username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti amore

Pagine: 1234... ultimatutte

Preludio d'amore

Ieri notte ho fatto un sogno molto strano ed alquanto... buffo e voglio raccontartelo.

"Mi ritrovo a correre nel fitto di una foresta, un uomo molto alto mi segue o mi insegue (non so), un cappuccio bianco calato sul volto lascia trasparire solamente  i suoi occhi, penetranti, inquietanti. Ogni tanto mi volto a guardarlo impaurita ed al tempo stesso, affascinata. Ma continuo a correre. Sugli alberi delle scimmie urlanti mi lanciano addosso delle noci di cocco. Cado, una scimmia pelosissima e dal ghigno feroce mi strappa un pezzo di vestito, se lo mette al collo a mo' di sciarpa, mostra i denti e mi morde una scarpa. Riesco a scappare ed all'improvviso mi trovo davanti ad un fiume impetuoso, mi volto a guardare l'uomo e... cado in acqua come un sacco di patate. Lui mi tira fuori e tra le sue mani mi trasformo in una lumachina. Sento le sue dita sul guscio che mi accarezzano e cercano di asciugarmi, poi, non so bene come... mi ritrovo nei miei panni (bagnati) di donna e continuo a sentire le sue delicate mani sul mio volto. Sento freddo, molto freddo. Guardo l'uomo: non ha più il cappuccio e, di colpo, mi appare il tuo viso! Improvvisamente mi attiri a te, mi baci a lungo.
Mi stacchi di brutto da te, lasciandomi senza fiato. Ti guardo e sussurro: "Acci...! Però!"
Poi sono io ad afferrare te, ti bacio a mia volta, e poi, mentre mi strizzi un lembo del vestito, sussurri: "Però!... Acci...! ".
Poi ci guardiamo e scoppiamo a ridere come due matti".

Forse il fragore di quella risata mi sveglia... mi ritrovo ancora a sorridere.. Sono le 5 del mattino.
Resto sveglia a lungo, nel piacevole ricordo di quei baci e di quella risata.
Però... accidenti! Era solo un sogno.

Ho ancora dentro il ricordo delle mie passeggiate sulle bianche scogliere di quest'isola che tu ami tanto, dove ho respirato il tuo spirito, ho calpestato i tuoi passi, dove ho assorbito la tua presenza in tutto ciò che vedevo, in ogni colore che i miei occhi riuscivano a cogli

[continua a leggere...]

   42 commenti     di: Ada FIRINO


ultimate Cesca e PDL 3° D

Stiamo gestendo questa gravidanza, con tutta la passione del mondo, con tutte le preoccupazioni e le ansie che ci competono, ovviamente non lascio uscire Cesca da sola neanche se mi ammazzano, ho ridotto drasticamente i cicli di lavoro ( finché in banca c’è qualche centesimo si può anche fare), c’è sempre lo stereo acceso, ed è una lotta continua perché Cesca non ama molto le canzoni dei miei meravigliosi anni 60, lei è più portata per il neomelodico contemporaneo, e così è una continua corsa a tic, tic, cambiare il cd in riproduzione!
Cesca adora anche la musica latino americana, e allora abbiamo trovato un accordo su Shakira, Caetano Veloso, Josè Feliciano e via, anche Julio Iglesias e Company Secundo, ed è salsa e merengue e bossa nova e colore e sole e spiagge sognate, e palme e scogli e ancora amore, e passione e ancora amore ancora ancora!!!.
Alle volte il brusco ricordo di piccola Aisha rattrista per qualche istante le nostre anime, però Cesca, che è grande in tutto, le parla, sì, parla con la nostra stellina Aisha e la rende partecipe e complice, la fa sentire presente, seppur solo nel cuore, alla nostra vita, alla nostra nuova avventura. ( Cesca, sei grande!). Emilia collabora intensamente, complotta in codice con Cesca, e son risolini e ghigni spesso rivolti a me; mi chiamano Prof, ed io talvolta, soprapensiero, mi ritrovo in aula con le mie piccole “ Pulci”, e confesso, mi commuovo.
Le carognette mi “sfottono”, tranquille del fatto che stavolta resteranno impunite; non ho più il registro di classe col quale intimorirle (vero è che non l’ho mai fatto); ma le minaccio di cucinare per tutti la mia famosa “carbonara” e allora scappano urlando.
È quasi Natale, la festa degli sprechi, con i soldi che i comuni ”buttano” per stupidamente illuminare le strade, si potrebbero sfamare i bambini africani per un anno intero; io e Cesca, faremo un Natale solidale, solo regalini etnici, comprati da “Manitese”, e gi

[continua a leggere...]

   4 commenti     di: luigi deluca


L'uomo che parlava ai gabbiani

Nel paese di C. arroccato sul promontorio meridionale brullo e calcinato dai venti e dalla salsedine, vi era un faro, solitario, bianco, separato dal paese e congiunto ad esso da un'unica stradina, ripida, tortuosa come un serpente addormentato, disseminata qua e là da spruzzate di ginestre giallognole e violacee che erano l'unico tocco di colore in quell'instancabile biancheggiare, in quel riverbero possente che era esso stesso un faro.
in quel mare di luce, interrotto solo dalle tempeste, dal flagellare dei venti e dal frangersi fragoroso delle onde sugli scoglui, viveva un uomo, un po' curvato dagli anni, canuto, la vecchia pipa perennemente tra le labbra rugose e screpolate dal sole, gli occhi chiari d'un azzurro quasi acquoso che guardavano lontano, oltre l'orizzonte, come chi è in attesa o chi indugia nei ricordi.
viveva al faro da nessuno sa quanto tempo, in paese c'era chi diceva che vi fosse arrivato molti anni prima, da un paese lontano, per mare, coi capelli ancor bruni, il volto abbronzato, gli occhi ridenti, in compagnia di una donna. la donna nessuno l'aveva mai vista, e solo tra i più anziani vi era chi affermava la sua esistenza.
- a volte- diceva un vecchio pescatore, dopo il terzo bicchiere- nelle giornate di pioggia, sul far del tramonto, li si vedeva entrambi stare lì fermi, rivolti al mare, e così vicini, tanto vicini da potersi pensare che lui la tenesse sulle braccia. si vedevano chiaramente di lei solo i capelli, i lunghissimi capelli che si confondevano col vento come ali di gabbiani impazziti...
- Perchè nelle giornate di pioggia, Pascali?- diceva un altro.
-Sono fantasie. Una donna non sopporterebbe di vivere in un faro, senza uscire, senza veder gente, senza la sua vita di donna, insomma...-
-E poi- continuava- che fine avrebbe fatto questa qui, eh, me lo spieghi?-
A queste domande il vecchio pescatore Pascali non sapeva rispondere, si limitava ad atteggiar le labbra in una smorfia di dubbio e a strizzar gli occhiet

[continua a leggere...]



Maya e le parole immaginate

Quando Maya mi fissò diritto in volto, dopo parole, parole e poi ancora parole che aggiornavano il presente, mi sembrò indispensabile chiederle:

“Maya, perchè tutto questo tempo?”

Continuò a fissarmi, srotolò un sorriso e mi penetrò ancora, ancora una volta e forse per sempre, con quegli occhi giganteschi che non avevano più bisogno di parole ma che di parole, nella mia immaginazione, ne lasciarono molte.
Queste sono le sue parole non dette - da me immaginate:

“Ah Julius, il tempo... quale insondabile dimensione. Mi sembra ieri che ti ho baciato l’ultima volta, sento ancora il tuo ultimo abbraccio, vivi sorridono ancora in me?" ma erano distanti, tanto distanti?" i tuoi brillanti pensieri. Non li ho cancellati, come tu forse hai creduto, e non li cancello, sta pur tranquillo; ho vagato e viaggiato ed ancora amato, costruito e distrutto. Come so fare io e tu lo sai. Come sai che la mia musica è alta e forte, canto gridato sulle vette; è sottile e sfuggente nei labirinti miei stessi: il suono è difesa, attacco, canto e controcanto. Probabilmente, ho anche creduto, dalle vette, appunto, di toccarlo il cielo. E non è detto che non ci sia riuscita. Io ci provo sempre, perchè è giusto osare, perchè niente ma proprio niente possa mai farmi recedere da ciò che sono: nell’intimo - ed io lo credo - è veramente bello ciò che sono. A volte, quando vedo che gli altri non mi comprendono, sono attratta anche io dalla debolezza: cado nella rete dell’abisso e l’abisso guarda dentro di me. Ma son più forte dell’abisso; così io sento, mio lontano così vicino compagno di viaggio e tu lo sai, sai che mi rialzo e so sognare, sai che il domani per me è avvenire, sai e ricorderai che la mia terra è ovunque, ovunque i miei occhi viaggianti si dirigano. E allora, mio strano amore, talmente strano da avermi amato tanto, non provare alcun rimpianto per le mie parole non dette, per le tue confusioni di memoria, per la nostra buffa e stralunata

[continua a leggere...]

   4 commenti     di: Federico Magi


Vi racconto.

Fare tesoro da chi vuole il mio bene...
Un pizzico di buon senso, dove
alle volte manca la chiarezza,
oppure il giusto input per fare
decollare un progetto che preme molto...
L'amore mi vede confusa e
inrequieta, mi sforzo di rafforzare
il legame affettivo, ma più cerco
di stringere il nodo d'amore, più
questo diventa sfuggente...
L'incontro del destino, sono buone
promesse per arrivare al traguardo prefissato...
Sento influssi che mi inpediscono
quella calma e quel rilassamento
che mi sono necessari...
Sento troppo forte il senso del dovere,
ma non deve impedirmi qualche momento
di leggerezza, fare una vita più mondana
e svagarmi...
Alle volte mi sento come sulle sabbie mobili...
La premura e l'approssimazione
non sono mai buoni consiglieri!!!
Non devo complicarmi la vita
di più, è abbastanza complicata...
Cerco di scacciare i pensieri cupi
e di apprezzare di più quello che ho...
Alle volte sento una grande voglia
di cambiare le situazioni che vivo
ma non sempre è facile...
Mi autocritico, sono dura con me stessa,
ma non sento la minima intenzione
di rinunciare a realizzare un mio
obbiettivo, che mi sento nel cuore...
Vado avanti per la mia strada e
spero di essere premiata consolandomi
cercando di evitare battibecchi, e di
accantonare i vari impegni, e dedicare
una fetta del mio tempo al benessere
agli hobby...
Alle passioni personali, ce la metterò
davvero tutta, come non mai,
perchè tutto vada per il meglio
fra me, e la persona da me amata...



Un altro po' di te

Un tuo tocco, stamane, mi ha riportato in fondo, nel tuo fondo, dentro di te nel profondo del tuo cuore. È dolce il mio abbandono e i tuoi occhi di cerbiatta fanno da punto di riferimento, da guida desta, da limite. So dove posso spingermi, dove posso arrivare, tu lo sai, non devo desiderare la tua carne, il tuo corpo caldo, il rischio sarebbe di rompere l’incantesimo che unisce le nostre anime, le nostre voglie divenute spirito e pensieri, fuoco sotto la cenere in attesa di ardere, di manifestarsi alla luce del sole. Ma ecco il limite, quello che non possiamo oltrepassare, desiderare troppo è pericoloso, può significare vanificare tutto, impazzire senza più ritorno!
Allora sto ad osservarti in silenzio, i tuoi movimenti sono come colpi d’ala di angeli, sei fonte di luce nel tuo sorridere distratto, la tua bellezza non ha pari e il tempo non fa che maturarti aumentando il tuo fascino. I tuoi capelli come bozzoli morbidi e setosi custodiscono i miei sentimenti, li proteggono dai giudizi e dalle malelingue, li trattengono un momento per poi lasciarli liberi e leggeri.

In attesa di giorni di lontananza, con uno sguardo e una carezza mi rigeneri, i tuoi sorrisi gustosi confezionano emozioni da snocciolare quando sarò solo e lontano da te, fisicamente, mentalmente invece di te sono sazio, sempre. Non vivo per me né di te, ma per noi e di noi, una sola anima, assaggio la felicità senza trattenerla, senza volerne il possesso, lasciandola così sgorgare in eterno!
Anche oggi è giunto il momento di separarci, di spegnere i riflettori, di separare gli sguardi, ma non c’è pianto, non c’è dolore, il distacco è solo visivo, in realtà nel tuo vivere ci sono io e nel mio vivere ci sei tu! Nessuno mai comprenderà, mai nessuno ci crederà.

Ora tutto tace, ma presto si rianimerà di nuovo e lei rinnoverà il dono!



Poker

Non è importante essere felici,
non ce lo ha mai promesso nessuno,
fondamentalmente
chi vuole essere felice nella sua vita
è una persona egoista e povera.
(Carlo Mazzoni)



Milanese. E scrittore. Un'abbinata che fa a pugni con la mia psichedelica personalità.

Egoista, egocentrico, presuntuoso. Tris.

Arrogante, permaloso, sfacciato, diretto. Full.

Giocare una partita, senza esclusione di colpi con mister Milano bene.


- Tira fuori le tue carte migliori, Candy Candy -.

Lascio cadere, scocciata, la provocazione. Quanto adoro il fatto che lui goda, sottilmente, a vedermi contrariata, a lasciarmi semplicemente senza una risposta pronta di botto. Perché l'ultima battuta, il colpo assestato ad hoc, lo deve avere lui.

Per stavolta, mi lascio avvolgere dall'aroma di un tè al miele e vaniglia, e non penso troppo a quel Candy Candy che mi ha appioppato addosso. Dispregiativamente parlando, chiaro. Lui sorride, sorride pacifico, nel suo essere mille e ancora mille più volte bastardo. Bastardo senza via di scampo, ma un bastardo che a questa finta, o presunta Candy, piace. Piace guardarlo mentre poggia le labbra sulla tazza nera fumante, piace scrutarlo dalla piega assurda dei capelli che non stanno fermi, ma che non sono biondi, piace rimanerci senza parole, senza silenzi, solo sospiri.

- Io non so giocare a carte -.

Butto lì schifata la mia perla di saggezza. Quando mai, a questo mondo, non si sanno tenere in mano due benedette carte da gioco. Candy ha le unghie lunghe, brillantate all'estremo, ha paura si striscino, anche poco. Ha paura a tenere in mano queste terribili carte. Ha paura di non sapersi ben giocare il tris e il full che inchioderebbero, senza diritto di replica, mister Milano bene.

- Sai fare tantissime cose. Le vuoi fare -.

A che gioco stiamo giocando? È una partita a carte questa, oppure ci stiamo giocando qualcosa di molto, molto più prezioso? Finta Candy si arriccia un capello stirato male, vera Ca

[continua a leggere...]

   4 commenti     di: Alice Lago



Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

Racconti amoreLa pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Amore.