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Favole per bambini

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[Senza titolo]

nel bosco dei non so, nacque un sapientone. La mamma non sapeva come fosse nato, improvvisamente lo trovò nella culla che piangeva. Quando il marito le chiese: perchè piange quel bambino? Lei non potè fare altro che rispondere: non so!
Anche se non seppero mai come arrivò in casa loro, lo crebbero come se fosse il loro figlio. Unico figlio perchè la natura aveva fatto sì che loro non ne potessero avere.
Quel bosco era strano, qualsiasi domanda venisse posta, la risposta era sempre la stessa: non so!
Il bambino crebbe bello e sano, gli occhi più azzurri del cielo, il sorriso luminoso come la luna d'estate, i capelli chiari più della luce del sole. Lo chiamarono... Nonso.
Nonso, non riusciva a capire come mai in quel bosco nessuno mai sapeva nulla. tra tutti gli abitanti del bosco, sembrava che solo a lui interessasse conoscere i perchè.
Un giorno, stanco di tutti quei non so, chiese alla madre come mai nessuno rispondeva alle sue domande. Ella lo guardò un po' stupita e gli rispose: non so, chiedilo a tuo padre.
Cosa che lui fece immediatamente. Ma anche il papà rispose:non so, ma a te cosa interessa avere risposte?
Nonso riflettè un attimo, poi guardando soddisfatto suo padre rispose: non lo so. E se ne andò via felice e contento.

   2 commenti     di: cesare righi


Il cavaliere immortale

Secoli fa in una grande e bellissima isola viveva un cavaliere di nome Danel, uomo di straordinaria bellezza con capelli ricci e neri, una lunga treccia laterale che ricadeva sulle spalle, occhi blu, fisico possente. Egli era ammirato da tutti gli uomini e voluto da tutte le donne e per il rango che possedeva avrebbe fatto la fortuna di qualunque famiglia. Ma c'era una donna, una sola nel suo paese che neanche lo guardava, la bellissima figlia di un ceramista chiamata Helen, una ragazza con lunghi e ondulati capelli castani, occhi verdi, fisico snello e seducente. Rimasta presto orfana, viveva insieme ad un fratello maggiore molto geloso e protettivo, aveva imparato presto l'arte paterna e viveva umilmente ma dignitosamente del suo lavoro. Danel si era accorto della sua freddezza quando un giorno era venuto ad acquistare delle maioliche e non aveva visto in lei alcun fremito di femminile desiderio, quando invece per strada donne di tutte le età avrebbero desiderato solo parlargli. Ora il bel cavaliere era un tipo capriccioso e siccome Helen era l'unica ragazza non attratta da lui si era deciso a sedurla, così cominciò a frequentare assiduamente la sua bottega e poi a farle la corte in modo aperto e deciso, destando stupore e invidia. I genitori di lui lo criticarono aspramente, perchè secondo loro avrebbe dovuto aspirare all'amore di una nobildonna, ma quando il figlio mostrò loro la bravura magistrale delle porcellane e delle maioliche prodotte da Helen, nonchè la travolgente bellezza della ragazza si quietarono perchè dopotutto era una ragazza onesta, abile e bellissima e aveva perciò diritto ad un buon partito. Non passò molto tempo che Helen si fece coinvolgere dalle attenzioni del cavaliere e gli concesse la sua mano. Il di lei fratello però era molto sospettoso e non credeva che Danel amasse sinceramente la sorella perchè di solito i nobili sposavano i loro pari. Il re del paese aveva una figlia di nome Yamira, una principessa, come Danel molto

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IL temporale

Vivevano in una graziosa villetta un bambino di nome Kevin, di sette anni, e Giulia di quattro.
Dei due fratellini, Kevin, era appassionato di mostri. Nella cameretta che divideva con sua sorella, aveva ogni genere di esemplare fatto di gomma. Un mattino Kevin era in classe e durante la ricreazione, indossò una maschera orrenda e si andò a nascondere in bagno per mettere paura ai più fifoni. Soprattutto alle bambine.
Difatti poco dopo, arrivò la sua fidanzatina di nome Sindy con la sua amica del cuore. Parlavano tra di loro così accanitamene da non accorgersi che le attendeva un brutto scherzo. In verità, Kevin non sapeva che dall'altro lato della porta c'era anche la sua amata. Quando le bimbe si chiusero in bagno, Kevin salì sulla tazza del water e con indosso quella maschera orribile sbucò dal muro dove c'erano le bimbe. Le spaventò talmente tanto che, le poverine si misero a correre in preda al panico. Quando il bimbo si accorse che una delle vittime era la sua Sindy, si tolse la maschera e correndogli dietro la raggiunse per scusarsi.
Ma fu tutto inutile, perché Sindy promise di non rivolgergli mai più la parola.
Kevin col passare del tempo tentò di farsi perdonare in mille modi ma, senza risultato. Così decise di farle un regalo un po’ più impegnativo. Il mattino seguente si presentò in classe con un ciondolo a forma di cuore e lo mise sul banco di Sindy.
Questo ciondolo non lo aveva comprato. Ma rubato alla sua sorellina che, gelosamente lo custodiva in uno scrigno. Era un regalo avuto dal suo filarino di nome Eric.
Nemmeno con questo dono ottenne il perdono della sua amata che, non solo rifiutò il ciondolo ma gli disse, che doveva lasciarla in pace una volta per tutte.
Avvenne ancora un altro episodio spiacente che complicò la nostra storia. Oserei dire, in modo preoccupante.
Quando il mattino seguente Kevin rimise a posto il ciondolo, vide che sul pavimento c'era la sua figurina preferita. Avendo intuito che sua sorella poteva

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   4 commenti     di: Maty' Sessa


Il fiore dell'amore (seconda parte)

Era un momento stupendo, Gaia era molto commossa, e non faceva altro che osservare il fiore e lui. Gilberto sembrava indifferente ma era solo un modo per nascondere le emozioni, dentro di se sentiva il cuore battere forte e cominciò a sbattere le ciglia per il completo imbarazzo di lei che lo osservava. Si avvicinarono alla panchina e si accomodarono, lui le disse se poteva darle un bacino sulla guancia e lei gli fece cenno di si con la testa, così ci fu il primo contatto tra loro. Un attimo dopo lui disse sorridendo: "Ora tocca a te". Lei era un po' intimidita e indecisa, ma quando si avvicinò invece che sfiorare la sua guancia scivolò direttamente sulle sue labbra. Si scambiarono uno splendido bacio profondo che durò un istante, ma in Gaia c'era la speranza che continuasse per tutta la vita come l'acqua della cascata continuerà a cadere in eterno.
Si alzò uno splendido arcobaleno che rendeva ancora più magica l'atmosfera e Gilberto propose a Gaia di andare a fare un giro insieme in moto. Gaia rimase sorpresa, non se lo aspettava, perché non era mai salita su una moto con un ragazzo, ma lo aveva sognato. La trovava una bella idea e non voleva rinunciarci così anche se intimorita decise di accettare.
Gilberto le diede il suo casco per proteggerla da ogni pericolo e salirono sulla moto. Lui davanti e lei dietro che si attaccò fortemente alla sua schiena. Accese il motore e Gaia sentì una forte vibrazione dentro di sé dovuta all'emozione. Gilberto partì così cominciò il loro giro, salirono e scesero affrontando mille tornanti. Gaia sorrideva e contemporaneamente chiudeva gli occhi per il timore, ma essendo attaccata a lui si fece coraggio e affrontò la situazione. Si convinse ad aprire gli occhi per godersi il panorama, Gilberto non andava tanto veloce e lei si sentiva una principessa a cavallo con il suo principe ed era felice.
Finita quella splendida corsa in moto Gilberto l'accompagnò a casa. Si salutarono armoniosamente e lei rientrata a casa

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   4 commenti     di: sara zucchetti


L'incantesimo

C'era una volta una grande giraffa che una sera andò a dormire.
Mentre dormiva, arrivò una piccola fatina che voleva avvicinarsi per fare amicizia. La fatina però era così piccola che la giraffa, quando russava, la faceva volare via impedendole di arrivare fino a lei.
La fatina provò più volte ad avvicinarsi, e alla fine, pensando che la giraffa lo facesse apposta, si arrabbiò, e le lanciò un incantesimo.
La mattina seguente la giraffa si svegliò piccola.
"E ora come faccio!" Disse la giraffa."Essere piccoli sembra portare solo guai. Uffa!"

Andò quindi a cercare l'orso saggio che le disse:
"Sarà stata di certo la fatina che si sarà arrabbiata perché lei è brava, ma è permalosa e non capisce noi animali, ti avrà lanciato un incantesimo!"
"L'unica cosa che devi fare - le consigliò l'orso- è restare sveglia tutta la notte e se arriva parlarle."

La giraffa restò con gli occhi aperti tutta la notte, ma quella volta la fatina non poté venire.
Quando la giraffa lo capì, era distrutta dal sonno, ma si era fatto già mattina e quindi si svegliò.
Dal tanto sonno, mentre mangiava, a un tratto cascò nel piatto.

La notte seguente, finalmente, la giraffa riuscì a parlare con la fatina, che la fece tornare normale.



La leggenda del santo ingollatore

La leggenda del santo ingollatore

Nel piccolo paese di *, incastonato nell’interno dell’isola, la vita trascorreva in modo assolutamente normale, tanto che potevi sentire, fin dalla piazzetta principale, le rimostranze di qualche pecora pascolante nelle campagne d’intorno, od anche il boaro intento a riprendere?" con mugghiî ancor più volitivi?" la vacca indecisa od il mulo lavativo, oppure, ?" perché no?" con orecchi ben’attenti, si poteva pur sentire la blandizia lisciante d’una brezzolina odorosa sull’erbe svogliatizze e indolenti.

?" Ahhh! Oggi càuru c’è..! 1?" poteva benissimo fare uno.

?" Èccaromio, càuru, càuru, chi ’buòi fari? 2 altrettanto bene poteva rispondere un altro.

Ma c’erano anche altre possibilità:

?" ’Gnura Gì, ch’àma ’fàri, è pronta ’p’a ’gniziòni? N’allistièmu? 3

?" Ka sì, sì, ’ronna Cuncè… pari ch’attruvàstuvu ’u spàssu, pirciànnumi ’u cùlu a ’mìa..! 4

Insomma, così dialogavano?" normalmente?" le finestre, arroccate fra i vicoletti serrati del paesello, le cui stradine spettinate s’aggrovigliavano in punto di raggiungere la chiesetta Madre.

***

Don Giovannino Crocetta, ?" inteso “’U ’Zìu Canna”, per il suo proverbiale talento di piegarsi ad ogni soffio accidentale di nuovo vento avverso, dimodoché la carena sua non avesse a temere (Dio ne liberi!), là per là (sai com’è), l’oltraggio di spezzarsi?" era un picaro nostrano, bello tondo, bassottello, di scimmiesca complessione, vile alquanto se del caso di tirar fuori i... corbelli, e in aggiunta molto facile a conoscer da lontano, per la camminata sua sbilenca che tirava un po’ da un lato.

Superata giovinezza senza troppo dar fastidio né alle cose né agli animali, approdò all’età di mezzo risolvendosi di dare, alla sua persona corta, un chiarore di sapiente, un odore di gran saggio, una specie di brillio... guadagnato con il tempo.

In paese, a dire il

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La stanza proibita (prima parte)

C'era una volta, una graziosa bimba di nome Nicole. Aveva gli occhi azzurri, i capelli biondi e lunghi che accarezzavano le spalle, come onde di mare poco mosse. Aveva circa dieci anni e viveva in una splendida villetta con il padre. La villa era molto grande, con un cancello in ferro decorato e due colonne di marmo, dove sulla cima c'erano le statue di due leoni seduti. Poi un incantevole giardino fiorito seguiva un sentiero che portava alla porta d'ingresso.

Il padre era un uomo serio e aveva un valore nella società, con capelli corti e baffi neri. Era molto affettuoso e affezionato a Nicole, perché aveva perso la madre da piccola e non ricordava nulla di lei, aveva solo un ritratto, che spesso osservava nel corridoio, dispersa nei suoi tristi pensieri. L'ammirava molto, perché era una bella donna e ne sentiva tanto la nostalgia. Purtroppo il padre era spesso in giro per lavoro e lei rimaneva con la balia e la servitù per la cura della casa.
La balia si occupava della sua istruzione e oltre ad istruirla, le dava lezioni di pianoforte con le quali lei sfiorando i tasti faceva vibrare dolci melodie e poi le dava lezioni di danza.

Una sera non riusciva a dormire e si sentiva sola, agitata e aveva più paura del solito. Aveva accanto il suo gattino come tutte le sere, ma non bastava così decise di uscire dalla stanza e andare a cercare qualcuno. Era buio, ma non accese la luce del corridoio, si prese un piccolo lumino e si avvicinò al quadro della mamma.
In giro non c'era nessuno e decise di osservare per qualche minuto il quadro, ricordando la sua dolce mamma, per farsi forza. Era una donna graziosa, bionda come lei e dagli occhi verdi, il viso delicato e un sorriso sincero. Aveva un piccolo ciondolo, che portava al collo di colore azzurro a forma di fiore.

Accanto al quadro, c'era una stanza, dove le era stato vietato di entrare, lei non osava neanche provare ad aprirla durante il giorno, perché sapeva che era chiusa a chiave. Era molto curiosa,

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   13 commenti     di: sara zucchetti



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Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie

Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia