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Racconti fantastici

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La breve storia del tempo e dello sconosciuto

Seduto all'ombra di un abete, un piccolo signore osservava il... nulla.
Un frettoloso signore si ritrovò a passare per quel luogo, di corsa, la mente imbottita di pensieri e gli occhi che guardavano il prezioso orologio che portava al polso.
Passò davanti al piccolo signore, e se questi non lo avesse chiamato
- ehi signore dov'è che corri?
non lo avrebbe nemmeno visto.

- non ho tempo!!!
rispose senza fermarsi e senza guardare chi gli aveva rivolto la domanda.

Il piccolo signore si alzò in piedi e sorridendo gli disse
- attento che te lo stanno rubando.

Il signore allora si fermò e osservando il piccoletto chiese
-cosa?

-ma il tuo tempo, non te ne stai accorgendo? Ogni volta che guardi l'orologio c'è un'altra persona che ti ruba il minuto che hai appena guardato... e la tua vita perde valore, il vero valore, pensaci quando avrai un attimo di <tempo>.

- guardi scusi, ma oggi proprio non ho tempo. Domani forse.

E se ne corse via. Ma il suo domani non ci fu, perché il suo tempo era finito: troppe volte aveva guardato l'orologio.

Un piccolo signore se ne stava seduto all'ombra di un cipresso, osservando il tutto del nulla, vide passare un veloce carro funebre che trasportava un ricco signore, con un bellissimo orologio, che non segnava più il tempo... sorrise,

- glielo avevo detto.
Lentamente sì incamminò osservando l'azzurro cielo, lui il tempo lo conosceva molto bene.

   5 commenti     di: cesare righi


Noi, ultras combattenti. Conclusione

Al triplice fischio arbitrale la follia e l'orrore si strinsero in un bollente amplesso, figliando una spaventosa devastazione. Fu subito il caos totale, senza raziocinio. Il terzo tempo, disputato allo stadio Olimpico di Roma davanti al folto pubblico pagante e acclamante, alle forze dell'ordine benedicenti e intenditrici e alle webcamere telernet moderne e affidabili, fu l'apoteosi della nuova barbarie. Nulla dunque era davvero cambiato negli ultimi centomila anni per la razza umana?
Nell'apparentemente evoluta e moderna società contemporanea, una semplice idea era bastata per spezzare il sottile velo della civiltà sviluppatosi nel corso dei secoli, scatenando i peggiori istinti primordiali. Nemmeno lo stesso Garlasconi avrebbe immaginato il clamoroso successo della sua iniziativa. Perché le moderne violenze regolamentate raccoglievano ormai decine di milioni di spettatori in tutta Europa e si stavano espandendo a macchia d'olio nel mondo intero. E ogni anno migliaia e migliaia di ragazzi affrontavano i provini per entrare a far parte dei vari Ultras Club da battaglia. Ma c'era poi davvero da sorprendersene? Dopotutto il cervello della specie Homo Sapiens Sapiens del XXI secolo era fisiologicamente identico a quello appartenuto agli antichi popoli di cacciatori e raccoglitori di decine di migliaia di anni prima, vestiti di pelle e armati di clava, da cui discendeva. E una volta esauritasi l'ultra millenaria catarsi della guerra tradizionale, ormai troppo disumanizzata per fungere da valvola di sfogo alla naturale aggressività umana, in quale altra maniera gli uomini avrebbero potuto scaricare tale aggressività?
Così, perduto ormai qualsiasi freno inibitore, quella domenica primaverile del 2039 i combattenti presero a scambiarsi botte da orbi senza alcuna remora, sia a mani nude sia con l'ausilio dei vari oggetti contundenti permessi dal regolamento.
"Forza, mettetecela tutta, se vedo qualcuno retrocedere anche di un solo passo, a fine incontr

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   8 commenti     di: Massimo Bianco


La Pietra Nr 3, Nr. 4, Nr5

Sintesi degli episodi precedenti: L'autore trova una strana pietra e la porta a casa
Alcune circostanze inducono a farla ritenere un fossile con proprietà terapeutico-miracolose.
Nr. 3

Che intensità, gli ultimi avvenimenti. Il mistero della rete tranciata, zia Berta ringiovanita e quelle scintille azzurrine. Nemmeno il Signore poteva darmi logiche spiegazioni. Non vacillai, anzi la sfiorai con dolcezza. La Pietra ondeggiò, come se fosse stata scossa da brividi di piacere. L'avevo solo sfiorata! E se l'avessi accarezzata? Un pizzicotto contro la suggestione, ma fu peggio che andar di notte. Stavo dando i numeri. Nei suoi occhi, continuava a giostrare quello scintillio azzurrino e voglia di chiacchierare. Forse era solamente l'effetto dei raggi del sole. Stetti al gioco, cos'altro potevo fare? "Signore, si dice, in giro, che voi non ridete mai." No, non era possibile. Avevo sentito chiaramente il suono di quelle parole. Fortunatamente, non era stata la Pietra a parlare. Di fronte a me stava Jane, la ragazza inglese alla pari. Recava, nelle sue mani, una fumante tazza di caffè. Strano! Normalmente, toccava a me prepararlo, tanto per la dolce moglie, quanto per la nostra deliziosa traduttrice. " Che cosa è successo?" " Signore, vostra moglie ha sfasciato la vecchia Mini-Minor, no, non vi preoccupate, la Signora non ha subito nemmeno un graffio." " Jane, poi... mi spieghi le ragioni per cui vale la pena di ridere". "Che altro si dice di me, in giro, Jane?" Nella tazzina, non era rimasta alcuna goccia della saporita bevanda. " Vostra moglie dice che siete in odore di santità e che le regalerete un'altra macchina." Ognuno si ritrova la moglie che si merita, ma cosa abbia io mai fatto di bello, per meritare una fortuna del genere, non l'ho mai capito. " Non te la prendere e regalale una bella macchina" Stavo solo con la Pietra e non era stata Jane a pronunciare le ultime parole. Scesi in sal

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   3 commenti     di: oissela


82, Washington Road (Episodio 10)

L'automobile avanzava a velocità sostenuta emettendo soltanto un mormorio costante, quasi che non volesse disturbare la silenziosa oscurità che l'avvolgeva. Non c'erano luci sulla statale 19, niente lampioni o catarifrangenti; aldilà della luce dei fari poteva ben esserci un abisso di nulla. In fondo non c'era ragione di illuminare una strada che nessuno percorreva di notte, perché la gente di Rockford non amava lasciare Rockford e il resto del mondo, se proprio si trovava a passare da quelle parti, preferiva seguire la 18 anziché arrampicarsi su quella verruca franosa che era il Monte Weilong, la montagna che stringeva la città tra sé ed il Dead Lake, la gigantesca depressione lasciata da un antico lago secco. Incuneata tra queste due sciagure geologiche, Rockford non era mai una scelta, ci stava solo chi vi nasceva.
<<Io dico che i Nuggets possono farcela>>, proclamò Meltzer dal posto di guida. <<Miami ha quei tre, è vero, ma a Denver non si passa facilmente.>>
Hensenn alzò le spalle e scosse il capo. <<Non mi preoccupano Bosh e James, è quel dannato di Wade il problema, se è in forma non lo ferma nessuno!>>
Nella quasi oscurità del sedile posteriore, Jake si meravigliò che potessero parlare di basket come se niente fosse, quasi che stessero facendo una gita anziché fuggendo dalla morte stessa. Anche loro avevano perso qualcuno, anche loro si lasciavano alle spalle famigliari che nella migliore delle ipotesi erano cadaveri, ma allora perché non piangevano, e perché non piangeva lui?
<<Credo che ce la faremo>>, gli confidò Sarah in un bisbiglio.
Le loro dita erano allacciate, i loro corpi premuti l'uno contro l'altro al centro del sedile posteriore. Appena quel pomeriggio Jake aveva sognato di fare l'amore con lei, quel pomeriggio nell'aula delle punizioni con Double T ed il professor Finnies, si era perso tra i suoi capelli e sulle sue labbra sperando che lei non lo vedesse e desiderando che invece fosse proprio così. Ades

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QUANDO IL CIELO SI APRE

Dove Elisabetta era nata e viveva si rispettavano alla perfezione le regole di tutti quei paesini che un nome lo hanno ma rimangono anonimi lo stesso sino a quando non accade qualche evenienza e se possibile sinistra, che richiama gente da ogni parte: allora i turisti non si contano più…. Oggi tutto riesce mestamente a fare business.
Ognuno conosceva tutti e di tutti conosceva tutto, poiché gli immancabili scheletri nell’armadio veri o presunti non esistevano neanche.
Tutte le mattine, agli angoli delle gradevoli viuzze tristi e rassegnate come una bellissima donna condannata al totale isolamento per un crimine non commesso, le massaie, dopo aver espletato i compiti quotidiani, si radunavano in piccoli gruppi per sfracellare le adolescenti con discorsi più affilati di una lama di Toledo a punizione delle loro scelleratezze di natura erotica commesse nell’oscurità e nell’assoluto abbandono che ogni sera calava come un nero scialle nel piccolo borgo. Il meccanismo di questa operazione era semplice: ogni gruppo, per tacito ed essenziale accordo, eseguiva questo lavoro sulle figlie delle donne dell’altro riunito all’angolo più in basso che, a sua volta, si occupava di quelle appartenenti al gruppo dell’angolo successivo e cosi via.
Una caratteristica era che gli elementi dei gruppi periodicamente si rimescolavano per formarne dei nuovi.
Le ragazze erano prese di mira sino a quando non andavano spose: integre col beneficio del dubbio, sicure con un pomposo corredo che aveva depredato il padre di vent’anni di lavoro. In definitiva due grandezze inversamente proporzionali.
Pertanto, dopo aver consumato quella effimera, piacevole fetta di vita coniugale, da vittime passavano a carnefici.
Con queste trovate si combatteva qualcosa di indefinibile, atavica, che la loro ignoranza e la loro remissione predominante non riusciva a mettere a fuoco né, d’altro canto, nessuno si curava di farlo, di dare una spiegazione a quel senso bello e malizioso che

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Luna, la dama dell'Anello

Luna, un nome piuttosto strano per una persona che non ha mai guardato a fondo le stelle e la luna.
Ma, comunque, questo era il suo nome, il nome di una ragazza che viveva da sola, che studiava all’università e che lavorava nella redazione di un famoso giornale come tipografa.
Luna era alta e magra, i suoi lunghi capelli scuri erano sempre raccolti in un’alta coda di cavallo e i suoi grandi occhi nocciola erano spenti, tristi, malinconici.
Un giorno Luna camminava per la solita stradina, che costeggiava il mare limpido e cristallino, e che lei percorreva sempre a testa bassa, ascoltando le onde del mare infrangersi sugli scogli.
Mentre camminava lenta e tranquilla, un vecchio barbone, con una lunga barba bianca e le sopracciglia tanto folte da ricoprirgli quasi gli occhi, l’afferrò per un braccio e le nascose qualcosa in una mano. Poi la guardò attentamente e la disse:-Sei così bella come la cosa che ti ho donato, ma ti prego di guardare con molta attenzione quell’oggetto e di osservare a lungo il grande vuoto che c’è al centro!-, poi si rimise a dormire su una panchina vecchia e malridotta, coperta da fogli di giornale.
Luna, curiosa, aprì la mano e rimase stupita:il vecchio barbone le aveva donato un anello bellissimo. Aveva sei piccoli diamanti bianchi e luccicanti, ma al centro c’era un vuoto, come se mancasse il diamante più bello, il più prezioso, il padrone di tutti gli altri.
Luna andò a lavorare e decise di seguire le istruzioni del barbone nel pomeriggio, quando sarebbe tornata a casa.
E così fece.
Si sedette sulla sedia nuova di casa sua ed esaminò a fondo l’anello.
Notò che il centro non era vuoto, ma era solo un diamante più scuro, nero, che non luccicava.
La prima cosa che pensò, fu che forse era sporco, allora decise di toglierlo e magari pulirlo per bene.
Prese delle pinzette e dopo un po’ riuscì ad estrarlo, ma appena fece ciò, dal buco nero si sprigionò un’abbagliante luce, che la risucchiò nell’ane

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   1 commenti     di: Sara D'Amico


Non tutte son rose e fiori sfioriti, ci sono anche zucche giganti!

Eccoci finalmente all'interno del museo agroalimentare. Scusi prof., ma l'entrata aveva una forma di zucca... ma noi siamo dentro una zucca, una zucca vuota, riempita all'interno da una serie di stands in cui possiamo insieme osservare alcuni animali, vegetali e anche esseri umani, esistenti miliardi di anni fa su un pianeta chiamato terra. Davvero? Ma certo prof, per esempio, questa zucca fu coltivata in serre cinesi antica popolazione imbarbarita da Mao Tiè tomb. Nel 21° secolo ebbero la fantastica idea, per ridurre la fame di quella popolazione, che poi esportarono il brevetto in tutto il mondo, di mandare nello spazio sementi, che coltivate in serre speciali, furono capaci di crescere, crescere, cerscere, crescere... fino a queste dimensioni.
La prof rimase in ascolto dell'allunno che si sà talvolta, anzi troppo spesso, per fortuna, l'alunno ne sa più della prof, e questo era un CXZY di nuova generazione. Insomma C, continua a raccontare... che oggi non mi son preparata, ieri sera ho avuto un incontro extrasensoriale con un mio parente del XIV secolo. Le dicevo che questa è uno dei pochi esempi di zucca recuperati secondo una documentazione antichissima. Però... e insomma, in pratica queste sementi coltivate all'interno di particolari serre, sulla terra, in cina e in altri luoghi, cominciarono a crescere, crescere... aspetta C, ti riprogrammo... si mi scusi questo l'ho già detto. La zucca in cui siamo ora ha una intelaiatura completamente ecologica.. cioè. E una zucca, e come tutte le zucche vuote, o che appaiono tali, è dura dura dura, e nessuno puo' distruggerla.
Curioso, ma se nessuno può distruggerla non è bio-degradabile. Si in effetti pare sia stata rivestita da un materiale pregiatissimo: il plexiglassacciaioso. Fantastico C, sentito ragazzi? Ragazzi? ma se qui siamo tutti Robot, e poi fa sempre parlare C, va bene che si è innamorata di lui ma il troppo stroppia, e cosi' Fiklenia sparò un raggio addormentapapere verso la prof incompe

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   0 commenti     di: Raffaele Arena



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