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Racconti di attualità

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Irene 20 anni dopo l'esame di stato

Sospirai, assorta nei pensieri che solo una giornata di pioggia, uggiosa e tedia, trascorsa a casa da sola può suscitare.
Sul divanetto sotto la finestra, il mio sguardo vagò per il giardino trafitto da lance che scendevano crudeli dal cielo capriccioso.
"E così" cominciai come in un dialogo tra me e me " eccomi qui, vent'anni di vita trascorsi a sfacchinare per realizzare quei sogni da ragazza cui tanto ambivo, per poi ritrovarmi spiazzata di fronte alla maestosità della natura e accorgersi di come quel tempo è stato totalmente inutile.
O, sogni impressi a fuoco nel mio cuore, perdonatemi per come vi ho brutalmente uccisi, seguendo solo la legge del mondo, la ferrea norma della convenienza stipulata dal rigurgito acido della vita, che ha più e più volte trapunto cuori inerti, un tempo colmi di speranze.
Mi ripromettevo di essere diversa, di uscire dal grigiore così come fa il primo timido fiore che rinasca dopo l'inverno. Egli sa che è destinato ad appassire, che nessuna mano gentile di giardiniere lo annaffierà o scaccerà da intorno a lui i parassiti assassini che bramano solo di divorare il suo esile stelo avvolto in un mantello di ghiaccio, eppure quegli ingenui fiori continuano a sbocciare, in una lotta contro la biologia, la botanica, la scienza in generale, non vinceranno mai la sfida col gelo, ma nascono per dar forza alla stessa terra di rinascere, sacrificano le loro vite per dimostrare che è possibile essere diversi.
Così io volevo essere, una rosa selvatica incurante dell'inverno, sprezzante di fronte alla morte e orgogliosa di fronte alla vita.
Invece cosa mi capitò allora?
Perché accettai di essere così sfruttata, spremuta dalla società?
Ora mi scopro tutte le mattine ad uscire di casa alle 7, vestita di tutto punto, con la valigetta in una mano e un caffè in cartone nell'altra per andare al lavoro.
Non sono più una persona, ma una squallida molecola d'acqua grigia trasportata dall'impetuosa corrente di una soffocante routi

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   2 commenti     di: luca


La follia del carnevale

Facevano proprio sei mesi che si era separato dalla moglie, un matrimonio breve e senza figli ma che gli aveva lasciato tanto male dentro: un senso di fallimento totale che gli aveva fatto affiorare la poca autostima che aveva, il sentirsi non eccezionale nella sua professione di medico, la nostalgia della sua terra, della sua Acireale e di tutto quello che forse lì sarebbe potuto essere diverso... chissà! Così chiamò sua madre e le disse che quest'anno sarebbe sceso ad Acireale per Carnevale. Naturalmente lei ne fu felice, lasciava così di rado Torino, era diventato assente un po' come i torinesi, ecco perché si era meravigliata del suo arrivo. Lo richiamò alcuni giorni dopo dicendogli che aveva incontrato alla "fiera" Angela, - si proprio lei, non stavate insieme? Le ho detto che torni, mi ha dato il suo numero così vi potete sentire - . Quanti secoli fa, pensò Matteo? Aveva in testa la nebbia del nord, fece fatica ma si ricordò di Angela. Abitava nella palazzina accanto la casa di sua nonna e da piccoli giocavano spesso insieme nel cortile, poi si ritrovarono al Liceo Gulli e Pennisi, lei era una classe dietro, e lì ebbero una breve storia. Era carina Angela, non molto alta, capelli scuri, vispa e spiritosa. Pensava questo mentre era in volo per Catania, piaceva a tutti proprio per la sua vitalità, come aveva fatto a dimenticare? E Rosy,? Anche con lei stava nascendo qualcosa ma poi ebbe il sopravvento Filippo. Erano ragazzi ma sembrava tutto così lontano. Era andato via dopo la laurea, esattamente dodici anni prima, non era mai stato di grande compagnia, ma allora, anche quando era all'università, riusciva a divertirsi, soprattutto a Carnevale. Si incontrava con i suoi amici davanti al tabaccaio di piazza Garibaldi stavano un poco a giocare con i martelletti, facevano male ma allora lo facevano tutti, si spruzzavano schiuma e deodoranti, si rincorrevano tra i carri e la gente, tante volte ridotti pieni di schiuma abbracciavano i passanti e più di

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   0 commenti     di: mariella


Il papa dell'umiltà e del sorriso

È giunto come un fulmine a ciel sereno l'annuncio delle dimissioni del papa tedesco, Benedetto sedicesimo.
Il giorno del suo insediamento sul trono di Pietro ero in piazza San Pietro tra un'immensa folla.
Ancora nei cuori e nell'aria troneggiava l'immagine possente, anche se negli ultimi tempi debilitata dalla malattia, del papa polacco, Giovanni Paolo secondo.
Si parlava di questo mastino, guardiano della fede, un tedesco granitico tutto di un pezzo. Invece quando l'ho visto, sono stato folgorato da un sorriso, innocente, disarmante. Quasi un sorriso di un bambino vivace, che comunica gioia ed ironia.
Sembrava piccolo e smarrito, timido nella sua veste bianca illuminata dal sole. Ogni tanto un colpo di tosse, un nodo alla gola, un inceppare sulle parole, un fazzoletto preso e riposto nella manica sinistra lo rendevano più umano e fragile. La raucedine che gli attanagliava la gola era sintomo di una inattesa timidezza.
Il suo linguaggio risuonò subito semplice e fresco come una sorgente alpina, semplice com'è semplice il linguaggio degli uomini umili e dotti che sanno cogliere l'essenza delle cose e parlare al bambino che è in ognuno di noi.
Su quel volto tirato e sorridente, due occhi brillavano un'intelligenza, straordinaria e piena di luce, che annunciava al mondo che la nostra è la religione della gioia del Gesù che è risorto.
Mi sentii istintivamente coinvolto, come racchiuso in un'anima collettiva che ci univa in quella piazza intorno a un uomo, a una luce, a un sorriso.
Dissi a chi mi stava vicino, questo è il papa dell'umiltà e del sorriso. E non mi sbagliavo.
È presto per un bilancio di un pontificato breve e intenso, ma anche in questo momento dalle sue parole latine emerge la grande umiltà di chi dimostra di non essersi affezionato al trono, di chi ha considerato il papato come servizio.
È stato un gesto di grande forza, di forte insegnamento, di esemplare coerenza giacché aveva detto di sentirsi solo un operaio nella vigna del

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   1 commenti     di: Ettore Vita


Loro

Il presidente dei vescovi italiani, apre i lavori con una attenta e misurata...
-panchinari eccellenti facenti parte di una opulenta rosa di giocatori miliardari...
-in quanto presidente, ci andrà con la limousine come si conviene ad una autorità...
Tutto in linea, giusto quanto voluto da chi decide come deve funzionare ed essere il nostro quotidiano e dove affondare le lame della loro insaziabile ingordigia.
Un mondo di comunicazioni satellitari e raffinati servizi segreti non sa che Sessay, e come lei altre centinaia, è morta stroncata da una emorragia post parto in un villaggio della Costa d'Avorio.
Diciotto anni aveva, e già due figli
Diciotto figli avrebbe dovuto fare, come sua madre e prima di lei sua nonna
Diciotto i chilometri percorsi dall'unico dottore, in una regione estesa come la Svizzera, per arrivare in quel villaggio asfaltato di terra battuta tenuta insieme dal piscio di esseri umani disperati e macilente bestie, attorniate da imploranti cuccioli resi afoni dalla fame.
Diciotto gradi Longitudine Est e altrettanti Latitudine Nord, dell'invisibile punto che passa sotto sospiri e gemiti della stanza di Dolores. Puttana d'alto borgo che mesce orgasmi a teste lucide paludate col doppiopetto del Principe di Galles. In cambio di prestigio e canali preferenziali... usati da viniziani discendenti, che sotto l'egida dei Dogi, conobbero irripetibili splendori in quella illustre ed incensata città lagunare, alla mercè dei capricci umani e delle maree che instancabilmente minano le fondamenta di palazzi d'ineguagliabile fattura.
Loro, che hanno un patto anche con la morte e del loro essere iniziale rimane ben poco, avendo attinto con spietata lucidità, da pezzi di ricambio umani impregnati ancora di disperata povertà.
Loro, che con sommo eloquio additano colui che per fame ha rubato una mela.
-



Amarcord del Cavaliere (l'amaro ricordo di Silvio)

Amarcord del Cavaliere: l'amaro ricordo di Silvio che si dilettava con il bunga bunga mentre l'Italia affondava. Alfano e Fitto hanno preso le distanze mentre tiene (in tutta la sua bellezza!) lo zoccolo duro del Presidente: Brunetta (l'altezza è mezza bellezza), Santanché (bellezza artificiale) e Gasparri (solo bruttezza)!
Adesso se il meglio della nostra politica è rappresentato da Grillo (il portavoce del vaffanculo), da Salvini (il guardiano della Padania) e da Vendola (l'alfiere del matrimonio gay), il meglio dei nostri giorni, invece, è rappresentato dall'Isis (i tagliagole nel nome della religione), dagli Ultras (gli scalmanati nel nome del pallone) e, a parte il grillo ligure (difende la lira) e il gallo padano (difende il suo pollaio), c'è pure la Meloni, la novella urlatrice ma... Mina era tutt'altra cosa!
Intanto sempre più la politica, res publica, non è una cosa seria se, in tema di pensioni, prima votano la Fornero (l'Italia sprofondava e Silvio si dilettava!) e poi se la prendono con Renzi!

C'era una volta Silvio, leader onnipotente...

Presidente nostro,
che sei così potente in terra
sia fatta giustizia secondo la tua volontà
come in parlamento così in tribunale
secondo le leggi del tuo governo.
Dacci oggi il tuo impegno quotidiano
a risolvere i nostri tanti problemi
di sopravvivenza per la nostra indigenza
e liberaci, tu che tutto puoi...

È tempo di Silviade

Nel segno del Cavaliere c'è Vespa,
nel sogno il Nobel,
nel reale la multiproprietà
(dal vivo e in voce Mediaset!),
il suo ideale è il regno d'Italia!

In difesa del premier c'è Feltri,
in porta Ghedini,
a centrocampo Ferrara
e in attacco Belpietro.
Squadra imbattibile
di un mister invincibile.

Tra le palle del Presidente
c'è la bellezza e la superpotenza,
con le palle Letta,
sulle palle Fini,
nel pallone Bonaiuti
(monocorde zitella stizzosa),
la pallina è Brunetta.

Rompe le palle Bossi
ma i politici che palle
tra donne, case e

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La medicina della politica (2a parte)

Il concorso pubblico che doveva consacrarlo primario era solo una formalità e, infatti, fu il primo della graduatoria, ma purtroppo non aveva fatto i conti con un dirigente cristiano molto credente che, prendendo alla lettera il divino monito gli ultimi saranno i primi, capovolse l'ordine della classifica e fece primario l'ultimo della lista, il fratello di un giudice al quale era stata regalata l'idoneità solo per pietà, non avendo i requisiti dell'anestesista dal momento che in sala operatoria andava in apprensione!

Mio fratello, persona corretta e oltremodo mite, si vide così fatto fuori proprio in casa sua, mentre io sicuramente avrei attentato alla vita del collega invadente e del dirigente incosciente (un tal Palombino), tanto già avevo l'alibi di esser un folle con l'avallo di valenti specialisti.
Questo indecoroso rimpasto tra politica e medicina, in questi ultimi tempi, è testimoniato dallo scandalo del San Raffaele, avvenuto nella "Milano da bere" di craxiana memoria, dove sempre più, oltre all'aperitivo, si pubblicizza anche la medicina con il sostegno dei politici.
Se a tanto si aggiunge, poi, la commercializzazione della medicina (rientra anche l'Istituto Europeo di Oncologia fondato dal binomio Veronesi/Cuccia), allora si riesce a spiegare anche lo scandalo della clinica Santa Rita (interventi inutili e dannosi alla faccia dei pazienti) e, ciliegina sulla torta, c'è proprio l'istituto europeo dei tumori, dove a caro prezzo si visita pure la cartella clinica dell'ammalato sul punto di morire e neanche per i medici sono previsti sconti.

A questa indecorosa e sgradevole mistura tra politica e medicina, se si aggiunge adesso lo spettacolo televisivo allora si perviene all'apice della vanagloria medica, testimoniata da un falso scienziato (merita il nome e si chiama Ermanno Leo) che opera presso l'Istituto nazionale dei tumori di Milano, sponsorizzato non solo dalla politica ma anche dai mass media, da tempo alla ricerca di un marcatore tum

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Reietto - III puntata

Pensai allora di entrare nel forum della trasmissione per inserire richieste, feci di più, inserii un post inviando il medesimo contenuto per fax:

Salve, mi chiamo Achille F., mi rivolgo alla redazione come se fosse una persona fisica poiché non so chi leggerà questa e-mail. Vi scrivo perché non so più come fare e sono certo che chiunque faccia parte di questa redazione sia una persona seria e preparata, capace di distinguere un mitomane dalle persone serie.
Alla Vostra sede dovrebbe essere giunto un libro con una storia ispirata ad Amici. Il testo dovrebbe essere stato consegnato dal Signor Garrison. Siccome l'operazione è avvenuta tramite una terza persona, ed è trascorso molto tempo senza che io abbia mai ricevuto notizie, non posso sapere se il testo è veramente nelle vostre mani per essere esaminato. La persona che ha fatto da tramite non è un millantatore perché non ha richiesto soldi ed è realmente amico del Signor Garrison poiché lavora con il Signor Barbareschi nel suo spettacolo teatrale, che lo stesso Signor Garrison è andato a vedere lo scorso venerdì sera con il suo collega Steve La Chance.
Sono consapevole del fatto che il Vostro gruppo è molto impegnato nel lavoro, soprattutto in questo momento, ma vorrei solo sapere se c'è la possibilità che il testo sia esaminato e se ci sono reali possibilità di essere preso in considerazione.
Il testo si chiama "Voglia di Volare" vi allego qui di seguito l'introduzione di modo che abbiate la possibilità di verificare quanto da me detto e nell'eventualità prendere in considerazione la possibilità di contattarmi.
Grazie per la Vostra cortese attenzione.
Allegai l'introduzione.

Una sola risposta mi giunse attraverso il Forum, di una certa Daniela(moderatore del forum), che esprimeva tutta la sua comprensione sostenendo che avrebbe inoltrato la richiesta alla redazione poiché lei non aveva il potere di intervenire in una situazione del genere, ma era certa che avrei ottenuto un confro

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   0 commenti     di: achiauthor



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