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Racconti su avvenimenti e festività

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Il Mare Racconta

Anche stasera sono qui, a due passi dall'acqua, in silenzio. Il sole è già affogato e gli ultimi barbagli di luce abbandonano la superficie smerigliata del mare, affogando pure loro.
Il dondolio delle onde è lieve, quasi un sussurro, timido e pungente allo stesso tempo. E il ritmico pulsare dell'acqua sembra una voce che sale dal profondo nero del mondo, dove ogni peccato trova rifugio, impenetrabile e sicuro.
Ed è qui che dopo il tramonto vengo ad ascoltare le storie che il mare trascina un po' ovunque.
Mi siedo sulla sabbia umida e socchiudo gli occhi, rimanendo in ascolto. E la melodia del mare si trasforma in immagini nella mia testa. Stasera sono melodie in minore, dissonanti, ai limiti del buon gusto. Ma rimango ad ascoltare.
Dopotutto è solo un'altra storia.


Lei si alza dal letto. Ha sentito un rumore, ne è sicura. Non riuscirebbe comunque a riprendere sonno, quindi decide di controllare. Si avvicina alla finestra della sua camera e scosta una tendina. Fuori la notte è ancora buia. Scorge solo alcuni riflessi di luna nel mare poco distante. E il silenzio.
Prova a gettare uno sguardo più in lontananza, verso nord, ma le luci di Ostia non sono visibili da quel punto. Lontana, troppo lontana, quella notte.


Sento uno strano movimento e un onda più lunga delle altre quasi mi bagna. Ma non apro gli occhi, la percepisco in un altro modo, dalla voce del mare, più vicina, più forte, più cattiva. E mi trascina avanti nel tempo, seppure di pochi minuti e


Lei è ferma a metà delle scale. Ha deciso che deve controllare tutta la casa. Non dormirà comunque. Ma non è nulla, già lo sa. La suggestione di trovarsi sola in quella grande casa, costruita quasi per caso a pochi metri dal mare e quasi per caso
Un altro rumore. Più vicino, questa volta. Più reale. Ora ne è sicura. Sente le gambe irrigidirsi. Ha paura, ma non vuole arrendersi al terrore. Trattiene il respiro, ma il cuore che gli martella nel petto la distrae. Ha come la

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   2 commenti     di: Andrea Franco


L'agenda del Papa: pubblicato nel 2002

Il libro è a cura di Luigi De Paoli, membro del Comitato di coordinamento del Movimento Internazionale "Noi siamo Chiesa" e da Luigi Sandri, giornalista che ha lavorato per l'ANSA a Mosca e a Tel Aviv e autore del bel libro su Gerusalemme, "Città santa e lacerata".
L'agenda del Papa raccoglie interventi di teologi e teologhe che auspicano cambiamenti innovativi nella struttura ecclesiale che il nuovo Papa dovrebbe inserire, appunto, nella sua agenda. I teologi e le teologhe fanno sentire la loro voce e avanzano le loro richieste e proposte dall'Africa, dalle Americhe, dall'Asia, dall'Australia e dall'Europa. Come dicono Luigi De Paoli e Luigi Sandri nella loro introduzione, in questo libro si confrontano "il primo e terzo mondo; il mondo delle Chiese che fin qui hanno dettato legge, ed il mondo delle Chiese emergenti che dalla periferia della ekumene gridano le speranze e le sofferenze del popoli dominati dal Nord, il mondo dei maschi che da sempre ha innervato la teologia dominante e quello dell'altra metà della Chiesa che da pochi decenni ha iniziato ad apparire visibilmente, e in modo riconosciuto - seppure solo in parte e non certo nell'alta gerarchia ecclesiastica - nel panorama ecclesiale..."
Gli interventi sono arrivati ai curatori che li avevano sollecitati senza che nessuno dei teologi sapesse di chi fossero gli altri interventi. Ciò rende sorprendenti molte concordanze, pur nella diversità delle prospettive e delle tematiche. La concordanza più significativa è quella che riguarda il Concilio Vaticano II che tutti ritengono disatteso, "illanguidito" o dimenticato e che tutti auspicano che torni ad essere un punto di riferimento fermo perché la Chiesa ne sviluppi tutte le implicanze. Tutti chiedono la democratizzazione della Chiesa e, alla fine del libro, c'è un appello firmato da 30 vescovi, soprattutto brasiliani, che chiedono la convocazione di un nuovo Concilio. L'appello è del 2002. Una nota avverte che nel frattempo sono giunte tante al

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Se fosse la mia Pasqua

Io volevo mettere un po' d'ordine, venni proprio per questo, ma il capo d'allora decise di lavarsene le mani e... mi adeguai a ciò che era stato deciso, ma...

Pilato, non dimentico…prendi una posizione per…! Assumiti le tue responsabilità!

Per colpa tua quante me ne hanno fatte: chiodi alle mani ed ai piedi, frustate, mi hanno obbligato a portare una croce, corona di spine e, per usare un eufemismo, deriso all’inverosimile.
Come da scrittura il terzo giorno resuscitai, un po’ incazzato per verità, potevano andarci un po’ più leggeri.
Iniziò subito male, i primi che mi videro fuggirono impauriti. Eppure lo sapevano che mi sarei manifestato prima di tornare dal Padre mio.
Tommaso poi, non ne parliamo, dovetti fargli toccare con mano le ferite. Comunque nel bene e nel male, riuscii a distribuire gli incarichi come da copione, e partii. Poi tutto degenerò improvvisamente, in soli 2000 anni avete fatto un casino, un casino che non vi dico. Ora che faccio? Torno per riparare gli errori,? Il Padre mio non è tanto convinto nel lasciarmi tornare, anzi mi ha detto, se vuoi vai, ma torna quando hai cancellato tutto. Togliamoci il problema e basta! Ricominciamo su un altro pianeta.
Mah, non sono convinto, mi sfugge qualche cosa. Certo, siete dei gran egoisti, a volte crudeli e stupidi, poi improvvisamente avete degli slanci di bontà che mi lasciano perplesso. In voi c’è del buono lo sento.
Ho deciso, vi lascio altri 2000 anni per mettere in ordine le cose, poi se proprio non cambiate torno, ma non a ripetere l’esperienza passata, vengo giù e puff…vaporizzati. OK?

   2 commenti     di: cesare righi


La terra non muore mai

-Cosa avrai indosso? Cosa indosserai quel giorno?
Quella domanda ruppe la quiete della domenica mattina. Parlava con voce chiara, seppure fosse un po' rotta. I respiri incespicavano tra le parole, come se stesse trattenendo dei piccoli singulti.
Sua moglie non rispose. Guardava le ante dell'armadio della stanza da letto, chiuso, bianco, immacolato. A quella domanda, la testa riprese a scoppiarle.
-E se fosse domani? Cosa indosserai domani?
Di nuovo, insisteva. Non voleva rispondere. Quale domani? Non avrebbe avuto nessun domani, lei. Non voleva immaginare un seguito alla loro storia, dei giorni in cui avrebbe respirato, pianto, riso, e delle notti in cui si sarebbe obbligata a dormire, avrebbe respirato, pianto e col passare del tempo riso.
Si alzò di scatto e iniziò a riordinare i loro vestiti, sparsi sul letto, alcuni spiegazzati, altri già impilati uno sull'altro. Stava cambiando stagione, era tempo di tirare fuori golf e calze un po' più pesanti, e pantaloni di flanella. Le sue mani si muovevano frenetiche da un maglione all'altro, così i suoi occhi, e dentro di lei non riusciva a stare ferma. - Che cosa farò? Che farò??- pensava - non te ne andare, ti prego ti prego non farlo. Non prenderlo, ti prego.
Dalla testata del letto lui si allungò fino ad afferrarle le mani, le strinse, se le portò al petto. Lei si fermò. I suoi pensieri si paralizzarono, e poi con un tuffo al cuore sentì ancora una volta, lento e stanco, il respiro regolare del marito, e poi il suo, frenetico, affannato, terrorizzato quanto lei, vigile come una lepre in fuga in mezzo agli spari. In quel momento qualcosa dentro di lei si scaldò, vide quella piccola lepre rallentare, fermarsi e, finalmente, annusare l'aria serena. Un'altra volta, il suo cuore si era calmato. Lo guardò, gli occhi le divennero lucidi: lui sorrideva.
Le indicò con lo sguardo una maglietta bianca con dei fiori di giglio disegnati sopra, una gonna nera, larga, che le arrivava al ginocchio. Lei prese una

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   0 commenti     di: tinie M.


Il giusto di Binasco

Secondo quanto riporta il Mosaico, Bollettino della Comunità Ebraica di Milano: "La comunità di Milano risale all'Ottocento.
In città, infatti, capitale del ducato dei Visconti, prima, e degli Sforza poi, era sempre stato concesso agli ebrei di fermarsi al massimo tre giorni consecutivi per sbrigare i loro affari.
Per questa ragione essi risiedevano in località vicine, come Monza, Abbiategrasso, Melegnano, Lodi, Vigevano, Binasco, e andavano ogni giorno a Milano.
Questo pendolarismo fu possibile fino al 1597, anno in cui furono espulsi." Tale ospitalità confermata anche da una rapida "spigolatura" su internet digitando "Ebrei e Binasco trova poi degna segnalazione negli anni bui delle persecuzioni razziali e della "soluzione finale" nella storia e nelle vicende umane di Augusto Weiller, avvocato milanese, sfollato con la moglie, la figlia e il figlio in questo piccolo paese a metà strada tra Milano e Pavia.
Così, molti anni dopo, ne descrive il ricordo il figlio, ing. Guido nel libro autobiografico " La bufera. Una famiglia di ebrei milanesi con i partigiani dell'Ossola"-Edz. Giuntina:..." Nel tardo pomeriggio dell'8 settembre, aspettavo, a Binasco che papà, mamma e Silvana arrivassero da Milano"..." Milano era semidistrutta, le strade in cattive condizioni, molto gli "sfollati pendolari"..." Ero uscito dal nostro "monolocale con servizi ed angolo di cottura"..."Ad un certo punto sentii una voce lontana che gridava una frase, ripetendola più e più volte, che all'inizio non capivo. Poi le parole si fecero più chiare " La pace sia con voi! A ripeterla era un contadino, che avanzava, in piedi su un carro a pianale basso trainato da un cavallo al passo, tenendo in mano le redini e facendo gesti larghi con il braccio libero"..."Tre o quattro giorni dopo, non ricordo la data esatta, papà ascoltò alla radio, la piccola radio rimediata, sistemata sul comò, una trasmissione in tedesco. Non ho mai saputo se fosse la voce di Hitler o di uno dei suoi; a tra

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PDL e Cesca oggi 2 - lettera del figlio-

Qualche tempo fa, mio figlio mi ha mandato questa mail:

“Ciao Pà, approfitto che per tutto oggi siamo in città, io, Miriam, quella ragazza canadese della quale ti ho già parlato, il doc Emiliani, primario di chirurgia, l’addetto all’ambasciata francese che ci fa da tramite e i soliti “miliziani di scorta”. Siamo qui perché è arrivato, ieri l’altro un carico di medicinali da parte
di una organizzazione umanitaria, e bisogna “dividere” fra i vari ospedali da campo e quelli “ufficiali” cioè quelli governativi!

Ora, con l’aiuto influente di Jacques, l’addetto diplomatico, speriamo di raccogliere qualcosa in più delle solite briciole.

Sapessi come è avvilente, vederti morire fra le mani, un esserino di pochi chili e pochi anni di vita, ucciso da una banale influenza, perché non abbiamo antibiotici per tutti e allora….. allora bisogna dare delle priorità, ed io vedo i miei dottori, con la morte nel cuore, decidere a chi somministrare le poche medicine che abbiamo e chi invece….. deve essere abbandonato al suo destino.

Sai, i primi tempi mi incazzavo terribilmente, e bestemmiavo in ordine alfabetico, per non saltarne nemmeno uno! Poi mi sono ricordato di te, che mi dicevi che maledire qualcuno o qualcosa che non esiste è come dargli credito, è come ammettere che possa esistere!

Ti posso garantire che ho le quotidiane prove che NON ESISTE, NO NON ESISTE NESSUN ESSERE SUPERIORE, perché nessuno, nemmeno
il più abietto il più perfido il più depravato degli esseri, può rimanere impassibile spettatore ( o addirittura artefice ) di tale cattiveria!
Avevi ragione tu, come sempre, ma mi dispiace ammetterlo, avrei preferito poter essere testimone dell’esistenza di un dio che aiutasse i suoi “figli” quanto meno a MORIRE DIGNITOSAMENTE!!!!

Ho aperto un sacco di lettere in arrivo, e fra queste ne ho trovata una di Francesca, si, proprio la TUA piccola pulce Cesca, è da parecchio che ci scriviamo, io la info

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   6 commenti     di: luigi deluca


dedica ad un'opera

Il pensare e lo scrivere sono una sorta di osservazione ed attenzione fissa dell’accaduto,
è Dharana, ma anche Dhyana o contemplazione, entrambi uniti nell’agire con energia fisico-mentale in una rappresentazione estetico-creativa.

I duelli di parole si intrecciano nell’utilizzo di aspetti della ragione ed atti di evasione creativa.
Ecco l’affacciarsi di temi da approfondire e pensieri di analisi come la metacorrispondenza, che unitamente alla poesia affrontano, per comprendere l’amore, il dolore e il sentimento nel loro insieme.

I moti del sentimento e l’omeostasi, la perseveranza e la ponderatezza, l’equilibrio e il tendere sono spunti o punti di partenza per i sentieri del senso?
E nella ricerca di esso la psiche, con le sue risorse tecniche e creative, può aiutare a perseguire lo scopo?

Gli aspetti della ragione intervengono con una forza capace di lenire il dolore delle rilevazioni durante il cammino e la capacità di elevarsi, dapprima col sentimento e poi con serena osservazione contemplativa, subliminano i saggi e le poesie.

E gli sms? Così poco affini con l’arte di memoria dissipano la magia dell’attesa, del rito, ma si caricano di pathos, di strategia comunicativa rasente l’ermetismo. Sono report implacabili di stati d’animo, scampoli di sentimento sospesi in un limbo informatico, nell’intreccio di autostrade neurali artificiali. Catturano verità improvvise dallo scorrere degli accadimenti quotidiani ma si caricano di valenze non sempre sostenibili.

Il duello vi è. È tra il sentire e il potere. Tra Dhyana e Dharana.
È la lunga strada verso il Samadhi, assorbimento, identificazione con l’oggetto.




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