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Racconti su avvenimenti e festività

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L'agenda del Papa: pubblicato nel 2002

Il libro è a cura di Luigi De Paoli, membro del Comitato di coordinamento del Movimento Internazionale "Noi siamo Chiesa" e da Luigi Sandri, giornalista che ha lavorato per l'ANSA a Mosca e a Tel Aviv e autore del bel libro su Gerusalemme, "Città santa e lacerata".
L'agenda del Papa raccoglie interventi di teologi e teologhe che auspicano cambiamenti innovativi nella struttura ecclesiale che il nuovo Papa dovrebbe inserire, appunto, nella sua agenda. I teologi e le teologhe fanno sentire la loro voce e avanzano le loro richieste e proposte dall'Africa, dalle Americhe, dall'Asia, dall'Australia e dall'Europa. Come dicono Luigi De Paoli e Luigi Sandri nella loro introduzione, in questo libro si confrontano "il primo e terzo mondo; il mondo delle Chiese che fin qui hanno dettato legge, ed il mondo delle Chiese emergenti che dalla periferia della ekumene gridano le speranze e le sofferenze del popoli dominati dal Nord, il mondo dei maschi che da sempre ha innervato la teologia dominante e quello dell'altra metà della Chiesa che da pochi decenni ha iniziato ad apparire visibilmente, e in modo riconosciuto - seppure solo in parte e non certo nell'alta gerarchia ecclesiastica - nel panorama ecclesiale..."
Gli interventi sono arrivati ai curatori che li avevano sollecitati senza che nessuno dei teologi sapesse di chi fossero gli altri interventi. Ciò rende sorprendenti molte concordanze, pur nella diversità delle prospettive e delle tematiche. La concordanza più significativa è quella che riguarda il Concilio Vaticano II che tutti ritengono disatteso, "illanguidito" o dimenticato e che tutti auspicano che torni ad essere un punto di riferimento fermo perché la Chiesa ne sviluppi tutte le implicanze. Tutti chiedono la democratizzazione della Chiesa e, alla fine del libro, c'è un appello firmato da 30 vescovi, soprattutto brasiliani, che chiedono la convocazione di un nuovo Concilio. L'appello è del 2002. Una nota avverte che nel frattempo sono giunte tante al

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Anagramma

Sposta le lettere e trovi il significato diverso scelto per caso.
Ma sarà stata la casualità a inventarne uno che ci riguarda.
Sì, sono una persona appartenente al " gentil sesso".
Anche io ho provato a miscelare gli elementi della parola UOMO.
Troppe vocali uguali! Troppa fatica ad esprimere un uomo.
Ho tentato anche con MASCHIO ma anche se cambiavo l'ordine delle consonanti e delle vocali il maschio rimaneva fermo nella sua ferrea fisicità .
Chissà come o chissà quando qualcuno è riuscito a trasformare noi donne.
Voleva punirci per l'orgoglio con cui noi con una parola affermiamo il nostro sesso.
Voglio solo un regalo per l'otto marzo, che questo proverbio sparisca dai nostri vocabolari.
Non voglio più leggere: chi dice D O N N A dice D A N N O.



IL MIO BILIARDO

Più che un racconto è un omaggio, anche se non mancano episodi e personaggi, spero non annoierà troppo chi si avventurerà nella lettura, pur non appartenendo a questa …. setta.
* * *
Spiegare il biliardo è un’impresa complicata, non a caso tutti quelli che ci hanno provato hanno usato il condizionale, non solo per analizzarne storia e origini, ma spesso anche per raccontare situazioni e aneddoti recenti. Il biliardo ha ispirato scrittori, pittori, grandi registi, non ha una data di nascita certa, anche se le prime tracce risalgono (o vengono fatte risalire) alle origini della civiltà, qualcuno sostiene che abbia albori plebei, altri scommettono sulla sua nobiltà, producendo, come prova, tavoli scolpiti, veri capolavori d’artigianato riconducibili a Luigi XV (Maria Antonietta era una giocatrice accanita); la letteratura di quei tempi è ricca di storie, aneddoti, amori, tradimenti, intrighi, con il biliardo a fare da sfondo; molti hanno addirittura tentato di appioppargli poteri misteriosi, se non addirittura occulti, non la pensava così Pio IX, che nel 1846 fece installare un tavolo in Vaticano (il biliardo è stato per un lungo periodo l’unico gioco ammesso nella Città Santa), contribuendo ad aumentarne la fama. Nemmeno oggi però manchiamo di originalità, sono rimasto incredulo leggendo il risultato di uno studio “scientifico” condotto dal dr. Rolf Lapoi, che, dopo aver esaminato oltre quattrocento persone (uomini e donne) impegnate al biliardo (il gioco consisteva nel colpire la palla da posizioni particolari, utilizzando una normale stecca…), ha stabilito che le lesbiche sviluppano uno speciale rafforzamento dei centri di consapevolezza nel cervello, rendendole particolarmente adatte ad attività dove sia richiesta precisione e capacità decisionali.
Il grande scrittore canadese Morderai Richler, studioso e grande appassionato di snooker, sosteneva che il biliardo è un gioco troppo

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   12 commenti     di: Ivan


SESSANTOTTO EURO

Senza di me la mia vita non ha senso. Non è il credo del "perfetto egoista" ma quello di un/una "sopravvivente". Provo a decontestualizzarmi, anche se ammetto che senza internet e l'aria condizionata sarei diverso/a. Mi svesto della mia identità sessuale, eppure rimango lo stesso uno/a "sporco/a borghese" con tutti i sensi di colpa che ne derivano verso chi sta peggio di me solo per una semplice casualità. Ho iniziato ad annotare in questi giorni episodi all'apparenza banali ma che sfuggivano alla mia logica. È il caso di F. T. (le iniziali sono inventate), la cui esistenza si è intersecata con la mia per una durata di circa dieci minuti. F. T. fa il vigile urbano, un mestiere come tanti altri, ma il suo sguardo porta con sé tutta l'angoscia del vivere nella sua peggiore espressione: la malvagità. Il punto d'incontro fra le nostre due vite è una strada come tante altre, in una mattina primaverile. Con la sua paletta mi fa segno di fermarmi, le nostre vite stanno per sfiorarsi. I nostri sguardi s'incontrano parlando di noi e nel suo intravedo l'odio di chi disprezza la vita.
F. T. , 45 anni, è sposato e ha due figli adolescenti. Odia il suono della sveglia che gli ricorda che sta per iniziare una giornata qualunque, soffocante presagio di una vita qualunque. "Alzatevi, ragazzi, dovete andare a scuola", sono le solite parole che risuonano ogni mattina
dall'altra stanza, pronunciate dalla solita voce femminile. F. T. guarda l'orologio e s'impone di alzarsi:
basterà compiere pochi passi per "subire" il primo contatto umano della giornata."Papà, mercoledì andiamo al luna park?" - stavolta è una voce maschile, non ancora matura, ad articolare questi suoni. Alla stessa età F. T. faceva capolino nel mondo con la sua voglia di scoprire, mostrarsi, farsi apprezzare, non come quegli "stupidi" e "superficiali" dei suoi compagni di scuola. "Domenica andiamo allo stadio" - oppure "Organizziamo una partita di calcetto"- erano

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C'era la guerra

A casa mia eravamo otto fratelli, c'era grande povertà e man mano che arrivavamo ai dieci anni lasciavamo la scuola per andare a lavorare. Anche per me è stato così. Mio padre conosceva un massaro; lu curatulu Sarvaturi Piloru e gli chiese se aveva lavoro per me.
"Me figliu Gaspanu è bravu e attivu, se ha di bisogno alla masseria le sarà molto utile". Il Curatolo mi prese a lavorare alla masseria del Conzo come guardiano di agnelli. Con mio padre avevano pattuito un salario di duecento lire al mese e una parte di salario in natura, composto da due tumoli di grano al mese. I miei genitori ogni settimana mi inviavano il pane e a volte un poco di cumpanaggiu, il datore di lavoro mi dava la pasta per cena la sera. Il lavoro era duro anche perché il Curatolo che aveva sette figli maschi, tutti in guerra. conduceva la masseria con l'unico figlio che non era partito per la guerra perché ammalato, e me. Aveva duecento pecore lattare e altre duecento strippe ed agnelli. Io facevo bene il mio lavoro ed erano tutti contenti di me, ogni tanto, quando vedevano che i miei pantaloni si erano strappati decidevano di mandarmi in paese per la vicenna, capitava ogni dieci quindi giorni.
Era il periodo in cui gli americani stavano sbarcando in Sicilia, qualche volta arrivavano aerei nemici per cercare di scoprire il campo di aviazione dei tedeschi che era situato nella piana di Sciacca, perlustravano la zona e qualche volta mitragliavano i contadini che lavoravano nei campi. Una mattina avevamo finito appena di mungere le pecore e avevamo acceso il fuoco per produrre il formaggio e la ricotta, quando all'improvviso si sentì passare sopra la casa della masseria un aereo e subito dopo un altro ancora. Era un aereo tedesco che stava duellando con uno degli americani. Ci siamo presi di paura e abbandonato il quadaru sul fuoco siamo scappati per le campagne riparandoci dietro dei grossi massi. Il duello tra i due piloti continuò ancora, passavano e ripassavano sopra le nostre te

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Eroe d'altri tempi

Ho deciso di narrare una storia che mi è stata trasmessa dai miei genitori, e che molte persone anziane nel mio paese conoscono. Si tratta di eventi che sono successi ad una persona ormai morta da tempo, quando era giovane e faticava per mantenere la famiglia.
Quindi si tratta di una storia di altri tempi, i tempi dei nostri nonni. Sono cose realmente fatte da un uomo di nome Giuseppe, che io trascrivo adesso per gioco come fossero "gesta mitologiche". Secondo quanto mi è stato narrato, questo umile agricoltore avrebbe affrontato due terribili draghi, una malefica strega, un licantropo, e un voglioso. Nel mio racconto cercherò di spiegare ciò che davvero può essere successo, il lettore comunque è libero di interpretazione.
I draghi
Tornando dal lavoro nei campi il protagonista di questa storia un contadino di nome Giuseppe si imbattè in due enormi e orribili serpenti tanto grandi e brutti che li definì draghi. Giuseppe ovviamente tentò di evitarli, ma questi enormi rettili lo aggredirono e con un colpo di coda alle gambe lo fecero inciampare, poi lo avvolsero e iniziarono a stritolarlo. Giuseppe però aveva una accetta e con urlo feroce degno di un barbaro del nord mozzò loro le teste, poi esibì a moglie e figli terrorizzati le carcasse dei due orrendi animali.
La strega
Un giorno una zingara persona che secondo il folklore siciliano possiede arti e poteri occulti, si recò da Giuseppe e chiese l'elemosina dicendo che aveva sei figli da mantenere. Giuseppe che era padre di una famiglia numerosa non se la sentì di rifiutarle il suo aiuto, ma in realtà non era tanto la pietà quanto i poteri ipnotici della strega che lo stavano plagiando.
La zingara chiese del pane e Giuseppe le diede delle focacce alle olive, chiese del formaggio e ne ebbe due forme, chiese della salsa e ne ebbe due bottiglie, chiese del companatico ed ebbe una confezione di sardine, ricevette anche dello zucchero e del sale. Non paga voleva dell'olio, ma a questo punto il buon

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Elemosina

Se ci si siede nei tavoli del caffè Campari a Pavia si ha l'occasione di vedere un individuo singolare che fa la spola tra le macchine ferme davanti al semaforo
nei pressi dell'incrocio.
Indossa sempre un giubbotto impermeabile ed un cappellino di lana, si avvicina
ad ogni macchina fa un inchino ed apre le sue mani vuote nell'attesa che su di esse venga poggiata qualche monetina.
Nove volte su dieci viene ignorato mentre i conducenti approfittano della sosta per
smanettare con il telefonino.
Una fanciulla seduta in un tavolo accanto ha appena mandato a quel paese il suo moroso dicendogli a telefonino; "Vaffa..." questo è il nuovo linguaggio comunicativo esplicito e lapidario ghigliottinato negli sms ma efficace.
Una vita virtuale condotta da molti mentre quella vera scorre inesorabilmente
senza interruzioni ed alla quale, mi duole dirlo, tanti, tantissimi non partecipano.
Quel povero illuso seguita ad umiliarsi tra una macchina e l'altra, mentre agli
altri la sua figura è totalmente invisibile.
Mi chiedo che senso abbia, oggi, parlare di solidarietà e di condivisione e dei
valori della vita che vengono sempre più disattesi a favore di una virtualità
che ci sta divorando come il "nulla" della Storia infinita.
La vita quella vera latita e Diogene invano circolerebbe con la sua lanterna alla
ricerca dell'uomo "vero", un uomo capace di comprendere la sua natura di essere
finito e di condividerla con il suo prossimo.
Siamo in un momento in cui l'infinito è inteso come finito e viceversa.
Osservo ancora quell'omino dalla faccia contristata che, ogni tanto, guarda, traendoli dalla tasca i pochi spiccioli raccolti contandoli mentre dal suo volto
scende una lacrima.
Tra poco sarà Natale e mi chiedo come potranno celebrarlo coloro che vivono
nel virtuale che oggi, purtroppo, rappresentano la maggioranza.
Avranno il Babbo Natale o l'albero sullo sfondo del telefonino o dell'hi-phone o
del notebook, pochissimi si ricorderanno del Presepe.
Si

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