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Racconti fantastici

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Su su su

- Cari lettori non potete certamente sapere cosa significa sollevarsi da terra e cominciare a fluttuare nell`aria e volare... Siiii... volare leggeri... contenti... felici! Almeno... fino a questo momento... perche` in questa nuova avventura... i nostri eroi... Tommaso, Susanna e riccioli d`oro, un po` paffutello e teneramente tartagliante Giovanni... ci faranno appunto scoprire come ci si sente... cosa si prova... e che magiaaaaa... sarebbe... se potessimo percorre il cielo... come colombi.. rondini... gabbiani... in un cielo... diventato un parco dai mille divertimenti... anche se devo ammettere... un` avventura... condita... con un pizzico.. di quella sensazione-emozione... che noi chiamiamo.. paura.. per noi umani almeno.. poiche` se noi vogliamo volare... dobbiamo usare : aeroplani... elicotteri o... veloci razzi -
Stretti per mano... i nostri amici... e cullati da una musica piu` andante del solito... Tommaso, Susanna e Giovanni... cominciarono a percorrere il cielo... spiccando il volo.. lasciando il sentiero d`oro zecchino... che si faceva sempre più`lontano... che in un sol momento era già`sotto di loro.. e di molto... E che paura... quando spinti da un brezza burlona.. si vedono salire... su su su... nel cielo... blue blue blue..."Mama-ma-ma-mmamiaaaaaaa" urla Giovanni... tra il contento e l`impaurito... dopo tutto era l`ultimo della fila... e volava sempre un po piu` in basso... rispetto alla sorellina Susanna... ed il fratello maggiore Tommaso."Che belloooooo" invece aggiungeva Susanna... guardando ora in dietro... Giovanni... che teneva stretto stretto per mano.. per rassicurarlo... per poi riportare lo sguardo avanti... verso Tommaso, che la precedeva.. tenendo per mano anche lui... che a sua volta... piu` volte si girava in dietro per controllare che nessuno si perdesse..."Non credo ai miei occhi..." "Ma stiamo sognando o e` tutto vero.."replica Susanna incantata al fratello, che appunto la precedeva in volo ed era un po piu` su`"Mah.. non lo so`.

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   0 commenti     di: Tullio


IL PICCOLO CACCIATORE DI DRAGHI - Capitolo secondo

RICHIESTA DI AIUTO.
In Pangoria, la notte volgeva quasi al termine.
Le spie del Gran consiglio di Corte e gli esploratori del re avevano segnalato dei movimenti di ribelli e mercenari ad ovest della città. Nonostante ciò, le campane delle vedette erano rimaste in silenzio. Era l'ennesima calma che non permetteva ai soldati, e neanche ai cittadini, di abbassare la guardia.
In una stanza del Palazzo di Comando, la principessa Nell era riuscita a dormire solo un po' di tempo dopo il tramonto. Inutile mettersi in piedi così presto, meglio restare a letto e continuare a riposare. Aveva il viso rivolto alla finestra ed un leggero soffio di vento le accarezzava i capelli ed il volto, donandole la piacevole sensazione di freschezza che la natura diffonde in quei momenti prima dell'alba. Tanti pensieri continuavano ad accavallarsi nella sua mente, alternando momenti piacevoli a situazioni sgradevoli e pericolose. Li percepiva così intensamente che probabilmente alla fine riuscì a prender sonno nonostante gli occhi rimanessero socchiusi.
All'improvviso notò una piccola luce che si muoveva lentamente.
<< Che strano... la fiammella si è allontanata dalla candela ed ora si sposta danzando nella stanza. >> pensò nel dormiveglia.
Poco dopo quella fiammella cessò i suoi leggiadri movimenti discontinui per dirigersi lentamente verso di lei, sempre di più. Si avvicinò a tal punto che l'istinto indusse Nell ad abbandonare quella sorta di sogno misterioso, per ritornare alla realtà. Aprendo gli occhi, si ritrovò davanti una piccola fata lucente che le sorrideva, era la sua amica Ferli. L'aveva vista per pochi attimi nella grotta di Sethium, ma sarebbe stato impossibile dimenticare quella piccola creatura dalla bellezza così straordinaria.
<< Ferli! Perché sei venuta qua? >> sussurrò la ragazza, cercando di non svegliare i suoi compagni. Non essendo capace di parlare, la fatina alata rispose avvicinando al suo naso il dito indice rivolto verso l'alto, c

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   4 commenti     di: Carmelo Trianni


Meglio non pensarci

Lei statuaria, con i piedi nella sabbia;ad ascoltare quel canto monotono, che solo il mare sa esprimere. Capelli biondi color buccia di melone. La pelle legermente abbronzata. I suoi lineamenti di una perfezione esaltante. Un leggero broncio traspariva nel suo sguardo insonnolito. Una tiepida brezza alzava i suoi capelli a piccole ciocche, dispetti di un vento con poco fiato. Il naso all'in su' come i suoi seni. Non ho abbastanza maestria per descrivere il repentino susseguirsi di sensazioni che la venere mi trasmetteva. Un attimo, i nostri sguardi s'incrociarono. Mi sorrise. Il cuore mi batteva cosi forte nella cassa toracica; come se ne volesse andare, Il cervello dette il comando alle gambe di muoversi ma queste stentavano. Mi ricomposi e mi avvicinai. Dopo i convenevoli, che mi fecero riprender fiato, lei mi disse:che ne dici se questa sera ci vediamo il tramonto assieme? La risposta fu ovvia. Nell'andarmene inciampai su sdrai ombrelloni vecchie e bambini. Lei se ne accorse ma sorvolo'. In quel spazio di tempo che mi separava dall incontro, non vi sto' a raccontare quanto amavo la vita, gli animali, gli insetti, i fiori e le spine. Tutto mi era simpatico. Verso sera il sole ritardava ad andarsene. Mi era complice. Non potevo chiedere di piu'. Parlammo a lungo. Fra di noi era un intesa di sempre. Un ultimo spicchio di sole. Il mare si fece silenzioso. Lei prendendomi per mano mi chiese di baciarla. Un tonfo, un dolore lancinante. Mi ritrovai giu' dal letto inebetito. Sentii una voce: Claudio va a lavorare e' tardi.



L'era spirituale (ultrapallio) - ultima parte

E così la bellezza, la più percepibile dai sensi, genera quel tipo di innamoramento che fa volare l'anima verso il sovrasensibile, proprio verso quell'idea del bello che a me ha ispirato, dopo l'immancabile cotta (esplorando la vita all'impatto del bello fu subito cotta!), " l'amore del bello":

Solo al pensier sei bella,
Musa divina,
proprio pertanto
son davver folle!
Se ti vedo mi confondo,
poi ti penso e sprofondo,
infin ti sogno, mi risvegli,
l'intera notte insonne
passo tra rime e versi
e così mi spasso
per vederti poesia.
Questo è il mio amor
sempre compresso
tra pensier sensuale
e coscienza morale,
è naturale e conflittuale
da quando ci fu
la colpa originale.
E così tra razionale
e spirituale della donna
a me resta l'ideale.
Son certo, verrà giorno,
presago il cor mel dice,
che in vita rinsavirò,
non più insanirò
e alla luce del bello
per solita mania
sarà eterna follia

e dalla dolce visione di un aspetto divino arriva anche "lo spettacolo del bello":

Musa mia fatale,
vederti
fu splendido abbaglio,
conoscerti
è stata vision del bello,
pensarti
è vera mania,
amarti
sarebbe pura follia,
sognarti
sarà solo utopia.
Convien allor
ammirarti,
sei uno spettacolo
da prima fila
ma per ascoltarti
è d'obbligo
allacciar le cinture
per volar con la melodia
della tua voce
che d'incanto
dona l'oblio
e finanche conduce
alla sublime estasi
della viva luce

da cui si può finanche versificare "la modella del bello":

Eterea mia modella,
sol vivido pensier,
nella tua veste di bello
di Te perduto cervello
un dì sarò il tuo artista.
Non so scolpirti il corpo
da inetto materialista
e non sarai una Venere di Milo,
non so dipingere il tuo volto
e neppur sarai Monna Lisa.
Ma con il pudor del moralista
so ben tratteggiarti l'anima
che in viso ti traspare
con il suo seducente sorriso
e la sua limpida bellezza
in Te è piacente dolcezza.
È questa l'impronta del bello
che da sempre

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La casa dagli strani ospiti

Giornata ideale per inaugurare la nuova casa, arriviamo armati di tutto punto con spazzoloni, secchi, scope, strofinacci.. detersivi e tutto l'occorrente per fare il primo pranzo, in questo gioiello di architettura, incastonato tra le rocce a picco sul mare, con un panorama mozzafiato, i vecchi proprietari hanno portato via tutto il loro mobilio, ma a noi tocca dare una ripulita, più tardi arriveranno i nostri mobili, siamo in quattro io, mia moglie Caterina ed i nostri due figli Luca e Laura, entusiasti di questo acquisto iniziamo il nostro lavoro, cantiamo e scherziamo dopo un paio d'ore ci fermiamo per fare uno spuntino ci mettiamo seduti sulla veranda con vista ed iniziamo a progettare la disposizione dei mobili, riprendiamo il nostro lavoro, io e Luca scendiamo nel seminterrato per controllare che non abbiano lasciato nulla, c'è uno scaffale, che potrebbe tornarci utile, il locale è abbastanza luminoso ma accendo lo stesso la luce, notiamo che lo scaffale è leggermente scostato dal muro e cerchiamo di appoggiarlo alla parete, mentre lo facciamo sentiamo battere dall'altra parte, strano.. Caterina e Laura sono sopra, cosa potrà essere? Appoggiamo l'orecchio alla parete ma non si sente più nulla, riprendiamo a spostare lo scaffale, ed ecco che riprende il battito,"ma insomma!"Io e Luca ci guardiamo negli occhi, prendo un piccolo martello che avevo portato giù nella scatola degli attrezzi e comincio a battere sul muro ma sento che è tutto pieno poi ad un tratto verso il centro, sento che c'è del vuoto, all'improvviso sento che dall'altra parte riprende il battito ora un po' più forte, io e Luca facciamo un salto all'indietro perché ora si sentono anche delle voci!"Aprite! Aprite!"Ma.. chi diavolo c'è dall'altra parte? Ci riavviciniamo ma non si sente più niente dico a Luca di chiamare Caterina e Laura e di portare una torcia, mentre sono solo batto di nuovo con il martello e parlo verso il muro: "Ma chi c'è ?"Dopo qualche secondo anche se un po' soffo

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   4 commenti     di: leopoldo


Terra inospitale

Il Mondo percorreva il suo irregolare tragitto nello spazio sidereo. Le due stelle brillavano splendenti nel cielo, prossime allo zenit. Nabi, il lontano astro principale del sistema binario, irradiava impassibile la sua abbacinante luminosità bianco giallastra. L'assai più prossimo Evon, intorno al quale il Mondo orbitava, donava al pianeta un più gentile ed evanescente chiarore aranciato. Insieme, i due ardenti corpi celesti provocavano spettacolari e a volte perfino impressionanti giochi di luci e ombre.
Nella fascia abitabile boreale era una giornata già abbastanza calda, intorno ai centotrenta gradi, ma nel primo pomeriggio la temperatura sarebbe di certo salita. Benché fosse esteticamente assai fascinoso, il Mondo era una terra inospitale, troppo arida, desolata e inclemente per permettere perfino alla civiltà dominante di mantenere una popolazione numerosa. In tutte le immense pianure che si dipartivano dalle poderose ed elevatissime catene montuose nord occidentali vivevano, difatti, poche migliaia di individui, appartenenti ormai ad appena sei clan familiari. Eppure si trattava dei luoghi di gran lunga più fertili del pianeta.
Jamiel era il più giovane maschio adulto degli Astar, uno dei due clan più prestigiosi superstiti. Percorreva la vallata laterale mano nella mano con Zais, la sua adorata compagna, risalendo il corso del rombante fiume di zolfo. Jamiel amava profondamente Zais ed era felice di unirsi in matrimonio con lei. La cerimonia era programmata al centro del vasto cratere meteoritico posto ai piedi del massiccio montuoso più elevato. L'evento si sarebbe però verificato assai più avanti nel corso di quella lunghissima giornata, allorquando Evon avrebbe eclissato Nabi. Prima di iniziare i preparativi del gioioso evento, le famiglie avevano quindi concesso agli sposini il tempo necessario per approfondire la reciproca conoscenza.
Jamiel sperava di tutto cuore che Zais rimanesse soddisfatta del rendezvous, perché se al termine di

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   7 commenti     di: Massimo Bianco


IL PICCOLO CACCIATORE DI DRAGHI - Capitolo primo

DANIEL

Era un tardo pomeriggio come tanti, in una regione che un tempo veniva chiamata "Terra fra due Mari". Il sole ripiegò ad ovest per consentire all'ombra degli alberi di allungarsi a dismisura, ed un folto gruppo di corvi si posò sulle rovine di quello che un tempo era stato un grande tempio, lasciando presagire nulla di buono.
Poco distante, un piccolo cacciatore aveva deciso di allontanarsi dal resto della famiglia per raggiungere un luogo particolare con la speranza di catturare una pericolosissima creatura...
<< Daniel! Dove vai? >> chiese suo fratello.
<< A caccia di draghi! Tornerò prima del tramonto! >> rispose il bambino in modo rassicurante senza neanche voltarsi.
<< Stai attento piccoletto! E non ti allontanare troppo! >> ribadì il primo di rimando.
Daniel era un vivace bambino di undici primavere, ma in cuor suo si considerava già un piccolo e coraggioso cavaliere, sempre pronto a proteggere i più deboli con l'aiuto della sua invincibile spada.
In realtà, i draghi che combatteva erano piccole ed innocue lucertole e la sua arma era una spada costruita da suo nonno semplicemente unendo due fascette di legno di misure diverse. Paladini e cavalieri in brillanti armature, leggende di draghi, maghi malvagi e principesse da salvare... queste storie lo avevano da sempre affascinato.
Quel giorno il piccolo Daniel era molto contento: si stava allontanando dalla casetta dei nonni per andare a visitare un'antica tomba che si trovava in un campo poco distante. Alcuni contadini ne avevano parlato con suo nonno la sera prima; si trattava di tombe scavate nel terreno, una delle quali conteneva oggetti probabilmente appartenuti ad un antico guerriero. Per loro erano solo stupidaggini ma per Daniel era l'occasione giusta per andare a visitare il luogo dove giacevano, da moltissime primavere, i resti di un valoroso cavaliere, forse un autentico cacciatore di draghi.
Quando arrivò in quel campo abbandonato non trovò gli altari di marmo, stat

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   6 commenti     di: Carmelo Trianni



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