sa mai.
Se si, se no. Perché?
E poi, il perché del perché ?
Si viene assorbiti in un vortice, in una spirale di spiegazioni che estenuano chi le da, confondono chi le riceve, e lasciano il mondo stanco e malinconico come lo hanno trovato.
Eppure sono li, le spiegazioni. Se ne sente il bisogno, quasi a nutrirsi della tristezza che producono.
Vedersela emettere davanti agli occhi, la sentenza, la condanna.
Per poi potersi piangere un po’ addosso, per potersi compatire, per sperare che la pietà o la buona vecchia compassione mutino il verdetto.
È una speranza vana, quasi sempre vana.
È sempre ignobile ispirare pena quando non se ne ha il diritto, è un abuso.
Un abuso maledetto che dovrebbe essere punito al pari dello stupro.
Perché è una violenza dell’anima, a cui molti non sanno ribellarsi, ne cadono vittima miseri e compassionevoli e ritraggono il piede paurosi.
E allora? Che fare?
No non sarà la pena, che andrò ad ispirare.
Però sono qui e lei mi manca.
Mi manca in una maniera sottile, appena palpabile, ma costante, come uno stillicidio.
Mi mancherebbe anche se ce l’avessi a fianco.
Mi mancherebbe il noi, che si dice quando si è in due.
Perché in effetti non esistiamo, non siamo un plurale degno di nota.
Siamo un filmetto un po’ erotico un po’ commedia, squallidamente cascante verso il grottesco, verso il cinema di serie ‘b’, verso la parodia, la truffa da botteghino, l’inutile, il già dimenticato.
Provare a stringere?
Si perderebbe anche quel poco che ci si è sudato.
Tenere sciolta la briglia, largo il capestro, aperta la gabbia?
Nulla, per dio, la possa far pensare ad una prigionia!
Si rischia d’improvviso la fuga.
E lo sai bene, lo sai fin troppo bene, che se solo accenna ad una fuga è già sparita.
E allora non basteranno mute e mute di cani, con i musi incollati al fango, per trovare il suo odore. Non serviranno squadre di ricerca e posti di blocco, elicot

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   4 commenti     di: Umberto Briacco


Cronaca di un'Ossessione

Quando sono arrivato in via Grande, Clara stava camminando verso la fermata, ma quasi in preda al panico, sono andato oltre, dalla parte opposta, senza fermarmi, dritto per tornare a casa.

Ero sulla corsia opposta a quella del suo bus e non so se mi abbia visto, ma questo ha poca importanza. Mi sono trovato oltre la fermata quasi senza volerlo, il motorino andava da solo io ero sopra ma la strada non la vedevo e in uno stato d'ipnosi stavo andando tranquillamente a casa senza fermarmi, dopo che avevo calcolato i tempi per quell'incontro "casuale".
La cosa stana, poi, è avvenuta a casa.
Sapevo che non avrei resistito a rimanerci e, arrivato, non mi sono fermato girando il motorino, tornato sotto controllo, e, facendo il percorso inverso verso la città ma senza andare alla fermata.

Sono passato per le vie parallele, di lato, tornando verso il capolinea dove era ancora fermo il bus. Quando è partito, l'ho seguito da lontano vedendo entrare la sua "bellezza acerba" sul bus alla fermata subito dopo; si è messa in piedi agguantandosi alla maniglia sul retro, con quell'aria distratta di "bionda senza averne l'aria."
Ho superato allora il bus ed ho proseguito verso il porto, in fondo via Grande.

Tutto questo succedeva in meno di mezzora in un susseguirsi di cose assurde, una cazzata dietro l'altra, dentro una nausea dietro la precedente che si susseguiva in una confusione mentale totale, quasi un incubo senza uscita.
Il motorino era appena sufficiente a tenermi attaccato alla realtà, di poco, perché andava quasi da solo: una sensazione di paura mista a volontà di vicinanza; ma come, ero andato apposta calcolando i tempi per l'incontro casuale e poi facevo l'opposto.
Mi sono fatto un po' schifo e spero non mi abbia visto perché avere il pubblico, a uno spettacolo del genere, sarebbe stato troppo triste.

Sono arrivato sfinito a casa, svuotato di ogni energia con un pesante fastidio per come mi ero comportato.

Anche, però, in un certo modo so

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A Carolina

Nel pieno dei miei 35 anni, sigaro alla bocca, mi ritrovai ad osservare quel dannato schizzo, portando alla mente vicende che non avrei mai dimenticato.
Lei mi aveva sempre fatto girare la testa.
Di un’intelligenza fuori dal comune, che a volte sfociava in manifestazioni esagerate di esuberanza artistica, per me non era nulla meno di un angelo.
Dopo averla osservata per lungo tempo distante, la conobbi e condivisi con lei le sfumature più vive del mio essere.
Ci frequentammo. Era un amore nascosto il nostro, o almeno mi piaceva credere che ci fosse qualcosa tra di noi, qualcosa di velato.
Una nebbia fitta faceva trasparire solo un soffice vapore di questo sentimento, quasi volesse tenerci distanti per sempre.
E arrivò , inatteso, il momento in cui questa distanza raggiunse anche un livello materiale.
Lei me lo tenne nascosto. Non me lo volle dire che partiva, lo fece per non farmi star male.
Lo scoprii per caso, un giorno prima dell’addio e il mio cuore fece le valigie per seguirla.
Al cuore non si comanda, è vero, ma non mi era concesso di affiancarla nel suo viaggio.
Rimasi da solo a pensare alla mia vita senza di lei.
Fu un tuono a farmi capire.
La corsa,
la pioggia,
il fiume,
il vicolo buio,
il campanello,
la porta,
lei.

“Posa per me, un’ultima volta…”

   4 commenti     di: Simone Campana


L'angelo dei desideri

sono sul mio letto e aspetto come al tutte le vigilie di natale
l'arrivo dei parenti con pacchi e pacchettini da mettere sotto l'abero. Ma nel mio cuore non c'e nessuna voglia di festeggiare, la tristezza diventa ogni anno piu forte, mi manca Liebe e la sua mancanza mi sta uccidendo. Sono le tre del pomeriggio mia madre entra in camera mia e porta il caffe' poi si siede di fianco a me sulla sedia e mi dice:< teresa questanno sei lunica a non aver messo ancora i tyuoi regali sotto l'abero, sei sempre cosi triste, possibile che non rende felice piu nemmeno il natale che amavi tanto:> e io gli rispondo:< mama il mio cuore sta morendo ma non posso dire a nessuno il motivo di cio:> stavamo appunto parlando che suona il citofono era arrivata la mia nipotina di 5 anni con mia cognata e mio fratello. Di solito vederla mi rendeva felice poiche la amo molto quasi come se fosse mia figlia, ma stavolta nemmeno ero andata a salutarla dopo che mia madre era andata ad aprirgli la porta. Ad un tratto la sento piangere cosi esco dalla mia camera e vado a vedere cosa e successo. :< Perche piange? chiedo a mia cognata:>: mi risponde:< a aperto un regalo e non ha trovato quelo che ha chiesto a babbo natale:> ma io le vado vicino e la prendo in braccio cercando di consolarla:< non piangere su, ci sono tanti altri regali per te tutti tuoi:>: si, risponde lei in lacrime ma non quello che voglio io, vedi zia il pacco doveva essere, tondo invece non c'e ho guardato bene:>:<ma babbo natale non e venuto ancora gli dico, lui arriva a mezza notte, questi sono regali messi cosi vedrai che il buon vecchietto domani mattina ti fara' trovare quello che gli hai chiesto:>. Tornai in camera mia approfittando che si era un po calmata giocando con il trucco di barbie, e mi dicesi contro ogni mia volonta di uscire per comprare anche i miei regali per tutti da mettere sotto l'albero. Non pensate che la mia fosse spilorceria anzi mi piaceva molto fare regali e dopo la nascita di Gesu' era quell

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   3 commenti     di: Maty' Sessa


L'amore cieco

Sono le otto del mattino. Già in ritardo per la prima colazione. Ho chiuso nella testa i brutti pensieri che ancora escono con forza: di giorno come di notte. Tormento, chiodo fisso: quelle immagini, quelle parole. Impossibili ignorarle. Fanno a pugni con il mio cuore. Logorano la mia mente. Penso che tutto questo si ripercuota su di me e invece non faccio altro che mietere successi, complimenti da uomini e donne. È vero, sono raggiante, solare, colorata, vivace, energetica: sono di nuovo io e dentro di me nascondo i lividi ricevuti.
Lui mi guarda, prende il mio viso fra le mani, portandolo verso lo specchio.
"Sei splendida, non ti vedi?"
È la prima volta in più di trent'anni trascorsi insieme che gli sento dire una frase del genere.
Mi guardo. Vedo un viso da bambina, una bambina di cinquantatré anni, e due borse sotto gli occhi, umidi di commozione. Forse è vero che l'amore ti rende cieco.
Siamo due pazzi ed è per questo che ci amiamo ancora alla follia.




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