username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti su avvenimenti e festività

Pagine: 1234... ultimatutte

Acherontia atropos (prima parte)

Avevo lavorato duro per tutta la giornata, ma almeno avevo terminato l'aratura. Il mattino era stato soleggiato, ma fin dal primo pomeriggio nuvole scure venivano riempiendo il cielo da ovest. Verso sera, mentre stavo liberando i buoi dal giogo, già si intravedevano i chiarori di lampi oltre le colline e si udiva il sommesso brontolio del tuono. Mi affrettai verso la fattoria. Accuditi gli animali, mi ritirai finalmente in casa. Avevo tutti i muscoli indolenziti, specie quelli delle braccia. Sono giovane e abituato a lavorare la campagna, ma guidare i buoi per un giorno intero non è faccenda da poco. In cucina mi aspettava un avanzo di minestrone da riscaldare. Da quando sono solo cucino sempre per due o tre giorni, così per un po' non ci devo pensare. Accesi la stufa e vi misi su la pignatta, presi dalla piattaia la scodella e un cucchiaio, prelevai anche un pezzo di pane dalla madia e disposi tutto sul tavolo per la cena. Stava facendosi sempre più buio: accesi la lampada sopra il tavolo. Volevo leggere un poco prima di mangiare, mentre la minestra si scaldava. Dallo scaffale presi la Bibbia del nonno. Era l'unico libro che possedevo; ma il nonno diceva che quello era il libro dei libri: bastava per conoscere tutto ciò che c'è da sapere. Lo posai aperto sul tavolo. In quel momento preciso si scatenò il temporale. Scrosci di pioggia e turbini di vento investirono la fattoria. Io non avevo alcun timore. La casa era solida, era lì da più di cent'anni e i miei vecchi sapevano come costruirle, le case. In mezzo al frastuono del temporale sentivo però il rumore di una finestra che sbatteva. Mi ricordai di aver lasciato socchiusa quella della mia camera, al mattino, per dare aria. Salii di corsa le scale. Non volevo che la tormenta scardinasse l'infisso. Mentre richiudevo le imposte, lottando contro il vento fortissimo, distinsi tra i molti rumori consueti del temporale un sibilo lamentoso, che sembrava seguitare ancora all'interno della stanza, dopo ch

[continua a leggere...]



L'alba a Palermo

Attraversare Palermo alle cinque del mattino, ve lo posso assicurare, è un'esperienza unica, da fare almeno una volta nella vita. Via Libertà è totalmente deserta, puoi camminarci in un silenzio che ti sorprende e stordisce, l'aria è buona, la percepisci al momento in cui una macchina ti passa vicino; l'odore di benzina combusta ti dà fastidio, è repellente. Ma allora come la mettiamo con la stessa strada intasata di macchine in coda quasi ferme con le nostre narici che non percepiscono più gli odori irritanti che provengono dal traffico cittadino?
Sul bus numero 101 diretto alla stazione ferroviaria sono l'unico viaggiatore, appena salito sul mezzo mi guardo attorno un po' sorpreso e vado a sedermi. A Piazza Politeama sale un vecchietto che scende nei pressi del Mercato di Ballarò; si muove in fretta, deve andare a cunzare il suo banco di fortuna, impupare la frutta, sistemare i pezzi più belli della frutta davanti e dietro quelli meno buoni. Un ragazzo di colore scende con me alla stazione.
La Ditta Gallo trasporta passeggeri dalla provincia di Girgenti a Palermo. Utilizzo i suoi servizi da quasi sessant'anni! Angelo gestisce la biglietteria della ditta a Palermo da molti anni, lo conosco gentile e volenteroso, sorridente, metodico. Inizia la sua giornata di lavoro con la pulizia sistematica e precisa dei suoi strumenti di lavoro; telefono, bigliettatrice, piano di lavoro. Giovanni, un pancione sdentato, figlio della Palermo del Borgo, addetto alla pulizia dei locali, ogni mattina alza la saracinesca e tutti noi (TRE) ci infiliamo nel locale. Angelo mi guarda sorridente:
"Vuole un caffè"?
"Ma... veramente ho già fatto colazione"! Angelo non potrebbe, da palermitano, credere una verità così impossibile.
"La prego, accetti"! ho accettato per farici priu; caffè dopo caffellatte, mattinata da sballo.
Giovanni lascia a mezzaria la scopa e corre al bar vicino, rientra qualche minuto dopo con un paio di caffè, il muso 'nsivatu di zucchero a prova d

[continua a leggere...]



wake up on sunday

Il caldo torrido si posa sul mio letto. La stanza è una scatola rovente, un termos che mi fa da recipiente, ed io sono un liquido…denso…da conservare bollente.
Stringo tra le mani le mie tempie, intrise di sudore…grondano.
Osservo il soffitto bianco, così immacolato. Ha l’aria ingenua, chiunque potrebbe raggirarlo. Dovrei uscire, ma il letto mi tiene stretto a sé. Dovrei uscire, ma la porta mi sembra distante anni luce da qui. Vorrei che il mondo venisse a trovarmi, entrasse, aprisse lui quella porta perché non ho voglia d’andar fuori.
La noia, si accomoda placidamente al mio capezzale, neanche fossi malato, si accende una sigaretta e disegna cerchi di fumo nel vuoto, che si infrangono contro le pareti…. mi volto…non ho voglia di guardare.
L’armadio è socchiuso, sputa fuori qualche maglietta; accanto la libreria, immobile, costringe centinaia di libri a star fermi, costipati; probabilmente vorrebbero scuotersi, dimenarsi, sfogliare loro stessi le proprie pagine, per rinfrescarsi.
La sedia, nuda, non sembra soffrire il caldo. È seria, severa, quasi volesse rimproverarmi per averla abbandonata lì, trascurandola. Si sente tradita, ferita. È gelosa, perché preferisco trascorrere il mio tempo tra le lenzuola del mio letto…così sensuali, disinibite…provocanti.
La tv è spenta. Ha un aspetto inquietante. Sembra lei, ora, che guarda me. Sono io, ora, il suo programma preferito.
Il cestino mastica voracemente fogli appallottolati, uno dopo l’altro, ingordo…insaziabile…ha messo su qualche chilo ultimamente, ma sembra fregarsene.
Joey sorride, rinchiuso dentro ad un poster. Sembra ridere di me…beffardo…
Qualcuno può spegnere quel maledetto sole????.. anche solo per cinque minuti….
C’è un silenzio statico, inalterabile…mi manca l’aria.
Che ore sono?”mezzogiorno” - sussurra l’orologio. Mi alzo di scatto…oh mio dio…sono in ritardo e adess……“È domenica!!!!!!!” - grida il calendari

[continua a leggere...]

   4 commenti     di: billiejoe.


La vicina di casa

Sara, è una ragazza cordiale, simpatica e forte, molto, forte.
Insomma è la vicina perfetta, sempre pronta a darti una mano se hai bisogno, anche solo per un pizzico di sale che distrattamente hai scordato di comprare.
Non molto tempo fa, Sara visse un momento che le cambiò la vita.
Era una fredda serata di febbraio, Sara era nel suo appartamento seduta sul divano, stava guardando in televisione una di quelle solite sit-com, che ti fanno sempre ridere anche quando hai avuto una giornata pessima.
Si era fatta una doccia, aveva asciugato i suoi neri capelli mossi, successivamente lisciati dalla piastra e si era truccata con cura.
Si era infilata il suo unico vestito per le grandi occasioni: era un modello firmato nero, fasciato sul seno, scendente fino alle caviglie. Delle bretelline di payette argentate partivano dalla fasciatura e andavano a finire dietro la schiena.
Prima di mettersi sul divano si era spruzzata il suo profumo preferito.
Si fecero le otto di sera e lei uscì di casa, quella sera si sarebbe incontrata con Paolo, il suo ragazzo che probabilmente le avrebbe chiesto di sposarlo.
Paolo stava camminando per una strada, buia e poco affollata, dall'altra parte del marciapiede si erano conosciuti tre anni prima, ed era lì che avevano l'appuntamento.
Fissava l'anello di fidanzamento, quel giorno glie lo avrebbe dato.
Era tutto organizzato aveva comprato un bellissimo completo e prenotato il ristorante più romantico di Roma.
Paolo stava attraversando la strada, una macchina ad altissima velocità sbucò all'improvviso. Fu un attimo, lo prese in pieno e scappò svanendo nel buio.
Sara arrivando vide Paolo, li ormai privo di sensi in mezzo alla strada.
Un brivido percorse la schiena di Sara si avvicinò piangendo, ma ormai non c'èra più nulla da fare, Paolo era morto.
Aveva un pugno serrato, dentro Sara trovò l'anello, il segno di un amore forte che probabilmente non sarebbe mai finito.
Per 2 mesi Sara non uscì di casa.
Dove era finita

[continua a leggere...]

   4 commenti     di: Manuele Gallico


I vecchi Borghi

Recentemente ho comprato il libro di I. Insolera "L'Italia fascista nelle fotografie dell'Istituto Luce" Parla degli scempi architettonici fatti da Mussolini su alcune parti di Roma. Mi sono commossa e uno alla volta mi sono venuti in mente i racconti di mia nonna sulla bellezza dei Borghi dove lei abitava da giovane. Li ho raccolti in un racconto intitolato "Ivecchi Borghi".

Questo è l'inizio: Verso la fine degli anni trenta il piccone mussoliniano si abbatté sulla famosa spina che formava i due vecchi borghi. Borgo Nuovo ovo e Borgo Vecchio. Da Piazza Pia. la lunga sequenza di palazzi, alcuni dei quali veri capolavori architettonici, correva dritta verso Piazza S. Pietro formando le due vie che sboccavano nella bellissima Piazza Rusticucci contornata da vecchi palazzi color ocra e frequentata da turisti e soprattutto dai residenti, i "borghiciani". Piazza Rusticucci era un gioiello, splendido per l'armonia in cui si componeva la varietà di volumi, superfici e colori. Sempre molto animata era la degna anticamera di S. Pietro sulla quale direttamente si apriva. Vi sostavano in permanenza le carrozzelle a cavallo guidate da vetturini
dalla lingua svelta, bonaccioni e scanzonati. Il ristorante Europeo che godeva meritatamente la fama di garantire una cucina ricca e rigorosamente romanesca,
era il luogo dove i borghiciani festeggiavano con memorabili pranzi feste religiose
e avvenimenti privati. Caffè e negozi di articoli religiosi si affacciavano discretamente e gioiosamente sulla piazza.
Il "genio" di Mussolini, abbattendo la spina, non compì soltanto uno scempio architettonico e urbanistico, ma anche uno scempio umano, disperdendo una comunità civile complessa ma aggregata, portatrice di pregiudizi ma anche di valori, ricca di molte virtù e di qualche vizio. Una comunità, comunque, molto vitale. I borghiciani si conoscevano tutti, direttamente o indirettamente. Erano capaci di grandi gesti di solidarietà ma non erano esenti da invidie

[continua a leggere...]



Quante le mamme

Di mamma ce n’è una sola.
Questo è un antico detto che si perde nelle nebbie dei tempi.
Voi direte: non è possibile che sia vero, ognuno di noi ha la sua mamma.
Falso! È verissimo. Volete conoscere la vera storia della mamma? Sì? Allora abbandonate ogni attinenza con la realtà che state vivendo e seguitemi.

Tanti e tanti anni fa sulla terra viveva un unico popolo, migliaia e migliaia di persone, tutte identiche.
Nessuno invecchiava, nessuno moriva, il tempo era immobile.
I giorno trascorrevano uno uguale all’altro.
Noia, tantissima noia, era la costante assoluta. Passavano gli anni e la situazione non mutava, sempre la stessa: tutto identico al giorno precedente.
Filosofi e scienziati dedicavano i loro studi alla ricerca di una soluzione che potesse far mutare quell’immobilismo, dopo anni di ricerca decisero di riunire il pianeta in assemblea.
Era il 2150 dell’era solare, quando al popolo riunito venne dichiarato:
NON ESISTE NESSUNA SOLUZIONE ALLA STATUS ATTUALE.
L’assemblea venne sciolta ed ognuno se ne tornò alla propria casa con rassegnazione e sconforto.
Non poteva essere che così: quelle migliaia e migliaia di persone erano nate tutte dalla stessa macchina. Un campione organico era stato computerizzato e con un sistema arcaico di clonazione era stato riprodotto sino a raggiungere un numero programmato di esseri viventi, raggiunto lo scopo, questa macchina fu spenta ed il mondo si era fermato. Il nome di quella macchina era l’acronimo di:
Macchina Autoctona Masterizzatrice Materiale Autonomo. Appunto: MAMMA.
Di quelle macchine su tutto il pianeta ne esisteva una sola. Di mamma, appunto, ce n’è una sola.

Ma, come ben sapete esiste sempre un ma.

Cesare, dopo quella riunione se ne tornò a casa silenzioso, sconfortato, ma non rassegnato. Lui non era uno scienziato, però vi era qualche cosa di strano in ciò che gli avevano detto, non riusciva a comprendere perchè tutto dovesse rimanere così com'era. Forse la sua m

[continua a leggere...]

   1 commenti     di: cesare righi


C'era la guerra

A casa mia eravamo otto fratelli, c'era grande povertà e man mano che arrivavamo ai dieci anni lasciavamo la scuola per andare a lavorare. Anche per me è stato così. Mio padre conosceva un massaro; lu curatulu Sarvaturi Piloru e gli chiese se aveva lavoro per me.
"Me figliu Gaspanu è bravu e attivu, se ha di bisogno alla masseria le sarà molto utile". Il Curatolo mi prese a lavorare alla masseria del Conzo come guardiano di agnelli. Con mio padre avevano pattuito un salario di duecento lire al mese e una parte di salario in natura, composto da due tumoli di grano al mese. I miei genitori ogni settimana mi inviavano il pane e a volte un poco di cumpanaggiu, il datore di lavoro mi dava la pasta per cena la sera. Il lavoro era duro anche perché il Curatolo che aveva sette figli maschi, tutti in guerra. conduceva la masseria con l'unico figlio che non era partito per la guerra perché ammalato, e me. Aveva duecento pecore lattare e altre duecento strippe ed agnelli. Io facevo bene il mio lavoro ed erano tutti contenti di me, ogni tanto, quando vedevano che i miei pantaloni si erano strappati decidevano di mandarmi in paese per la vicenna, capitava ogni dieci quindi giorni.
Era il periodo in cui gli americani stavano sbarcando in Sicilia, qualche volta arrivavano aerei nemici per cercare di scoprire il campo di aviazione dei tedeschi che era situato nella piana di Sciacca, perlustravano la zona e qualche volta mitragliavano i contadini che lavoravano nei campi. Una mattina avevamo finito appena di mungere le pecore e avevamo acceso il fuoco per produrre il formaggio e la ricotta, quando all'improvviso si sentì passare sopra la casa della masseria un aereo e subito dopo un altro ancora. Era un aereo tedesco che stava duellando con uno degli americani. Ci siamo presi di paura e abbandonato il quadaru sul fuoco siamo scappati per le campagne riparandoci dietro dei grossi massi. Il duello tra i due piloti continuò ancora, passavano e ripassavano sopra le nostre te

[continua a leggere...]




Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

La pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Avvenimenti.