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Racconti amore

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Gli uomini della mia vita

Un grazie a te, che quindici anni fa mi hai fatto vivere l'emozione immatura del primo bacio. Quel muoversi insieme creando un universo tutto nostro. E quel piccolo sottoscala improvvisamente era diventato tutto il mio universo. Grazie Rosario
Un grazie a te, che dodici anni fa mi hai fatto provare l'ebbrezza, anche se solo per due settimane, di dire alle mie amiche "Ho il fidanzato!". Grazie Luca.. nonostante tutto, nonostante le mille bugie.
Un grazie a te, che undici anni fa mi hai fatto aver dato vita all'emozione più grande che un'adolescente può vivere :la prima volta. E quella spiaggia, quel mare, quei fuochi d'artificio sono stati per anni i ricordi più toccanti della mia vita. Grazie Domenico. Anche se non avevi solo sei anni in più di me, ma sedici, anche se è vero che non eri fidanzato, ma sposato. Grazie per i pianti e la sofferenza che mi hai fatto provare. Grazie per quell'anno di depressione e la voglia di morire che mi stava togliendo la vita.
Un grazie a te, che dieci anni fa mi hai ridato la gioia e la serenità di avere un uomo accanto. Grazie per il primo anno di felicità immensa, di momenti indimenticabili, di sensazioni indescrivibili. Grazie per i successivi due anni di lacrime e dolore, di incomprensioni. Grazie per non avermi mai capita. Grazie per aver cercato di cambiare una ragazza che aveva solo bisogno di essere amata. Grazie per avermi distrutto l'anima. Grazie Roberto.
Un grazie a te, che sette anni fa sei stato il primo vero grande amore della mia vita. Grazie per i mille ti amo, per le mille promesse, per le mille lacrime di appagamento. Grazie per quanto mi desideravi e ti desideravo. Grazie per avermi lasciata nel momento in cui avevo più bisogno di te. Grazie perché dopo sette anni nemmeno tu sai la motivazione per la quale mi hai separato da te. Grazie Maurizio.
Un grazie a te, che sei anni fa sei entrato nella mia vita, nella mia anima e nel mio cuore lentamente svuotando tutto il male accumulato. Grazie per averm

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Sesso ed evoluzione

Da quando ho conosciuto Liliana ho quello che prima non avevo: una compagna da portare con me, un'amica e soprattutto ho il sesso. Liliana non è esigente, è una ragazza semplice e povera con poche pretese. Ma anche lei è una donna, e vuole sposarsi.
Da quando sto insieme a Liliana provo un senso di insoddisfazione interiore; ho perduto tutta la mia creatività, non mi piacciono più i libri; le cose che prima amavo ora mi sono indifferenti. Perché? I miei interessi, letteratura, erboristeria, astronomia, parapsicologia, sono spenti. Perché?
E col passare del tempo la mia insofferenza aumenta: mangio poco, dormo male. Sento che dovrei rinunciare a Liliana, ma non riesco a rinunciare al suo sesso. Con questo tipo di vita mi ammalo e forzatamente interrompo ogni contatto con la ragazza.
Trascorro molto tempo per risolvere il conflitto se restare scapolo oppure sposarmi. Alla fine decido di vivere da solo. Adesso che sono di nuovo libero, è tornata la mia creatività: scrivo e leggo con piacere, faccio gite in campagna con i cani.
Adesso ho capito che esiste negli uomini una spinta evolutiva, un bisogno di conoscere, creare, scoprire, esplorare, poetare, dipingere, scolpire, scrivere Questo bisogno è presente in tutti, in misura differente: gli impiegati di banca ne posseggono poco; i poeti ne posseggono molto. Questo bisogno è più forte nei giovani, più debole negli adulti, anche perché molti lo hanno soffocato.
Chi possiede forte questo bisogno non può vivere una vita normale, fatta di casa, lavoro, moglie e figli. Chi possiede molto di questo bisogno non riesce a soffocarlo e non avrà mai una vita normale.
Il bisogno di evoluzione, se non controllato, può condurre alla rovina, alla miseria, alla solitudine, alla follia, perché il corpo umano è troppo debole per gestirlo totalmente. Se tutti avessero soffocato il bisogno di evoluzione, non esisterebbe la civiltà, non esisterebbe la scienza, né l'arte, né la letteratura, né la poesia

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   6 commenti     di: sergio bissoli


Io, tu e il vecchio Jorge

Un foglio bianco, la tastiera muta. I pensieri ti conducono dentro emozioni vissute solo qualche ora fa, il ricordo ancora pulsa ma non riesci a scrivere una riga. Ti fermi cerchi di riordinare le idee, torni a scrivere, cancelli, scrivi e... cancelli ancora e poi ancora...
Cancelli le parole non i pensieri.
Come può uno scrittore non trovare le parole, tu poi che riesci a descrivere ogni particolare, che conduci il lettore dove sai che non potrà più tornare indietro.
Tu che ti rileggi e quasi credi alle tue storie...
Riguardi il foglio bianco, lo confronti con i tuoi pensieri che si materializzano sulla pelle ma non sulla carta, risenti il suo sospiro, ma non riesci a... eppure non ti abbandona. Un urlo silenzioso ti trafigge il cervello, lo senti ma non puoi descriverlo.
Una volta ho letto che Borges considera la poesia libera più complessa, i poeti che non usano la metrica non meno poeti e se lo dice il vecchio Jorge Francisco Isidoro... allora scrivi versi, fissa così i tuoi pensieri, regalati una poesia.
Checcazzo c'entra Borges?
Lasci perdere la tastiera, lasci liberi i pensieri, il pensiero... lo sai che il plurale é una finta. Lì c'é lei, é lei il tuo pensiero. I suoi capelli neri, i suoi movimenti eleganti. La sua impalpabilità che non ti impedisce di toccarla, di stringerla, di farla tua. Il cuore accelera i battiti, senti quella sensazione strana che non controlli, che ti prende per mano e ti accompagna in una dimensione che credevi di conoscere. Sai che anche il sentiero più lungo trova la sua fine ma non hai paura di percorrerlo. Hai voglia di sfidarlo ma non vuoi consumare questa emozione troppo in fretta, vuoi scoprirne i profumi, i colori, le insidie.

La serata é quella tipica dell'autunno, caldo e freddo si rincorrono felici senza mai raggiungersi, le ombre si allungano gesticolano senza coordinazione, una danza senza copione. I movimenti della libertà. Acceleri il passo non hai una meta precisa ma camminare ti fa sta

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   4 commenti     di: Ivan


Stamattina-1

Stamattina mi prendo due minuti per fare una cosa che amo, non mi riesce bene ma ci provo poi non la faccio da molto, troppo, tempo.

Tutto l'Universo obbedisce all'amore ma con leggi e modalità oscure.

Ormai tre anni fa mio figlio di 12 anni ed io siamo stati al rifugio Torino a oltre 3000 metri sul Bianco.
Scendendo abbiamo fatto pausa ad un piccolo orto botanico di montagna e abbiamo comprato una piantina di Stella Alpina. Abbiamo coccolato quella piantina per tutta la vacanza stando attenti che non si rovesciasse in auto e che non soffrisse per mancanza d'acqua o di luce.
Qualche giorno dopo siamo andati ad un altro ben più grande e bell'orto botanico alpino ed abbiamo comprato una seconda piantina di Stella Alpina, così l'altra era meno sola!
La ragazza che ci ha venduto la seconda piantina, forse perché più esperta, ci ha detto che quando la Stella Alpina secca non si deve buttare via credendo che sia morta, si deve continuare a dargli acqua e tenerla fuori, anche se in vaso e se c'è molto freddo.
Tornati a casa abbiamo messo le nostre due piantine sul terrazzo e le abbiamo lasciate nei loro vasi. Anzi di più abbiamo trovato un vecchio catino di rame che le contiene entrambe le abbiamo messe dentro riempiendo poi tutto di scagliette di legno piccole.
Il catino di rame non ha il fondo piatto ma bombato e basta un piccolo alito di vento per farlo girare su sé stesso.
È stato bello vedere fiorire altre Stelle Alpine sul nostro terrazzo e quando il vaso girava sembravano una sorta di costellazione a stelle binarie di quelle che girano intorno ad un centro che non è nessuna di loro ma un punto comune ed esterno a ciascuna stella.
Abbiamo continuato a dare acqua a queste due piantine sia nelle caldissime giornate estive sia nelle prime giornate fredde dell'autunno e poi nell'inverno. Quando le piantine sono seccate abbiamo raccolto i fiori con i loro petali felpati e, con tristezza, abbiamo assistito al lento ingiallire delle foglie e al lor

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Preferenze

Una donna, anche la più semplice, possiede gusti, esigenze, tendenze che non sono mai uguali a quelle del partner. E il partner, se vuole stare insieme a lei, deve assecondarla.
È la storia fra me e Nicoletta, la mia nuova ragazza. Nicoletta è una ragazza frivola, vivace, chiacchierina. Ci frequentiamo da alcune settimane; lei mi piace, è molto carina, anche se ha gusti completamente differenti dai miei. Lei ama delle cose che io odio e io amo cose che lei detesta.
Per poter stare insieme a lei, per amor suo, io ho rinunciato alle mie preferenze. Se voglio stare insieme a Nicoletta, se voglio far piacere a lei, devo sforzarmi di soddisfare i suoi desideri, i suoi bisogni. Devo portarla a vedere le vetrine di cose che piacciono a lei, devo portarla a vedere i cinema che piacciono a lei, devo pagarle il gelato, la pizza, devo ascoltare le sue chiacchiere stupide: le amiche che fanno i dispetti, le vicine invidiose Devo ascoltare tutti questi discorsi e devo darle ragione, devo rassicurarla, consolarla.
Io servo Nicoletta e lei gestisce premi e punizioni che mi guidano sulla strada del matrimonio. Quando sbaglio mi punisce con parole dure, lacrime e non mi permette di toccarla. Quando faccio bene allora mi premia con sorrisi, abbracci e baci.
Tutto il mio dispendio di tempo, di denaro e di energie, Nicoletta lo paga nell'unico modo che le è possibile. Dandomi il suo sesso. Anzi, mi correggo, dandomi piccole concessioni sessuali: si lascia baciare, accarezzare, toccare il seno e, qualche volta, acconsente a fare l'amore.
Oggi vorrei andare dal mio amico a parlare di letteratura e invece resto a casa della ragazza a farle compagnia. L'amore è fatto di sacrifici, di perdite di tempo. Questo è il prezzo dell'amore: le rinunce, le sottomissioni, i piccoli sacrifici per far piacere al partner, per assecondarlo, per ammansirlo. Chi ama è disposto a rinunciare alla propria individualità, ai propri gusti, desideri, preferenze, allo scopo di far piacere al pa

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   0 commenti     di: sergio bissoli


Galleria

Erano venti minuti che la guardava, per poi nascondersi dietro il suo libro dalla copertina scura.
L'atmosfera malsana del vagone contribuiva a rendere la scena inquietante. Nella folla, nel buio inframezzato dalla cattiva illuminazione della galleria, con il sordo rimbombo delle rotaie, le sembrava di vedere la scena come in un sogno.
I passeggeri di uno stesso vagone condividono un destino comune, lanciati in velocità eppure immobili nell'ignoto, tra una fermata e l'altra. Quella volta, però, tutti gli altri presenti si ridussero a ombre scure: mendicanti, uomini in cravatta con valigetta al seguito, giovani dall'aria trasandata divennero contorni di quel gioco di sguardi, ornamenti sul palcoscenico dove stava avendo luogo quel dramma.
Aveva imparato a memoria tutti i dettagli del suo abito elegante.
Aveva preso a contare, in un assurdo gioco, i secondi che passavano tra un tic e l'altro. Una volta si aggiustava gli occhiali, un'altra si passava una mano nei capelli, con un intervallo costante di venti secondi tra un gesto e l'altro.
Doveva essere piuttosto giovane, forse sulla trentina: il viso scarno non presentava rughe, e la folta barba nera sembrava accordarsi perfettamente a quegli occhi assorti.
Erano quegli occhi che l'avevano stordita. Quegli occhi che la fissavano furtivi, che saggiavano la sua modesta figura avvenente e melanconica di donna stanca, che doveva essere stata bellissima. Senza dubbio, lei in quegli occhi non vedeva alcuna virtù: l'uomo forse non era bello, e non lasciava trasparire alcuna qualità particolare. Anzi, sembrava mimetizzarsi perfettamente con l'atmosfera di decadenza che regnava in quel vagone. Tuttavia, quello sguardo l'aveva turbata profondamente. Lo sentiva su di sé, come una carezza inquietante, un rivolo di acqua fredda sulla schiena.
Rabbrividendo, si voltava continuamente verso di lui, giusto in tempo per vederlo chinare la testa di scatto, imbarazzato. Ogni volta che ciò accadeva, dentro di lei cresceva in

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Tu mi completi

"Tu mi completi" è molto più forte di un "Tu mi fai felice". Perchè appartenermi è tutta un'altra cosa, non mi causi solo felicità, non mi porti solamente sorrisi stampati sul volto. Il tuo completarmi sta nel sentire anche gelosia, tristezza per la distanza, dolore per i litigi e le discussioni. La completezza è un tutt'uno che, per quanto possa essere ricco di sfumature, appartiene a te. E quelle sfumature stai riuscendo a riempirle tutte.
Il "Tu mi completi" intende che sei distrazione piacevole mentre studio, mentre leggo. Significa che sei pensiero costante anche nei momenti in cui sto facendo una qualsiasi altra cosa. "Tu mi completi" vuol dire che riempi gli spazi, mancanti e non, delle mie giornate.
Se ti dicessi solamente che mi fai felice, probabilmente non avresti l'importanza che nutro adesso per te. Perchè, completandomi, tu mi rendi anche felice. Ma mi rendi tutto... Geloso, fragile, a volte arrabbiato, triste, felice, innamorato. Ma è proprio questo che fai. Sai completare gli spazi vuoti delle mie giornate, ed anche quelli pieni. Sai essere pensiero costante e desiderio continuo.
Tu mi completi e, in questa completezza, c'è di mezzo anche la felicità.




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