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Racconti amore

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Postille a ANDREA

E così dopo anni di dolore, passione, gioia, avventure...
Francesca (cesca) e Luigi (jil) hanno finalmente raggiunto il desiderato equilibrio, la loro vita scorre serena, con le piccole preoccupazioni della quotidianità, con i piccoli problemi che comporta la responsabilità di crescere ed educare una figlia, i piccoli-grandi problemi sul lavoro, i piccoli-fastidiosi problemi legati al danaro, ma tutto sommato...
posso definire l'attuale vita del mio alter ego, veramente realizzata!

Devo, come è d'obbligo, ringraziare tutti quelli che con le loro critiche e consigli e proposte, mi hanno... letteralmente "costretto" a proseguire la storia di questi due meravigliosi personaggi, storia che doveva finire anni fa, col trasferimento di Cesca, giovane diplomanda, in quel di Bologna... poi, l'insistenza dei miei splendidi amici, nonchè lettori... ha fatto proseguire la storia fino ad oggi, di nuovo a Bologna, dove sono certo potranno invecchiare serenamente!

Ogni riferimento autobiografico è reale, ogni nome di ciascun personaggio ha un riscontro nella realtà, ma molti di loro non sanno di essere stati usati da me, come "oggetti" determinanti di questa storia, Cesca, che dire? Esiste, certo che esiste... io non sono un insegnante in pensione, ma tutti i riferimenti alla vita privata, politica e "religiosa" sono rigorosamente veri, ho usato jil come cavia, come contraltare
di un mio "io" bisognoso di realizzarsi in un mondo ed un contesto, non "violentato" dal grigiore della vita reale!
Ovviamente anche questa "postilla" mi è stata ufficialmente chiesta dai miei lettori-cavia, quelli a cui in anteprima, propongo le mie creazioni...
Per concludere A TUTTI COLORO CHE HANNO AVUTO LA PAZIENZA DI LEGGERMI: VI ADORO gigideluca

   5 commenti     di: luigi deluca


Vi racconto.

Fare tesoro da chi vuole il mio bene...
Un pizzico di buon senso, dove
alle volte manca la chiarezza,
oppure il giusto input per fare
decollare un progetto che preme molto...
L'amore mi vede confusa e
inrequieta, mi sforzo di rafforzare
il legame affettivo, ma più cerco
di stringere il nodo d'amore, più
questo diventa sfuggente...
L'incontro del destino, sono buone
promesse per arrivare al traguardo prefissato...
Sento influssi che mi inpediscono
quella calma e quel rilassamento
che mi sono necessari...
Sento troppo forte il senso del dovere,
ma non deve impedirmi qualche momento
di leggerezza, fare una vita più mondana
e svagarmi...
Alle volte mi sento come sulle sabbie mobili...
La premura e l'approssimazione
non sono mai buoni consiglieri!!!
Non devo complicarmi la vita
di più, è abbastanza complicata...
Cerco di scacciare i pensieri cupi
e di apprezzare di più quello che ho...
Alle volte sento una grande voglia
di cambiare le situazioni che vivo
ma non sempre è facile...
Mi autocritico, sono dura con me stessa,
ma non sento la minima intenzione
di rinunciare a realizzare un mio
obbiettivo, che mi sento nel cuore...
Vado avanti per la mia strada e
spero di essere premiata consolandomi
cercando di evitare battibecchi, e di
accantonare i vari impegni, e dedicare
una fetta del mio tempo al benessere
agli hobby...
Alle passioni personali, ce la metterò
davvero tutta, come non mai,
perchè tutto vada per il meglio
fra me, e la persona da me amata...



La dea dell'amore

Erano le 20:30 e Flavio si stava preparando, era preoccupato, era in ansia, non sapeva come comportarsi con lei. Martina, sua moglie era nella stanza accanto, Flavio si affacciava per osservarla ogni tanto ma non sembrava se stessa, era triste e lui lo leggeva dal suo viso, lui sapeva che era triste per San Valentino, il giorno degli innamorati, a quell’ora tutti fuori a festeggiare a lume di candela e lei li a casa, delusa da suo marito, delusa da lui, Flavio. Flavio si avvicinava piano piano a lei, era un fiore molto triste che sorrideva ogni tanto al suo uomo per nascondere la sua tristezza interna di donna innamorata. “Lo sai amore, oggi è San Valentino“ disse Flavio, la sua faccia cambiò all’improvviso e sorrise con il volto dell’amore come se si aspettava qualcosa da lui, “Lo so amore, vedi ho gia messo l’anello che mi hai regalato, è bellissimo, sembra di esserci appena fidanzati” rispose lei con un grande sorriso sulle labbra. Flavio quasi subito disse “Scusa amore, mi dispiace davvero tanto ma lo sai che il mio lavoro è sempre un casino, anche oggi mi porta via da te, il giorno di San Valentino, il giorno degli innamorati, mi dispiace davvero tanto”, la baciò velocemente sulla fronte e poi andò via. Martina era da sola in casa, sua figlia adottiva Sara era a cena con il suo innamorato, suo figlio piccolo Achille invece era a casa di sua madre, il suo viso era sempre più triste e deluso dal suo uomo ma cominciava a farsene una ragione, cominciava a pensare che il suo uomo era a lavoro e non aveva nessuna colpa se in quel momento non era li con lei. Si sdraiò sul letto, aveva i vestiti splendidi che imprigionavano le sue forme, era tutta nera, con gonna abbastanza lunga con lo spacco, le calze e un paio di stivali neri anch’essi, la mattina era tutta bianca perché piaceva al suo uomo e questa sera nella speranza di stare da sola con lui era tutta nera, come piaceva ancora di più al suo uomo per una serata intima a lume di cand

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Per sempre... infinito

Indimenticabile nella mia anima, ti sento forte come prima, vado per la mia strada convinto di averti dimenticato e superato.. invece, mi ritrovo qua a scrivere per te, a pensare a te, a volere te. Chissà cos'è che spinge il mio pensiero. Non riesco a capire, dopo tutti questi anni cosa mi leghi ancora al tuo spirito. Non è una cosa normale, dopotutto ci siamo lasciati parecchio tempo fa e anche se ogni tanto ti rivedo, vivi dentro di me con una potenza ed una luce tale da fare ombra a tutto il resto... E questo non è bene per me, perchè non devo più vivere di illusioni, ma di semplice realtà, che poi non è così male... Con te ero uomo, vivo, felice, sereno... con te il tempo si fermava e ne ero felice, nessuna ansia, nessuna preoccupazione per il domani, era anzi l'istante che faceva grande il tutto. Ne saresti orgogliosa, di tutto ciò... ne saresti fiera... ma non so se ti farebbe piacere sapere che sono ancora innamorato di te. A me fa una paura incredibile questo perdermi per te, dentro di te, nei tuoi occhi che scrutano per capire cosa penso... oltre gli occhiali... non vedi vedere dentro di me, non voglio, perchè ti amo tanto e questo mi fa molta paura... Non sei stata troppo Dolce con me, quando hai deciso di lasciarmi andare... ma nonostante questo.. mi sono sentito comunque uomo... mi hai fatto crescere, tu non lo sai questo... ma quando immagino una donna accanto a me, vorrei che fosse esattamente come te... Con il tuo stesso carisma, il tuo viso, la tua dolcezza celata dietro una possente armatura... Voglio te, ma non ti posso avere.. e non smettero' mai di desiderare una donna come te al mio fianco, che mi ha fatto sentire Stupendo, Unico, Fantastico, Irripetibile.. come tu lo sei per me. Chissà se ogni tanto anche tu mi pensi e mi vuoi, chissà se hai mai avuto rimpianti o rimorsi per me.. chissà...

   10 commenti     di: per_ sempre


25 dicembre

Li avevano sorpresi mentre facevano l'amore fra le panche di quella piccola chiesa di campagna. Si amavano come solo i sognatori sanno fare, incuranti del luogo del tempo, trascinati nella spirale dei loro corpi, riscaldati dal tepore del loro respiro, come fosse l'unica cosa che potevano fare, prima della fine del mondo. Era l'unico rifugio che avevano trovato ai margini di quel paese.
Grandi case sfavillanti di luci, serrate nei loro egoismi a doppia mandata, mentre fuori il freddo pizzicava la pelle e intorpidiva le mani.
La porta malandata della chiesa non oppose nessuna resistenza, cigolando si spalancò, mostrando loro il silenzio e il profumo d'incenso.
Si accucciarono sotto quattro panche accatastate in un angolo della chiesa, in attesa di riparazione. Unirono i loro due sacchi a pelo in un unico grande mantello che cominciò a prendere vita, sotto gli occhi indifferenti dei santi appesi alle pareti.
Il mondo svanì come in un sogno, il loro cielo, il loro infinito era tutto lì, protetto da pochi metri di stoffa.
Purtroppo non venne la fine del mondo, decine di mani li strattonarono, urlando frasi a loro incomprensibili, mani di vecchi, i vecchi del mondo, che non potevano capire.

   4 commenti     di: Marco Uberti


Nel Bianco

Il conducente scalava le marce con decisione preparandosi ad affrontare la salita della collina. Le vibrazioni trasmesse agli occupanti del vecchio autobus della linea 16 erano, se possibile, più forti del solito ma per l'uomo leggermente assopito, seduto al posto immediatamente dietro il guidatore, erano una manna dal cielo. Morbidamente cullato sedeva con la testa parzialmente appoggiata al finestrino, lottando strenuamente con le palpebre che non volevano saperne di starsene aperte. I suoi confusi pensieri vagavano fra brandelli di ricordi e il disperato tentativo di mantenersi sveglio. Le sue mani, caparbiamente assicurate al reggi mano per contrastare le curve del mezzo, gli trasmettevano il freddo del metallo a cui lui tentava di aggrapparsi per tornare alla piena coscienza. Non che mancasse di sonno, in effetti, ma si lasciava andare perché l'autobus gli induceva quella dolce sensazione di irresponsabilità offerta dal lasciarsi passivamente trasportare, senza doversi preoccupare neppure di una fermata a cui scendere. Perché effettivamente non vi erano fermate a cui dovesse scendere. Sarebbe sceso, si, certo prima o poi, pensò, ma quando e dove...
Infine chiuse gli occhi arrendendosi con piacere alla sconfitta.

"Che tempaccio, eh?"
"Dico, che tempaccio, non le pare?!"
Non era la voce di suo padre, che stava pochi istanti fa con lui sul lungomare di Genova porgendogli un panino con le alici, ma quella del conducente.
"Mmhh ah si certo, che tempaccio. Nevica proprio tanto oggi." Rispose srotolando la lingua impastata. Aveva dimenticato che occupando i posti più prossimi al fronte del mezzo si cadeva immancabilmente nella logorrea del giovane conducente.
"Per fortuna la strada è sgombra, oggi." Replicò l'uomo aggiustandosi il berretto con il marchio della compagnia dei trasporti.
Oggi, si, ma anche ieri. E anche l'altro ieri. Anzi non ricordo di un viaggio in cui non abbia nevicato, in verità. Penso riappisolandosi e ritenendo

[continua a leggere...]



Le donne della mente

Adesso che sto insieme a Mascia, rimpiango i fantasmi delle donne conosciute durante la mia giovinezza. Adesso so che quelle donne erano fantasmi e non reali. Donne della mente, ragazze costruite dalla mia fantasia che assomigliavano a ragazze reali.
Donne sognate, donne desiderate, donne mai avute, mai possedute perché erano inesistenti. Donne immaginate nel segreto della mia mente; nel buio delle mie notti; nello stillicidio dei miei pensieri; nelle tortuosità delle mie emozioni.
Donne irreali. E per questo avevano meno valore? No! Certo che no! Anzi, avevano un valore superiore alle donne reali, proprio come un bel sogno ha più valore della squallida realtà.
Mascia è prosaica, banale, noiosa come tutte le altre. Le donne dei miei sogni invece erano divine, travolgenti e ossessionavano i miei pensieri.
Quante donne ho creato con la fantasia. Il punto di partenza era una donna sconosciuta; poi io (anzi il Poeta che è in me) la caricava di significati, di doti, di simboli, di rivelazioni, di inferni e paradisi.
Donne della mente, che vivete come archetipi dentro universi mentali, paralleli, in attesa che un poeta vi scopra.
Baudelaire e Verlaine vi hanno conosciute prima di me. Altri le incontreranno in futuro, e per queste donne i poeti si danneranno, si infuocheranno di passione e attraverseranno il ponte in bilico fra la vita e la morte.

Agosto 2003

   3 commenti     di: sergio bissoli



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