... e la polvere di quel lontano dì
per noi sarà un orizzonte di luce.
Proprio in virtù di tanto l'uomo, strabiliante impasto di spirito e materia, compendia in sé immanenza (coscienza) e trascendenza (pensiero), mettendo così d'accordo anche santi del calibro di Sant'Agostino e San Tommaso, padri della chiesa.
Intanto sul percorso filosofico della mente umana:
neurone (sistema cerebrale)-pensiero (sinapsi)-Verità (Sistema Spirituale)
c'è da scalare la conoscenza (dal grigiore del cogito al fulgore della sapienza passando per lo splendore della ragione e il bagliore dell'intelletto) per accedere così alla Luce dell'Assoluto, a noi invisibile per qualche recondito artificio (velo di Maya, macula oculare?).
Cartesio, gran razionalista, sicuramente attinse anche da Bruno (dubbio cartesiano) e con la sua famosa frase "cogito ergo sum", presa di sana pianta da Parmenide (lo stesso è pensare e essere), divenne il padre della filosofia moderna.
Anche Bruno, pertanto, è una figura di rilievo della filosofia moderna e va considerato un martire della Chiesa, al pari di Santo Stefano e di San Giustino (1° giugno, nascita di mia madre), primo apologista cristiano e patrono dei filosofi, particolare che ho recentemente scoperto, compilando il mio incredibile "puzzle fatale".
E qui, come mio solito tra serio e faceto, tengo a precisare che Giordano Bruno da Nola (anno di nascita 1548 mentre io sono del 1948) è quasi mio compaesano (sono di Sant'Anastasia a meno di 10 Km) e se Venezia fu una tappa per lui fatale (il patrizio Mocenigo lo fece arrestare), adesso spero tanto che Rossovenexiano (sito letterario dove scrivo) colmi questa grave... laguna e conseguente lacuna facendo pubblicità alla mia filosofia spicciola, ma sicuramente incisiva e alla portata di tutti perché molto schematica.
Sempre scherzando con l'esaltazione (solo in famiglia non mi sopportano più, ma nemo profeta in familia!) in virtù della mia mappina (piccola mappa e non lurido
Esco dal negozio soddisfatto dell'acquisto appena effettuato. Prima di riprendere la strada mi guardo un po' intorno: il cielo, grigio; le strade, semivuote; le vetrine, accattivanti. È martedì mattina e sono poche le persone, come me, che non hanno niente di meglio da fare che passeggiare e sperperare i pochi soldi risparmiati a fatica. Ma tutta questa calma apparente mi rilassa e non so dire il perché, mi fa anche sentire importante. È vero, a volte mi sono chiesto con una certa preoccupazione se il mio etichettarmi "normale" sia legittimo. Per fortuna molte di queste volte finisco col dimenticarmi di rispondere. E la routine riprende il suo corso.
All'improvviso, senza una spiegazione logica, mi volto a destra e mi incammino lungo il marciapiede a passo un po' ciondolante, sazio del mio acquisto, ignorando per questo i richiami delle vetrine. Solo un momento mi fermo ad ammirarne una, ma c'è una bella ragazza in una posizione un po'... a risistemare gli scaffali. Sospiro, riprendo a ciondolare e passo oltre.
Ho comprato una cravatta. Già, un'altra cravatta, come se le altre centinaia che ho nell'armadio non fossero già a sufficienza, ma... bè, non devo certo spiegarvi io cosa sia una mania, una collezione, una stupidaggine.
C'è chi colleziona figurine, chi stupri, chi compact disc di Elton John... io mi accontento di comprare ogni tanto una cravatta. E in questi momenti torno a rifarmi quella domandina cui sopra accennavo. Non ricordate? Non è importante, credetemi.
Solo pochi giorni fa ho visto crollare le Twin Towers, le azioni che avevo sono rotolate nella melma, ho rovinato una delle mie più belle camice, ho riletto per l'ennesima volta l'Infinito di Leopardi e oggi... ho una cravatta nuova. In barba alla guerra, ai soldi, alla mia amica che non ne vuol sapere di un'avventura tutto sesso, solo sesso, sesso e basta. Avrei rinunciato alla mia cravatta per... meglio non pensarci!
Comincio ad avvertire un certa sete. Non uno di quei bisogni imp
Volo Air France 447, partito da Rio de Janeiro e diretto a Parigi. Decollato il 31 maggio del 2009 alle 19. 03 ora locale dall'aeroporto della metropoli brasiliana. Alle ore 02. 14 il velivolo precipita sull'Atlantico cancellando le vite di 228 persone. L'aereo non esplose in volo ma si schiantò sull'Oceano a una velocità di 293 kmh. Dei 228 corpi, 78 non furono mai recuperati. Ricordo che la notizia al tg mi turbò per parecchi giorni. Immaginai di essere a bordo, di rivivere quei lunghissimi quattro minuti, la certezza della fine, le urla, gli sguardi terrorizzati. Le luci di emergenza erano accese o il buio si era impossessato dell'abitacolo? Le uniche luci erano quelle dei cellulari? Quando si muore in queste circostanze, cosa rimane? Quale traccia invisibile?
L'altro ieri, per caso, andai a vedere su Wikipedia la scheda del disastro e sfogliando e leggendo ad un tratto vidi la sua foto, il suo bel volto altero, i suoi occhi espressivi sembravano chiedere: "Perché? Perché proprio a me?"
Il principe ventiseienne Pedro Luis d'Orleans-Braganza era andato in Brasile per rivedere i suoi familiari. Si era laureato in economia e adesso viveva in Lussemburgo, lavorava per una delle principali banche europee. Il suo corpo fu uno dei primi ad essere recuperato.
La sua immagine sembra fluttuare all'esterno del monitor, la guardo come ipnotizzato, credo voglia dire qualcosa, ma non so cosa. Forse sta chiedendo la mia amicizia, come si fa con facebook, e io la sto accettando. Ora sono tuo amico Pedro. Ora sono tuo amico...
Secondo quanto riporta il Mosaico, Bollettino della Comunità Ebraica di Milano: "La comunità di Milano risale all'Ottocento.
In città, infatti, capitale del ducato dei Visconti, prima, e degli Sforza poi, era sempre stato concesso agli ebrei di fermarsi al massimo tre giorni consecutivi per sbrigare i loro affari.
Per questa ragione essi risiedevano in località vicine, come Monza, Abbiategrasso, Melegnano, Lodi, Vigevano, Binasco, e andavano ogni giorno a Milano.
Questo pendolarismo fu possibile fino al 1597, anno in cui furono espulsi." Tale ospitalità confermata anche da una rapida "spigolatura" su internet digitando "Ebrei e Binasco trova poi degna segnalazione negli anni bui delle persecuzioni razziali e della "soluzione finale" nella storia e nelle vicende umane di Augusto Weiller, avvocato milanese, sfollato con la moglie, la figlia e il figlio in questo piccolo paese a metà strada tra Milano e Pavia.
Così, molti anni dopo, ne descrive il ricordo il figlio, ing. Guido nel libro autobiografico " La bufera. Una famiglia di ebrei milanesi con i partigiani dell'Ossola"-Edz. Giuntina:..." Nel tardo pomeriggio dell'8 settembre, aspettavo, a Binasco che papà, mamma e Silvana arrivassero da Milano"..." Milano era semidistrutta, le strade in cattive condizioni, molto gli "sfollati pendolari"..." Ero uscito dal nostro "monolocale con servizi ed angolo di cottura"..."Ad un certo punto sentii una voce lontana che gridava una frase, ripetendola più e più volte, che all'inizio non capivo. Poi le parole si fecero più chiare " La pace sia con voi! A ripeterla era un contadino, che avanzava, in piedi su un carro a pianale basso trainato da un cavallo al passo, tenendo in mano le redini e facendo gesti larghi con il braccio libero"..."Tre o quattro giorni dopo, non ricordo la data esatta, papà ascoltò alla radio, la piccola radio rimediata, sistemata sul comò, una trasmissione in tedesco. Non ho mai saputo se fosse la voce di Hitler o di uno dei suoi; a tra
Un Giorno come tanti..?
No.
Una festa?
Neppure..
Io adoro i fiori, e regalare fiori.
Ma L'otto marzo non avrai dei fiori da me.
No, non li avrai.
Troppo "freddi" ancorchè colorati. Troppo poco il tempo per goderli.
Troppo in fretta appassiranno.
Oggi Ti regalerò solo parole.
Le parole non hanno tempo, non hanno colore e non c'è rischio che appassiscano.
E comincio con il chiederTi scusa.
Se ancora non l'ha fatto qualcuno Ti chiedo scusa io.
Ti chiedo scusa per averTi, ancora oggi nel XXI secolo, infibulato, Deriso e maltrattato e negato il Tuo diritto al piacere. Ti chiedo scusa se ancora oggi nel XXI secolo, ancora in moltissimi luoghi di questo nostro "civilissimo" mondo non sei ammessa nei locali pubblici ed in quelli di culto. Ti chiedo scusa se ancora oggi nel XXI secolo in una terra baciata dal sole sei costretta a coprirti con il Burka dove il Tuo dovere è lavorare e ti è negato il diritto di andare a scuola. Ti chiedo scusa se ancora oggi nel XXI nel paese del sol levante appena nata ti fasciano i piedini in modo cosi stretto per non farteli crescere più ma agli uomini, li, piace così. Ti chiedo scusa se ancora oggi nel XXI secolo negli Usa patria della libertà le parlamentari donna devono riunirsi in comitati per far valere il peso delle loro opinioni.
Ti chiedo scusa se ancora oggi nel XXI secolo, nel parlamento "degli uomini liberi" non si raggiunge il numero legale per l'approvazione delle quote rosa. Ti chiedo scusa se ancora oggi nel XXI secolo un giudice di cassazione ha scritto.-" La violenza sessuale su una minore non più vergine è da considerarsi fatto meno grave..." Ti chiedo scusa se ancora oggi nel XXI secolo Tu sei l'adultera e puttana, mentre io il provocato e stanco della routine.
Ti chiedo scusa se ancora oggi nel XXI secolo una donna su tre - ovvero un miliardo di individui, di ogni Paese ed estrazione sociale - subisca vessazioni, soprusi, mutilazioni, stupri e umiliazioni. Ti chiedo scusa se ancora oggi
Tra i " personaggi " caratteristici di Caltanissetta vi erano
due poveri che circolavano per la città dotati della capacità
di essere invisibili, una si chiamava Maddalena e l'altro era
un ex facchino che stazionava in Piazza Marconi davanti al
Bar Casciano nascosto dietro una pianta.
Maddalena aveva avuto una vita tormentata da varie contra-
rietà sino a quando vinta dalle stesse aveva cercato rifugio
nell'alcool. Girava per la città con un bastone a cui si appoggiava ed entrava nei vari uffici a chiedere l'elemosina, spesso era cacciata in malo modo ed il rifiuto era il suo pane
quotidiano.
Un giorno entrò nell'ufficio dove lavoravo e ricordo che le diedi qualcosa se ne andò molto contenta e dopo due giorni
si ripresentò a chiedere l'elemosina, qualcuno come al solito
cercò di respingerla ma lei con forza disse di essere venuta a
trovare suo padre additando me, le diedi nuovamente qualche
cosa e lei contenta di essere stata accolta mi chiese un bacio,
venne verso di me mi abbraccio ed io le diedi un bacio. Il suo
volto divenne radioso era contenta e se ne andò canticchiando.
Anche con l'ex facchino povero ed intirizzito ho avuto degli
incontri donandogli qualcosa, ogni qual volta ero costretto a parcheggiare nella piazzetta Marconi, e un inverno gli portai
un mio cappotto che lui subito indossò visto che faceva molto freddo ricordo anche che diceva sempre : " grazie cumpà ! "
La sua vita era passata in quella piazzetta in cui, in passato,
svolgeva il suo lavoro presso la stazione di autobus caricando
e scaricando le merci dagli autobus e la sera insieme ai propri compagni di lavoro si scaldavano le mani bruciando cartone
e legna tra le macerie di un edificio della stessa piazzetta.
Era legato al posto in cui aveva passato la sua dura esistenza
e poiché aveva sempre lavorato per vivere non aveva il coraggio di chiedere l'elemosina e stava lì in silenzio sperando che qualcuno si accorgesse di lui. A Firenze al tempo dei M
Dalla fine della seconda guerra mondiale fino agli anni 70, dell'Olocausto poco si parlava, qualche breve notizia riportata sui libri di scuola, inserita da un programma didattico che esigeva che questo periodo storico si studiasse alla fine del ciclo scolastico, terza media e ultimo anno prima di conseguire la maturità.
Fu alla fine degli anni settanta, con la messa in onda per conto della rai della mini serie-OLOCAUSTO- che si iniziò a ricordare questa pagina oscura della storia e fu la prima volta che il governo tedesco ammise le proprie responsabilità per ciò che era successo.
Da allora si prese coscienza e venne poi istituita la giornata mondiale della memoria, della SHOAH, anche per porre fine alle malvagie affermazioni dei negazionisti, persone legate ad ambienti neo nazifascisti che sostengono che l'olocausto non sia mai esistito.
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