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Racconti sulla disabilità

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No c'è pietà

Dicono che l'hanno lasciata morire di fame e di sete,
che assurdità,
lei era morta diciassette anni fa.
Hanno cercato in ogni modo con prepotenza e con falsa pietà
di non lasciarla andare,
non farla più soffrire,
ne lei ne il genitore,
solo nostro Signore ha avuto un po' di pietà.
Hanno detto può ancora procreare,
come lo si può solo pensare,
che perfida fantasia,
è il colmo dell'ironia,
povera figlia mia.
In grande fretta hanno cercato di legiferare
pur di trattenere
quel corpo che ormai stava solo a vegetare,
ed a marcire,
lo hanno fatto per far vedere
che possono comandare,
ma questo non vuole dire un popolo saper governare,
questa è sopraffazione ed al potere solo pensare.
Non mi vengano poi a dire
che tutti i cattolici erano a favore,
statistiche alla mano, eccole qua,
era già molto se come loro la pensavano una metà.
In queste cose ci sono passato col genitore
che mi ha pregato, manda via quel dottore,
in pace voglio morire
è troppo forte il mio dolore.
Così ho fatto, anche se con la morte nel cuore.
Parlano e parlano in tanti per sentito dire
ma queste cose solo chi le ha provate le può capire
e che strazio quello scempio doloroso
giorno dopo giorno dover vedere.
Un conto è dire siamo sempre pronti ad aiutare
ed accudire
senza capire
che non possono loro provare
la stessa sofferenza di un figlio o di un genitore.
Vi prego quando è così meglio lasciarli andare
e non costringerli ad ingurgitare
cibo e medicine per farlo assimilare.
Che sia nostro Signore a giudicare.
Lui che ha pietà
e non come tante persone in questo caso
che tanto hanno fatto solo per apparire
non rispettando il vero dolore.



Il bambino

Quando suonò la sveglia, la prima cosa che Lucia percepì fu il rumore della pioggia. Erano le sei del mattino, la casa gelida non invitava certo a lasciare il caldo del letto. Pochi minuti per accendere tutti i file del cervello e Lucia si alzò.. Brrrr! Un brivido le percorse la schiena, quella casa è decisamente gelida. Lucia non aveva mai avuto la sensazione che quella casa fosse accogliente. L'inverno era gelida e l'estate bollente, era un attico, una specie di nido d'aquila, appollaiato sui monti di fumi maleodoranti della vicina discarica. Eh già, oltre ad essere una brutta casa, fredda, era anche vicino ad una grande discarica.
Lucia e il marito vi erano andati ad abitare perchè era economico l'affitto.
Anche quella mattina Lucia si recò in cucina per preparare il caffè.
Il caffè per Lucia è un rito sacro, la cui violazione compromette l'umore della giornata.
Attende, con gli occhi assonnati, attende di sentire il caffè che rumoreggia nella caffettiera. Quel tempo di attesa riporta alla mente della donna il peso del dovere, il dovere di affrontare una nuova giornata, nuova ma vecchia.. Quando i pensieri sembravano prendere il sopravvento, il gorgoglio del caffè riporta Lucia alla realtà della sua giornata. Si versa il caffè nella tazzina e si siede perchè quel momento magico merita una pausa. Il liquido caldo a contatto con le papille gustative accende un fremito che invade il corpo e lo riscalda, un abbraccio intenso.
Quando la casa è ancora avvolta nel silenzio, il caffè diventa un amplesso virtuale del gusto.
Solo pochi istanti di piacere e poi si vola nel quotidiano.
Lucia sveglia il marito che per lavoro esce prima di lei, beato lui! Beato perchè a lei resta il peso di gestire quel bambino tanto desiderato e tanto odiato.
Lucia e Mario erano sposati da alcuni anni quando decidono di avere un figlio. La gravidanza era stata splendida, tanti sogni e buoni propositi genitoriali. Lucia inconsapevolmente era di una superbia inf

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   1 commenti     di: silvia leuzzi


Vigliacco!

Di certo una persona ke nn fa nulla.
Non progredisce
Se io continuassi a scrivere con il cuore
Allora sarei un dio.
Ma gia solo la mia mente basta.

Ero sulla riva del mare...
Avevo 27 anni
Conoscete il proverbio cinese?
Stavo aspettando che il cadavre del mio nemico passasse.
Avevo fatto molto
Ma nn avevo continuato.
Mi sentivo inutile..
Anzi come se niente mi appartenesse..

Ero alla fabbrica..
Avevo un vibratore in mano.
Mia moglie mi aveva costretto a comprarlo perke non volevo piu fare lamore con lei..
La mia fissazione per la spiritualita mi stava portando a incanalare energia sessuale
Per sprigiornarla in estasi.
Bob mi chiamo.
Credo volesse cazzeggiare un po perke era mio amico...
Non ci provavo il piacere di quando ero bambino a giocare.
La mia armatura era rimasta.
Mi venivano ancora le ossessioni della violenza.
Ma credo che se avrei dato un pugno.
Un pezzo della mia anima si sarebbe rotto.
Mi sarei spaccato in tanti frammenti.
Ridemmo del piu e del meno.
Non ci provavo gusto volevo piangere.
Era assurdo che un uomo che rischi consapevolmente la sua vita non riceva nulla in cambio.
Usci dalla fabbrica
Stava piovendo..
Un cumolo di prostitute mi passo davanti.
Si spostavano in branchi.
Mi inginokkiai e kiesi una cosa a dio.
Avrei superato i miei limiti
Sarei andato vicino la morte
Ma ti prego fammi trovare una strada.
Sputai in faccia a una vekkietta
E gli diedi un pugno in faccia.
Non mi facevo neanke skifo per averlo fatto..
La mente mi diceva ah si! E facile prendersela con le vekkiette perche non te la sei presa con il tuo amico! Nn ne hai il coraggio!
E un altra parte diceva
La mente vuole sempre di piu fermati con questa idiozia.
Portai il vibratore a mia moglie.
E la guardai negli occhi.
Anche questo gesto nn deriva da una cosa che fluisce.
Ma era spezzettato.
Cosi come spingi una persona perke decidi di farlo senza alcun motivo.
Usci di nuovo di casa e presi a pugni all incirca altri 2 vekkietti e u

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   3 commenti     di: gianlu3295


Muovermi velocemente

Adesso tengo lo sfizio di fiatare, nutro una necessità colossale dentro di me di parlare in scarse parole, tale è la mia contentezza. Rispecchio, alla mia vita diretta e rifletto a ciò che ho separato proseguente il durevole tratto di strada. Proprio oggi ero in grado di uscire, andare a spiare se nel piccolo prato dietro casa sono finalmente spuntate le rose, ma non è più quel prato che desidero passeggiare. Considero, ma la mia fantasia è giovane, facoltosa di sogni e di riflessioni generosi, che non formano più in me obblighi, pronunciate lentamente da parte di espressioni desiderose. Un tempo ero presente in pensieri avvolti nel momento in cui mi sentivo diverso dagli altri. A volte ancora oggi la mia vita mostra, la stessa cosa di spedire a fan culo tutto, di indirizzare, tutte quelle persone che odiavano la consueta disabilità, della mia vita. Tenevo angoscia, osservavo il dovere di scomparire, staccarmi, di correre via, muovermi velocemente, volare in alto, allontanarmi dai loro occhi intorno a me, senza frenare neanche una volta. Invece non hai la forza di abbandonare tutto in posizione nascosta. Non puoi confezionare un passato, dove esclusivamente, sopporterebbe un deforme incubo da scordare mentre già si è vivaci. Non fila in questo modo. Nella vita inizialmente, sei debitore di logiche per mezzo di quello che costruisci. Non sopporti, senza soluzione di continuità, in base a qualcuno che sistema, le tue difficoltà. Chissà ci sarebbe forza generatrice sempre disposto ad andare subito dietro alla tua vita? Aiutarti ogni volta che ti occorre aiuto? No, nella vita non funziona così. Qualunque realtà oggettiva, segno, immaginazione, portano un valore. La vita è alla maniera di un gigantesco mosaico. È Dio, l'artista. Non compariamo noi a prendere i ritagli da tenersi attaccato congiuntamente, a stabilire cosa raffigurare. Invece non tutti sono partoriti artisti. Molti devono capire da soli in che modo dare forma al proprio futuro. Devono dar

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   0 commenti     di: giovanni barra


Il sabato sera ideale

Miriam rilegge per l'ennesima volta la quarta riga della pagina del libro, senza capire nulla, incapace di concentrarsi sulla chimica. Il paragrafo che sta tentando di mandare a mente riguarda gli acidi di Lewis, ma lei non si ricorda neppure che cosa sia un acido di Lewis. Era quello che cedeva protoni? O forse cedeva un doppietto di elettroni?
Oh, ma chi se ne importa, la chimica non è assolutamente la materia per lei. E poi, chi ha voglia di studiare di sabato sera?
Miriam chiude il libro e guarda l'orologio a muro della sua stanza. Sono quasi le nove. I suoi genitori sono appena usciti per uno dei loro appuntamenti mondani, mentre sua sorella è in bagno a impiastricciarsi la faccia per uscire con gli amici. Lei sì che non ha pensieri. Lei non passerebbe il sabato sera a studiare neppure se il lunedì successivo avesse l'esame di maturità.
Che vita quella di mia sorella, pensa Miriam. Tutta amici, fidanzati (Miriam ha ormai perso il conteggio dei fidanzati di sua sorella), discoteca e divertimento. Senza mai un pensiero. Senza mai premurarsi di prendere qualcosa sul serio. Lei, Miriam, non ce la farebbe a vivere in quel modo.
No, a lei piace dedicarsi anima e corpo a tutto quello che fa, prendere seriamente le opportunità che la vita le offre e cercare di costruire qualcosa di buono. Qualcosa che le dia delle soddisfazioni. Qualcosa che la faccia sentire importante, che la faccia sentire parte integrante del mondo in cui vive, senza riserve, senza se e senza ma.
La porta della camera si apre. Sua sorella non si dà mai la pena di bussare. Alyssa si ferma sulla porta della stanza.
“Io esco. ” annuncia, laconica.
Miriam guarda Alyssa, troppo scollata, troppo truccata, con le gambe troppo scoperte. Guarda sua sorella e scorge l'esatto contrario di sé stessa. Hanno solo due anni di differenza, ma sono così diverse. In tutto.
“Potresti almeno metterti delle calze. ” tenta Miriam.
Per tutta risposta, Alyssa le fa una linguaccia. Poi ritorna s

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... quattro passi

È una bella giornata e decido di andare a fare quattro passi in riva al mare.
Il litorale della mia città è invitante e molti sono i frequentatori.
C'è chi corre, chi fa arrabbiare alcuni anziani che è riuscito a schivare con la bici e chi con i pattini, chi rincorre un piccolo pallone, chi vende cineserie, chi bisboccia su una panchina e chi si prende quel sole tiepido seduto sulla spiaggia.
Dalla mia postazione, su di un rivido sedile di pietra, guardo tutta quella gente impegnata in quel momentaneo "daffare quotidiano".
Poco più in là una giovane coppietta fa le fusa come due gattini in amore ed è quasi toccante starli a guardare occhi negli occhi che si scambiano chissà quali eterne promesse d'amore.
Alla mia sinistra un vecchietto, pipa in bocca, sfoglia svogliatamente un giornale sicuramente per darsi un contegno senza nemmeno accorgersi che è alla rovescia!
Un altro cammina parlando tra sè e sè lanciando occhiate furtive a coloro che incontra quasi cercasse complicità la suo pensiero.
Verso di me si sta avvicinando un giovane handicappato seduto su una carrozzella. mi passa vicino e incrociando lo sguardo col mio mi lancia un sorriso al quale rispondo con un certo imbarazzo.
L'espressione "pura" del giovane penetra a fondo (e con meraviglia) quanto lo circonda con gli occhi di chi scopre, nell'esistenza, "il miracolo della vita".
Di fronte a quell'immagine quieta di quell'"angelo" che mi ha regalato la sua serenità illuminandomi oltre che il cuore anche la giornata... sorrido.
Ma non avrebbe dovuto essere il contrario?

   5 commenti     di: Bruno Briasco


L'Aquilone

Basta prendere della carta leggera, ma che sia resistente anche, magari di quella un po' plastificata! Il colore? Non fa niente il colore, l'importante è che sia felice! Vorrei stamparci sopra le mie mani, intingerle nella pittura e poi poggiarle sopra la sua superficie. Però papà lo ha sconsigliato: " Con la pittura, o la tempera, rischi di farlo diventare troppo pesante! Oppure se ne metti troppa da una parte rischia di non essere ben bilanciato!".
Papà sa un sacco di cose. È uno studioso, un professore di fisica. Lavora anche come ricercatore all'Università. Quando ero più piccolo non capivo cosa volesse dire. Allora l'ho domandato a lui!
"Papà, ma cosa fa un ricercatore di preciso? Cosa dovete cercare?"
"Praticamente i ricercatori, quando vedono un fenomeno fisico che non si sanno spiegare, ricercano la causa di quel fenomeno."
"Davvero? E come fate? Dove la cercate?"
"Io sono un ricercatore sperimentale, quindi io faccio degli esperimenti. Con i miei colleghi ricreiamo in laboratorio le condizioni che hanno generato il fenomeno e osserviamo cosa succede, misuriamo tutto e scriviamo un resoconto per ogni cosa che vediamo."
Un'ombra di tristezza era calata sul mio viso. Papà la vide e disse "Però ci sono anche i ricercatori teorici!"
"E cosa sono?"
"Loro cercano di immaginare cosa dovrebbe accadere in teoria"
"E come fanno?"
"Vedi, loro hanno studiato tanto, e sanno tutte le regole e le formule che fanno girare il mondo, e sono bravi a mettere tutto insieme!"
"Allora bisogna studiare molto!"
"Esatto!"
Da quel giorno il mio sogno è sempre stato di diventare ricercatore teorico di fisica. E per farlo avrei dovuto usare tutto il mio ingegno per riuscire!
Così, dato che volevo a tutti i costi metterci le mie mani, mi sono messo a pensare a qualcosa che non pesi e che possa macchiare.
Le macchie... la mamma ci ha messo un pomeriggio intero a spiegarmi cosa fossero le macchie! Ha provato a spiegarmelo in tutte le maniere, ma sono riuscito

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   1 commenti     di: Davide Asborno



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