username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti autobiografici

Pagine: 1234... ultimatutte

Un attimo

La canzonetta leggera del suo telefono la fa sobbalzare.
L'ha sentito appena, tuffata com'è nella musica.
La musichetta infrange la sua bolla di sapone, dove lei spesso si rifugia allontanando il mondo.
Risponde tranquilla... pronto?
Ciao.
Non l'ha riconosciuto subito, la sua voce è lontana anni luce dalla sua mente.
Di nuovo... ciao, ti ricordi di me? Come stai?
Si, si ricordava di lui.
Era stato un pezzo della sua vita e come poteva non ricordarla, la sua vita?
Ciao... si certo, io sto bene, grazie, e tu?
Ha aggiunto quel "e tu" per pura cortesia, non avrebbe neanche sentito la sua risposta.
Nella sua testa un groviglio di ricordi... il suo tempo con lui.
Ma dura tutto un attimo... un attimo, quello che era lui in quel momento.
Sai, mi sei tornata in mente e ho pensato di chiamarti, così... volevo salutarti. Insomma, ti pensavo.
Lei invece non lo pensa più da molto tempo ormai.
Sarai sorpresa di sentirmi, non so neanche se ti fa piacere che io ti abbia chiamata.
Ma volevo solo dirti che... a volte mi prende la nostalgia di noi insieme.
Lei rimane in silenzio. Ascolta immobile. Lo sguardo fuori dalla finestra, sul mondo là fuori.
Vorrebbe essere là fuori anche lei e non lì ad ascoltarlo.
E invece è lì, con il telefono in mano, ad un passo lontanissimo da lui.
Ci sei?
Si, ci sono.
Lo sai, mi dispiace... io ti ho voluto bene e forse... adesso io... se solo potessi parlarti e spiegarti..
E lei stavolta lo ferma.
Spiegarmi cosa?
Di non avermi amata abbastanza? Di avermi lasciata andare?
Dicesti che era per non farmi soffrire. Un pensiero molto carino.
E poi non sono sicura di volerlo sapere, adesso. Anzi, non me ne importa niente.
Io lo so come ti senti ma non potevo fare altro.
No, ti sbagli. Non volevi.
E quando non si vogliono le stesse cose, quando l'amore non si racconta più, quando ci si guarda soltanto senza vedersi, non ci sono più colori. Mi avevi avvolto in un mare di ti amo. Te lo ricordi, no?
E ti ricorderai anch

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: Sandrina


Mi piace

Mi piace mi piace mi piace..
Scrivere mi piace, mi piace commettere errori, mi rende cosi umano, l'imperfezione è cosi bella che mi piace.
Mi piace guardare il cielo sentire il sole che mi scalda la pelle, mi piace correre e sentire il vento che mi accarezza, sono cosi' libero..
Mi piace guardare la possenza delle montagne e sentirmi cosi piccolo, gia' cosi piccolo nell'universo.. Cosa siamo nell'universo?? Siamo storie ogniuna diversa con azioni, incontri, pensieri colori, tutti differenti..
Siamo vivi.
Mi piace respirare le stagioni, sentire quel sapore che accende una parte della mia anima..
Amo osservare stare in silenzio, guardare, mi piace pensare che altri come me, riescano a vedere oltre, oltro quello che la superficialita' del nostro mondo ci propone, oltre le forme oltre le linee oltre i colori, oltre...
Mi piace il pensiero che chiunque possa avere un idea diversa, che delle parole unite in un certo modo possano dare un emozione.
Mi piace vedere l'amore, quello vero, e pensare che sara' eterno, mi piace immaginare un mondo senza paure dove tutti possono essere liberi di esprimere se stessi..
Mi piace immaginare sognare uscire da questa vita, e viverne altre..
Mi piace pensare di poter evitare il dolore di poter assaggiare la vita veramente di svegliarmi e sentire che tutto il dolore che ho provato mi ha ripagato..
Mi piace, essere riuscito a risorgere ad essere morto e risorto ed essere ancora qua a sperare che tutto puo' essere ancora diverso, migliore..
Mi piace mi piace mi piace... Riuscire a vivere mi piace, essere diverso mi piace, non essere scontato mi piace, e mi piace che chi mi legga mi critichi o mi ami..
La vita mia mi piace...

   5 commenti     di: michael


Metti via

Mi sembra di sentire in lontananza il solito rumore...
Si è lui!
La porta si apre. Trapela della luce timida sul pavimento
leggermente polveroso. Il neon stenta ad accendersi.

Metti via!

Vagamente infreddoliti guadagnano la cucina con i loro grugni pesanti.
Come nei samurai giapponesi, ricercano la perfezione in ogni movimento,
sempre lo stesso, consumato giorno dopo giorno, mese dopo mese...

Metti via!

Ha riportato una bottiglia oggi, rimediata in chissà quale roccambolesca avventura di portineria.
Un montepulciano questa volta. Bello, rosso rubino. Tende il braccio verso l'alto e la poggia.
Lo strato di polvere è netto su quella mensola dove già giacciono sei sorelle, mai toccate...
mai ambite!

Metti via!

Una vecchia tuta ed un bel paio di pantofole. Il suo hobby. Contento di essere, l'uomo medio.
Click! La luce del bagno si spegne. Di la c'è lei che scalda la solita cena. Sempre la stessa.
Poche parole a tavola altrimenti perde il filo e... e non ci capisce più niente.
Forse non ha mai capito!

Metti via!

Questa sera porta in tavola un bel piatto pieno di virilità. L'uomo dopo un lungo giorno è finalmente al suo posto,
ad adempire il suo dovere di pater familias. Il lume proietta un bagliore giallastro e sinistro sui loro volti
già messi in discussione dalla vita e la bistecca che riposa nel piatto... persino lei preferirebbe essere altrove!

Metti via!

- Tutto bene?
- Si si! Tutto bene?
(È solo che questa cazzo di vita non è proprio come me l'aspettavo!)

Metti via!

Accovacciato, in posizione quasi fetale cova le sue delusioni sul suo trono.
Con occhio vitreo fissa costantemente la sua unica finestra sul mondo, la tv.
Ha il potere nella sua mano destra. Dicono che se qualcosa non ti sta bene
basta premere il bottone rosso!
- Per oggi basta!
(Pensa)

Metti via!

Entra con decisione nel letto freddo. Freddo!
Carente di amore, di vita! Pensa... pensa!
Poco prima che la porta del giorno si c

[continua a leggere...]

   8 commenti     di: Riccardo Fatone


12 dicembre

.. alla fine, mi sono venute le onde nei capelli. da sole. per riflesso. per solidarietà col moto ondoso generale.
non mi stanno male, anzi. ho deciso di tenerle. in fondo, si tratta di un fenomeno naturale. e la natura la sa molto più lunga di noi.. in molte straordinarie cose.
.. mi sento coccolona, come dopo una sviolinata.. liscia e ondulata assieme. l'umido, l'ombrello, le gocce di pioggia che scivolano lungo il manico sulle dita si infilano nel polso.. mi raggiunge un brivido.. ma è caldo.
c.. come sono sexi! e c'è chi pensa:c.. come sei sexi! ma non si dice. perchè piove. e quando piove non si dice. si pensa.



Un ricordo di te

Quando ti ho conosciuto, mai forse, sei sempre stato quel sogno irraggiungibile, il ragazzo bello e bravo che tanto piaceva a mio padre. Piacevi pure a me da morire ma eri così mutevole, così sfuggente, così imponente nella tua altezza da dio greco, Dio come eri bello!!! Sembravo quasi scomparire tanto ero piccola.
Eri l'angelo che ti trovavi davanti all'improvviso e che ti risollevava la situazione rendendola eccitante. Come quella sera quando con Maria e Carla ci aggiravamo per i pub di Trastevere, così come eravamo solite fare in quell'epoca ormai così lontana, sempre in cerca di emozioni forti. Eravamo esagerate è vero, notti in bianco solo per vedere spuntare il sole e poi via ancora in giro con un affanno inspiegabile. La vita amico mio, la vita ci mordeva il culo. Ancora mi ricordo la tua vecchia 1100 della FIAT, che sembrava sempre nuova, invece risaliva ai primi anni sessanta, uno dei primi modelli, quelli panciuti e super teneri. Quella sera aveva cominciato a piovere, i miei mi avevano vista uscire e mi avevano brontolato dietro ma non li ascoltavo già più. Carla aveva casa libera, i suoi erano fuori e avevamo una scusa in più per sentirci libere, libere di esplorare la notte nelle sue cavità scure, ma quella pioggia, dannata... stavamo già pensando di tornarcene a casa quando sentimmo un clacson e alzando gli occhi ti vedemmo, un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Sei sembrato un faro luminoso atterrato tra i palazzi muffiti di Trastevere. Ci siamo scaraventate nella tua automobile con l'euforia dei nostri diciotto anni.
Erano ormai già le undici di sera e non avevamo voglia di finire così la nostra notte e tu hai avuto un'idea bellissima, se fossi qui lo ricorderemmo insieme o forse no chissà!
Il mare di notte è affascinante, il freddo non lo sentivamo riparati con le spalle a ridosso di quel casotto di un piccolo stabilimento, ancora semi abbandonato alle intemperie dell'inverno. Poi c'era quel buon vino di tuo padre, n

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: silvia leuzzi


Sarebbe potuta essere una tragedia...

“Ahahaha! Allora io gli tiro una sberla e lui scappa piangendo, lasciando sul pavimento della mia macelleria una copiosa scia di sangue”. “Ehh…ehm andiamo un po’ di fretta. Mi darebbe anche un po’ di vitellone?…Uhm ma come mai è verde?”. “Ma no signora, è un effetto delle luci. Questa è carne di prima qualità, scelta per voi”.
Ma la solita, scusate il termine, puttanata del macellaio Gilberto non fece presa sulla signora Gina, che era sì una gran rompimaroni, ma non si faceva abbindolare facilmente.
“Ehm sa che c’è? C’ho ripensato và. Niente vitellone”. “Ma è di prima qualità!” insistette il macellaio. “Sì ma per stasera ho cambiato idea. Minestrone” cercò di tagliare corto Gina, alchè la figlia Mariolina esclamò “Ma mamma sai che non mi piac…” ma non finì la frase che la madre le diede un poco amorevole quanto opportuno strattone come per comunicarle “E sta zitta PICCOLA ROMPICOGLIONI!”.
Si congedarono. All’uscita Gina era sollevata. Era una bella donna di non più di quarant’anni. Fisico snello, occhi folgoranti. Sua figlia Mariolina, che era nata dal suo terzo matrimonio con un noto tossicodipendente della zona all’epoca era una ragazzina di quattordici anni, un po’ brufolosa e tarchiatella, ma assai affabile e di buona cultura: aveva sorprendentemente già letto per intero ‘Il mondo come volontà e rappresentazione’ di Schopenhauer.
Ad un tratto, mentre facevano ritorno a casa, chiese alla madre: “Mamma ma il signor Gilberto è un bravo signore? Come lo collocheresti nell’ascesi…ehm niente” (ogni tanto la ragazza involontariamente inseriva nelle frasi termini tipici del suo filosofo di riferimento). “Ma certo!” rispose la madre “Non farebbe male ad una mosca! Certo che ne spara di cazzate. Ma è buono come il pane!”. Lo pensava per davvero. E probabilmente aveva ragione. Certo, era un gran contaballe, un po’ disonesto se vogliamo, ma molto tranquillo, generoso. “Io

[continua a leggere...]

   2 commenti     di: Mauro _


18 dicembre

.. io, mi sento nel mare. solo che invece di entrarci dall'alto, ci entro dal basso. si bagna prima la testa, poi, i piedi.
non galleggio, non vado neanche a fondo.
non devo nuotare. non è neanche salato. forse per questo non ci sono i pesci. è questo l'unico svantaggio: non ci puoi pescare e non ci puoi neppure pisciare.
però.. posso camminarci sopra. come un miracolo.
.. è necessario guardare le cose da un'altra angolatura.. perchè ce n'è sempre una alla quale non avevi pensato...




Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

La pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Autobiografico.