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Racconti amore

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La vita dietro un vetro

Seduto sulla panchina del viale dei tigli a Legnago, guardo donne e uomini che passano. Intuisco i loro destini, le loro mete, i loro drammi, i loro amori, le loro sofferenze perché anche io ho vissuto quei momenti. La vita è fatta di momenti che, trascurando le varianti, si assomigliano tutti.
Passa una coppietta di fidanzati. "Guarda" dice la ragazza, "in cielo ci sono le stesse onde di ieri sera".
Alzo gli occhi e guardo anch'io. Il cielo celeste è increspato e le increspature formano mammelle bianche.
Arriva un tizio alto e magro, biondastro, con i capelli tirati all'indietro. Trascina una moto vecchissima, ammaccata, piena di borse e zaini. È lo stesso tizio che vedevo alle fiere 40 anni fa. Sì, è proprio lui. È rimasto identico ad allora: lo stesso vestito a righine, la stessa faccia scavata, la stessa pettinatura perfino la stessa moto solo che ha 40 anni di più.
Passa una signora anziana con il cagnolino al guinzaglio. La signora è vecchia e anche il cane è vecchio e grasso.
Ho smesso di vivere la vita, con i suoi amori, amicizie, rapporti, lotte, affari. Tutto questo è troppo faticoso e perfino pericoloso. Io ho già provato tutto: l'amore con tante donne; l'amicizia con tante persone; e tanti lavori, viaggi, avventure Adesso sono arrivato in quell'età dove si hanno molti ricordi da passare in rassegna, come un collezionista. Adesso ho l'esperienza e non mi serve più vivere.
È passata l'età delle illusioni; posso prevedere con esattezza come andrà a finire qualsiasi avventura ancora prima che incominci. Ad esempio, se vedo passare una bella ragazza e la desidero: mi immagino le torture del corteggiamento, il primo appuntamento al quale lei non viene, le notti insonni, le sofferenze d'amore E poi finalmente gli incontri, il sesso che annulla la coscienza; e poi ancora la ripetitività, la noia, la casa, il bisogno di denaro, il figlio, le liti in famiglia Ho già provato e visto tante volte tutto questo. Perché viverlo ancora

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   4 commenti     di: sergio bissoli


Non basta un Mi piaci

"Mi piaci", c'è sempre poco da aggiungere quando si pronunciano parole del genere. Perchè già dicono tutto, giusto? Sbagliato. Come possono due parole esprimere il piacere che si prova nello stare con una persona?
Per questo credo non mi basti dirti "MI PIACI".
è più che interesse, è voglia. Di conoscerti, ascoltarti, sorriderti, guardarti. Il desiderio di vederti al mattino e parlarti;immagina un tramonto, ok? Tu in riva al mare, spiaggia silenziosa, onde calme, vento leggero. Ti piace vero? A me sì, tanto, ma non mi basterebbe ammirare quel paesaggio e godere di quell'ascolto solo una volta, nè mi basterebbe il ricordo. E a te? Credo di no. Perchè le cose che ci piacciono le vorremmo vivere giorno dopo giorno;ed è quello che vorrei fare io ogni giorno;trascorrere del tempo insieme a te. E se mi sbaglio dimmelo, anche subito. Per questo credo non ti basti un "TU MI PIACI".



Il seminatore d'amore

L'orologio ha appena battuto l'addio al Secolo dell'egoismo, dell'abominio, del bellicismo, del sangue e delle lacrime che, la rigente notte coglie in un superbo caseggiato il vagire di Davide, il primogenito del Duemila.
Cresce tra poltroni ed efferati, sfarzosi e smargiassi, tra chi non sciupa lo sciapo pasto d'un poverello e chi non solleva chi a terra intriso giace.
I bambini, suoi coetanei, sulle orme paterne, hanno orecchi turati al suo continuo implorare a non battere la strada del peccare. "È dall'igiene del cuore che sorge il primo raggio d'amore" - ripete loro senza alcun minimo riscontro.
Povero Davide! È inutile spronar a chi ignaro è l'amare!
Il cuore sente stringere. Non tollera subire cotanta indolenza Davide, non è raggiante se non divide la merendina col compagno di banco, o non sminuzza del pane per i passerotti, o non lascia un po' della sua minestra per un randagio micetto.
Solingo... sparge il chicco della carità nel solco della miseria, il chicco del sollievo nel solco della tristezza.
Solingo... è nel parco a spingere la carrozzella d'un diversamente abile, in ospedale ad imboccare del cibo ad un degente in un supermercato per la spesa d'una vecchietta.
Da tutti, per il cortese servigio, piovono mance.
Un bel gruzzoletto da scialacquare? Non, per Davide, il denaro non compra che un oggetto, vende la brama di una persona.
La sua brama non è il gelato o il cioccolato, il calcio balilla o il flipper. È debellare il morbo della sofferenza. È comprare la coperta al barbone che dorme sotto una pensilina della stazione, le scarpe, un cappotto per chi ne è sprovvisto...
Vincolato a seminare chicchi di bontà, Davide transita dalla fanciullezza all'adolescenza.
Un meriggio, nel prodigarsi ad interrare in un ciglio della strada un cucciolo, vittima della sbadataggine umana, gli apparve "CHI" un dì, tracciò la Via del probo cammino.
È Davide il preferito del Divino Padre, il delegato a rendere felice l'emarginato, a piegare alla

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La Leggenda di Primo

Scendeva la notte sul villaggio, ma le luci a festa confondevano la Luna, che ancora credeva nel cielo il carro del Sole.
La notte più attesa dell'anno qui nel Regno di Esen ga,
e tra antiche tradizioni e canti popolari si rendeva omaggio e Festa alla vita ed alla Sua rinascita, alla prosperità e alla Buona Sorte.
Intorno ai mille fuochi che come stelle si accendevano intorno all'unica Torre del castello, dito puntato verso il cielo, quasi a reclamarne le attenzioni, si radunavano,
dopo ricche libagioni che sciolgon lingue e mescolano le parole, vecchie e nuove generazioni, quasi a ricordar il ciclo eterno della vita Che mai si spezza ma solo si rinnova.
Usanza era raccontar storie alle giovani menti curiose dei piccoli, rumorosi e indisciplinati intorno al fuoco, come natura vuole, ma silenziosi alle prime strofe del racconto quietavano gli ardori e sedevano vicino il più possibile al vecchio narratore.
"un tempo che fu, molto molto lontano, che ancora capanne di paglia erano il ricovero delle nostre genti, e che scarne giovenche muovevano il suolo per le sementi, prosperità e serenità che dormono insieme a Noi da molti lustri, erano ahimè ostili al villagio e alle sue anime"
Così esordì nel suo racconto l'uomo che tutti chiamavan Primo, forse per la veneranda età che non conosceva eguali tra i monti e per le valli della Contea, forse per meriti di passate gesta perse ormai nella memoria del tempo.
Il silenzio aveva già avvolto l'allegro convivio, e zittito pure il fuoco, e ora tutto e tutti sembravano aspettare quella storia, di cui seppur già note erano le parole, le origini e la stessa fine, ancora destava l'attenzione,
e la stessa curiosità del garzone al primo giorno di lavoro in bottega.
"Il nero deserto di sabbia e rocce affamato di nuove vite, rapido avanzava verso i confini del Regno, ingoiando avido Rivoli, e poi ruscelli, bevendo fiumi interi mai pago o sazio, colorando il paesaggio di arida oscurità,
colori tetri di morte

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   0 commenti     di: fulvio laudi


Dolce illusione

 Dicono che prima o poi Afrodite faccia visita a tutti. Non era così per Davide, o meglio si era innamorato ma non si trattava di alcun essere umano di qualsiasi sesso. Lui dai 10 anni in su ebbe un'intramontabile storia d'amore con i fumetti. Amava la loro chiarezza, spontaneità di cui tanto abbiamo bisogno nel mondo contemporaneo, i supereroi figura ormai assente dalla realtà. Passava giornate intere immergendosi in una lettura ossessiva di prodotti Marvel e non. Conosceva, dopo tanti anni d'esperienza, qualsiasi fumettista autore di un qualsiasi fumetto che sia mai arrivato in Italia, ne aveva anche creati di diversi lui stesso, senza mai avere particolare successo ma ne era comunque orgoglioso, aprì un negozio specializzato, erano molti i ragazzi che gli facevano visita ma la per maggior parte di loro si trattava di una passione temporanea, mentre la sua vita dipendeva da quelle pagine sottili plastificate che sfogliava in modo incessabile, ammirava persino il loro odore, lo definiva prezioso, fine. Aveva sempre preferito a fumetti alla vita. Non studiò mai in modo eccessivo, il minimo indispensabile, ma non ebbe mai un hobby differente, uno sport, un corso tornava da scuola e mangiava in fretta per raggiungere le sue amate riviste. Dunque aveva socializzato poco ed era quasi totalmente privo di capacità oratorie, i suoi parenti provavano compassione nei suoi confronti, ogni cena, ogni festività ogni occasione per riunirsi con la famiglia era un incubo per Davide. Non parlava molto mentre gli altri lo incitavano ad intervenire in una qualsiasi discussione declinava l'offerta sentendosi offeso come se la sua fosse una malattia. Non ebbe mai veri amici, i pochi che ebbe lo consideravano "noioso" visto che qualsiasi argomento qualsiasi parola sentita poteva essere da lui utilizzata per fare riferimento a un qualsiasi fumetto per, dunque, ripiegare il discorso sull'unica cosa di cui sapeva parlare. Le ragazze, le donne stettero sempre alla larga da lui,

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   7 commenti     di: antonio imbesi


Bellissimo

Bellissimo il tuo sorriso che si disperde nell'aria. Ti guardo fisso nei tuoi occhi profondi e sento le farfalle nello stomaco. È così banale dirlo ma non c'è espressione migliore del ti amo. Sentirsi così vicini a un corpo totalmente diverso dal nostro, è un'emozione così forte e complicata che ci prende fino in fondo l'anima. C'è chi si lascia travolgere da tutte queste emozioni subito e chi invece tira fuori la corazza ma tutti ci cascano. Tutti. Io più facilmente, la corazza la riesco sempre a mettere da parte perchè amo l'emozioni forti e mi tengo il lusso di assaporare ogni singola emozione che lui riesce a regalarmi. Può essere la cosa o la parola più piccola o breve di questo mondo ma detta da quella bocca così perfetta cambia sapore totalmente ed io mi perdo via in una melodia speciale che è solo mia. Tanto amore ci può regalare un piccolo essere umano. Vivere nell'amore mi fa sentire bene e mi fa capire che anche io posso valere qualcosa, perchè anche io posso regalare delle emozioni, perchè anche di me qualcuno si può innamorare davvero...

   0 commenti     di: Valentina I


lettera per marco

Ciao
Sono una che scappa né? te ne sarai acorto anche tu immagino, quindi vorrei scriverti e dirti quanto sono stata bene insieme a te, insieme a quei tuoi bellissimi occhi azzurro ghiaccio penetrante e freddo, insieme a quel sorriso stupendo che contagiava tutti, a quel tuo modo di fare così unico e bizzarro, insieme a te, tutto di te.
Giuro che c'erano tutte le buone intenzioni del mondo, ma non ci conoscevamo bene, tra di noi non è scoccata la scintilla magica che ha acceso i nostri cuori, ma ti voglio e ti vorrò bene per sempre anche se mi sono comportata come una vera e propria stronza e non merito neanche il tuo perdono, non merito niente! mi dispiace veramente tanto, credimi non volevo che finisse tutto così, mi piacevi davvero. Me la sono cercata, e il bello è che non riesco a capirmi, ti avevo detto "ti aspetterò!" e volevo farlo davvero perchè ci credevo, credevo in noi, credevo potesse nascere qualcosa non desideravo altro, e poi non so cos'è successo nella mia testa, mille pensieri hanno iniziato a prendere il sopravvento e dopo un po' di tempo non capivo più niente di me, e di quello che volevo, e allora ho fatto la cazzata finale, quella che ha spezzato la corda, che ha rovinato tutto.
Guarda secondo me non ti sei perso niente avresti avuto solo una schifosa palla al piede come minimo, lo so ora ti sembrerò paranoica, ma in me ho molta poca fiducia, ho pochissima autostima, e mi reputo una persona orribile che fa soffrire la gente, e il bello è che io soffro più di loro, mi distruggo dentro quando so di aver fatto delle cazzate come quella che ho fatto a te, e morirò prima o poi!
Non sono poi così carina e simpatica, sono solo una stupida bambina che crede ancora nelle favole, nei cavalli alati e nei principi azzurri, a dir poco orribile.
Mi dispiace di tutto, sono stata solo uno spiacevole incontro per te, ti ho rubato del tempo prezioso per niente, s epotessi tornare indietro penserei meno, e mi affiderei molto di più all'is

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   0 commenti     di: silvia bonezzi



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