Corinna, mi sono innamorato di te: cioè ti vedo come una Dea, come una regina. La mia fantasia ti carica di qualità che tu non hai; la mia fantasia ti arricchisce di doti sublimi e sovrumane, ma inesistenti.
Finchè dura l'innamoramento continuerò ad adorarti, a stravedere per te e a soffrire per te.
Eppure, un giorno io mi sveglierò da questo sogno e vedrò la donna prosaica e banale che tu sei. Un giorno il bel sogno finirà. È inevitabile. Questo lo so perché ricordo che è già successo altre volte, con altre donne.
Fin quando durerà? Il più a lungo possibile, spero; o il più presto possibile, sarebbe meglio. Ma ho bisogno di credere nell'amore! Gli uomini hanno bisogno di credere nell'amore come hanno bisogno di credere in Dio, nella giustizia, nella vita dopo la morte.
E allora, aggrappato a questo sogno colorato, vengo da te, sto insieme a te, parlo con te, ti cerco, ti sogno e ti invoco in ogni momento del giorno e della notte. Finchè vivo in questa dolce ebbrezza la vita scorre lieve, i giorni passano senza conoscere la noia. Ora c'è l'ansia di vederti, l'ansia di trovarti e di aspettarti.
Tutto è più dolce, le cose comuni hanno cambiato aspetto. La via dove abiti tu ha qualcosa di speciale. Quando arrivo vicino alla tua casa, sento un tuffo al cuore, e resto incantato a guardare la finestra dietro alla quale tu ti affaccerai. È una finestra particolare, è la tua finestra.
La vita è più bella quando è vissuta in questa magica eccitazione piena di speranze e di felicità. L'amore trasfigura, fa sognare, irraggia una luce interiore meravigliosa ed estatica.
Un giorno questo finirà. Una mattina mi dirai una parola sbagliata, farai un gesto e spezzerai l'illusione. Dopo io precipiterò nel dolore, dopo ti odierò e il mondo di colpo diventerà grigio e buio. Dopo sarò disperato e vorrò morire, oppure cercherò la salvezza in un'altra donna.
Ma tutto questo adesso non ha importanza. Adesso sono innamorato e il tempo non ha val
COMA PROFONDO
Una sera di quel novembre triste e uggioso, senza un perchè, smettesti di rispondermi al telefono e non mi scrivesti più. Allora capii due cose... quanto forte era il nostro amore e che quel dolore immenso che in quel momento stavo provando, era talmente devastante che mi avrebbe cambiato per sempre... Da quell'attimo, per tanti giorni, guardando di continuo il mio vuoto telefonino, cercai con tutte le mie forze di combattere e ricominciare... di ritrovare me stesso, di prosciugare il sangue di quella ferita che scavava fino alla mia anima.
Ma sapevo che ci sarebbe voluto tanto tempo e che, per quanto non volessi pensare a nulla, era impossibile cancellare gli album della nostra vita e tutti quei momenti semplici ma speciali, vissuti insieme.
Ogni giorno che passava, credevo di riuscirci, tiravo fuori il mio coraggio da leone e impegnavo i miei buchi di giornata, correndo al percorso benessere, sul lungomare o al parco.
Non importa dove, l'importante era stare a contatto con la natura, respirarne il profumo soffice e in silenzio vivere quella pace esteriore che doveva entrarmi come flebo coi pensieri.
Ogni giorno nuovo, però, capivo che quella ferita, invece di rimarginarsi, si apriva sempre di più.
Ti trovavo in ogni angolo della città, in ogni vicolo della mente, dappertutto.
Sempre con la tua semplicità, con il tuo sorriso e con la tua capacità di acquietare la mia irruenza, la mia voglia di conquistare il Mondo.
Quanti giorni mi sono chiesto come sarei riuscito a sopravvivere senza di te... senza di noi, senza la gioia dei tuoi figli che mi avevano "adottato" con la stessa semplicità e gioia con cui mi avevi sempre guardata tu.
Mi chiedevo se era giusto desiderare di chiudere per sempre con le mie passioni e se fosse mai stato possibile poter cominciare una nuova avventura, tralasciando i ricordi del passato. Alla mia età ogni dolore al cuore può essere fatale, pensavo... ma non era tanto questo il problema.
Il mio cuore indom
Sentii il fiato mancarmi e il sangue pulsare nelle vene. Non ero mai stata così. La mia mente era pervasa da tutte queste strane sensazioni. Che ci fa una ragazza ancora sveglia alle 5 del mattino, sorseggiando latte caldo? Assaporavo la bevanda goccia dopo goccia, era miele sulle labbra mentre i dubbi pervadevano la mia mente. Ma per un motivo che mi era del tutto estraneo quell'assurda sensazione, provata oggi, aveva risvegliato qualcosa, mi aveva lambiccato il senno come fanno ora le gocce di latte con le mie labbra. "Vieni qua, non andartene!" La sua voce risuonava nelle mie orecchie come un'eco lontano. "Devi abbandonare i miei pensieri" affermavo con urla laceranti ma da un angolo remoto qualcuno rispondeva: "Io sono te, non posso lasciarti! Noi siamo una cosa sola!" ... "Noi non siamo niente!" urlai così forte questa volta che i vetri alle mie spalle caddero in frantumi e una scheggia mi ferì un dito. Quel sangue che prima pulsava nelle mie vene ora si riversava a terra come una cascata... E non aveva più nessuna utilità come il mio cuore spaccato e privato della luce. "Ma io non ti abbandonerò!" riecheggiava quella voce remota, nella sua assidua persecuzione e l'uomo da cui proveniva mi afferrò il braccio con tanta veemenza, intenzionato a non lasciarmi fuggire. A quel punto fu cosi vicino che potei distinguere il suo volto. Era...
"Buongiorno!"- aprii gli occhi quando la luce iniziò a filtrare dalla finestra del mio salotto. La voce che mi aveva svegliato era così calda, amabile aggiungerei. Un lampo animò i miei pensieri, quella voce mi era familiare, era la stessa che stanotte aveva tormentato i miei sogni.
Se mi fidassi di quello che mi dice la gente non so a che punto sarei adesso. Probabilmente non qui. Probabilmente starei meglio, non lo so e temo che mai potrò scoprirlo. Mi chiedo costantemente perché non ho mai dato retta alle persone che mi dicevano che non eri adatto a me. Alcune mi dicevano anche che il mio non è amore. Non so cosa sia ma fa male. Un dolore fisico, sordo e continuo che non mi lascia mai. Ho provato a trovare rifugio nei miei sogni ma tu mi perseguiti anche li, con i tuoi sorrisi falsi e frasi che mai e poi mai mi diresti. Con delle speranze che sono solo il frutto della mia immaginazione. E poi mi sveglio con il desiderio di vederti più forte che mai. Guardo sempre il mio telefono appena svegliata e sempre non trovo un tuo messaggio. E questo mi fa male. Ti scrivo sempre io. Ho bisogno di parlarti. È come se tu fossi la mia droga, io ne sono dipendente e più ne ho più ne voglio. Faccio sempre l'errore di invitarti fuori e costantemente tu accetti, quando puoi. Perché non dovresti, in fondo siamo amici da anni. E così usciamo, tutte le volte, e tutte le volte penso a quanto si possa odiare qualcuno. Odio il tuo sorriso perché sento il bisogno di vederlo ogni volta mettendomi anche in ridicolo. Odio come mi fai sentire, così piccola e insignificante alla disperata ricerca di qualcuno che mi possa proteggere e odio quando mi sento rassicurata perché quel qualcuno sei tu. Non importa se non hai il fisico per sollevare il mondo, per me puoi farlo. Non importa se tutte le volte spendo quasi tutti i miei risparmi per vederti. Sono soldi ben spesi perché nessun'altra cosa al mondo mi fa sentire come mi fai sentire tu. Quindi sì, sono sicura di essere innamorata di te, della persona più sbagliata che potesse capitarmi. Della persona più giusta per me. E poi, poi non so esattamente che cosa sia successo. Mi hai confidato di provare ancora qualcosa per la tua ex. Qualche giorno dopo ti ubriachi e mi dici delle cose splendide da lasciarmi
[continua a leggere...]Ho conosciuto Angelina, una bella e cara ragazza e mi diverto a stare in sua compagnia. Angelina possiede begli occhi, un bel viso e un bel seno, e per questo provo piacere.
Però, dietro Angelina ci sono anche cose meno piacevoli. Dai suoi discorsi percepisco tutte le convenzioni della sua famiglia che lei ha assorbito e adottato integralmente. In Angelina percepisco la sua educazione convenzionale, i conformismi familiari vecchi e rancidi.
E poi obblighi, tabù, credenze che io ho rigettato da decenni e che ora, stando insieme a lei, devo riprendere e rispettare: i piccoli riti familiari, le tradizioni, le osservanze, i costumi provinciali.
Anche io provengo da un piccolo paese e sono stato succube di questi conformismi. Poi crescendo li ho analizzati, confrontati con altri e infine superati. Ho fatto un lungo sforzo per disimparare e rendermi libero.
E adesso, se voglio frequentare Angelina, devo sottomettermi ancora alle vecchie tradizioni, devo inchinarmi ai vecchi credi, assoggettarmi a riti ridicoli. Angelina ha assorbito, introiettato tutti questi schemi di pensiero e di comportamento. Io, se voglio stare in sua compagnia, devo seguire le sue usanze: il rito del caffè, della messa, della torta alla domenica; le sere nelle quali è consentito andare a casa sua, il martedì e il venerdì, e altre cento stupidaggini.
No Angelina, no. Mi dispiace ma non ritorno indietro. Io sono uscito dal gregge, ho messo la testa fuori dal fango, e non voglio più tornare indietro. Se tu non vuoi fare lo sforzo di avanzare, io rinuncio a restare con te.
Luglio 2002
1 GENNAIO 2008
-‘Sto cartone è un macello, ondula.
Si ride.
-Ma c’è?- Le nocche statali avevano anticipato di un niente la voce tutoria.
Ci si ammutolisce. (lo si tenta almeno).
-Pffuà!
-Zitta amò.- Aveva deciso di tenere la serranda aperta sicuro che avrebbero attirato meno attenzioni,-se vedono i lucchetti aperti,- aveva ragionato, -me dovessero chiamà le guardie.
-Ci se-i?- Il giurante in effetti sembrava convinto del fatto suo, mestierante quale era.
-E te pareva, è quello sfragna-sfranghe de Feltro.
-Pffuà! Chi?!
Lei era libera da qualsivoglia pezza di tessuto modellato, con in seno solo un turchese merlato illuminato da un sorriso stampato. Lui invece, guardingo quasi come lo scocciatore in borghese, era in mezze maniche e mezze braghe. La fibbia metallica tintinnava la fine del round.
-Un gazzellato che arriva sempre al momento sbagliato.
Prese (disinvoltamente) la prima cosa utile all’interpretazione incontrata varcando l’angolo e mise su la sua faccia più sofferente.
- Eccolo!(x2).
La coppia lo agognava da dietro il vetro sporco della porta sfoggiando il buon lavoro odontotecnico.
- Buonasera ragazzi.
La di lui, privatizzata, non la smetteva di sponsorizzare il suo dentista, volendo far intendere al giovane uomo che aveva gradito (assaie) il declassamento temporale. -Ciao Lucido come è iniziato?- Il di lei dal canto suo non poteva fare a meno di indagare, anche se la faccia del neorinato ometto era un caso scontato, -come è finito,- sussurrò infatti alzando la busta piena di panni, a dimostrazione che qualcosa, e più, stava muovendosi. ?"Il primo pranzo dell’anno è stato fatale.
31 DICEMBRE 2007
-Noi invece zì con l’anno nuovo grande partenza disorganizzata verso lidi sàcaraibici? Lasciamo a casa ‘ste babbione.
Lucido batteva un bit veloce con la suola della ciabattona grigio morto
Come l'anno scorso arrivo alla festa per anziani a Morubio, mi siedo in disparte e resto ad ascoltare la musica.
Una vecchia balla da sola col bicchiere in mano. Un'altra sta semisdraiata ed apre e chiude la bocca in continuazione. Un grassone ha un tremito al braccio e lo sguardo vuoto. Ma la maggior parte dei vecchietti e delle vecchiette ballano, bevono, ridono e si divertono.
Che effetto fa vedere la vita dall'altro lato? Quando le illusioni della vita sono tutte crollate, che cosa resta? Quando la bellezza è fuggita, la giovinezza è lontana, l'amore è finito. Forse rimane l'eco di questi tesori, rimane il ricordo e il desiderio di riviverli. O forse no. Forse i vecchi amano la pace che hanno raggiunto, disturbata solo dai problemi di salute.
Passa una vecchia col cappellino di paglia e lo scialle e mi dice:
"Buona sera. Si sta divertendo?"
Mi affretto a rispondere "sì", ma presto, prima che lei intraveda tutto il terrore della mia anima davanti alla condizione della vecchiaia.
La musica prosegue, i vecchi chiacchierano prigionieri nel loro mondo chiuso; i parenti conversano nel loro mondo e i nipotini giocano. Tre mondi separati; solo gli anziani possono vederli tutti e tre, perché li hanno abitati. Adesso li aspetta l'ultimo stadio, quello della morte. Molti vecchi lo immaginano come uno stato di incoscienza, come prima della nascita. Altri credono alle illusioni. Altri non pensano mai alla morte.
In momenti come questi io penso alla mia vita passata, mi rallegro per i momenti felici e mi rattristo per le sofferenze, gli errori, le occasioni perdute. Sono diventato uno scrittore. Un ragazzo un po' speciale è diventato un uomo un po' speciale. Diventerò un vecchietto altrettanto speciale? Ho tanta paura di non riuscire ad arrivarci.
I vecchietti cantano, l'uomo paralizzato alle gambe suona con l'armonica canzoni di 50 anni fa. Tutto è gioioso, ma è una gioia incrinata, una gioia voluta, una gioia artificiale. Dietro a questa breve gioi
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