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Racconti fantastici

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Il pianeta della felicità

Non siamo soli in questa galassia... immersa nell’infinito spazio di stelle luccicanti, nell’immenso cielo scuro che come un mantello avvolge il mio terrazzo..
Volgo gli occhi in su e scruto le stelle sperando di vederne cadere una. Eccola! Come una delicata fiammella parte da non so dove, per finire dritta nel mio cuore affinché anch’io, finalmente, possa esprimere il mio desiderio nella notte di san Lorenzo!
Quale potrebbe essere l’oggetto del mio desiderio? Ci sono davvero oggetti e situazioni in grado di rendermi felice? Ma ecco con grande sorpresa che mi accorgo di non poter essere più felice di così,
perché amo tutto ciò che mi circonda, e il fatto stesso di aver visto quella minuscola stella mi ha
colmato il cuore! È con gioia immensa che mi tuffo nelle morbide e calde coperte pensando ancora a quell’attimo che, a mia insaputa, avrebbe cambiato la mia vita.
Avete presente il momento in cui siete tra sonno e veglia? È in quell’istante che un odore sconosciuto inonda la mia camera... vedo un fumo denso e verdastro che fuoriesce dalla presa elettrica facendo sciogliere il carica batterie del mio amato Mp3.
Non ho la minima idea di ciò che sta accadendo e come per pura magia il fumo si trasforma in tre piccoli esseri verdi dai volti buffi che con i loro occhietti spalancati mi osservano. Ci accomuna un’unica cosa: il terrore di avere di fronte un essere completamente sconosciuto. Loro hanno paura di me, io di loro!
Si sa l’ignoto gioca cattivi scherzi, ma non avrei mai pensato che nella mia cameretta si sarebbero materializzati degli extraterrestri, venuti sulla Terra da lontano su di una minuscola stella cadente... e che per giunta parlassero italiano!
“Quanto sei brutta! ” mi dicono disgustati ed inorriditi dalla mia figura. Io sono pietrificata come se la lava del Vesuvio mi fosse caduta addosso... vorrei dire loro di non aver mai visto in vita mia esseri più brutti, ma mi hanno insegnato una discreta educazione e non poss

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   1 commenti     di: Stella Spina


Le due regine

C'era una volta un pianeta ricoperto da una vegetazione folta e lussureggiante e popolato da una gran quantità di animali. C'erano uccelli, rettili, pesci. C'erano animali grandi e piccoli, e c'erano due regine, Vita e Morte.
Vita percorreva le strade del suo regno accarezzando amorevolmente i suoi sudditi o sfiorandoli dolcemente con le labbra. Il suo tocco faceva crescere l'erba, dischiudere le uova e partorire le madri.
Anche Morte percorreva quelle strade dispensando il suo tocco su piante e animali, ma il suo tocco era violenza, guerra e fame, soprattutto fame.
Morte era veloce e Vita era stanca di rincorrerla per costruire e ricostruire ciò che veniva distrutto, così, un giorno, le chiese un incontro per parlare di pace.
Per oltre due ore si parlarono, si spiegarono, cercarono l'una di convincere l'altra. Per due ore non nacque nessuno in quel pianeta e nessuno morì, ma alla fine Morte fu categorica:
- Non dobbiamo fermarci, - le disse e riprese la sua falce per rimettersi al lavoro.
- Aspetta, - la trattenne Vita afferrandola per il braccio - se questa lotta deve continuare lascia almeno che trovi chi mi possa sostituire per un po' di tempo.
Morte le concesse un giorno di tregua e Vita creò due Araldi, in cui infuse tutto il suo potere e tutto il suo sapere. Infine si preparò ad un lungo riposo.
- Dormirò per milioni di anni, - disse loro - Fate del vostro meglio fino al giorno in cui vi richiamerò al mio cospetto e tornerete ad essere parte di me.
Con un sorriso Vita chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo.

Per molti secoli gli Araldi percorsero il pianeta in lungo e in largo toccando le piante e gli animali, rendendoli fertili, facendoli figliare come Vita aveva loro insegnato: i figli come i genitori, un po' come la mamma, un po' come il papà. Qualche volta, raramente, commettevano degli errori. Non si può sempre essere precisi quando si lavora sotto stress. Uno stress che cresceva di giorno in giorno e metteva a dura

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il segreto della famiglia Falciatori

Era estate e papà mi aveva chiesto di andare con lui a curare il giardino della famiglia più antipatica del paese. Nessuno di quella famiglia si faceva vedere in città , se non il proprietario. Tutti i componenti dei mitici Falciatori vivevano reclusi dietro quel grande muro e non uscivano mai di casa. Io non ne avevo proprio voglia ma adoravo mio padre e non potevo deluderlo con un rifiuto.
Mi assopii solo a tarda notte. Non ero per niente felice di andare nella casa del mistero ma quello che non mi faceva dormire era il sospetto che qualcosa di diabolico si nascondesse dietro quel muro.
Al mattino presto mio padre mi intimò di alzarmi in fretta:
-Ci aspetta un lavoro molto lungo e delicato. Il signor Falciatori è molto esigente.
Dopo queste parole la mia fifa aumentò. Papà era un uomo robusto, non temeva niente e nessuno e di sicuro, in caso di pericolo, mi avrebbe difeso. Dovevo solo restargli accanto. Purtroppo non fu così.
Il cancello d'entrata della villa era costituito da una grossa lastra di ferro bucherellata al centro da un disegno a forma di falce.
- È l'emblema del casato- disse mio padre, mentre l'ammasso di ruggine stridente si apriva a stento.
Il viale era cosparso di pietruzze disposte in cumuli informi. L’ erba sembrava la testa di capelli arruffati di una persona che per anni non ha visto né pettine né shampoo. La casa non si vedeva in lontananza: l'aiuola antistante la copriva del tutto. Era una catasta di erbe putride e maleodoranti sviluppate in senso verticale. Girandole attorno, scorsi i muri di quella che un tempo doveva essere una dimora decorosa. La colazione sembrò rotearmi nello stomaco come una trottola e la testa iniziò a correre in una giostra nauseante.
Il respiro si bloccò.
Davanti al portone un uomo dalle dimensioni gigantesche ci stava osservando.
Teneva le braccia conserte e lo sguardo da falco in cerca di prede.
Non osai guardarlo in faccia quando disse:
- E con questa pulce cosa inten

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Hai mai ucciso un topo a mani nude?

In una terra lontana, lontanissima; un luogo popolato dalle razze più disparate, dove noi "umani" siamo quella in minoranza, ogni tanto scoppia una specie di guerra; una guerra spietata, a cui nessuno, di nessuna razza, può sottrarsi! Si tratta di un evento terribile, una mattanza che ogni volta affligge e flagella il nostro pianeta di milioni di vittime... Nessuno ama quest'evento a dir la verità, ma tutti vi prendono parte... Esso incombe su noi tutti come una mannaia sulla testa del condannato a morte (un po' come la vodtra spada di Damocle); e ogni qual volta il nostro Re ci viene a mancare (per un motivo piuttosto che per l'altro, sia esso della stirpe degli Uomini come di quella delle Bestie) questa mannaia si abbatte inesorabile, prepotente e noncurante su tutto il nostro popolo; risvegliando in ogni razza l'istinto cieco e massacratore della supremazia, e trasformando la pacifica coesistenza che ci impegnano a mantenere fra le specie in una carneficina fraticida.

Di queste guerre c'è n'è una ogni generazione: quindi sai che, bene o male, almeno una te la dovrai fare; e, inoltre, non c'è alcun modo per prevedere QUANDO avverrà la prossima: perchè sappiamo solo che scoppierà "esattamente allo scoccare della prima mezzanotte dopo la morte del Re". E pssiamo solo ringraziare il cielo, almeno, che la durata di questi inevitabili conflitti sia circoscritta all'arco di una giornata: "esattamente 24 ore da una mezzanotte all'altra".

Da tempo immemore c'è un oggetto, un orecchino d'oro a forma di campanellino, che con questa cruenta battaglia si tramanda dal regale lobo di un Sovrano a quello d'un altro... Colui il quale allo scoccare della nuova mezzanotte ne sia in possesso, infatti, diverrà il nuovo Re, con buona pace di tutti gli altri... È questo l'unico modo che abbiamo trovato per non creare "territori" o "discriminazioni razziali" nel nostro mondo.
Certo, così paghiamo il dazio di una giornata di caos incontrollato o

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   9 commenti     di: Sam Briacatu


I Dodici segni Zodiacali

Un Mattino Dio chiamò a se i suoi Dodici figli e in ognuno di essi cosparse
il seme della mente Umana. Uno dopo l'altro essi fecero un passo in avanti
per ricevere il dono che era stato loro riservato:

A te Ariete per primo do il Mio Seme a te l'onore di poterlo piantare, Per
ogni seme che pianterai più di un milione ne spunteranno nelle tue mani ;
Non avrai il tempo di raccoglierne i frutti, Sarai il primo a penetrare nei
meandri delle menti Umane portando la Mia Idea ; non è tuo compito però
nutrire tale Idea o metterla in dubbio. La tua Vita è Azione, Inizio ;
affinché tu possa eseguire bene il tuo compito ti farò dono della fiducia in
te stesso ; con Calma Ariete fece un passo indietro è tornò al proprio posto
.

A te Toro do il potere di trasformare il Seme in sostanza il tuo compito è
grande e richiede molta pazienza, dovrai portare a compimento tutto ciò che
è stato iniziato o i semi saranno spazzati via dal vento, Adempiendo a ciò
non dovrai fare domande e non dovrai cambiare idea giunto a metà del lavoro
e sopratutto non dovrai dipendere da nessuno a questo scopo ti farò dono
della Forza; usala saggiamente, e Toro fece un passo indietro e tornò al
proprio posto.

A te Gemelli do le domande senza darti anche le risposte cercherai con
sforzo di comprendere l'alternanza, il vero e il falso ; attraverso la tua
faticosa ricerca troverai il mio dono : la Conoscenza ; Gemelli fece un
passo indietro e tornò al proprio posto

A te Cancro do il compito di conoscere e far conoscere la sensibilità
emotiva, conoscerai il riso e il pianto e svilupperai la pienezza interiore
, non temerla, non nasconderla, a questo scopo ti farò dono della Famiglia
in modo che la tua pienezza possa moltiplicarsi ; e Cancro fece un passo
indietro e tornò al proprio posto





A te Leone do il compito di rivelare al mondo la mia Creazione in tutto il
suo splendore, ma attento all'orgoglio si tratta del

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   5 commenti     di: Giulia Aurora


Il viaggio dell'anima

“Un maledetto viaggio... un maledettissimo, dannatissimo viaggio. Non avrei dovuto accettare! Li avrei dovuti mandare a fanculo sin dall'inizio! Non ho neanche un cazzo di spese di viaggio! Dovevo mandarli davvero affanculo!... già e poi? Rifletti, brutto idiota! Come avresti pagato l'affitto? Le bollette? Che avresti detto a Julie? Lei non sa neanche che hai perduto il tuo precedente impiego perchè un ragazzino laureato con quasi vent'anni in meno di te te lo ha fregato alla grande, spezzando di colpo tutte le tue basi... tutte le tue certezze che ti parevano di cemento armato ed a prova di bomba e sulle quali posavi pesantemente il culo, sono crollate come un castello di sabbia invaso dalle onde; quasi non te ne sei nemmeno accorto fino a che non hai sentito il tonfo ed il male alle chiappe... e dopo vent'anni di onesto impiego statale nel tuo piccolo ufficio postale del cazzo, ti sei ritrovato in mezzo alla strada. Non te lo saresti mai aspettato! Un fottuto bambino prodigio con una pergamena in una cartellina rossa è entrato quel giorno, tutto elegante e leccato di una non ben precisata gelatina in testa, ha chiesto un colloquio e ti ha fatto sbattere fuori... ti hanno detto senza tanti fronzoli che era più adatto di te a coprire il ruolo che avevi coperto per tanto tempo ma la verità la sai tu, la sanno i tuoi capi e la sa anche il nuovo assunto... lui la sa meglio di tutti dal momento che verrà pagato molto più di te per fare molto meno di te... ma così va il mondo adesso... largo ai giovani! Così si dice, no? Ci hai messo poco a realizzare la cosa... almeno sei stato più svelto di altri e non hai pianto come un bambino... in questo sei stato coraggioso. Hai preferito farti un paio di birre nel bar di Sam senza raccontare la tua disavventura... hai fatto un giro in centro ed hai ingannato un'oretta del tuo tanto tempo libero a guardare distrattamente le vetrine dei negozi. Julie ha sempre voluto quel bellissimo cavallo impennato posto in primo piano sulla

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Zzzzzz

Dal muro trapassa il respiro di Dionisio. Appena poggio la testa sul cuscino lo sento come amplificato nelle mie orecchie, il mio cranio viene colonizzato dai suoi sibili lenti, dal suo inconfondibile ansimare. Non riesco a dormire. Il suo respiro sembra non voler uscire più, rimane incollato al mio cervello, lo stringe nella sua morsa. Mi giro e mi rigiro esausto. Fino a quando il contatto con il letto comincia a darmi fastidio e il suo respiro a invadere tutta la stanza, anche negli angoli si infiltra sleale. Cerco di afferrarlo. Ma è composto d'aria. Inafferrabile etere inspirato dai suoi polmoni e prontamente rigettato. Devo uscire. Stanco di questa fastidiosissima condizione. Uscire. Nemmeno un acino d'uva nella fruttiera.
I suoi occhi appiccicati ai miei. La mia mente appiccicata ai suoi occhi. Le mie parole scritte sulla sua lingua. La sua lingua desiderosa della lingua di Greta. Greta cammina con la testa di Dionisio. Dionisio pensa con i piedi di Greta. Io cammino con la testa di Dionisio e penso con i piedi di Greta.
Sono le tre. Mi alzo. Mi vesto. Cammino. Guardo: tutto e' deserto, le strade, che bello vederle vuote; fra tre ore il traffico le saturerà di suoni, fumi, voci, esseri con due gambe ed esseri con quattro ruote, fiati. L'aria è fresca. Pronto ad affrontarlo con la mia pazienza. Lo legherò prima o poi. Troverò il modo.
Lo conobbi lo scorso mese tramite l'inserzione di un giornale locale, un semplice messaggio "affitto appartamento da dividere, buone condizioni" un messaggio fra miriadi di messaggi. Io cercavo proprio un'abitazione per l'inverno.
<Salve, sono venuto a vedere la casa; ho telefonato ieri>
<Prego, prego entra. Scusa il disordine... stavo proprio cominciando a sistemare. Prego... prego... scusa se mi ripeto... ma è una mia abitudine... ho paura... paura che gli altri non capiscano... questo è il corridoio... stretto ma comodo il corridoio... comodo, no?>
Mi limitavo a ridacchiare sottovoce e a guardarlo este

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   4 commenti     di: Gas Disaster



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