username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti amore

Pagine: 1234... ultimatutte

La rosa amaranto

Il piccolo cancello, in legno verniciato di rosso, si aprì lentamente, cigolando sommessamente.
Un cigolio quasi impercettibile, leggero, quasi come un sussurro.
La stradina sterrata del viale, che si inoltrava fra filari di viti, da un lato ed una lunga siepe di rose, dall’altro, mi accolse.
Una stradina in terra scura, terra scura ed arsa dal sole del Sud, che dopo, una decina di metri, terminava davanti ad una piccola casetta rurale, ad un piano.
Percorsi lentamente il vialetto sterrato, le rose erano ancora fiorite, nonostante ottobre fosse iniziato da qualche giorno.
Le foglie del roseto stavano delicatamente sfumando verso il giallo: segno tangibile ed inequivocabile dell’autunno, stagione malinconica, che stinge il verde dell’estate ed i suoi colori, trasformandoli in tinte pastello forti di rosso e giallo.
Mi avvicinai al roseto e colsi una rosa, un bocciolo amaranto sgargiante che si ergeva su un lungo stelo.
Il delicato profumo mi avvolse, avvicinandola la viso : quel profumo mi ricordava te.
Tutto mi parlava di te, il vialetto con le rose fiorite, il vigneto con i suoi colori di verde striato di giallo, il profumo dell’uva, i colori ed i rumori di quel posto.
Mi sembrava di udire la tua voce, mi tornavano in mente gli echi lontani dell’estate appena trascorsa, i momenti vissuti qui, con te.
Una primavera odorosa d’amore, quando ti ho incontrato, un’estate calda di passione, intensa e vibrante : un’estate d’amore.
Ma ormai era autunno, autunno anche per il mio cuore.
Ricordo le tue parole, ancora : -Devo andare, non posso più restare. Addio-
Sei andata via così dalla mia vita, all’improvviso, così come eri entrata.
L’autunno mi aveva portato la tua assenza e con esso la tristezza aveva avvolto il mio cuore.
Pensavo al tuo sorriso, alle tue labbra mentre mi baciavano, alle tue mani nelle mie.
I tuoi occhi dolci mi fanno compagnia nei sogni, l’eco della tua voce in essi mi fa trasalire!
Ma ora più niente, solo l

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: Chicco Tatino


Rimpianti 2

Oggi, ho incontrato un amore giovanile, che apparteneva al passato. Oggi, lungo il marciapiede, ho incontrato Lisetta, che non vedevo da anni.
Da giovani, quando lei abitava qui, siamo stati innamorati. Poi lei si è trasferita, io ho conosciuto altre donne e da allora non l'ho più vista.
Lisetta mi racconta che quando è partita è andata ad abitare in un altro paese. Non si è sposata; è stata molto tempo in un ospedale; successivamente ha cambiato ancora paese. Adesso è tornata dai suoi parenti, per le vacanze.
Mentre sto vicino a Lisetta provo una emozione intensa, un piacere dolorosamente incrinato. La compagnia di Lisetta mi dà un piacere strano, un piacere masochista.
La guardo con più attenzione adesso: il suo bel corpicino è ingrassato; il visetto ha le rughe; nella sua chioma scura ci sono alcuni capelli grigi. Non è più lei, eppure è sempre lei. E allora sto qui, a parlare, a rievocare, ad ascoltare.
Camminando insieme arriviamo davanti alla casa dei suoi genitori. Che cosa è cambiato? Tutto e nulla. La casa è sempre la stessa. I cani sono cambiati. Al posto di un cespuglio adesso c'è un albero di fiori. Alcuni suoi parenti sono morti; alcuni vicini sono scomparsi Che cosa è la vita? Perché la vita?
I ricordi diventano ancora più intensi, ancora più nostalgici:
"Ti ricordi quel pomeriggio alla sagra di settembre? "
"Sì."
"Ti ricordi quella notte di maggio sotto al mio balcone?"
"Sì."
"E ti ricordi quella scampagnata in bicicletta?"
"Sì."
È come un coltello che penetra sempre più in profondità:
"E E "
"Sì Sì "
Ormai non servono più nemmeno le parole. Basta un cenno, basta uno sguardo per evocare universi di ricordi, sepolti sotto cumuli di anni.
Adesso sto male. Adesso mi sento male; ho rimorsi, rimpianti, rabbia per il tempo fuggito, per le occasioni perdute, per la giovinezza svanita. Eppure resto qui. Insieme al mio amore giovanile, uno dei tanti, durati solamente alcuni mesi.
Lisetta mi dice

[continua a leggere...]

   1 commenti     di: sergio bissoli


una lettera d'addio

... e se ti dovessi per caso, un giorno, o meglio una notte, avventurare per le strade fuori Vercelli, una di quelle notti in cui si girovaga alla ricerca di non so bene cosa, una notte di quelle governate da quell'inquietudine che non sai a quale ragione attribuire, che hai esagerato e fatto qualcosa che ti ha lasciato un retrogusto amaro indigeribile e allora per trovare una ragione a quello che succede prendi l'auto e segui quelle strade fuori città, dove a destra vedi i campi di riso e a sinistra pure,
percorri chilometri su chilometri senza vedere un anima viva neanche a pagarla, se una tale notte e una tale strada dovessi pensare a me, ricordati che sono tuo.
Se ti volessi scrivere vorrei che la mia lettera finisse così, ma non ci riesco. Non che non abbia voglia di scrivere, quella fortunatamente non manca, solo che non ho voglia di scrivere a Te.
Si hai capito bene, non ho voglia di scriverti perchè m'annoia l'idea che quello che avrei da dirti non sia quello che t'aspetti da me...
Magari vorresti una lettera smelensa su quanto ti voglio bene e quanto (malauguratamente) non possa fare a meno di te. Per fortuna non sono romantico quindi, che in questi giorni, passati vicino e lontano da te, ho l'impressione d'amarti da sempre e per sempre, non te lo scriverò mai.
D'altro canto non sono neanche uno scrittore erotiko!! Da ciò puoi tranquillamente dedurre che non ti racconterei neanche che il tuo odore, la consistenza della tua persona, accarezzare la tua pelle, il contatto con le tue zone religiose, provocano in me brividi ancestrali, che inspiegabilmente ed elettricamente, muovono umori simili a maree di luna piena.
Per fortuna oggi è una giornata di merda, piove, mia madre piange senza sapere perchè e sembra già notte. Penso che basti no?
E invece no!
Perchè tu sei lontanissima che anche a partire adesso ci metterei una vita a raggiungerti e non basterebbe. Non basterebbe perchè magari arriverei lì e non ti troverei neanche perch?

[continua a leggere...]

   9 commenti     di: Alfa Alfa


è come accarezzare il vento...

ti ho incontrato per caso... ti ho amato dal primo momento. sapevo che avrei sofferto perchè tu non ne volevi sapere di me.. però l'amore non ha limiti.. colpisce.. non vuol sentir ragioni... e così è bastato uno sguardo ed io mi sono persa.. ti ho amato perchè illuminavi la mia vita.. perchè vederti era una gioia.. non vederti un dolore... riunirsi con gli amici e sentire una bella intesa.. sentire  feeling tra noi... provo ad accarezzarti.. ma tu sei come il vento... l'illusione che ci fosse qualcosa di magico svanisce in un istante e mi ritrovo qui sola a cercare di intrappolare il vento in una mano... cerco di stringere te.. che come il vento.. voli via...

   9 commenti     di: elisa immi


Andiamo a donne

Nelle sere d'inverno a volte vado all'osteria per giocare a carte. Ed è qui che ho conosciuto Adriano.
È uno scapolo cinquantenne che vive in una fattoria in campagna e ogni tanto viene in bicicletta. Questa sera Adriano arriva emozionato e dice:
"Ho conosciuto una donna, una donna separata dal marito; è gentile e le piace stare i compagnia "
"Smettila di raccontare balle!" gli risponde il mio amico.
"È la verità, vi dico. È stato mio cugino corridore a portarmici la prima volta."
"Dove abita?"
"A Porto."
"Come si chiama?"
"Myriam."
"Ma sarà racchia quanti anni ha?"
"Ha 32 anni ed è un gran bella figliola "
"Senti, se ce la presenti, noi ti paghiamo da bere."
"Va bene. Prendo un bicchierino, solamente un bicchierino "
Io e altri due amici sospendiamo la partita e usciamo fuori insieme a Adriano. È una sera fredda, ventosa e stavo meglio dentro all'osteria. Ma penso che una donna nuda sta aspettando in un letto Uno della compagnia mette a disposizione la macchina e partiamo.
Arrivati a Porto posteggiamo l'auto e raggiungiamo a piedi le vie strette della parte vecchia del paese. Adriano ci conduce in vicoli oscuri e acciottolati, con muri decrepiti, pieni di inferriate da dove esce odore di vecchie cantine. Adriano sembra incerto, guarda i nomi dei vicoli, le targhette dei campanelli. Gli amici diventano impazienti:
"Ma non ti ricordi più il posto?"
"Ero venuto di sera e c'era la nebbia, la volta scorsa. Con un po' di calma troverò il posto c'era un barbiere, una pompa per l'acqua "
Percorriamo un vicolo che si biforca; al centro sorge un edificio alto e stretto. Da un portone esce luce fioca. C'è un carretto carico di mobili e un paio di facchini che scaricano. Qualcuno sta facendo trasloco. Chiediamo agli operai dove è la casa di Myriam, ma nessuno sa niente.
Più avanti incontriamo una vecchia; ha i capelli bianchi, il grembiule nero e sta depositando la spazzatura nel bidone. Ci avviciniamo e chiediamo a lei. Ma è sorda, non

[continua a leggere...]

   2 commenti     di: sergio bissoli


L'amore radioattivo

Non soffro più.
Mi sento bene, ho visto tanta luce e ora guardo la mia stanza e vedo persone attorno a me e osservo il mio corpo sul letto. Vorrei sapere dove sono e perché penso ancora e conoscere cosa farò quando non vedrò più e non ascolterò e non proverò più nulla.
Ho paura di dimenticare, di sapere se sono ancora vivo o morto. Ho paura del castigo di Dio per quello che è accaduto, del giudizio di chi mi conosce e di chi mi ha conosciuto e stimato e voluto bene.
Ho paura del nulla e del buio che verrà quando gli ultimi lumi della mia coscienza si spengeranno e nuvole di oscurità mi avvolgeranno e mi porteranno via.
Lontano da qui, da questo letto di dolore. Via dai miei ricordi e i miei pentimenti.
Credo che sia troppo tardi per chiedere perdono e spiegare tutto a Dio che non mi capirà.
Per questo, ne sono sicuro, mi ha punito e ha voluto che morissi per la colpa che ho commesso.
Eppure non mi sono accorto di morire.
Ho solo finito di avere dolore.
È come se potessi parlare, ridere, gioire, scaldarmi e accecarmi di luce. Vedo un colore bianco che sfuma la stanza e non so più descriverlo con parole umane, chè ormai non so più cosa sono e cosa diventerò, prima che i demoni degli inferi spegano questi ultimi attimi di percezione.
Madame è lì, seduta accanto a me, con le sue stoffe nere e il suo cappello in mano.
E altre persone sono venute dopo che i dottori sono andati via.
Hanno messo un paravento attorno al mio letto.
Posso guardare dappertutto. Vedo gli altri malati. Passo attorno alle volte del soffitto, mi sembra di sentire l'odore dei loro escrementi e delle loro piaghe, soffro le loro pene e non sento dolore. I loro pensieri entrano dentro di me come mille voci. Ora in coro ora sole. Pensieri e parole che sento senza orecchie. Non so ancora se sono già morto. Eppure hanno coperto il mio corpo con un lenzuolo bianco.
È passato solo un mese dal giorno in cui iniziò tutto e sembra un attimo e un secolo insieme, in questi

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: Giacomo D'Alia


Chiamami Luna - seconda parte

"e io le rispetterò"... sussurrò ..."figuriamoci se non le rispetto adesso che viene il bello" pensò Paolo mentre con un sorrisetto scemo apriva la porta.
La camera era arredata semplicemente come una classica stanza d'albergo di seconda categoria, c'era un leggero chiarore e un delicato profumo di spezie che proveniva da due candele accese su uno dei comodini, Paolo entrò e chiuse la porta alle sue spalle si avvicinò al letto e prese la benda, era nera, lunga di un tessuto pesante ma scivoloso se la legò sugli occhi, si sedette sul bordo del letto e attese.
In testa aveva mille sensazioni mille pensieri diversi, amava questa condizione di mistero e aspettativa nell'attesa di quello che sarebbe potuto accadere, il messaggio sessuale era esplicito, eppure questa era una situazione nuova, non gli era mai capitato niente di simile, mai nemmeno immaginato, quindi assaporava ogni istante con l'acquolina in bocca, proprio come si fa con una pietanza succulenta che ci piace da impazzire e desideriamo mangiare fino all'ultimo morso, però la centelliniamo, boccone dopo boccone, la gustiamo la sorbiamo con molta calma per evitare che finisca troppo presto.
Era lì seduto sul letto a immaginare cosa gli sarebbe capitato, immerso nell'oscurità a percepire ogni più piccolo fruscio teso per riuscire a capire cosa stesse succedendo, quando ad un tratto sentì qualcosa, un movimento quasi impercettibile dietro di sé, istintivamente si voltò in quella direzione ma con la benda sugli occhi ovviamente non riuscì a vedere alcunchè.
Ad un tratto sentì due mani morbide e calde che gli accarezzavano il collo, le dita affusolate e le unghie lunghe gli procuravano un leggero brivido mentre lentamente si infilavano sotto la camicia e scendevano sulle spalle. Era davanti a lui, istintivamente fece per alzarsi ma la stretta delle mani sulle spalle gli fece capire che avrebbe dovuto stare seduto ancora per un po', intanto si godeva la sensazione di estremo piacere che

[continua a leggere...]




Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

Racconti amoreLa pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Amore.