Perche' lasciarsi proprio ora! Ora che dopo anni di lontananza finalmente si erano ritrovati, ora che tutte le promesse fatte erano state mantenute.
La porto' per mano per tutta la citta', prima passeggiarono lungo il viale alberato, poi si misero all' ombra di un pino marino nei pressi del fiume e infine giunta l' ora si diressero alla stazione centrale dei treni. In alcuni momenti della vita ci si rende conto che per comunicare non c'e' bisogno di proferir parola, il silenzio spesso riesce a rendere aspetti dell' anima umana che la banlita' di una parola non riuscirebbe a rendere con tale chiarezza.
Una voce rimbombante annuncio' la partenza del prossimo treno.
I due i avvicinarono al binario annunciato e giunti all' inizio di questo d'un tratto si fermarono.. I loro occhi si incrociarono e le loro menti per un attimo si fusero assieme finche un fischio ruppe quell' istante: " Adesso vai! Ma non voltarti, quando una persona cammina lungo un binario e si volta fa si che quell immagine resti per sempre come una promessa... ma non ci sara' domani, il nostro e' un addio".
Il suono di quelle parole ruppero la pacatezza del suo volto che fu tagliato in due da una lacrima, arrossi e senza dir nulla lo bacio sulla fronte e si volto' verso una nuova vita.
Resto' li a guardare per pochi attimi il suo corpo che si allontanava, in quella donna che ora lo stava lasciando ancora una volta era racchiusa l' unica ragione di vita dei suoi giorni passati... invece ora era solo, lontano da lei e senza più la convinzione che un giorno i sarebbero rivisti.
Si giro' e comincio' a camminare nello squallore del posto, la gente si muoveva come in un ordine dettato dal caos, un barbone seduto su di una sudicia coperta contemplava il nulla indifferente al rumore che lo circondava, ma d' un tratto un brivido gli scivolo' lungo la schiena, si volto' d' istinto ma solo una coltre fitta di fumo bianco ricopriva il binario.
Sorrise e al senso di v
La prima volta che la vidi, dopo la mia confessione, rimasi sorpreso come può rimanere sorpreso chi riceve una coltellata alle spalle. Fu il dolore prima e l’ira poi, che se avessi avuto qualche cosa da prendere deliziosamente a calci, sarebbe diventata polvere in meno di 10 secondi, con un soffio poi l’avrei fatta sparire dalla mia vista disperdendola nell’aria.
Ma non fu così e quest’ira mi si consumò dentro non trovando alcun varco alle sue pressioni, simile a un maledetto cancro, dal nulla giunto per il nulla ricreare. Una sensazione di orribile rassegnazione, di cognizione troppo chiara, una sensazione latente per anni che ho sempre voluto ritardare.
Così la seconda volta che la vidi sul mio volto si disegnò un sorriso di condanna, ma non certo verso di lei, ma nei confronti di un Chi, che potrebbe essere identificato con la mia sfortuna e che per ora non sembra darmi pace. Tutto lasciava intendere un ritorno alla sensazione precedentemente descritta e della quale avrei volentieri fatto a meno (retrattile)... ma dovetti ricredermi poiché reagii con una impassibilità che forse ho sempre desiderato ma che in realtà non mi appartiene. Non successe proprio niente: un paio di inutili dialoghi, per lo più di scarso interesse, una mediocre velatura della realtà (sembrava non fosse mai successo niente) ma soprattutto nessun tipo di tristezza a bussare alla porta del cuore chiedendo impietosamente asilo. Sostenendo da sempre che la felicità può arrivare solo se si riesce a raggiungere un atteggiamento impassibile e freddo di fronte a ciò che ci fa soffrire, ma non riuscendo mai a metterlo in pratica, adesso mi pare un passo in avanti poter affermare di essere in grado di distaccarmi dal passato, di radere al suolo ogni ricordo doloroso e naufrago senza meta e completamente insostenibile nella sua durata ormai troppo lunga e nella sua caducità prossima.
Si! Mi sembra un passo in avanti... e 100 indietro! Perché un uomo che dimentica
... è quello che è successo a me, Eli. A me, è venuta per prima la vecchiaia, poi, la giovinezza... adesso sto andando verso l'adolescenza, alla fine verrà l'infanzia.
Quando è finito il periodo della vecchiaia mi è sembrato un po' strano il fatto che andassi all'indietro, poi, ho visto che era fantastico... come un miracolo.
perché non mi ero accorta che la vecchiaia era passata, pensavo che quella era la giovinezza, e invece era la vecchiaia...
succede, sai, succede...
dipende dal fatto che ci hanno insegnato così : prima viene l'infanzia, poi la gioventù, poi la vecchiaia...
come il fatto che due + due fa quattro... e il fatto che per andare da A a B puoi andare solo da A verso B... mentre puoi pure passare prima da C...
... la natura e la giustizia universale hanno pensato proprio a tutto...
La sentenza è stata quella che non lasciava spazio a dubbi.
Dentro di me "sentivo" che sarebbe stato proprio così, anche se mi aggrappavo ad una vaga speranza di un referto differente, ma il medico, col suo sorriso di circostanza, ribadisce quanto emerge da una serie di esami fatti e rifatti che non lasciano dubbi, appunto...
Laser-cobalto-terapia: 32 sedute a scopo preventivo a seguito di due interventi già eseguiti! (Anche se scoprirò in seguito che gli interventi diverranno 30 (!!!) per sopraggiunte complicazioni).
Vado a quel primo appuntamento con l'inconscienza di chi non sa bene cosa l'aspetti e mi ritrovo in una grande sala stracolma di gente. Non avrei mai pensato che in quei locali si racchiudesse tanta sofferenza!
Alcuni sono rivestiti con una cappa verde e portano una mascherina (sempre verde) protettiva sul viso.
Al mio fianco una lettiga con un bimbo che avrà avuto sì e no quattro o cinque anni... non di più, anch'esso in quella specie di protezione che lo distingueva da molti di noi che siamo in attesa di essere chiamati nominalmente per iniziare "la cura".
Mi alzo e comincio a camminare lungo il corridoio che è attiguo al salone, e ancora gente, uomini, donne, bambini... alcuni di loro non alzano neppure la testa come si vergognassero di essere lì o come non volessero essere riconosciuti da eventuali conoscenze.
Cominciano a chiamare per cui ritorno al mio posto ma lo sguardo si sofferma su quel bimbo nella lettiga che mi guarda dietro la sua mascherina con uno sguardo inesprimibile tra serenità, accettazione... o incoscienza!
Non oso avvicinarmi... non saprei come essergli di aiuto ed in più mi sento estraneo a quel luogo, come se il mio subconscio non lo volesse accettare e non lo riconoscesse come facente parte di quel tratto di vita!
Ma gli occhi puntano nuovamente su quel bimbo con al suo fianco il fratello più adulto, dall'età di circa 16 anni, che lo consola, sorride con lui... giocano con l'aria,
La calda mattinata ai Bagni Fiume procedeva con i soliti tuffi dal trampolino nord, con gli amici della stradina.
La dolce estate era già cominciata da qualche settimana. Come ogni mattina andavamo molto presto e, quando arrivavamo, eravamo i primi a "incignare" l'acqua nella grande vasca naturale protetta dai grossi massi anche quando il libeccio era "oragioso".
Non era il caso di quella mattinata di "patana", lo specchio d'acqua somigliava più a una piscina deserta.
C'era sempre un gusto particolare nell'essere i primi a fare il bagno e a provocare la prima increspatura dell'acqua.
Quel giorno di mare calmo, però, una volta fatti i soliti tuffi con gli altri ragazzi, decidemmo di provare le immersioni nella parte più esterna della vasca. Era tanto per fare, non eravamo Maiorca che avevamo visto e sentito, l'anno prima, bestemmiare dopo essersi scontrato con un operatore subacqueo durante un tentativo di record.
Volevamo vedere chi riusciva a toccare il fondale.
Si trattava di immergersi e di portare in superficie, un pugno di sabbia dal fondo, che vedevamo dagli scogli. Il mare non era molto profondo in quel punto, giusto qualche metro.
Eravamo in quattro o cinque a provare. La cosa che mi sorprese era che sembrava che nessuno riuscisse a percorrere quei pochi metri: tornavano tutti a mani pulite, senza un briciolo di sabbia.
Quando fu il mio turno, come avevo visto fare, un bel respirone per prendere aria e giù...
La resistenza alla discesa apparve da subito notevole, ma con un po' di movimento si riusciva a scendere.
Non era però semplice!
Ecco, ero quasi alla sabbia ma la tendenza a riemergere era forte anche perché non riuscivo a stare tanto senza respirare. La vicinanza dell'obiettivo, oltretutto fallito da tutti, mi fece insistere, buttando via un po' di aria per essere meno leggero.
Fatto!
Ora però non era agevole tornare in superficie, con meno aria nei polmoni, più pesante e la distanza che sembrava essere aumentata.
Da sotto
I miei genitori erano povera gente che arrivava a fine mese con difficoltà.
Certo, anch'io da bambino avevo i miei giocattoli, le macchinine ecc. ma i bambini, si sa, desiderano cose impossibili, e io volevo un trenino di quelli completi o una pista o una chitarra con tutti i tasti colorati che si illuminavano. Ma era solo un sogno. Comunque riuscivo sempre a farmi dare i soldi da mio padre (ogni settimana) per comprare Topolino. Così, una volta, con mia grande sorpresa vidi la chitarra dei miei sogni in un concorso a premi sul fumetto più famoso del mondo.
Con il cuore colmo di speranza, comprai busta e francobollo e partecipai al concorso. Il giorno in cui il fattorino mi consegnò la chitarra fu uno dei più belli della mia vita. Era semplicemente incredibile! Fu così che iniziai a partecipare in tutti i concorsi possibili e immaginabili: radiofonici, alla tv, su Topolino ecc. Era come se un astro luminoso stesse attraversando il mio cielo. Vinsi di tutto, da una piantina (bellissima) coi fiori viola in seta alle lattine d'olio d'oliva Punto Weight Wachers, dai portatessere ai freesbee, vinsi anche il 45 giri degli Alphaville "Big in Japan" ma non avendo il giradischi andavo ad ascoltarlo a casa di un mio amico e lui sempre più incuriosito si chiedeva come facessi a vincere tutta quella roba.
Poi le cose cambiarono, non so perchè, come si fosse spento un interruttore: Clic.. e la luce non c'è più... solo buio. L'astro luminoso adesso stava illuminando il cielo di qualche altro ragazzino.
La chitarra che ricevetti in dono da Dio in persona... quando la mia mente sembra vacillare e le paure cominciano ad assumere forme sempre più terribili, il pensiero di quell'oggetto mi conforta, è un balsamo miracoloso in grado di farmi sentire ancora bene.
.. io, quando non vado al mare sono tutt'uno col divano, con la sedia del computer e con la cucina. ho una vita elementare, ogni tanto viene a prendermi qualche mia amica e usciamo, per fare una cosa diversa... diversa dal fatto del divano, la cucina, ecc..
dopo, torno ad essere tutt'uno col divano, con la sedia del pc o con la cucina, dipende da che ora si è fatta.
oggi, non sono stata al mare, e non è venuto nessuno a prendermi...
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