Se Napoli è mille colori (Pino Daniele), l'Italia ha mille voci (puntualizzando 1009 grandi elettori tra cui 630 deputati e 321 senatori), per lo più stonate, che andrebbero più che dimezzate dal momento che, a parte il costo, il loro quotidiano assillo ormai è diventato snervante, come quella del gallo padano (Salvini) che sguazza sull'immondizia e quella del grillo ligure (Beppe) che strombazza con l'insolenza.
E dopo la faccia di un Berlusconi stirato, di un Bossi stonato, di un Prodi trombato e di un Bertinotti folgorato (l'arcobaleno di colpo al tramonto!), di questi tempi la politica quantomeno si è ringiovanita con Renzi e le sue belle ministre (la Boschi te la gusti, la Moretti te la bevi e la Bindi te la scordi!) anche se abbiam dovuto fare a meno di un novantenne (il napoletano Napolitano) più lucido del gallo padano (Matteo, da buon polentone difende il suo pollaio) e del grillo ligure (Beppe, da buon genovese difende la sua lira) messi insieme (F. A. Maiello, geriatra psichiatrico o psichiatra geriatrico).
In questo generale marasma politico e con il cancro (cellulare) della società (razzismo/metaplasia, nazismo/displasia e fondamentalismo/neoplasia) che invade la terra, speriamo che il buon Dio ci mandi un altro vero Presidente visto che (profezia Maya rivelata a Maiello!) stiamo per entrare nella nuova era spirituale (ultrapallio) e l'Italia (terra dei Santi e dei Grandi) avrà il gravoso compito di traghettare il mondo intero (non solo i profughi) nell'era della pace e della luce.
Per arrivare a tanto, però, necessita inculcare ad ogni latitudine l'educazione morale a partire dalla coscienza dell'amore nella mente (pensier dell'amor nel subconscio), cellula spirituale da quella primordiale, che ci permetterà di comprendere il significato vero della vita in tutti i suoi stadi (vegetativa, animata, animale, cosciente, illuminata) sulla base delle esperienze acquisite (sensazioni, percezioni, cognizioni, emozioni, rifllessioni) e di una
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Salve, mi chiamo Achille F., mi rivolgo alla redazione come se fosse una persona fisica poiché non so chi leggerà questa e-mail. Vi scrivo perché non so più come fare e sono certo che chiunque faccia parte di questa redazione sia una persona seria e preparata, capace di distinguere un mitomane dalle persone serie.
Alla Vostra sede dovrebbe essere giunto un libro con una storia ispirata ad Amici. Il testo dovrebbe essere stato consegnato dal Signor Garrison. Siccome l'operazione è avvenuta tramite una terza persona, ed è trascorso molto tempo senza che io abbia mai ricevuto notizie, non posso sapere se il testo è veramente nelle vostre mani per essere esaminato. La persona che ha fatto da tramite non è un millantatore perché non ha richiesto soldi ed è realmente amico del Signor Garrison poiché lavora con il Signor Barbareschi nel suo spettacolo teatrale, che lo stesso Signor Garrison è andato a vedere lo scorso venerdì sera con il suo collega Steve La Chance.
Sono consapevole del fatto che il Vostro gruppo è molto impegnato nel lavoro, soprattutto in questo momento, ma vorrei solo sapere se c'è la possibilità che il testo sia esaminato e se ci sono reali possibilità di essere preso in considerazione.
Il testo si chiama "Voglia di Volare" vi allego qui di seguito l'introduzione di modo che abbiate la possibilità di verificare quanto da me detto e nell'eventualità prendere in considerazione la possibilità di contattarmi.
Grazie per la Vostra cortese attenzione.
Allegai l'introduzione.
Una sola risposta mi giunse attraverso il Forum, di una certa Daniela(moderatore del forum), che esprimeva tutta la sua comprensione sostenendo che avrebbe inoltrato la richiesta alla redazione poiché lei non aveva il potere di intervenire in una situazione del genere, ma era certa che avrei ottenuto un confro
Son quì in questo angolo di città in attesa di un incontro di lavoro.
Col pensiero non piglio pulci.
I miei occhi si fanno palle fisse come quelle d'un biliardo dove nessuno gioca.
E lo vedo il problema.
Tutto sgraziato nei movimenti da arboricolo, i lineamenti esagerati come una caricatura, nero.
Risento la voce della Bianchina, nonna materna e dannatamente toscana:
" Il mi ricordo come foss'ieri, che quei sciagurati malfattori dei tedeschi, se l'erano iti, topon toponi, avevano da poco amazzato le donne e i cittini di Civitella, e se la svignavano che c'erano gli americani che bombardavano persino i pollai. I "liberatori"! Liberatori una sega! Appena arrivati mollavano i neri dell'africa come si da il lascio ai cani da cinghiale, e questi via a guastà gonnelle con le buone o con le cattive. Persino a me avevano puntato, la da sola in mezzo al campo e per fortuna che il mi Guido era dietro l'arginello del'Esse, con la vanga, che quando s'affacciò i due africani, tela a gambe levate. La mi cognata invece due mesi d'ospedale, come l'Adele del cencio, la zi Teresa, ci fu anche una morta a Sinalunga."
Ripenso a mia madre al tempo della mia infanzia che mi sgridava:
" non la mangiare quella robbaccia di cingomma che la fanno con i calli dei negri!"
È difficile rimuovere i ricordi atavici dei pirati saraceni cosi detti "Mori"che usavano la violenza più assoluta alle terre d'Italia, tenendo conto che gli ultimi episodi si ebbero ancora in età post-napoleonica.
So che il settanta per cento dei nuovi neri che cirolano in Italia sono dediti al malaffare.
La loro presenza comunica decadenza, americanizzazione nel senso più deteriore.
Ho visto Nairobi e le sue plaghe di indolenza miserabile, esseri privi di radici vere e di identità che non sia la consuetudine arrogante della sopravivenza.
Nella mia mente il mio mondo, nella sua perfezione ed armonia che comprende anche il male, la presenza di questi fantasmi neri come faville di un incendio
D'un tempo vetusto nella Frosinone latina, servendosi di ingegni e ambi di idee cadeva in degenerazioni l'occulto pensiero di chi è un tal genio
Ad inventare il bene. Come grigio irsuto, impavido nei sui quarant'anni fatti si stava a spiegare tutti quei tuoni sparsi intorno alla sua casa, c'era un incolmabile vuoto tra i ripiani ancora, qual sgombrava i suoi poteri, una crisi di fuochi sparecchiata tra le stanze e da fuori nei giardini sparivano i microscopici insetti e le formiche ch'andavano a prostrarsi chini con la testa arrugginita e gli spicchi del vento scandivano irruenze. Ritirava l'abito stretto e ancora legava il panciotto. Egli era chiamato Massimo. Talora si spiegavano le accuse e la giustizia che l'aveva trascinato davanti ai soldati della vita, ai sacrifici della difesa. Per questo aveva risposto che aveva clemenza per tutti gli allievi. Non credeva che i fuochi si erano dirotti al Tribunale della Giustizia. I colpi a massimo erano stati forti, a picchi violenti. Così il giudice si ritrovò a giustificarsi :
- È sicuro, lei è sicuro di non aver picchiato nessuno?-
- Rispondo che è falso, tutto falso vostro onore - .
Saliva per una strada opposta. Prendeva l'automobile e allacciava la cintura. Correva verso una viuzza, sboccava a sinistra verso il mercato. Voltò a sinistra su una bianca strada e poi verso una piazzetta. Là appariva un 'insegna davanti a un palazzo retto dai veroni amministrati dalle alte reggenze. Vi stava scritto "Istituto Publio Virgilio Marrone ". All'entrata sui gradini erano lasciate quattro capelli sparsi biondi. Egli si chiedeva la ragione di tanta svista, ma i suoi cerei occhi scrutavano come i segni d'un reato. Un reato per affetto.
Avrebbe pensato l'unico errore del personale, lasciarsi abbandonare agli attimi di pausa e non far attenzione appena alle amorevolezze dei teneri.
Veniva come pugnalato alle spalle, considerato anche ignobile amante nei suoi modi di fare, i comportamenti anche immodesti pur
Il nostro quartiere. Facciamo il punto su: Gli anziani.
In un tempo dove la realtà è spesso costruita a regola d’arte e le immagini non raccontano tutto, ma solo una piccola parte di ciò che accade, l’osservazione resta l’unico metodo attendibile per raccontare una realtà scevra da manipolazioni e illusioni, in grado di costituire un elemento con il quale confrontarci e riflettere.
Il quartiere dove si vive, diventa il luogo privilegiato di analisi per capire chi siamo e come viviamo, le cose che vanno e quelle da migliorare.
Parliamo dunque, di un luogo di vita, di incontro, di verità.
L’Alessandrino ha origine antiche, essendo nato tra gli anni 20 ed il 40 in seguito al trasferimento dei residenti del centro storico nella allora borgata.
Oggi l’Alessandrino è il tranquillo quartiere che conosciamo, dove risiedono molti anziani.
Un dato che meglio di altri è in grado di farci capire quanto gli anziani siano numerosi sul nostro territorio è la presenza dei due centri anziani, con sedi relativamente vicine: uno in via Del Campo, l’altro in via Locorotondo.
Spesso mi è capitato di vedere persone anziane che da sole si recano presso i centri anziani, salvo poi ritornare qualche ora più tardi in amichevole compagnia sorridenti e spensierati.
Probabilmente per le persone più giovani e in buona salute, fa sorridere l’idea che una partita a bocce, o a carte per gli uomini ed una chiacchierata e un’ora di ballo per le donne, possa arrecare ai loro praticanti una buona dose di benessere, eppure dovremmo riconsiderare agli anziani come persone che si accontentano di poco.
Un altro elemento benefico è senz’altro il Parco Alessandrino.
Tantissime volte mentre faccio jogging, vedo molte persone anziane rilassarsi all’aria buona e al verde del parco, oppure adagiarsi sulle panchine.
Poi correndo con la fantasia, m’immagino anch’io anziano trascorrere gran parte del mio tempo a fare quattro passi, o a leggere un buon lib
Giunti a questo punto vi devo confidare che per un impegno così gravoso sono stato in disputa con lo stesso Roberto Benigni (entrambi siamo estimatori... mnemonici del divin Maestro)...
e, se capisci rapidamente le cose,
hai anche l'intelligenza
seppur sgarbi non percepisci.
Solo i sensi dal vivo,
non il prolisso e fatuo sproloquio,
sempre meglio benigni eloqui,
dopo vaghe sensazioni
danno vere percezioni
ma mentre il buon Roberto (alter ego di Troisi da San Giorgio a Cremano, mia prima squadra calcistica) sa fare l'attore verbale e teatrale, io tutto questo lo so fare anche per iscritto!
E così se Benigni per le follie genetiche (ebraismo/razza prescelta, nazismo/razza pura e razzismo/razza colorata) vinse tre oscar (miglior colonna sonora, miglior film straniero e miglior attore protagonista) con "La vita è bella", per quanto mi riguarda, con "Gli albori della vita" (libro natalizio 2014) se non mi daranno tre nobel in contemporanea (pace, poesia e medicina) rifiuto qualsiasi onorificenza... a parte la bocciatura di qualche critico letterario di spessore (Edelweiss/Servizi Editoriali) che preferisce i romanzi alle mie scritture e definisce cantilene le mie poesie.
Eppur vero che abuso con le rime, ma queste mie composizioni hanno il nobile intento di istruire e di educare (bisogna anche memorizzare) perché la cultura rappresenta la premessa di un comportamento quantomeno corretto seppur non esemplare.
E qui con la critica della critica, in virtù dell'esperienza acquisita anche in campo letterario (non solo calcistico), per inciso mi permetto di dire che qualche bella poesia l'ho scritta pure io e quelle d'amore se non hanno... qualche rima baciata, ma che razza di poesie sono!
Le poesie istruttive (ne ho scritte tante spaziando in ogni campo), invece, servono per acquisire e memorizzare concetti importanti, perché la lettura della scrittura porta alla cultura (e ci risiamo con le rime) per una civiltà d'avanguardia in una società miglio
Nelle scelte della vita la cosa più importante è sapere dove sta di casa il buonsenso e di fargli visita ogni tanto. Fosse solo per ricordarsi la strada.
Questa questione del velo islamico viene trattata in un modo che non posso non considerare imbarazzante almeno dal punto di vista del buonsenso.
Il velo in questione da fatto di costume, di tradizione, si è trasformato in una battaglia religiosa. Basta prendere fotografie dell’Italia di non molti anni fa per scoprire che anche da noi le donne portavano il velo o il fazzoletto sulla testa, senza che nessuno si scandalizzasse, anzi era un simbolo di verginale devozione si può dire.
Poi per gli islamici, che ne hanno di diversi tipi, sta diventando un indumento identitario, come lo erano i jeans per la beat generation, finché un giorno anche i ricchi borghesi hanno preso ad indossarli.
Le donne islamiche, o almeno la gran parte di loro, non vive il velo come un simbolo di oppressione maschilista, ma come divisa militante di appartenenza. Ciò le rende orgogliosamente islamiche. Allora io mi dico: prima o poi qualcuno troverà la strada di quella famosa casa suddetta e le donne liberate occidentali scopriranno, stimolate da un intraprendente e “provocatorio” stilista, che si può indossare il velo con un decolté mozzafiato, o una mini molto sopra il ginocchio e i tacchi a spillo. Eccovi servito il velo in salsa dis-integralista e femmino-centrica con buona pace degli imbarazzati Imam che troveranno difficilmente gli argomenti per lanciare fatue alle occidentali ree di dissacrare un indumento che sacro non è, nemmeno per il Corano.
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