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Racconti fantastici

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ORLANDO

Corre sempre più velocemente, il mondo.
Il 24 dicembre corre anche tanta gente alla ricerca dell'ultimo regalo, e anch'io, pigramente, devo cercare un regalo per Natale! Per l'unica persona alla quale sono uso fare regali: me stesso.
Vedo il mio regalo seduto proprio di fianco a me, al bancone del bar dove ho deciso di affogare nella birra analcolica quello che resta del pomeriggio.
È bellissima! Per quello che può contare l'opinione di uno cui le donne piacciono tutte, certo…
Direi un metro e settanta, vagamente soprappeso, capelli neri, foltissimi, tagliati a spazzola e occhi scurissimi, che essendo, come universalmente noto, lo specchio dell'anima, definirei da urlo. Ah, dimenticavo di citare i fianchi larghi da fattrice e il seno quinta misura o giù di lì. Insomma proprio il mio tipo! Tra l'altro in ovulazione, il mio fiuto è infallibile.
Mi presento, io e il mio sguardo da Peter Falk:
- Chiedere cosa ci fa tutta sola una bella ragazza come te al bar è tacchinaggio volgare e scontato, vero? Meglio sbattere le ciglia e dirti Mi chiamo Orlando, sei deliziosa, posso offrirti l'aperitivo?
- Grazie per i complimenti e per l'aperitivo, Orlando. Mi chiamo Vera. Però devo deluderti, purtroppo. Sto aspettando visite.
- Mi auguro meno piacevoli della mia, stellina, sai, io sono un tipo geloso.
Così dicendo allargo un sorriso a 31 denti e una capsula davvero irresistibile. Vera mi avvolge con uno sguardo che manifesta quanto meno simpatia. Meglio che niente.

Nel frattempo entrano nel bar tre ragazzoni biondi, alti e grassocci che, con la delicatezza propria di un caterpillar, si piazzano tra me e Vera. La mia reazione, al momento, è un semplice sbuffo di insofferenza.
- Vè, vieni fuori, si parla meglio senza zanzare intorno!
Ad aprire bocca è stato il più alto dei tre, guanti di pelle e codino sbiadito sulla nuca, aura da capo branco. La zanzara sarei io.
Vera torce le labbra disgustata:
- Devo finire di bere, prima! Abbiamo quant

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Brandelli di vita dannata di Christopher Hancock

I primi anni della mia nuova vita da vampiro furono un incubo; ero dilaniato per la perdita della mia amata famiglia, ancora adesso, a distanza di 365 anni, ogni tanto la mia mente vola inseguendo il loro ricordo, l'immagino lassù, liberi e sereni nel Regno dei Cieli.
Lassù, immersi e illuminati da una luce che mai conoscerò.
Miei adorati genitori e fratelli, vi prego voltatevi, non guardatemi mentre rubo vite a ignare vittime e soprattutto non giudicatemi; non l'ho scelto io, non posso tornare indietro.
Il tempo passa e anche se il dolore più profondo non può essere rimosso, poco alla volta impari a conviverci.
Pensare alla mia famiglia mi riportava seppur per pochi istanti alla mia esistenza umana, pochi istanti per poi rendermi immediatamente conto di aver perso per sempre la mia essenza vitale e di nuovo precipitavo negli abissi oscuri in cui ero relegato.
Catherine, la mia creatrice, mi è sempre stata pazientemente vicina, fu in grado di capire il senso di smarrimento in cui mi trovavo. Mi aiutò ad accettare la mia natura. Era estremamente saggia ma anche molto misteriosa.
Catherine dannò la mia anima senza chiedere alcun permesso. Certo è terribile, ma una vita umana, con la sua fragilità, può esserlo altrettanto.
Il conte William Harvey alle volte era veramente insopportabile con la sua arroganza. Amava ostentare e vantarsi delle sue ricchezze. Spesso mi scontravo con lui, ma Catherine trovava sempre il modo di farci riappacificare. Nonostante tutto, gli ero comunque grato, mi aveva accolto nella sua casa nell'elegante quartiere di St. James's e grazie a lui potevo condurre una vita agiata.
Vita, che assurdità!
Non dovrei nemmeno pronunciare questa parola, io, che vivo nella morte.
Sophie, la mia pseudo-sorella vampira, all'inizio della sua trasformazione si nutriva esclusivamente di sangue di cani e gatti randagi, nemmeno Catherine riuscì a convincerla ad assalire gli umani; diceva che era innaturale, che mai e poi mai avrebbe com

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   6 commenti     di: Kartika Blue


La tua morte mi fa bella

Come tutte le ferie degli anni trascorsi, anche queste decisero di passarle insieme. Lavoravano nella stessa Ditta, il primo lavoro, mai cambiato. Serena nell'ufficio amministrativo, Michela al centralino, Michela era cieca. Aveva trovato in Serena un'amica sincera, tanto da non poterne fare a meno, non per svolgere le normali azioni giornaliere, li se la sbrigava egregiamente, era per lei una presenza importante, il sapere che c'era rallegrava la sua sveglia la mattina, anche se il nuovo giorno aveva, per lei, lo stesso colore della notte. Erano ognuna un punto d'appoggio per l'altra, Serena, un viso d'angelo in un corpo sgraziato, disarmonico, il classico triangolo, spalle strette, bacino immenso, seno neanche a parlarne, ma in compenso pancia da vendere, bersaglio di scherno da sempre, nonostante, per contrasto, avesse quei lineamenti dolcissimi, circondati però da capelli simili alla canapa. Sembrava quasi che il suo creatore, sbigottito da quel volto, avesse voluto punirla. In ogni caso aver subito per trent'anni canzonature da ogni parte aveva indurito la sua scorza, una corazza che teneva lontano tutti, tranne Michela, l'unica persona amica della sua vita, di tutta la sua vita. A lei voleva veramente bene, mentre per gli altri c'era solo odio, anche se l'amica provava in tutti i modi ad addolcirla, a volte anche con un tiepido successo. In uno di questi rari momenti aprì il suo cuore a Maurizio, una speranza sfiorita appena lui rese noto di avere una moglie, attutita appena dalla promessa di lasciarla, e lei ancora aspettava.
Partirono il primo di Agosto, con l'auto di Serena, che ovviamente le assomigliava, trascurata e dimessa, oltre che piena di ammaccature, come curava di se stessa così trattava la sua vettura.
Lasciavano il proprio appartamento al quarto piano di un piccolo palazzo alla periferia di Pavia per recarsi nelle Marche, avevano deciso di abbinare il mare alla cultura, la destinazione di solito la decideva Michela, solitamente più risolu

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   2 commenti     di: ivano51


E.. se la verità fosse in un sogno?

Notte, di nuovo la notte.. presto torneranno i miei sogni ma, anche gli incubi, che mi accompagnano da quel giorno;certo, era iniziato bene, una splendida giornata di sole, ed una passeggiata in montagna, aria pura e panorami da incorniciare, eppure me lo ero imposto"mai da solo in montagna!"che sarà mai! Ho sempre incontrato gente e faccio sentieri battuti, vado! Lascio l'auto ad appena 200metri dall'inizio del sentiero ed inizio la mia escursione, la pioggia del giorno prima ha smosso qualche pietra ma il sentiero è agibile, l'odore ancora persistente che lascia la pioggia sul terreno è particolare su queste radici e sul muschio, respiro a pieni polmoni e salgo;Dopo appena 10 minuti sento in lontananza ma riconoscibile un lamento umano! Mi affretto per quanto possibile, vista la difficoltà di quel punto del sentiero e mi avvicino sempre di più alla fonte d'origine del lamento;comincio a scorgere una sagoma tra gli alberi, devo scendere molto attentamente, ci sono pietre smosse da poco e, fango che rende il percorso scivoloso, mi avvicino sempre di più e do una voce al malcapitato: "sto arrivando! Coraggio!"Faccio altri due passi e.. si apre il vuoto, precipito e la caduta sembra non fermarsi mai, è buio ed è il vuoto! Non ci sono pareti, niente solo il vuoto, respiro a fatica, luce, vedo luce sotto di me, la caduta rallenta, sento aria calda che arriva da sotto, sono quasi fermo, no non può essere è un incubo! Tocco dolcemente il suolo, mi guardo intorno, c'è gente che cammina frettolosamente e non si cura di me, non si accorge neanche da dove sono arrivato, guardo in alto e vedo che si tratta di un foro di aereazione.. sono in una stazione della metropolitana! Vicino a me c'è una scala mobile che scende, sono in un lungo corridoio, ad un tratto in mezzo a tanta gente scorgo un volto familiare, conosciuto, è Anna sta scendendo la scala mobile la chiamo ma non mi sente, scendo anch'io ed arrivato alla banchina la scorgo tra la folla e le do un'altra vo

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   1 commenti     di: leopoldo


La leggenda di Maria e Giuseppe

Maria e Giuseppe si misero in viaggio, verso l'Egitto. Maria era incinta del Bambino. salirono sull'asino, e s'incamminarono. per via, la gente che li incontrava, li guardava e poi diceva: povera bestia, due di loro sulla groppa!
allora Giuseppe pensò di scendere e proseguire a piedi, per non far stancare la bestia. così fece.
la gente che li incontrava, li guardava e poi diceva: ma tu guarda! lei è giovane e sta sull'asino, e quel povero vecchio cammina a piedi!
allora Maria pensò di scendere dall'asino, per far salire Giuseppe, e proseguire a piedi. così fecero.
la gente che li incontrava, li guardava e poi diceva: ma tu guarda! lui è uomo e sta sull'asino, e quella povera ragazza incinta, a piedi!
allora Maria e Giuseppe pensarono di proseguire ciascuno con le proprie gambe, compreso l'asino. così fecero.
e la gente che li incontrava, li guardava, e poi diceva: ma tu guarda quelli quanto sono fessi! hanno un asino e camminano a piedi!



Il ladro di sogni

questa volta non raccontero' la trama del mio libro, questa volta ho deciso di raccontarvi come è nato il mio libro. e' dal 2010 che cerco una storia interessante da pubblicare e finalmente nell estate 2014 è arrivata. ero a casa a mangiare come sempre, era quasi mezzanotte e stavo vedendo un film che ora non ricordo il nome, ma non è importante. quel film mi ha dato l'ispirazione per il mio libro. il libro si intitola il ladro di sogni, ora vi riportero' i 16 capitoli

1. il lago
2. sofia
3. demetria
4. donatella
5. il varco
6. gnomi, folletti e fate
7. il ladro di sogni
8. il labirinto dei ricordi
9. il giardino dei desideri
10. il ponte delle 3 ombre
11. il castello
12. il mio nome è josen!
13. la regina
14. baratto
15. ritorno nella realtà
16. i sogni diventano realtà

   2 commenti     di: gianluca


Nightmare

Cielo di mille colori, trombe che annunciano un'altro nuovo livello di esistenza. Le nuvole soffiano insistentemente sul sole adirato dal frastuono provocato dai tuoni. Angeli si stringono le mani in una serie di movimenti rassomiglianti una danza mentre demoni assetati di sangue vendono caramelle ai bambini sul ciglio dell'ormai putrida strada. Enormi alberi spinati si fanno largo lì dove un tempo c'era la folta boscaglia e le piante si attorcigliano tra di loro formando un erbaceo muro vivente. Losche figure si aggirano indisturbate tra le strade piene di crepe, cartacce e lattine di coca accompagnati dall'inconfondibile e stonato verso di migliaia corvi che scrutano attentamente ogni singolo angolo della città. Antiche profezie escono dalla bocca di una piccola e dolorante vecchietta seduta su una panchina. Un terremoto scuote la terra, onde altissime invadono gli spazi, tornadi travolgono ogni cosa e una voce familiare si ode nel caos: "Claudio svegliati, è ora di andare a scuola"... che noia la realtà!




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