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Racconti su avvenimenti e festività

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Retired

Gli inglesi definiscono i pensionati "retired" e in effetti descrivono così il quasi ritiro dalla vita lavorativa e forse non è solo quel ritiro che caratterizza i pensionati.
Sono una pensionata molto attiva e coinvolta intellettualmente e culturalmente e in realtà non mi sentivo "retired". In questi ultimi due mesi però mi sono trovata a meditare ed ho scoperto che le mie gioie e dolori non sono più legate alla mai vita strettamente personale ma a quella degli altri e quindi è forse vero : sono ritirata.
Le incursioni di grandi novità nella vita quotidiana sono molto rare e assaporo con grande coinvolgimento gli annunci di prospettive nella vita di mia figlia, che invece è proiettata completamente al futuro e, giustamente interessata a sé stessa, pensa a costruire i mattoni della sua futura esistenza.
La mia vita di sessantenne in pensione è attenta alla salute, alla vita di relazione, agli eventi politici e sociali e invece non ci sono più turbamenti e pensieri sulle prospettive, mi trovo a vivere di riflesso quelle di mia figlia che di anni ne ha 26.
Così una grande gioia è stata l'annuncio del suo matrimonio, programmato per inizio giugno e non immaginato. Un matrimonio gestito completamente dalla giovane coppia sia nello svolgimento sia nella prospettiva di una lunga vita in comune. Un altro annuncio è stato il suo inserimento nel difficile mondo della ricerca, in una posizione di cosddetto post-doc, che ha previsto una partenza per un lungo stage in Polonia a partire dal mese di marzo. Per una organizzatrice come me non è rimasto che osservare l'evoluzione dai margini, cercando un appartamentino con l'aiuto della rete, immaginando le cose da comprare in loco e il contenuto delle valigie da ridurre al minimo indispensabile, i giri da fare a Varsavia sua nuova residenza per circa 10 mesi, valutare tutto per poi rimanere spettatrice di sue scelte completamente autonome e diverse dal mio immaginato.
L'ultimo annuncio è stato l'inserimento i

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Il Mare Racconta

Anche stasera sono qui, a due passi dall'acqua, in silenzio. Il sole è già affogato e gli ultimi barbagli di luce abbandonano la superficie smerigliata del mare, affogando pure loro.
Il dondolio delle onde è lieve, quasi un sussurro, timido e pungente allo stesso tempo. E il ritmico pulsare dell'acqua sembra una voce che sale dal profondo nero del mondo, dove ogni peccato trova rifugio, impenetrabile e sicuro.
Ed è qui che dopo il tramonto vengo ad ascoltare le storie che il mare trascina un po' ovunque.
Mi siedo sulla sabbia umida e socchiudo gli occhi, rimanendo in ascolto. E la melodia del mare si trasforma in immagini nella mia testa. Stasera sono melodie in minore, dissonanti, ai limiti del buon gusto. Ma rimango ad ascoltare.
Dopotutto è solo un'altra storia.


Lei si alza dal letto. Ha sentito un rumore, ne è sicura. Non riuscirebbe comunque a riprendere sonno, quindi decide di controllare. Si avvicina alla finestra della sua camera e scosta una tendina. Fuori la notte è ancora buia. Scorge solo alcuni riflessi di luna nel mare poco distante. E il silenzio.
Prova a gettare uno sguardo più in lontananza, verso nord, ma le luci di Ostia non sono visibili da quel punto. Lontana, troppo lontana, quella notte.


Sento uno strano movimento e un onda più lunga delle altre quasi mi bagna. Ma non apro gli occhi, la percepisco in un altro modo, dalla voce del mare, più vicina, più forte, più cattiva. E mi trascina avanti nel tempo, seppure di pochi minuti e


Lei è ferma a metà delle scale. Ha deciso che deve controllare tutta la casa. Non dormirà comunque. Ma non è nulla, già lo sa. La suggestione di trovarsi sola in quella grande casa, costruita quasi per caso a pochi metri dal mare e quasi per caso
Un altro rumore. Più vicino, questa volta. Più reale. Ora ne è sicura. Sente le gambe irrigidirsi. Ha paura, ma non vuole arrendersi al terrore. Trattiene il respiro, ma il cuore che gli martella nel petto la distrae. Ha come la

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   2 commenti     di: Andrea Franco


Uno sguardo

Camminavo tra i vicoli di questa grigia città, in cui la gente rincorre affannosamente il proprio tempo che fugge. I ciottolo scuri della strada e le mura indistintamente rovinate dal tempo, facevano da contorno ai miei passi lenti. Un timido sole si nascondeva tra nuvole scure che riempivano il cielo. I miei pensieri si susseguivano veloci, dentro me un mix di sensazioni e di emozioni creavano un profondo senso di smarrimento che toccava la mia anima, colorandola di quel grigio che mi circondava. Altre persone mi sfioravano, ma passavano senza che potessi percepire la loro presenza: tutto era indistintamente opaco e privo di colore in quella giornata. Oramai i miei occhi guardavano un punto lontano, senza che nulla attorno a me sembrasse reale, senza che nulla mi trasmettesse emozioni. Tra i vivoli cercavo una risposta al mio essere in una ansiosa ricerca, ma tutto ciò che avevo attorno era smarrimento e malinconia.
Camminavo e un cagnolino mi si avvicinò: "Ciao piccolo amico, anche tu solo? anche tu rincorri qualcosa in questa città?" Poi sentii una voce "Boby...?" il cagnolino smise di girarmi intorno ed andò verso una ragazza. Lei lo accarezzò poi mi guardò e sorrise, in quel momento i suoi occhi entrarono dentro di me e scacciarono quel grigiore che i miei giorni avevano creato e perso in quello sguardo io vidi noi due: le nostre parole, le nostre lacrime, i momenti insieme, le notti sotto le stelle a far l'amore, le nostre mani strette, le lacrime che rigano il tuo viso, il tuo regalo di Natale, gli scherzi con la neve e le estati al mare... era già tutto in noi, ma le nuvole grigie iniviarono a far cadere su noi gocce di pioggia gelida ed entrambi tornammo a tuffarci nell'indifferenza del tutto, soli e persi per sempre.

   4 commenti     di: Massimo G.


Somiglio a mio padre

Somiglio molto a mio padre,
Come lui ho capito fin da piccola che" il non esser nati "non sarebbe stata una gran perdita
Non che lui non se la sia goduta questa vita, fino a venti anni fa circa ha fatto di tutto per renderla colorata e briosa...
Ma il tempo che passa spegne l'entusiasmo, tutto diventa meno uniforme, i contorni si sfumano...
Mio padre perse la vista nel momento in cui avrebbe potuto godere una serena vecchiaia, il non poter più leggere fu per lui una condanna a morte
-Ma non disse niente, si abituò ad una fioca luce, e poi pian pianino al buio quasi completo-
In casa si muoveva come i gatti, secondo me lui era la reincarnazione di un micione Per quanto riguarda le vite, ne ha avute almeno sette
Ogni compleanno che arrivava mio padre ci diceva "guardate che questo é l'ultimo".. e a seguito ci faceva un comizio su come avremmo dovuto comportarci alla sua dipartita
Ci diceva che non voleva lacrime ma solo sorrisi, che avremmo dovuto fare una cena alla sua memoria, ma in allegria non in tristezza

Mio padre era un uomo semplice ma intelligente., aveva una discreta cultura generale, e gli piaceva ingenuamente sfoggiarla... Ma soprattutto ci voleva far capire il senso di questa vita.
Le lettura sulle religioni e di filosofia lo avevano portato ad essere quasi ateo.
Dico quasi, perché in fondo al tunnel quando ormai sei quasi arrivato speri di trovare una luce forte... E mio papà credo che negli ultimi anni della sua vita alla sua maniera abbia trovato un suo credo personale,
di dubbi, di speranza, di luce...
Da lui ho imparato a non aver paura, perché fino in fondo lui non ne ha avuta...
Mi diceva che la morte propria non esiste, non la vedi, e che fin quando sei vivo sei eterno...
Credo che come tutti gli esseri viventi lui abbia avuto difetti e pregi... Ma entra nel cuore la parte migliore che ci ha lasciato
Entra l'amore...
Con un sorriso papà ripeto quello che vuoi venga scritto sulla tua tomba:
" MAI BENE COME ORA ".

con a

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   0 commenti     di: karen tognini


Otto marzo. Festa della donna

Una dolce creatura ci propone la natura
bionda, rossa, ed anche bruna
ma che importa! Se ce lei, si sta sempre sulla luna.

Che odore la sua pelle, più delle farfalle sono belle,
i suoi occhi luminosi sono belli più delle stelle
ci sono di vari gusti, e son dolci più delle caramelle.

Fidanzata mamma nonna o zia
non importa di che parentela sia
nella donna si ricerca amore, sicurezza e fantasia.

Senza di lei che mondo è
se la donna più non c'è
la mia vita stessa, non diverrà mai quella di un re.

Una dedica per oggi, creatura che tu leggi,
ti propone il cuore mio, per rallegrar il cuore tuo
frutto della mia fantasia, ma che importa è un pensiero!
Accettalo piccolo comunque sia.

   1 commenti     di: Luca Calabrese


Tratto da una storia vera

Una donna musulmana, di cui non diremo il nome per motivi di privasi. Era giusto entrata nel età per trovare marito, la sua famiglia era una famiglia non troppo benestante ma avevano i loro lussi, li favoriva anche il fiorente periodo che stava vivendo la città dove vivevano. La ragazza non era la classica ragazza indiana, aveva un carnato bianco, labbra rosse, occhi enormi e di colore nero, i suoi capelli erano neri e arrivavano a poco sotto la spalla. Essa era innamorata di un ragazzo molto più ricco di lei ma che viveva la sua vita senza pensare al denaro : "vive la sua vita come la portava il vento" . se la ragazza avesse visto la sua vita dal esterno la avrebbe descritta con un film seppiato. La sua vita era stata piena gioia per tutta la sua vita, in matrimonio si preparo con i dovuti tempi, preparato in gran parti dalle rispettivi madri mentre i due piccioncini si crogiolavano in abbracci e baci, senza ragione d'esserci.
Il matrimonio si fece, essa non ricorda nemmeno dei dettagli particolari. Ricorda solo la navata vista dalle sue spalle mentre lei è al altare con il suo uomo. Il ricordo è sfocato ma percepisce delle potenti vibrazione di un infinita felicita e vede tanto bianco, sulla navata, i fiori che sono appesi alle banche hai lati della navata, tutto ciò che ricorda di quel giorno fu la felicita e il bianco.
Poi un buco, come se fossero passati messi cosi poco importanti da non essere nemmeno rimasti impressi nella sua memoria. Il momento che ricorda dopo il matrimonio è una sera, nella sua nuova casa, c'èra suo marito, sua suocera e un'altra donna (che non ricorda chi fosse, forse una lontana parente) . La suocera era una persona aperta ed dava sempre l'impressione di nutrire una grande gioia. Essa le aveva portato in donno un enorme pezzo di cartono dove erano attaccati orecchini e collane e avevano deciso di provarsele a vicenda, cosi lei decise di prendere anche le sue. Poco qualche risata sfrenata, c'era già un gran groviglio di col

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   0 commenti     di: Beatrice


Aisha 2 il fatto

Qualche mese fa, dopo avermi ”sfruguliato” per ore, per il cambiamento della mia vita (lui è stato il primo al quale ho raccontato di Francesca), Tonio mi fa :
- ”Senti Prof non so se potrai aiutarmi, ma ho bisogno di raccontarti una cosa, per la quale mi trovo un po’ incasinato” “Ahi Ahi” gli ho risposto, ”hai beccato una ragazza che ti ha finalmente riacceso il cuore? E poi sfotti me? Bastardo?! ”No, non è questo, c’è di mezzo una mia alunna, ma il problema è ”di molto” diverso e complesso (da che insegna in Toscana, talvolta ”la mi parla” come il Benigni!)
La storia è più o meno questa: Aisha è una mia alunna, quinto ginnasio, è nata in Italia da genitori tunisini, di religione islamica; ha sempre dichiarato ai compagni in classe che le origini della sua famiglia non le avevano mai creato problemi d’integrazione, nè mai le era stato imposto l’uso del velo (nonostante la madre lo portasse rigorosamente) quindi, di fatto, per nascita e per cultura lei si definisce italiana a tutto tondo (scherzando sul fatto di essere alquanto grassottella).
In classe ho altri 3 ragazzi ”stranieri”, una in particolare, nata anche lei in Italia da genitori misti, mamma russa e papà veneto, è un vero fenomeno, sia in capacità culturali che……fisiche! Ma lasciamo perdere.
Il fatto è che da un po’ di tempo vedo Aisha, come dire, assente? Preoccupata? Indifferente alle sollecitazioni sia mie che dei compagni di classe. Sai come sono fatto, sai che vedere qualcuno in ambasce mi provoca ansia, e allora sono stato lì a stuzzicarla, a blandirla a cercare di spezzare quest’aura di imbambolamento. Ma non ho ottenuto nulla, anzi, forse ho fatto peggio; ho fatto aggravare la sua posizione ”autistica”.
Ne ho parlato con i suoi amici; pare che nessuno se ne freghi più di tanto, ma, Olga, che in realtà si chiama Helogher, la ragazza con la madre russa, mi ha detto che forse è un problema fisico, forse Aisha si vede “

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   3 commenti     di: luigi deluca



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