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Racconti amore

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Rivivere

Lei. Seduta in mezzo alla stanza con tra le mani un quaderno scarabocchiato, legge scrive cancella cambia. Scrive una nuova storia. La storia narra di...

C'era una volta una ragazza pocco più che bambina, che tra mille impegni alle superiori da due anni iniziate e litiggi con i suoi per avere un po' di libertà si ritrovò con un dilemma tra le mani.
-Rispondo a questo messaggio o no? Dopo tutto è uno sconosciuto! Mah vabbè.. che male vuoi che mi faccia?
Non sapeva ancora che, le avrebbe fatto più male di quello che pensava.. era appena uscita dalla sua prima storiella e di certo non pensava ad altri.
Lo considerò un gioco.
Stetterò fino a notte fonda a messaggiare, e il giorno dopo lei si ritrovò con le sue amiche la mattina, come al solito a prendere il treno per andare a scuola.. Le sue quattro amiche, tra le quali c'era anche la migliore.
Le disserò che le brillavano gli occhi, e non era un buon segno dopo una sola sera passata a messaggiare. Lei non le ascoltava, diceva che si prendevano in giro e basta non c'era niente di più.
.. oh... come si sbagliava.
Passarono giorni, Lui sempre più geloso e Lei sempre più coinvolta. Aspettava i suoi messaggi, specialmente verso la sera. Adorava star la notte sveglia a scrivergli, e lentamente col passare del tempo ascoltare i suoi problemi, le sue avventure, il suo passato e la cosa che più lo faceva soffrire, la sua ex.
Lei ascoltava e consigliava.
-Niente di più di un amico. diceva..
Poi cominciò a sfogarsi dei suoi problemi anche Lei, e Lui, l'ascoltava.
Inseparabili.
Strano ma vero tutto per telefono è successo nemmeno una volta si erano visti e Lei lo amava.
-Non ci credo, io sono scema ad innamorarmi cosi!
Lui capì col tempo il sentimento di Lei.
-MI AMI?... questo il suo messaggio.
Lei in panico sul letto con la testa affondata nel cuscino, aveva paura.
-si.. Rispose Lei..
Un timido si, e poi la vergogna l'assale, e dubbi, tutto.
-Non ci credo rispose Lui. Non ti credo stai me

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   5 commenti     di: cristina gafton


Il tema dell'odio

È' stato scritto molto sul tema dell'amore, ma poco su quello dell'odio. Eppure anche l'odio è una emozione forte, congenita all'uomo; e senza l'odio l'amore non potrebbe esistere.
Conosco un nonnino che vive in una famiglia completamente felice. Un giorno gli ho fatto notare quanto è fortunato ad avere tanti figli e nipoti che vanno d'accordo e si vogliono bene. E questo nonno mi ha risposto:
"Ogni casa ha la sua ombra; si ricordi bene questa verità".
Il modo infantile, bambinesco, religioso di guardare la realtà, vede nel mondo solamente cose belle e buone. Il modo adulto, maturo di guardare la realtà vede nel mondo cose grigie ed ombre paurosamente nere. È sufficiente frequentare la società, le famiglie, i gruppi di persone per vedere tutti i sentimenti distruttivi: l'invidia, l'ipocrisia, la falsità e l'odio. Io ho visto queste cose e adesso preferisco restare fuori.
Coppie e amicizie sopravvivono finchè si sforzano di andare d'accordo. Non esisterà mai la coppia perfetta, l'amicizia perfetta e tantomeno la società perfetta. Le forze disgregatrici sono presenti dentro di noi. La parte oscura, l'ombra, è nascosta in ognuno di noi.
Io che sono riuscito a capire le donne ho deciso di lasciarle. Sono riuscito a capire gli uomini e ho deciso di lasciarli. Ma non si può vivere in totale solitudine! E allora? Adesso prendo le persone con il contagocce, ed evito tutti gli impegni. Così sono giudicato un uomo strambo.
Chi fa qualcosa, qualunque cosa, presto o tardi farà il suo contrario, si sentirà obbligato a farlo. La mente umana funziona così.
Abbiamo bisogno di amare e abbiamo bisogno di odiare. Potrei raccontare le storie degli amori folli che ho avuto con le mie donne. Potrei raccontare le storie dell'odio mortale che ho provato per i miei nemici. Ma non serve; ognuno può cercare dentro di sé per conoscere queste storie.
Anche gli uomini buoni odiano e sanno odiare più dei mediocri. Anche i grandi santi odiano profondamente; essi

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   0 commenti     di: sergio bissoli


Nostalgia e segni indelebili

Eccoti lì, sei seduta su quello sgabello al bancone del bar, hai una sigaretta tra le dita, hai un vestito bianco, corto, con un po' di fronzoli, le gambe accavallate, gli occhi truccati e guardi nel vuoto.
Ho due pensieri.
Il primo è che stai aspettando.
Il secondo è che di uomini ne devi aver conosciuti più di uno.
Hai la pelle chiara, sei bionda, l'azzurro del trucco di colora gli occhi scuri, da lontano sembrano più grandi e chiari.
Lo so, anche se non conosco la sensazione, tu sai che effetto fai, ti piace, sai come sedurre, sei così brava che sai nascondere questa tua sicurezza, fino a fingere insicurezza e timidezza.
Riesci e modulare certe piccole incertezze e farle apparire momenti di debolezza. Sai rassicurare, mostrarti disarmata e inoffensiva, sai fingere di aver bisogno di aiuto e di protezione.
Infine sai colpire nel punto giusto, nel momento giusto.

Provo ancora una volta a giocare a carte scoperte, anche se oramai troppe volte, dopo, mi sono detto che è sempre un errore. Un errore di ingenuità.
Ma è che mi piace essere ingenuo, poi ogni volta pentirmi di questo, poi ogni volta ripetere a me stesso che sono uno stupido, e dire a me che non capisco niente e che non imparerò mai.
Misure e contromisure contro il mio modo di agire e di valutare sempre inutili, perché tanto faccio sempre gli stessi errori.
Ma è che mi piace essere così, mi piace sbagliare tanto, sempre. E infine perdere.
Allora dicevo, vorrei giocare a carte scoperte, per cui devo confessare che c'è quel pezzo di Annie Lennox, di cui credo di non conoscere il titolo, dove lei canta tell me whyyyyaaiaaiaai, whyyyyaaiaaiaai, whyyyyaaiaaiaai, cioè si chiede why, why, why, poi ad un certo punto dice, this kind of trouble's only just begun, e alla fine ripete I don't think you know what I feel, I don't think you know what I feel, I don't think you know what I feel.
Forse quello che più che mi colpisce è proprio quel tell me, ma in verità è che questo pezzo mi

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   0 commenti     di: dario pasquali


La scelta di una ragazza delusa

Neve contro vento, leggera, acquosa ma inutile. Inutile sperare di poter ritornare a quelle sere che avrebbero potuto cambiare i suoi giorni, le speranze e i desideri. Stupido solo pensare che lui avrebbe cambiato idea... Anna lo sapeva bene e, aggiustandosi le cuffie sulle orecchie tra i capelli scompigliati dal freddo, aveva scelto ancora sul proprio cellulare una delle sue canzoni preferite, da riascoltare con la solita nostalgia." Vivo per lei e non ho più battiti regolari al cuore,...". Stava tornando in autobus a casa dal lavoro, l'ultimo giorno dell'anno, un 2010 passato in un lampo tanto che a lei sembrava quasi di non averlo vissuto veramente, ma di averlo solo sognato, un lungo monotono incubo. L'autista, un fulvo giovanotto di trentanni che abitualmente l'accompagnava a casa in quella fascia oraria aveva sintonizzato l'ascolto generale sul GR24, sulle notizie economiche, sulla crisi occupazionale giovanile e sull'emergenza rifiuti a Napoli. I soliti problemi ormai da anni. Solo che lei di sentire che mezza Italia era nei casini proprio non ne poteva più, era satura di tutti i nervosismi che si beccava in ufficio, non le piaceva la sua professione e sperava in una grazia dal cielo, in una opportunità di andarsene via di li, magari all'estero. Oltre tutto era pure una single trentenne arrabbiata e per gli ideali che aveva, questa situazione di stallo durava davvero da troppo tempo, un'intera vita spesa in cerca di un ispirazione e di un mito a cui dare una forma materiale. Mancava ancora una quindicina di minuti per arrivare alla sua fermata. Si abbassò quindi la visiera del proprio berretto onde evitare di guardare la strada davanti a se, chiuse gli occhi: per lei ora c'era solo un estatico momento di calma. La musica scorreva fluida con piccoli brividi lungo le spalle. Poi una voce metallica avvertiva: "Prossima fermata: Azzano Decimo, Piazza..." L'autobus si fermò, anzi brutalmente inchiodò ed emise un suono cacofonico procurando alla

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OTELLO IL MORO DEL COLMELLO

Sinceramente non so dirvi quando accada, il demone della gelosia arriva improvviso e violento come lo scatto a un semaforo. Forse ero un centometrista in una vita precedente..
“ No, fermi tutti il giochino è mio! Argh!!”.
Ma come, non l’ avete capito? Non sono un uomo, io sono un cane.
Nasco circa otto anni fa in una piccola frazione di Marcon, il Colmello, in una vecchia casa contadina.
Sono esemplare unico e inimitabile di “pastore nano delle vanghe” a pelo raso, ma con probabili ascendenze paterne di Jack Russell, cosa volete, anche per noi cani, come per voi umani, vige la vecchia massima latina: “Mater sempre certa est, pater incerto.”.
Quando lei mi ha accolto in casa non conosceva questo mio lato caratteriale, così mi chiamò “Glove”, guanto, in onore al mio candido paio di zampe e successivamente soprannominato:”Otello il moro del Colmello.”.
Gelosia è amore cieco, assoluto, dedizione devozionale, possesso esclusivo.
Lei è il mio dio, i suoi sorrisi l’aria che respiro.
Non guadagno, sono disoccupato, ma lavoro di fantasia e trasformo qualsiasi cosa mi capiti sotto ai denti come il dono più prezioso per festeggiare il suo rientro.
Ammetto che una ciotola in testa sul cuscino per dire:”Amore mio ben svegliata” possa non essere il massimo, ma non so scrivere, purtroppo.
Però, sono generoso, ho lasciato che si prendesse qualche vacanza, solo che la malinconia era grande e verso l’ora canonica mi addormentavo vicino alla porta, aspettando.
Non tollero che altri coabitanti le si avvicinino in mia presenza e con denti ben in vista e alito mortifero, rivendico la mia priorità.
Non temo la sua ombra, riesco a sovrastarla, quando stendendomi al suo fianco mi plasmo su di lei come il das.
Se fossi un uomo la sposerei, ma forse lei preferirebbe farsi suora.

Dedicato al mio amatissimo Glove, la mia ombra, la mia gioia con tutto il mio cuore

   3 commenti     di: Marta Niero


Il suono dell'ukulele magico

James sorseggiava il cocktail disteso sotto la sua palma preferita, immerso nella noia e nella solitudine di giorni sempre uguali. Tamburellava le dita sulla rilegatura di un libro, immerso leggermente nella sabbia. Il mare cristallino, sotto il sole cocente e luminoso di agosto, gli ricordava una di quelle fotografie nei depliant sparsi sui tavolini delle agenzie turistiche. Luoghi lontani, desiderati da chiunque, fosse anche solo per pochi giorni. Luoghi che lui stesso ha selezionato con accurata attenzione nel corso degli anni, fino a mollare tutto della sua vita precedente e a scegliere come nuova casa questo piccolo isolotto immerso nel blu. Una scelta coraggiosa di cui ne è sempre andato fiero.
La vita scorse tranquilla come una barca abbandonata fra le onde, lasciando che il vento lo trasportasse da attimi di assoluto relax ad altri più movimentati e curiosi. Da un palpito di nostalgia per il passato a una passione sfrenata per il presente. Vagabondò per il villaggio ascoltando i racconti dei saggi del luogo, si divertì a costruire imbarcazioni con l'aiuto dell'amico Joe, assaggiò ogni qual genere di mollusco riuscisse a trovare lungo la riva. Nonostante questo però gli mancava sempre qualcosa.
Di certo non le donne. Il baldo giovane faceva più conquiste di un esperto Casanova. Nessuna di loro era mai quella giusta però e dopo che il suo desiderio si era placato tornava alla vita di sempre, con la sola differenza di avere le guance ormai raggrinzite a forza di sonori schiaffi.
Non gli restava altro che mantenere la mente occupata con piccoli lavoretti giornalieri, veloci letture disteso sull'amaca e vani tentativi di imparare la cucina locale.
Se per lui tutto questo sembrava solo una veloce discesa nel baratro dell'infelicità, in realtà erano solo i motori della provvidenza che cominciavano a scaldarsi e a rombare lentamente. La ruota avrebbe presto girato e lo avrebbe fatto il giorno in cui James si sarebbe diretto a Yashalvà, un mercatin

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   1 commenti     di: Andrew Abel


Felice di esserti vittima

Amore giocherellone, che tenti la mia confusione, credi davvero di aver soddisfatto il tuo desiderio? Credi davvero che Caos abiti ora nella mia mente? Credi bene, sommo sentimento, virus trasformatore. Credi bene, perché ammetto la tua indefinibilità. Ora assassino. Ora generatore. Ma dove stai Amore? Quale sei dei tanti? O sei forse tutti quanti? Sei il bacino universale di vite e morti. Sei certezza di contraddizione. Amore onnipotente, continua a sovrastarmi, a dominarmi e sopraffarmi: sarò felice di esserti vittima.

   1 commenti     di: Giacomo Donelli



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