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Racconti amore

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Le stagioni e l'amore

Quando finisce la bella stagione, calano le possibilità di fare conoscenze femminili per strada. Con il sole e il bel tempo, posso inventare un pretesto per parlare con le donne che passano sul marciapiede. Posso fare qualche osservazione sul caldo, sul tempo, sul ritardo del tram. A volte sono fortunato: se c'è una donna che ha perduto le chiavi, o che non riesce ad aprire la borsetta, io mi offro di aiutarla.
Ma con vento e pioggia, nessuno ha più voglia di parlare. Le donne camminano in fretta, io indosso sciarpa, berretto, e così è più difficile comunicare. Le donne si allarmano quando si avvicina uno sconosciuto con la sciarpa che lascia vedere poco il viso.
In un viale ombroso, d'estate, se incontro una bella ragazza posso dirle: "Va a passeggio signorina?" La domanda suona spontanea e naturale. Ma se lo stesso viale è flagellato dalla pioggia o irrigidito dalla brina in inverno, non posso dire questa frase; suonerebbe sarcastica e falsa come una presa in giro.
L'inverno isola. Certo ci sono i club, i bar, i locali riscaldati. Ma in quei posti è tutto più artificioso e formale.
L'incontro uomo - donna, il primo incontro, è più bello se avviene all'aperto, in mezzo alla natura. Su una spiaggia, in un giardino, in un viale di tigli. Quante belle ragazze ho conosciuto d'estate in parchi, giardini o feste all'aperto.
Gli incontri al chiuso sono formali, meccanici, programmati dal padrone del locale che guadagna la percentuale: la bibita, il dolce, il caffè.
Oggi è una domenica d'estate. Sul marciapiede passa la sorella di un tizio che non vedo da anni. Ha un vestito bianco, capelli nerissimi ed è bella e formosa. Io le vado incontro e quando sono vicino le dico: "Buongiorno signorina. Come sta Paolo? Sono suo amico e non lo vedo da tanti anni".
Lei si ferma e incomincia a parlarmi di suo fratello che è emigrato all'estero. Io, col pretesto del fratello del quale non mi importa un accidente, resto in compagnia della sorella.
Ma i

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   0 commenti     di: sergio bissoli


Ragazzine

Ragazzine mai avute, che appartenete agli anni '60. Lontane da qui, lontane nel tempo.
Ho sognato, tremato, ho trascorso notti insonni per le vostre trecce brune; ho scritto poesie per i vostri occhi; ho provato deliri per le vostre minigonne pieghettate, per le scarpette di vernice nera; per le bluse ondulate dai seni acerbi.
Ragazzine scomparse, che rivivete nelle foto in bianco e nero. Con le espressioni un po' triste, trasognata.
Ragazzine perdute, voi mi ricordate le musiche, i balli, i capelli lunghi e le camicie a fiori degli hippy.
Ragazzine desiderate e mai avute. Ragazzine che ho tanto amato. Dolcezze che facevano soffrire; amori che facevano morire.
Ragazzine incantevoli che ancora adesso mi date brividi ed emozioni di eternità. Sorridenti, in bikini sulle spiagge, abbracciate tra di voi, regalate cascate di gioia nel nostro misero mondo.
Dove siete? Restate sempre qui, in queste foto ingiallite, nella mia memoria, nei miei sogni di povero poeta.

Febbraio 2006

   3 commenti     di: sergio bissoli


Amore e sesso

Sono due cose molto diverse. "Chi si accontenta gode... così e così" dice una canzone di Ligabue e si adatta perfettamente al nostro caso.
Facendo sesso si è più da soli mentre facendo all'amore si è più insieme.
Nel primo caso si è facilmente più rivolti al proprio piacere, ci si preoccupa di ricevere, di sentire, di provare piacere, spesso nell'immediato, qui e ora, anche senza preoccuparsi tanto di chi ci è a fianco che è spesso importante solo per soddisfarci. Si è più soli, non si comunica.
Fare all'amore è, invece, vivere il piacere insieme, è un dialogo, non sono due monologhi.
Per fare sesso non c'è assolutamente bisogno di intimità: si può fare comunque, se ne ottiene un po' di piacere ed è finita lì. Ho detto un po' di piacere perché è veramente poco in confronto a quello che se ne ha facendo all'amore.
L'intimità è parte integrante del fare all'amore, è avvicinarsi più fiduciosi, consapevoli di condividere qualcosa, di vivere insieme quello che si fa, non con spirito critico, non pronti a giudicare se chi ci è vicino è capace, o vuole, darci tutto il piacere che ci spetta e che vogliamo. È stare insieme perché se ne ha voglia, perché si sta bene insieme, con la voglia di fare star bene l'altro come stiamo bene noi. È ancora condividere. E se l'altro, o l'altra, non fa quanto ci aspettiamo saremo noi ad aiutarlo, a far capire, a pilotare, ma senza astio e senza sentirsi defraudati, perché se l'approccio è lo stesso da parte di tutti e due non ci sarà stato egoismo consapevole.
Sapendo poi che le cose stanno così saremo molto più rilassati e meno assaliti dall'ansia di prestazione, "rendendo" molto di più e gustandoci con molta più intensità quello che succede.

Il piacere nasce nelle emozioni, e attraverso la stimolazione di qualche terminazione nervosa ci fa vivere momenti fantastici. Se togliamo le emozioni e lasciamo solo la stimolazione nervosa togliamo l'80% del piacere. Chi identifica il piacere con la

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   3 commenti     di: vito spada


Incontro Fortunato

Conobbi Francesca in un giorno di pioggia.
Passeggiava sulla riva del mare senza un ombrello che la proteggesse dal violento acquazzone che veniva giù da un cielo plumbeo e pesante di un freddo pomeriggio di marzo.
Era uno di quei tipici giorni in cui ci si lascia vincere dalla voglia di rimanere in casa, seduti sul divano, a sfogliare i vecchi album del passato.
Forse fu proprio per quello che quel pomeriggio uggioso, decisi di indossare l' impermeabile, spalancare l'uscio del mio monolocale, afferrare il primo ombrello che trovai a portata di mano e dirigermi verso la spiaggia dell'Arenella.
Mi è sempre piaciuto passeggiare sulla riva del mare in inverno, respirare il profumo agrodolce della salsedine e nutrimi di quella fitta nebbiolina che si alza nell'aria appannandomi le lenti degli occhiali.
C'era vento, quel giorno, un vento fastidioso che si infiltrava sotto i vestiti.
Gelide raffiche, che come mani invisibili, si aggrappavano ai miei abiti, quasi a denudarmi di essi.
Rabbrividendo mi avvolsi più stretto nel mio impermeabile nero e continuai a camminare, cercando sollievo alla pesantezza che avvertivo nella testa.
Era come avere il cervello pieno di ciottoli.
Tante pietre che si muovevano avanti ed indietro nel labirinto dei miei pensieri senza trovare una loro stabilità. Una massa informe di elucubrazioni e preoccupazioni aggrovigliati l'uno con l'altro.
Avrei voluto mettermi a testa in giù ed scuotermi, finché, quei ciottoli, ad uno ad uno non avessero abbandonato la mia testa, lasciandola, finalmente, vuota e leggera.
Dopo otto anni di un difficile e travagliato rapporto matrimoniale, da circa due mesi, avevo ottenuto il divorzio da mia moglie Serena, ma oltre a separarmi da lei ero stato costretto a subire un doloroso distacco anche da mio figlio Matteo.
Il tribunale, considerando il mio stato di disoccupazione, aveva preferito affidarlo a mia moglie che possedeva maggiori disponibilità economiche per ga

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Era magico

L: "Ryan."
R: "Si?"
L: "Dormi?"
R: "Quasi."
L: "E come fai?"
R: "In che senso?"
L: "Vorrei sapere a cosa pensi quando cerchi di dormire."
R: "Alle nuvole."
L: "Cioè?"
R: "Alle nuvole, penso alle nuvole. Sai quelle che stanno in cielo..."
L: "So cosa sono le nuvole, stupido. Intendo dire che pensiero è? È strano."
R: "Ma le nuvole sono strane."
L: "Le nuvole non sono strane, sono nuvole!"
R: "Lo sono eccome. Bianche, grandi... Sembrano immobili e invece non si fermano mai."
L: "È per questo che sono strane?"
R: "No, sono strane perchè sono lì. Davanti a tutti. Non hanno maschere. Eppure ognuno ci vede qualcosa di diverso."
L: "Ryan."
R: "Si?"
L: "Ti voglio bene."
R: "Anche io Lucy."
L: "E non è mai stato diverso."
R: "Lo so. Dormi ora, buonanotte Lucy."
L: "''Notte Ryan."



Ti penso.

Ti penso e vorrei che tu fossi mia. Lo sò è forse peccato desiderare la donna d'altri, ma non posso farne a meno. Ti vedo e immagino la mia vita con te, tu soffri spesso, doni il tuo amore ad un uomo che non è in grado di ricambiarlo. Un uomo che non riesce a guardarti negli occhi, stringerti tra le sue braccia, e sussurrarti ti amo. Allora penso: è peccato amare, o desiderare una donna che ama un altro uomo? È peccato sperare che questa vostra storia, (o tua) finisca con la speranza che tu possa accorgerti di me? Di quel forte sentimento che provo al solo incrocio di sguardi?.
A volte desidererei abbracciarti, sfiorare solo per un istante quelle tue dolci labbra, accarezzare i tuoi capelli appena asciugati, sapere che il tuo cuore possa battere per me, che riuscirei a ricambiare quel battito e riuscirei a farti sentire una vera principessina. (dedicata a Manuela).



La fine delle illusioni

La vita non è quella che crediamo che sia, quando siamo giovani. Da giovani crediamo agli amici, crediamo alle donne, crediamo all'amore. Da giovani il tempo sembra lunghissimo, senza fine, e la morte sembra una chimera.
Poi arriva la maturità, l'esperienza, la saggezza. Il tempo si accorcia, il mondo si abbrutisce, le illusioni sfumano e vediamo la realtà. La brutta realtà, che però essendo reale, ha un maggior valore.
Da giovani ci divertiamo a vivere nelle belle illusioni; da vecchi viviamo la brutta realtà, alla quale si accompagna un senso di amaro e di sconfitta. Tutte le illusioni cadono come cristalli colorati che si spezzano contro la realtà. Ma le schegge delle illusioni feriscono l'anima in maniera dolorosa.
La prima a crollare è l'illusione dell'amore. Quando l'uomo capisce che l'amore è solo una illusione, una fame insoddisfatta di sesso, allora di colpo la vita diventa grigia. Eppure questa è la realtà, e la realtà ha un grande valore e bisogna accettarla.
Poi crolla il paradiso del sesso; un'altra grande illusione che serve solo per procreare.
La realtà si fa sempre più buia, prosaica e tagliente. Eppure essa è preferibile ai dolci inganni.
Successivamente cadono le grandi passioni, l'amicizia, gli ideali. E l'uomo rimane solo davanti alla Morte, che è l'unica certezza della vita. Malattie, sofferenza e morte.
Ma l'uomo non può vivere senza sognare. Quando arrivo a questo punto io volontariamente mi isolo dentro nicchie di illusioni, fingendo di credere ancora all'amore, al sesso, all'amicizia. E dentro questi fragili ripari, ritrovo la forza di proseguire il cammino della Vita.

Dicembre 2002

   0 commenti     di: sergio bissoli



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