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Racconti su avvenimenti e festività

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Un bacio

Tra i " personaggi " caratteristici di Caltanissetta vi erano
due poveri che circolavano per la città dotati della capacità
di essere invisibili, una si chiamava Maddalena e l'altro era
un ex facchino che stazionava in Piazza Marconi davanti al
Bar Casciano nascosto dietro una pianta.
Maddalena aveva avuto una vita tormentata da varie contra-
rietà sino a quando vinta dalle stesse aveva cercato rifugio
nell'alcool. Girava per la città con un bastone a cui si appoggiava ed entrava nei vari uffici a chiedere l'elemosina, spesso era cacciata in malo modo ed il rifiuto era il suo pane
quotidiano.
Un giorno entrò nell'ufficio dove lavoravo e ricordo che le diedi qualcosa se ne andò molto contenta e dopo due giorni
si ripresentò a chiedere l'elemosina, qualcuno come al solito
cercò di respingerla ma lei con forza disse di essere venuta a
trovare suo padre additando me, le diedi nuovamente qualche
cosa e lei contenta di essere stata accolta mi chiese un bacio,
venne verso di me mi abbraccio ed io le diedi un bacio. Il suo
volto divenne radioso era contenta e se ne andò canticchiando.
Anche con l'ex facchino povero ed intirizzito ho avuto degli
incontri donandogli qualcosa, ogni qual volta ero costretto a parcheggiare nella piazzetta Marconi, e un inverno gli portai
un mio cappotto che lui subito indossò visto che faceva molto freddo ricordo anche che diceva sempre : " grazie cumpà ! "
La sua vita era passata in quella piazzetta in cui, in passato,
svolgeva il suo lavoro presso la stazione di autobus caricando
e scaricando le merci dagli autobus e la sera insieme ai propri compagni di lavoro si scaldavano le mani bruciando cartone
e legna tra le macerie di un edificio della stessa piazzetta.
Era legato al posto in cui aveva passato la sua dura esistenza
e poiché aveva sempre lavorato per vivere non aveva il coraggio di chiedere l'elemosina e stava lì in silenzio sperando che qualcuno si accorgesse di lui. A Firenze al tempo dei M

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La festa

Due giorni dopo dalla laurea Emanuele e la madre erano diretti a casa di Giulia.
Entrati in casa, le due madri iniziarono a elogiare i propri figli per il grande risultato ottenuto mentre, Emanuele e Giulia si sistemarono in camera. La camera di Giulia si presentava molto accogliente seppur piccola, aveva una scrivania con il portatile, una serie di mensole sistemate in sequenza e lì dove una volta erano riposti i libri di chimica adesso trovavano posto una serie di foto e di targhette apposite per gli auguri di laurea. Difronte alla scrivania oltre al letto c'era una piccola cassettiera e sullo stesso un piccolo armadio angolare. Emanuele si sedette sul letto, mentre Giulia prese un enorme cuscino e si mise sul parquet.
"Beh, come si sta da laureato? " disse Giulia
"Uguale a come si stava da non laureato" rispose Emanuele
"Sei sempre cosi freddo, oppure, ti disegnano così? " disse lei sorridendo.
"A te, Jessica Rabbit che fine ha fatto Roger? "
"Ah, sarà con qualche gallina in un night. " rispose lei.
"Senti un po' ma è vera sta storia della festa il 19 luglio? " incalzò Emanuele.
"Se non trovo una soluzione, si. " disse lei intristendosi.
"Facciamo così: sentiti con Madlene, che Fabio ormai è in fissa per lei ed organizziamo la fe sta di laurea insieme, ok? "
"La chiamo subito. " disse prendendo il cordless.

Andrea, Fabio e Roberto, intanto, stavano girando per Corso Buenos Aires alla ricerca di un regalo per i loro amici.
Fabio più di tutti voleva regalare qualcosa di veramente bello per potersi avvicinare alla così distaccata Madlene, la ragazza di Lugano da tempo a Milano gli ricordava, evidentemente, il suo passato.
"Ragazzi cosa gli compriamo a quei due? " domandò Roberto.
"Quei tre vorresti dire. " lo corresse Fabio.
"Due, tre non fa differenza. Rimane comunque il problema. " rispose Roberto.
"Ci regaliamo una vacanza? " propose Andrea.
"Ma tu sei fuori come un melone, stai pensando ad una vacanza in un momento simile? "
"No, s

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   0 commenti     di: andrea basile


SESSANTOTTO EURO

Senza di me la mia vita non ha senso. Non è il credo del "perfetto egoista" ma quello di un/una "sopravvivente". Provo a decontestualizzarmi, anche se ammetto che senza internet e l'aria condizionata sarei diverso/a. Mi svesto della mia identità sessuale, eppure rimango lo stesso uno/a "sporco/a borghese" con tutti i sensi di colpa che ne derivano verso chi sta peggio di me solo per una semplice casualità. Ho iniziato ad annotare in questi giorni episodi all'apparenza banali ma che sfuggivano alla mia logica. È il caso di F. T. (le iniziali sono inventate), la cui esistenza si è intersecata con la mia per una durata di circa dieci minuti. F. T. fa il vigile urbano, un mestiere come tanti altri, ma il suo sguardo porta con sé tutta l'angoscia del vivere nella sua peggiore espressione: la malvagità. Il punto d'incontro fra le nostre due vite è una strada come tante altre, in una mattina primaverile. Con la sua paletta mi fa segno di fermarmi, le nostre vite stanno per sfiorarsi. I nostri sguardi s'incontrano parlando di noi e nel suo intravedo l'odio di chi disprezza la vita.
F. T. , 45 anni, è sposato e ha due figli adolescenti. Odia il suono della sveglia che gli ricorda che sta per iniziare una giornata qualunque, soffocante presagio di una vita qualunque. "Alzatevi, ragazzi, dovete andare a scuola", sono le solite parole che risuonano ogni mattina
dall'altra stanza, pronunciate dalla solita voce femminile. F. T. guarda l'orologio e s'impone di alzarsi:
basterà compiere pochi passi per "subire" il primo contatto umano della giornata."Papà, mercoledì andiamo al luna park?" - stavolta è una voce maschile, non ancora matura, ad articolare questi suoni. Alla stessa età F. T. faceva capolino nel mondo con la sua voglia di scoprire, mostrarsi, farsi apprezzare, non come quegli "stupidi" e "superficiali" dei suoi compagni di scuola. "Domenica andiamo allo stadio" - oppure "Organizziamo una partita di calcetto"- erano

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Aisha 3 l'idea

Ne ho discusso a lungo con Cesca, a letto, intrecciati come un cesto di vimini, il solo led della TV a dare luce alla stanza.

Con lei trovo la pace, con lei trovo la vita, con lei cerco di trovare anche la soluzione del problema di Tonio,
e la piccolina dopo un poco mi fa ”ma il tuo amico professore, cosa sa della vita privata di questa ragazza? C’è un’assistente sociale per il supporto psicologico nella sua scuola? Ha provato ad interessare anche non so, il preside, o qualche collega, al problema? O fa il Don Chisciotte tutto solo e disarmato come un certo PDL che tenero tenero, ha acceso un faro nella mia notte?

Francesca trova sempre il modo di farmi sciogliere il sangue nelle vene, che ancora oggi, mi stupisco come possa esistere per me, solo per me, una tale meraviglia.

Comunque, come al solito, è lei che ha avuto un’idea che suona plausibile, ci recheremo ospiti a casa di Tonio, e lui farà in modo di farla ”casualmente incontrare” con Aisha, e vediamo se l’intuito di Cesca potrà darci delle chiavi di lettura.

Un veloce giro di telefonate ed eccoci tutti a Lastra a Signa, nella villetta di Tonio, a cospirare come bolscevichi prima maniera.

Tonio ha idea di coinvolgere Helogher nell’organizzazione di questo”incontro”, e così, l’indomani, stessa stanza, stessi ”cospiratori” con in più la notevole presenza della ragazza di madre russa.

Il prodotto di questo conciliabolo è; Helogher organizzerà un raduno per alcune ragazze della classe, per festeggiare un qualcosa che si inventerà al momento, in un baretto fuori città, in zona Lastra a Signa appunto, e lì dopo un po’, per caso, ci recheremo Tonio Francesca ed io, poi, dopo la”sorpresa”di questo incontro fuori scuola, le dovute presentazioni, lasceremo tutto al caso ed all’improvvisazione di Cesca.

A guardare il luccichio negli occhi di Helogher e di Francesca, mi rendo ancora una volta conto, di quanto sia stato fortunato nel

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   4 commenti     di: luigi deluca


E io dormo con la coscienza tranquilla?

Non a tutti è concesso di dormire con la coscienza tranquilla e forse meno che mai a me.
Eh! si perché contrariamente a quanti credono, a dormire è proprio lei: la coscienza!
Ed ecco espormi alla gogna, raccontando pubblicamente i miei misfatti.
Durante un pubblico concorso ho contattato un'autrice chiedendole un sostegno.
E lei per amicizia lo ha dato.
Poi, ho provato a darmi un voto, assegnandomi il massimo del punteggio.
E pufh! Magicamente è comparso!
Poi ho letto e commentato tutte le schede in concorso.
Casualmente, incontro un conoscente che non sentivo da circa un anno (appena!) il quale ascoltando le mie perplessità sul primo punto, mi guarda con un sorriso tra il paterno ed il commiserevole e mi dice: "Figliolo, contattare un'amica per chiedergli una cortesia, non è peccato, purché tu ricambi il favore ricevuto. Non devi imporre il favore, lo devi solo chiedere. Poi sarà la tua amica, nel pieno della sua liberà a scegliere se fartelo, o non fartelo."
Guardai ammirato Mastro Ciliegia che come nella favola di Pinocchio aveva il naso rosso come una ciliegia, ma era talmente saggio che talvolta si nutriva delle sue parole.
Poi aggiunse: "Segui me. Io ho eseguito all'infinito l'invito che tu hai fatto verso amici e non amici (ma questo è un dettaglio!) ottenendo 27 premi, oltre al premio dello scorso anno. Vedi a me non interessa vincere, a me interessa ottenere la visibilità che altrimenti non otterrei."
Incuriosito dal suo punto di vista, chiesi a Mastro Ciliegia cosa pensasse del fatto che avessi commentato tutte le schede in concorso.
Mastro Ciliegia allargò le braccia, respirò profondamente poi emise la sentenza: "Vedi secondo me hai perso il tuo tempo. Ma ciascuno del proprio tempo fa ciò che vuole. Secondo me quelli della Santa Inquisizione stavolta ci sono andati sul pesante. Ma chi si credono di essere? Loro e le loro sante regole! Vogliono cambiare il mondo? Qui ci vuole la gente come me che sa quello che vuole e non ha ri

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   20 commenti     di: Fabio Mancini


Niente in realtà, Tutto tra di noi

Non nascono per sbaglio queste sensazioni, così nitide e ostruite da quei ricordi che ormai sembrano lontani.
Nacquero tempo fa mille emozioni in un cuore solo, capaci con la loro forza di smuovere persino il cervello, bhè una bella strada da fare!
Quelle emozioni sanno di brivido, di una goccia della pioggia di mattina, cosi limpida cosi serena che ti sfiora la pelle lentamente all'ombra del sole che si nasconde e riappare quando ci sfioriamo con gli occhi.
Non è niente di speciale tra di noi, niente di romantico come si potrebbe pensare se rifletti su quelle fughe momentanee, via dagli occhi e via dalla mente; quei sorrisi fugaci nascosti poi dalle parole fredde o da occhi indiscreti; e le corse veloci da te, dietro te per arrivare in tempo a chiudere il cuore e rimanere con il cervello. Cosi lontani e al tempo stesso cosi vicini da non potersi dividere, come due poli opposti un giorno e poi solo due elettroni il giorno dopo con gli stessi desideri e passioni tra le dita.
Ogni mattina è un brivido nuovo per strada, incrociando il sorriso smarrito tra culture unite e mille emozioni che scoppiano nel cuore all'improvviso; un terremoto scuote l'interno di passioni raffreddate con il tempo, la scossa si protrae al cervello ed è lì che si ferma per un limite di tempo indefinibile.
Adesso è la fine di quelle giornate che la pioggia bagnava e ci faceva sentire vivi in questo squarcio di vita in cui, per un momento, ci sembrò di esserci trovati. L'illusione che alcune emozioni amano trasmettere ci tocca ciò che con l'esperienza abbiamo imparato a nascondere bene. La velocità e l'energia, il caffè dalla sera alla mattina e poi condivisioni di passioni e idee; tutto ciò era la nostra base quotidiana. In realtà sei di passaggio perchè rimani incastrato nel ricordo di quei giorni pieni di pioggia, sfortunatamente adesso non sei reale con me, qui.

   0 commenti     di: Jules


Rip Frank

Il vizio di essere informato, interrompere un momento una cena, entrare nella mia stanza per scorrere le notizie attraverso un giornale Web, imbattersi in una triste sorpresa…..
Frank non c’ è più, il pensiero incomincia a camminare, nella mente appaiono i ricordi di dolori passati, Pantani, el Chava Jimenez, è come leggere un articolo e accorgersi che è solo una nuova pagina di una storia iniziata nel 1998.
Ci fu una perquisizione quel giorno, i gendarmi trovarono sostanze dopanti in una macchina della Festina, la più importante squadra di ciclismo a quel tempo, da quel giorno una serie di scandali continui, la verità che esce allo scoperto:il doping non è l’eccezione di chi bara, ma una necessità del professionismo di quei anni.
Pensavo al dilemma del prigioniero, a Nash, a come lo aveva adattato alla teoria dei giochi, all’ economia, pensavo che con il doping fosse la stessa cosa:
esistevano due possibilità, doparsi e non doparsi; i controlli all’ epoca erano sostanzialmente inesistenti.
Doparsi aveva un costo rilevante, farsi assistere da un medico professionista doveva costare circa 10000 euro all’ anno, i salari però dei corridori di alto livello poteva passare il milione, dei corridori medi erano intorno ai 100000 euro.
Se nessuno si dopa, i corridori guadagnano in soldi e salute, ma se solo uno bara gli altri né rimangono danneggiati e perdono il loro salario.
Inevitabilmente i ciclisti cadevano in questa rete e le poche eccezioni uscivano dal mondo del ciclismo per mancanza di competitività.
Negli ultimi anni 90 i controlli diventano molto più seri e efficienti, tanti corridori furono scoperti, in un giorno un mito si trasformava in un bugiardo, in un traditore, dalla altare alla cenere, il tutto in un momento.
Il problema è che gli atleti sapevano di non barare, sapevano che le loro vittorie erano meritate, che gli altri atleti erano nelle loro stesse condizioni, che il doping era una forma di difendere il proprio live

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