Nell'antico medioevo si trovava dispersa nella profondità del bosco leggendario una dolce fanciulla. Aveva circa 27 anni, gli occhi azzurri, un bellissimo vestito rosa dalla gonna lunga e il cappello, con due punte, di seta che le copriva le orecchie e la testa con i capelli raccolti. Il sole stava per tramontare e la sua anima penetrava pian piano, nel buio intenso della notte. Il cielo era offuscato dalle nuvole e ogni tanto si vedevano fulmini seguiti da tuoni, finché non cominciò a piovere, fortemente e si alzò un vento violento. Smeralda sentiva i brividi era sempre più impaurita, nonostante ciò continuava lo stesso a camminare per ritrovare la strada di casa.
All'improvviso comparve dal nulla, davanti a lei, una bestia orribile. Era un orco con il volto duro, spietato e peloso. Bocca con denti enormi, occhi infuocati, che scintillavano nel nero e profondo buio, della notte. Alto e molto grosso, come un animale, alzò le zampe e violentemente cercò di catturarla. Lei si allontanò, ma non riuscì a scappare, lui le afferrò le braccia e con forza la portò nel suo luogo segreto. Un motivo valido non c'era, era solo un mostro cattivo, che faceva versi da animale e la paura che provava Smeralda, non la sentiva e non la viveva nessun altro. L'angoscia scoppiava dentro di lei come i fulmini e l'acqua cadeva dal cielo come le sue lacrime scivolavano fuori dal cuore e dagli occhi, mentre era obbligata a seguirlo.
Era quasi l'alba, quando sotto la pioggia battente, che non aveva perso la minima intensità, raggiunsero una grotta enorme. L'entrata era un po'nascosta dagli alberi, ma quell'orribile bestia la portò ugualmente all'interno, scaraventandola poi in terra, si ritrovò così dietro le sbarre.
Intanto al castello, si accorsero della sua lunga assenza e ordinarono ad un cavaliere, di andare a cercarla. Uscì così a cavallo con mantello e spada, per imboccare il sentiero, che raggiungeva il boschetto. Purtroppo non fece in tempo a raggiungerlo, che f
Uno splendido giorno una strega passeggiava nel bosco.
Siccome a lei piaceva tanto fare gli scherzi, decise di farne uno a un topolino che passava di li.
La strega voleva fare un incantesimo nuovo, volle provare a fare in modo che il topolino potesse diventare uno che faceva ridere.
E così fece.
Quando arrivò a casa, il topolino voleva bere, ma si accorse che la sua bottiglia non si apriva. Cercò in tutti i modi di aprirla ma il tappo era troppo resistente.
Alla fine, con uno sforzo, riuscì a stappare la bottiglia, ma il tappo gli andò nell'occhio. Lui non vedeva più niente e quando, barcollando per il colpo e con un solo occhio buono, uscì da casa, cascò in un secchio d'acqua rovinando poi a terra per uscirci.
La strega, che stava guardando, si mise a ridere e disse:
" Ah ah ah aaaaahh ora però sto esagerando!"
" Meglio annullare la maledizione!"
E il topolino poté vivere felice e tranquillo.
C’era una volta un asinello. Non pensate che avesse chissà quali ambizioni, era un asinello che ogni giorno trasportava i pacchi che il suo padrone gli caricava sulla groppa dalla baita in montagna al mercato, giù, a valle.
Era un asinello ammaestrato e molto intelligente e ormai il padrone gli lasciava fare il tragitto da solo, per poi passare a prendere il denaro dai mercanti a fine settimana.
Accadde un giorno che mentre era soprappensiero l’asinello sentì sotto al suo zoccolo qualcosa di tagliente. Era un pezzo di vetro.
“Dannazione!” " Esclamò " “Chi ha lasciato qui questo coccio? Deve essere stato sicuramente un ubriacone! Da oggi lo porterò sempre con me, per ricordarmi di non bere se mai avessi voglia di farlo.”
E con un gesto abile del muso, afferrò il pezzo di vetro e lo infilò in una delle sue sacche che aveva sulla groppa.
In un allegro periodo della sua vita condivise tutti i giorni la strada che portava al mercato con il cavallo del fattore vicino del suo padrone e con lui il tempo volava. Parlavano del più e del meno, dei loro sogni, dei loro amori.
Ma un giorno il fattore arricchitosi comprò un altro cavallo per raddoppiare la merce trasportabile e da quel dì il cavallo suo amico non aveva occhi che per il suo simile.
L’asinello si sentiva profondamente triste e anche rabbioso. Vide sul sentiero un vecchio ferro di cavallo. Lo afferrò e lo mise nella sua sacca.
“Sono contento dopotutto. Ho imparato che non bisogna mai fidarsi di nessuno. Pensavo fossimo amici, ma solo perché facevamo lo stesso sentiero. Non dimenticherò facilmente”.
Il tempo passava e l’asinello continuava a raccogliere oggetti che gli ricordavano episodi della sua vita, continuando ad accumularli nella sua sacca, sicuro che un giorno gli sarebbero serviti.
Ormai aveva con sé un frammento di bastone di quel giorno che il padrone lo aveva picchiato ingiustamente, perché pensava fosse stato inefficiente ed invece era il mercante che aveva
Un giorno mentre era lì in loro compagnia, come al solito, vide apparire dal nulla una donna. Con una graziosa naturalezza si avvicinò a loro volando lentamente con le splendide ali di farfalla colorate. Aveva gli occhi azzurri e i capelli molto lunghi, che le coprivano tutto il corpo, anche se aveva un costume aderente e un corpo dalla forma perfetta. Sorrise e rimase sospesa nell'aria come un angelo, mentre Catherine sorpresa contraccambiava il sorriso salutandola. I folletti l'accolsero gioiosi e si alzarono saltando e facendo capriole per la gioia.
Loro la conoscevano, era la vera principessa dei folletti, quindi l'emozione delle emozioni, si presentò a Catherine e loro la chiamavano mamma. Il suo nome era Nett e diventarono subito amiche. Anche lei si posò sull'aiuola ed era felice nel vedere che i folletti avevano fatto amicizia con una ragazza sincera e gentile.
Parlarono un po' mentre i folletti giocavano, Nett le racconto che aveva dei poteri magici delicati e in una primavera di tanti anni fa, fece germogliare tanti fiori speciali, dai quali quando sbocciarono nacquero i folletti. Sono nati così e rimarranno per sempre della stessa età, anche se sono molto saggi e questo deriva dalla loro particolare magia, che io in parte gli ho donato, per questo mi chiamano mamma. Catherine ascoltò tutto con stupore e poi le raccontò la sua storia, ogni cosa che aveva vissuto, in un riassunto, ma soffermandosi al problema che la faceva soffrire molto. Lasciò cadere qualche lacrima e Nett allungò la mano sfiorando la sua.
Vedendola soffrire le disse di confidarsi, buttando fuori tutto il dolore, perché si sarebbe sentita meglio, così le raccontò come si era sciolta la tenerezza nel cuore di Daniel e di cosa aveva visto nei sotterranei, riferendosi alla zia. Nett aveva sentito il suo dispiacere e voleva aiutarla, così la consolò dicendole: -Vedrai che risolveremo tutto non preoccuparti. Lei le sorrise e la ringraziò, anche per i piccoli folletti, che
Era una notte buia e nuvolosa, in cielo non c'era neanche una stella e anche la luna si nascondeva nell'ombra del mistero. Dopo una passeggiata Lia si accorse che stava diventando nuvoloso ed era tardi, così si avviò verso il ponte del lago per tornare a casa.
Era un grande ponte moderno con corrimano e sbarre, sotto c'era una ferrovia protetta da reti metalliche. Lei adorava quel posto pieno di ricordi, fin da piccola lo attraversava con piacere anche se prima era di legno e aveva uno aspetto più antico, ma tutto può cambiare nella vita. Osservava spesso il lago e l'acqua tranquilla le accarezzava il cuore regalandole serenità.
Si fermò un istante, appoggiò le braccia al corrimano del lago, guardando il cielo con un sorriso anche se mancavano le stelle. Dispersa nei suoi pensieri, abbassò la testa e si coprì un attimo il viso con le mani sfiorandolo e sentendosi molto rilassata. Si sentiva sola, in quel'atmosfera notturna, ma con il cuore pieno di gioia e speranza.
Nel lago c'erano due bellissimi cigni bianchi e con il becco arancione, lei non li aveva notati per il buio. Erano un maschio di nome Delì e una femmina di nome Delè. Uno davanti all'altra, piegando il loro lungo collo creavano teneramente un unico cuore e fioriva un profondo amore, immagine spettacolare della natura. Delè era molto emozionata e provava sensazioni bellissime, lui la faceva felice e l'atmosfera cambiò improvvisamente. Il cielo si schiarì, scomparvero le nuvole e le stelle risplendevano con la luna nell'immenso cielo. Se ne accorse anche Lia e si mise a contemplare con serenità.
Delì voleva rendere quel momento ancora più romantico, mostrando a lei il suo splendido volo e cercandole un pensiero.
-Aspetta qui Delè, torno subito!
-Dove vai, non mi lasciare sola
-Vedrai tornerò con una sorpesa!
Delì partì in volo e Lia lo vide subito salire verso il ponte riconoscendo che era un bel cigno, purtoppo sbagliò destinazione e finì incastrato con il corpo ne
Negli strati più bassi della fortezza di Hohenzollern, in una notte in cui le tenebre chiamarono il vento e il vento chiamò a se tuoni e pioggia, si tenne un solenne concilio di Eterne Regine.
Sirias regina delle streghe, chiamò a raccolta tutte le streghe della terra. Una grave minaccia si stava addensando sul loro futuro.
" Sorelle, streghe, regine delle tenebre, mai una così grave minaccia si era accostata a noi.
È giunto un grido di pericolo, un vento amico ce lo ha fatto sentire da un oscuro futuro. Ognuna di noi corre il pericolo di andare incontro alla morte ".
Le streghe stipate all'inverosimile nella fortezza si chiesero cosa mai avrebbe potuto sopraffare il loro potere e il loro regno di tenebre. Nulla nella storia secolare aveva mai rappresentato un pericolo
per la loro stirpe di regine delle tenebre.
" Questa minaccia ha un nome, e il suo nome è Inquisizione ".
Tuoni e fulmini, tempesta e turbine fece coro a quest'annuncio così sinistro.
" Io Sirias regina delle streghe, decreto che dall'odierno anno domini 965 nessuna strega potrà mostrare in pubblico la sua magia ne artificio. Nulla di magico potrà svolgersi alla luce del sole, né potremmo vendere la nostra magia, mettendo così in pericolo se stesse o le altre sorelle. Ciò che ho decretato sarà vincolante per ogni strega. Chi violerà questo comando sarà perseguitata dal consiglio delle Madri Scure ".
Da allora in poi le streghe si mischiarono alla gente comune. Molte di loro smisero di usare la magia e si limitarono a vivere come comuni mortali, in case comuni, come mogli comuni. Sapevano bene che la minaccia sarebbe stata lunga e potenzialmente capace di eliminare ogni strega.
In una sera del 1398 verso la strada che da Orleans portava a Parigi una giovane e spaventata donna correva a perdifiato. I suoi abiti erano stracciati e il suo viso tumefatto per le molte cadute della sua corsa atterrita.
Alla fine cadde a terra senza forze.
Elisabett percorreva la stessa strada.
nel bosco dei non so, nacque un sapientone. La mamma non sapeva come fosse nato, improvvisamente lo trovò nella culla che piangeva. Quando il marito le chiese: perchè piange quel bambino? Lei non potè fare altro che rispondere: non so!
Anche se non seppero mai come arrivò in casa loro, lo crebbero come se fosse il loro figlio. Unico figlio perchè la natura aveva fatto sì che loro non ne potessero avere.
Quel bosco era strano, qualsiasi domanda venisse posta, la risposta era sempre la stessa: non so!
Il bambino crebbe bello e sano, gli occhi più azzurri del cielo, il sorriso luminoso come la luna d'estate, i capelli chiari più della luce del sole. Lo chiamarono... Nonso.
Nonso, non riusciva a capire come mai in quel bosco nessuno mai sapeva nulla. tra tutti gli abitanti del bosco, sembrava che solo a lui interessasse conoscere i perchè.
Un giorno, stanco di tutti quei non so, chiese alla madre come mai nessuno rispondeva alle sue domande. Ella lo guardò un po' stupita e gli rispose: non so, chiedilo a tuo padre.
Cosa che lui fece immediatamente. Ma anche il papà rispose:non so, ma a te cosa interessa avere risposte?
Nonso riflettè un attimo, poi guardando soddisfatto suo padre rispose: non lo so. E se ne andò via felice e contento.
Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie
Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia