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Racconti fantastici

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Le quattro valli

1.
Nella foresta il vento sferzava e Sylos correva in cerca di un luogo per riposarsi, stremato dalla lunga corsa che aveva fatto a causa dei nemici che lo inseguivano. Era iniziato tutto 3 anni fa, quando Sylos aveva ancora 12 anni e da poco aveva appreso dai suoi genitori di non essere come gli altri, infatti secondo la leggenda delle quattro valli ogni 100 anni tra gli umani nasce un bambino appartenente alla razza dei maghi, uomini apparentemente normali, ma dotati di straordinari poteri. Sylos dopo aver ascoltato ciò chiede ai suoi genitori Selem e Mera cosa dovrà fare d'ora in poi, come apprendere i poteri e usarli; loro gli consigliano di andare dal sommo Lodred che conosce e sa tutto. Il ragazzo allora decise di recarsi all'abitazione del sommo ignaro di ciò che lo attendeva; giunto lì bussò alla porta e gli si presentò il domestico del sommo "Devo vedere il sommo Lodred, per chiedergli consiglio" disse Sylos poco prima che un vecchietto si materializzò dal nulla di fronte al ragazzo che indietreggiò spaventato. Lodred era di media altezza con una lunga barba e la testa rasata poteva avere al massimo 95 anni anche se agl'occhi di Sylos ne aveva di più " Io so perché sei qui, nella mia mente ho avvertito che saresti venuto" "Vuoi sapere cosa dovrai fare per apprendere e usare i tuoi poteri" "Tu come fai a saperlo? Sei un mago anche tu?" chiese Sylos "No. Sono un sommo e come tale so e conosco tutto" "Allora se sai tutto aiutami a risvegliare i miei poteri, ed imparare ad usarli" "Non è così facile, occorre molto tempo per risvegliarli e molto di più per saperli usare bene" "Tu puoi aiutarmi?" " Si, ma ad una condizione, devi giurarmi che li userai solo a fin di bene" Sylos rimase un po' perplesso, ma poi annuì "bene, Adesso che me lo hai giurato seguimi, perché prima dovrai conoscere la storia dei tuoi antenati" il ragazzo lo seguì, ma era molto inquieto perché aveva paura del destino a cui era legato. Sylos camminava a passi lenti e decisi

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   5 commenti     di: paolo


La sfera dorata

La voce... e la melodia... che accompagnava la ninna nanna... erano cosi` dolci... ma cosi` dolci... che i nostri protagonisti... non poterono resistere al pesante abbraccio di Sonno... e cosi` infatti... subito si addormentarono. Ma Sonno, che e` sempre coi` stanco... e privo di energia, come al solito, affida subito i suoi ospiti... a chi?
A Sogno, suo fratello! Lui si... che ha sempre tanta energia... e poi Sogno e`.. anche.. un provetto intrattenitore.
Infatti lui, che ama stupire, si mette subito all`opera ed immediatamente e magicamente, come solo lui sa` fare, trasporta i nostri cari amici nelle sue misteriose terre... e.. con i suoi poteri magici... fa` apparire persino dal nulla... una grande... sfera... di luce... dorata.
I nostri amici, che non sapevano... di essersi addormentati... e di essere finiti... nelle mani del mago per eccellenza... si cominciarono a domandare.. prima di tutto dove fossero finiti! Il panorama infatti... dopo tutto sembrava essere cambiato. Non c`era piu` la loro stanzetta verde smeraldo... dalle tendine rosa che piacevano tanto a Susanna... la sorellina mediana.. e poi... che facevano... in piedi... in un... non dove... invece di essere stesi nei loro lettini... E poi cos` era mai... quella strana.. . cosa.. luminosa... che si presentava ai loro occhi... e soprattutto da dove veniva... poiché mai avevano visto una cosa simile... ad occhi aperti. - che in realtà`erano chiusi -
La sfera luminosa... era cosi`bella... che i tre... non potevano fare altro... che guardarla e riguardarla... a bocca aperta... muti... sbalorditi... ammaliati... imbambolati.
Sogno sa` proprio come intrattenere i suoi ospiti... e non perde mai l`occasione per mettersi in bella mostra.. . specialmente... in quel modo.. intrigante... che.. . solo lui sa` sfoggiare.. . aiutando cosi`... anche.. . il fratello Sonno... che ahimè... sembra che non abbia molta fantasia... e quindi non si può` certo... non dire che... Sogno... pur essendo un po` tanto...

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   0 commenti     di: Tullio


504 a. e. Un inizio tra gli inizi

1: ORA TU LAVORI PER ME

L'ultima cunetta fu proprio pericolosa. Irem non se l'aspettava. La ruota davanti rischiò di inchiodarsi e di far capovolgere la moto con lui sopra. Ma il bello dello sport era proprio il rischio. In quegli stretti sentieri rocciosi sulle colline Yumbai, era un vero divertimento per gli amanti del motocross. Alberi, radici, rocce, sassi, dislivelli e quant'altro erano i rischi per i corridori. I genitori di Irem non sapevano che lui disponesse di una motoretta e tantomeno che andasse lassù a rischiare il collo con gli altri ragazzi. Aveva nascosto tutto per bene. Loro non avrebbero acconsentito. Erano solo quattordici anni che vivevano lì, non conoscevano ancora bene quel pianeta. Le sue insidie, gli animali, i pericoli... Poi i signori Arpell erano piuttosto premurosi e protettivi nei confronti dei figli. Soltanto la sorella era a conoscenza dello sport praticato da Irem, solo perché, in seguito a sospetti, lo scoprì indagando. Allora lui la supplicò di non dire niente. Lei accettò ma si raccomandò di stare attento, e gli disse scherzando che ora avrebbe potuto ricattarlo. In effetti qualche favore glielo chiese. Come ad esempio di coprirla quando saltava la scuola per uscire col suo fidanzato. Gli Arpell non sapevano neanche di lui. Come avrebbero potuto accettarlo, un delinquentello, spesso ospite nella caserma di Huston. Passò tutta l'adolescenza a fare il bullo e, anche ora, a diciannove anni, non mancava mai di combinare qualche bravata, qua e là. Piccoli furti, possesso di sostanze illegali, eccetera... Niente di grave, ma comunque una scocciatura per le autorità. Se fosse vissuto una generazione prima probabilmente era già a marcire nel carcere di Speranza. Ma erano vecchi tempi quelli... Quattordici anni dopo le cose su Green Rock erano cambiate parecchio. La popolazione si era integrata bene e quella famosa alleanza con gli "uomini del bosco" aveva reso profitto al progresso. Tutte e due le popolazioni potevano impara

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   0 commenti     di: Mirko Raccardi


Film afrosidiaci

"Si Pinky, all'inizio fù anche il fuoco. Ti ricordi quel fulmine che prese in pieno una parabolica e, come dice il libro di storia che abbiamo visualizzato per studio, contemporaneamente insieme, ci fù la prima fiammata, che l'uomo geneticamente modificato di neanderthal, se la mangio' per riprender vigore. E quello era un elemento primordiale. Come l'acqua, altro elemento che ti ho fatto vedere ieri, a video, che fa tutte quelle bollicine, e quei pesci che ci vivono dentro, che uno mangia l'altro. E quell'alga che ha mangiato quello squalo. E poi la terra, ah la terra! Non ricordo più cos'e', comunque anche la terra, era un elemento. E infine l'aria. Che come sai serviva a tutti gli esseri terrestri, animali e vegetali, a vivere, in un'ecosistema già in crisi... Pinky, ehi Pinky. Si va bene, domani ti parlerò dell'elemento amore-odio che ci mantiene ancora in vita, come entità quasi come virtuali, in questo spazio infinito".
Fu cosi che l'entità madre dette un bacio all'entità figlio, ora che si era addormentato, in quell'istante anche lei era stanca.
Click.
Amore, che film meraviglioso. Mi è venuta voglia di fare l'amore.
Certo cara... ero sicuro del suo effetto. Questi film afrodisiaci a sconto, sono fenomenali, (bacio) vero?
Vero (bacio)... vero!

   2 commenti     di: Raffaele Arena


Il Principe Scomparso

Curhan si guardò attorno per l'ennesima volta.
Fin dove i suoi occhi da elfo riuscivano a spingersi, scorgeva solo enormi sequoie innalzarsi imponenti e maestose sul terreno scosceso e accidentato. Per quanto camminasse da ore, aveva l'impressione di trovarsi sempre nello stesso punto. Non l'avrebbe mai ammesso al compagno, ma sospettava di essersi perso. Del resto, aveva sempre avuto l'impressione che le foreste della Norvegia fossero un vero labirinto.
"Hai con te la mappa, Malhor?".
"Certo, non avrei mai lasciato la città senza portarla con noi".
"Riesci a capire dove siamo?".
Come ogni volta che gli veniva posta una domanda del genere, l'elfo rispose senza nemmeno fermarsi a riflettere.
"Troppo lontani da Nainiel".
Curhan sbuffò. Fra tutti i compagni che potevano accompagnarlo nei boschi che circondavano la città elfica, la sorte aveva scelto proprio Malhor Cuor di Leone, il più codardo fra gli elfi del crepuscolo.
Chiunque avesse visto Malhor per la prima volta sarebbe rimasto certamente intimorito dalla possente muscolatura dell'elfo, dalla corazza spartana, dai selvaggi capelli castani e perfino dagli aspri lineamenti del viso. Malhor aveva tutta l'aria di un guerriero ma Curhan sapeva bene, come ogni altro elfo che abitasse fra le mura di Nainiel, che nel cuore del compagno il coraggio abbondava quanto l'acqua in un deserto.
"Secondo me dovremmo tornare indietro".
Bisbigliando flebilmente, Malhor stette all'erta con fare guardingo. Qualsiasi posto diverso dalla propria casa - certe volte persino quella - gli sembrava una minaccia.
"Indietro?!".
Gli occhi verdi di Curhan traboccarono d'orgoglio, come un anfora piena fin oltre l'orlo. Qualsiasi cosa potesse anche lontanamente ledere il proprio onore di guerriero, infiammava immediatamente il giovane elfo. Per quanto fosse una spanna più basso di Malhor e di ben più esile costituzione, Curhan riuscì a spingere indietro il compagno con lo scudo, fino a bloccarlo contro un albero.
"Scappa v

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Noi gli anti-eroi Capitolo II

Mentre camminavo il sole tramontava e tutto si tingeva di un colore caldo. La vallata e il villaggio che si vedevano in lontananza stavano per essere oscurati dal buio della notte.
Vedere quella sfera infuocata che lascia il posto alla luna mi faceva sentire bene. È solo una mia sensazione e non so per quale stano motivo la notte mi porta ispirazione; viaggiare di notte è la cosa più bella in assoluto. Quando chiusi il cancello del mio castello verso di me era il tramonto. Il mio compagno SORUS non viveva molto distante da me, ma dovevo mettermi in marcia; il sentiero era lungo, tortuoso e sopratutto dovevo percorrerlo a piedi.
Attraversando le foreste che conoscevo come le mie tasche, mi soffermavo ogni tanto ad osservare i dintorni, sia per evitare possibili inseguitori che per diletto personale. La vasta collina era disseminata di pini molto anziani, alcuni abbattuti e il sentiero si trovava in pessime condizioni, forse perche ormai più nessuno osava passarci e nel passare degli anni non ho mai ricevuto visite.
Camminando incontrai le varie creature che popolano la notte; gli animali che di giorno si nascondono, la sera escono un po' come noi anti-eroi. Esse sono le creature meno capite e vagano senza una meta ben precisa, ma a differenza loro io ora ho una meta da raggiungere.
Camminare da solo serve sempre, spesso per pensare. Nei miei viaggi è capitato di esplorare villaggi o città popolate da persone o da eroi e la sensazione non era delle migliori; il comportamento di quest'ultime era completamente avverso al mio passaggio, come se venissimo da due mondi diversi. Ma la nostra era una convivenza forzata; spesso per le strade venivo additato come se fossi pazzo, probabilmente perché venivo riconosciuto e ricordato per il mio passato.
Troppe volte mi saliva la rabbia in corpo e avrei voluto urlare, sfoderare le spade e fare una carneficina, massacrando tutte quelle persone che senza nemmeno conoscere la verità si permettevano di giudicare e maltr

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leone leone non ci sto più con la testa

Non sappiamo cos'è dio - dio stesso non sa cos'è perché è nulla - dio letteralmente non è, poiché trascende l'essere.
(Giovanni Scoto Eurigene)

Le sta davanti. Il suo cuore è intrappolato in una ragnatela d'ossessioni e spettri. Viottoli di morti e lordura infestano i giardini delle sue malinconie. È secca la sua mente, ha fame il suo corpo. E dai pensieri trasudano speranze intorpidite. Le mani strette gli bloccano il sangue. Sta pensando a cosa ha mai fatto in questi anni. Persone venute nella sua casa, persone partite dalla sua casa, sogni andati a male, propositi azzardati, qualche parola scritta. Il fuoco in lontananza sembra un'illusione. E bugia è nel fumo nero dei suoi illeciti. Vorrebbe parlare ma non ne ha la forza. Il volto di lei è nascosto, ma lui lo conosce bene e lo riporta al presente. Dalla terra fuoriescono radici rigonfie che lo trattengono nei passi aggressivi. E nel labirintico suono del suo respiro intravede il pericolo. Tutti sembrano ridere ma nessuno si diverte. Ha dato fuoco ai suoi scritti per porre fine ad un legame. Ora da lontano le grida s'affievoliscono, l'abbandono si fa più dolce. Ed è più facile perdonare chi con l'inganno mise la parola fine a tanto amore. E il vento porta lontano ogni pensiero, ogni ambascia: il vento del deserto che sta soffiando sempre più forte. La terra riarsa ormai mutata in sabbia, polvere e ciottoli, s'innalza in piccoli, ma foschi mulinelli grigi. Ogni tanto un cespuglio rotolante attraversa il sentiero che sempre più difficilmente si scorge, mentre il vento prosegue col suo monotono, continuo sibilo. Lui lentamente avanza coi suoi abiti a brandelli, col volto di lei ancora davanti agli occhi, mentre stancamente si va domandando: "Perché? Ma cosa è accaduto veramente? I figli?". Ma la sua mente non ha risposte coerenti da offrire e si rifiuta di funzionare correttamente, e gli invia solo dei lampi di memoria: due bambini che giocano, un coltello sporco di sangue, il sangue

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