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Racconti amore

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Disimparate

Disimparate" ecco quello che insegnerei ai miei figli.
È l'insegnamento più alto e il più difficile. Perché i Potenti sono milioni, sono organizzati e martellano i cervelli fin dalla nascita; essi fanno propaganda, con tutti i mezzi, da millenni.
Disimparate i condizionamenti della scuola, della moda, della politica, della religione. Disimparate i credi, le ideologie intoccabili, i dogmi sacri. Imparate a rifiutarli, a ridicolizzarli, a disimpararli. Tutte le brutture, le cose sporche dovete buttarle nell'immondezzaio: le politiche, le religioni.
Non dovete fidarvi degli insegnanti, dei libri, dei giornali e della televisione. Non dovete credere neanche ai familiari e amici: loro sono stati indottrinati, e inoltre con il linguaggio è difficile comunicare.
Credi solo alle tue esperienze personali, ripetute più volte per essere più sicuro.
Nella mia vita ho visto cose incredibili, voltafaccia spaventosi, congiure per cancellare il passato e per farcelo dimenticare. Non ti dirò quello che ho visto e sperimentato poiché tu non devi credere neanche in me; inoltre il linguaggio viene usato per imbrogliare, per fraintendere, sviare, e non per comunicare.
Non credere ai buonismi e agli altruismi; sono pretesti per scopi egoistici, per sbranare meglio. Non lasciarti irretire dai buonismi, dalle utopie sociali o filosofiche, deliri e allucinazioni religiose. Ricorda che sotto cumuli di maschere e catene, c'è sempre lui, l'uomo, cioè la belva. E l'uomo vuole cibo, sesso e potere.
Ai miei figli insegnerei questo, che è la cosa più semplice e più difficile. Perché diventare liberi è la mèta più alta, lo scopo più grande nella vita: liberi da pensieri coercitivi, parassiti e direttori spirituali che insegnano cosa pensare, cosa credere, cosa dire, cosa fare
Ci sono tanti imbecilli fra noi, e i Potenti spendono denaro ed energie per mantenerci imbecilli.
Quando avrai raggiunto questa libertà ti sentirai solo, perché vedrai amici e parenti p

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   0 commenti     di: sergio bissoli


Il vicolo

Camminavo esplorando le tante viuzze di quell'angolo di città, mi accorsi che mettevo semplicemente un piede davanti all'altro e mi facevo condurre docilmente, dalla curiosità dei miei occhi, imboccai una via che si interrompeva davanti ad un muro, un muro confinante con un'altra abitazione la cui facciata era ricoperta da insegne luminose, che si scorgevano anche da lontano, quasi fosse una specie di faro che occhieggiava i passanti, due o tre alberghi ad ore si erano insediati in quelle casette basse di tre o quattro piani, nelle cui camere si consumavano illusioni d'amore, o si tentava di dimenticare qualcuno. Ero così distratto dalle mie visioni che non mi accorsi di trovarmi a sfiorare gli abiti profumati e i volti sfacciati di quelle signorine, che sorridevano, ammiccavano, a volte tentavano di strattonare qualche potenziale cliente.
Arrivai in fondo a quella via e decisi di tornare indietro, imboccando uno dei tanti vicoli che convergevano in quel luogo, quando mi si parò davanti una di quelle ragazze. Venticinque anni al massimo, ma ne dimostrava molti di meno, un trucco vistoso che non aggiungeva nulla alla sua bellezza, alla sua gioventù. Mi guardava con aria di sfida sorridendo, mi allungò quella mano "bambina" e disse " Vuoi un po' di compagnia?".
Era la voce un po' roca di un'adolescente cresciuta in fretta, una voce come soffiata da un sassofono, un po' stridente, forse l'alcool le sigarette, le poche ore di sonno.
Si, volevo un po' di compagnia, ma non era quel genere di compagnia a cui lei alludeva, ma come uno stupido la seguii su al primo piano, senza pensare senza riflettere, mi feci trascinare dolcemente da quello sguardo complice color del mare, da quelle movenze sinuose, da quelle false promesse d'amore. Un'occhiata veloce del portiere ci salutò, poi tornò alle sue parole crociate, trangugiando un ennesimo calice di vino bianco.
Lei si sedette sul letto, sotto quell'unica finestra che si affacciava sulla strada

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   5 commenti     di: Marco Uberti


fine di una storia

Lei un giorno incontra Lui... entrambi provano qualche sorta di legame da subito o almeno Lei pensa cosi, o semplicemente ci spera perchè dal primo momento che il suo sguardo le si era posato addosso non riesce più a smettere di amarlo. La loro storia inizia cosi... e le sarebbe piaciuto che durasse... ancora.. e ancora... ricorda momenti indimenticabili come quando per la prima volta le sfilò una spallina.. poi l'altra e le scivolo il vestito, quel vestito un po' largo ma che le stava bene comunque.. poi la baciò, la guardò e li entrambi per un momento... un magico e bellissimo momento carico d'amore passione felicità euforia e forse un pò.. un poco solo di leggero imbarazzo che stava lentamente svanendo.. Ricorda come Lei gli si avvicinò e lo bacio, gli prese le mani e poi senti il suo profumo circondarla mentre Lui l'avvolgeva completamente..
Quella notte gli diede la sua anima, gliela regalò con tutto il cuore senza induggi senza soffermarsi a pensare... semplicemente era tutto il più perfetto dei momenti della sua vita e sperava continuava a sperare di averne altri.
Dopo pochi giorni Lui se ne andò... con tutto quello che Lei gli aveva dato...
Lo odiò, urlò rimase senza cibo per giorni, smise di dormire... non aveva ne sete ne fame voleva solo stare a letto ma in quel letto c'erano troppi ricordi... infine pianse... toccò ancora quelle lenzuola e pianse... pianse per una notte intera...
Il giorno dopo Lei si alzo e si rimise quel vestito, quel che vestito un po' largo ma che doppotutto le stava bene.. lo rimise addosso a se per un'ultima volta e si guardò allo specchio... per un momento rivide Lui accanto a Lei, e quell'ultima volta gli disse Addio, perchè quel vestito non l'avrebbe mai più messo, cosi, si girò e ricominciò a camminare... aspettando..

   7 commenti     di: cristina gafton


pioggia e vento

Piove, stasera. Non ho neanche voglia di uscire, ma mi basta un sms e cambio subito idea. Perchè è un tuo messaggio. E allora non ci penso due volte, afferro la giacca e scendo giù per le scale in pochi secondi. Ti vedo girare l'angolo con la macchina e in un attimo siamo soli, in silenzio. Nessuno dei due ha la forza di parlare, non ancora almeno. Eppure, io lo so, sei qui per un motivo.. dimmelo allora.. perchè ci stai pensando da troppo tempo, perchè so che il destino porta via tutto.. e allora non risparmierà neanche noi... Ti fermi, spegni la macchina e io non so ancora cosa fare, come affrontare quello che succederà tra poco... Non resisto, mi giro e cerco il tuo sguardo.. ed è quando mi guardi dritto negli occhi che capisco.. ciò che non avrei mai voluto, ciò che avevo sempre evitato, tutto quello che ho cacciato via con le mie forze, piangendo, urlando, pregando.. era arrivato. E io non potevo farci niente. Ti fisso ancora, aspetto inutilmente che parli.."Dimmelo" dico all'improvviso, e sembra che ti stia implorando.. cerco di misurare la voce, ma non serve.."Dimmi che è finita", ci riprovo, "Tu lo sai, il tuo cuore lo sa.." il mio, invece, batte all'impazzata.. e in silenzio prego di avere la forza... Ma tu pian piano ti avvicini.. comincio a tremare, il freddo e la pioggia non centrano... In un attimo mi abbracci.. io rimango lì, in attesa, i miei occhi si riempiono di lacrime, so che non c'è più un briciolo di speranza.. Poi mi sussurri all'orecchio "Mi dispiace.. sai che è la cosa più giusta.. non piangere.. ti voglio bene"..
Il vento porta via una lacrima silenziosa e con lei, un pezzo del mio cuore.. ma non me lo restituirà mai..

   3 commenti     di: Sonia


Poker

Non è importante essere felici,
non ce lo ha mai promesso nessuno,
fondamentalmente
chi vuole essere felice nella sua vita
è una persona egoista e povera.
(Carlo Mazzoni)



Milanese. E scrittore. Un'abbinata che fa a pugni con la mia psichedelica personalità.

Egoista, egocentrico, presuntuoso. Tris.

Arrogante, permaloso, sfacciato, diretto. Full.

Giocare una partita, senza esclusione di colpi con mister Milano bene.


- Tira fuori le tue carte migliori, Candy Candy -.

Lascio cadere, scocciata, la provocazione. Quanto adoro il fatto che lui goda, sottilmente, a vedermi contrariata, a lasciarmi semplicemente senza una risposta pronta di botto. Perché l'ultima battuta, il colpo assestato ad hoc, lo deve avere lui.

Per stavolta, mi lascio avvolgere dall'aroma di un tè al miele e vaniglia, e non penso troppo a quel Candy Candy che mi ha appioppato addosso. Dispregiativamente parlando, chiaro. Lui sorride, sorride pacifico, nel suo essere mille e ancora mille più volte bastardo. Bastardo senza via di scampo, ma un bastardo che a questa finta, o presunta Candy, piace. Piace guardarlo mentre poggia le labbra sulla tazza nera fumante, piace scrutarlo dalla piega assurda dei capelli che non stanno fermi, ma che non sono biondi, piace rimanerci senza parole, senza silenzi, solo sospiri.

- Io non so giocare a carte -.

Butto lì schifata la mia perla di saggezza. Quando mai, a questo mondo, non si sanno tenere in mano due benedette carte da gioco. Candy ha le unghie lunghe, brillantate all'estremo, ha paura si striscino, anche poco. Ha paura a tenere in mano queste terribili carte. Ha paura di non sapersi ben giocare il tris e il full che inchioderebbero, senza diritto di replica, mister Milano bene.

- Sai fare tantissime cose. Le vuoi fare -.

A che gioco stiamo giocando? È una partita a carte questa, oppure ci stiamo giocando qualcosa di molto, molto più prezioso? Finta Candy si arriccia un capello stirato male, vera Ca

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   4 commenti     di: Alice Lago


Il sapore delle parole

- Mmm…!
Nina tirò fuori il pollice dalla bocca con aria compiaciuta. Un leggero schiocco soddisfatto, le confermò che l’impasto era degno di essere considerato il cavallo di battaglia delle sue creme al cucchiaio.
In viso le restò un’espressione da bimba soddisfatta e in bocca, un sapore di panna fresca, uova eccitate con lo zucchero raffinato e un retrogusto di smalto…
Per lei in cucina bisognava starci ben preparate, quasi come in compagnia di qualcuno.
Alcuni ruvidi granellini di zucchero restavano li, impertinenti, a solleticarle il palato mentre si spostava tra il tavolo di lavoro e i fornelli. Soffiando l’aria dal naso, sentiva chiaramente la persistenza della cannella…la favorita tra le sue spezie.
Un leggero movimento sulla destra e lo sportello del frigo cedette docile per accogliere la ciotola con quella mousse carezzata con cura dal basso verso l’alto, color caramello spruzzato sulla neve.
La mano sinistra scoperchiò la pentola e Nina fu investita da quell’odore che sapeva di inizio inverno, di camino e anche un po’ di solitudine.
Il vin brulè chiedeva ancora mezz’ora, ma quelle tre minuscole bacchette di chiodi di garofano, si agitavano tra bolle borbottanti quasi come ne fossero l’anima stessa.
Nel pomeriggio aveva deciso di comperare le quaglie gia pulite ma soprattutto, morte!
L’ultima volta che aveva tirato lei stessa il collo ai malcapitati ma gustosi volatili, le era rimasto come un dispiacere nebulizzato sull’anima che poi, inevitabilmente le rovinò la cena.
Anche Renòn doveva essersene accorto, d’altra parte lui la conosceva bene.
Erano amici da tanto tempo e sapeva che, nonostante la cura maniacale per i particolari, per lei solo in cucina non c’erano regole.
Per cui lui capì dal suo viso imbronciato, che la “colpa” era da attribuirsi ai fantasmini delle povere quaglie assassinate, che probabilmente aleggiavano su di loro, anch’esse come i loro defunti corpicini, con un colorito nient

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   9 commenti     di: Sophie DMF


IO T'AMO

Ti sento come un rivolo di sangue che mi scorre lento sulla pelle, desiderio affranto da interminabili battaglie, non vissuto, derubato da attimi di intensa assenza. Tu che hai contaminato col tuo veleno il nome di un cuore senza speranza, per sopravvivere tu stesso alla debolezza d'amar qualcuno. Assettato di saggezza nel sapermi tua, ad ogni costo, perchè io -coraggiosa- non temo l'affronto della mia debolezza.
Io t'amo.
Senza limiti.
Come il cielo che abbraccia il mondo, infante curioso e crudele padre dei nostri giorni.
E mi pianga il cuore se non ti rivedrò apparire nelle mie notti silenziose ed amare, a strappare una lacrima alla tristezza.
Tu che, col tuo manto superbo, te ne andasti, perchè di rimanere non conoscevi il significato.

   5 commenti     di: Argeta Brozi



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