Il Cuntu è stato il prodotto narrativo più comune pur nella sua disperata e disperante ingenuità della Civiltà contadina la rivela meglio di un saggio di sociologia. Gli ingredienti ci sono tutti: la speranza, la miseria, la superstizione, la tristezza, la magia, la religione, il lieto fine. Questo cunto, uno dei tanti, veniva raccontato dagli anziani la sera dopo il pasto. si ripeteva all'infinito, ogni volta lo stesso ed ogni volta nuovo, perchè il cuntastorie aggiungeva sempre qualcosa o toglieva se aveva fretta di andare a dormire, incurante delle proteste di quanti di noi ricordavamo le parti del racconto tagliato. Auguro buona lettura a quanti avranno la pazienza di addentrarsi nel racconto.
C'era 'na vota 'na viduva, lu maritu murennu l'avia lassatu cu tri figli nichi e idda mischina cu granni sacrifici li purtava avanti. Amuninni chi vinni lu tempu chi li picciotti avianu divintatu grannuzzi, allura la matri li riunii e cci fici un beddu discursu:
"Figli mei, sinu a quannu atu statu nichi, ju cu granni sacrifici haiu mantinutu a tutti, oramai siti granni perciò un pezzu di pani agghiri dintra cci l'aviti a purtari".
Lu granni si fici avanti.
"Dumani matina prestu, mi nni vaju a la chiazza, sutta lu roggiu di lu spitali, dunni fannu l'omini pi ghiri a travagliari e videmu si mi capita la jurnata".
Accussì fici. La matina prestu chi cc'era ancora scuru, lu figliu granni si nni ju sutta lu roggiu dunni si riunianu tutti l'omini chi circavanu travagliu e si misi ad aspittari chi un patroni lu chiamassi pi fari la jurnata.
Mentri lu picciottu era dda chi aspittava, di la chesa vicina nisciu un parrinu chi avia dittu missa, s'avvicinau a iddu e cci dissi:
"Beddu giuvini, vò travagliari"?
"Certamenti signuria, sugnu ccà a Ddiu e a la furtuna, spirannu chi quarcunu mi chiama pi farimi travagliari, accussi pozzu purtari pani a la casa".
"Cci vo veniri cu mia a travagliari"?
"Macari a Ddiu, si vossia mi cci porta ju cci vegnu vulinteri e cci di
Sveglia ragazzi, il sole è già alto. Ho visto Enrica la scimmietta, lanciarsi di liana in liana dirigersi alla tana di Ras. Venite andiamo a vedere che novità ci sono.
Silenzio e attenzione a serpenti e coccodrilli. Stiamo tutti vicini, anche se siamo venuti con il treno della fantasia…non si sa mai!
Ecco Enrica, occhio vispo e musetto simpatico, nascosta dietro un grosso ramo, si sta gustando una banana e non perde d’occhio l’ingresso della tana di sua maestà.
- Grauuuuuu- ecco Ras che se ne esce. Terribile, il suo ruggito sveglia tutta la foresta. Dolcissimi bambi ancora piccini si avvicinano alla mamma tremanti. Cuccioli d’elefanti barriscono impauriti, impala dal corto codino iniziano a correre in tutte le direzioni. Una nuova giornata è iniziata e forse qualche abitante di Kisangani non vedrà il nuovo sorgere del sole, ahimè, così è la vita della giungla. Ecco Ras, sentiamo che ha da dire.
- Leonino, vieni inizia la tua istruzione. Grauuu, oggi tutti gli animali della foresta sentiranno il tuo terribile ruggito. Forza vieni.-
Eccolo, quel grazioso musetto, esce dalla tana titubante, circospetto, guarda il papà con gli enormi occhioni azzurri e trotterellando felice gli si avvicina. Si struscia contro la possente zampa emettendo fusa come fosse un gattino.
Ras, lo allontana dolcemente da sé e guardandolo amorevolmente gli ordina con tono autoritario
-Ora, fammi sentire un bel ruggito, voglio che tutti sappiano chi è mio figlio, ma… ma… dove sei Leo?-
Enrica sporgendosi da dietro il ramo che la cela alla vista di Ras, dice con voce divertita
-Maestà, ecco, ho visto il terribile principe dirigersi al fiume-
-Che dici sciocca se era qui un attimo fa!-
-sì ma ora è andato da quella parte e penso stia facendo colazione-
-Grauuuu-continua Ras innervosito- colazione con che stupida scimmia, se non gli ho ancora insegnato a cacciare.-
-Hi hi, venga a vedere- risponde questa saltando velocissima da un ramo all’altro.
Ras la s
Una notte, all'apparenza come tutte le altre, era la notte di Halloween.
Nella foresta l'orso si era travestito da scheletro e il lupo da mummia.
Durante quella notte un cinghiale, che era nella sua casa, aveva così tanta paura che quando suonarono alla sua porta pensava che ci fosse uno Zombie.
Pensava che intorno alla casa ci fossero delle mummie.
Al cimitero, però, c'erano degli Zombie veri. Uno di essi s'incamminò verso la casa del cinghiale e bussò alla porta.
Il cinghiale disse: "Smettila scimmia!"
Ma in realtà non era la sua amica scimmia e lo capì quando la porta si aprì.
"Se tu non sei la mia amica scimmia, allora chi sei?" Disse il cinghiale.
Lo Zombie rispose: "Mi chiamano tutti zombie."
Il cinghiale, dallo spavento, scappò via per sempre e lo Zombie capì che quella era una bella casa quindi poté stare li per sempre.
E se la Monotonia fosse la madre della Costanza, chi sarebbe il padre di tanta bellezza e chi la zia?
Queste si che sono domande essenziali?
Riproviamo
Quando in una vita apparentemente Monotona nasce il sole della Dignità?
Direi meglio
Monotonia era incinta, una gravidanza mal sopportata la sua, erano ormai cinque mesi che quel seme non voluto le si era impiantato in grembo.
La donna non gustava più nulla della sua vita, ogni giorno era identico al precedente e alla vista del domani, il suo cuore non fremeva neanche più.
Quante volte si era chiesta che senso avesse quella vita priva di ogni emozione, e la risposta era sempre la stessa: la sua vita non aveva alcun senso.
I mesi trascorsero, tra un si e un no, tra un forse e un ma, tra uno sbuffo ed un non so, tutti proferiti senza esser profondamente sentiti, ma come spesso si suol dire il suo parlare era solo di facciata al profondo scoramento che le devastava l'anima.
Un mattino tra i tanti, giunse a farle visita sua sorella Pazienza rientrata da un lungo pellegrinare, e con lei restò sino al momento del parto.
Il sole splendeva alto il giorno in cui Monotonia diede alla luce la sua splendida bambina, e il primo vagito della piccola la scosse tanto profondamente da ridestarla come da un sonno profondo.
La bambina era figlia della luce e quando Monotonia la guardò per la prima volta in volto non ebbe alcun dubbio nel scegliere il nome:
Ti chiamerai Costanza. - Disse Felice.
Monotonia uscì dall'ospedale stringendo al petto la sua piccola Costanza, mentre Pazienza la precedeva facendole strada.
All'uscita dell'ospedale un enorme mazzo di fiori ostruiva il passaggio alle due donne, che sorprese quanto infastidite tentarono d'oltrepassarlo, ma improvvisamente videro sbucare da dietro il padre della piccola Costanza, Dignità.
Monotonia non credeva ai suoi occhi e tra le lacrime raggiunse Dignità, l'unico uomo che avesse mai amato, ed insieme stringendosi in un cald
Oggi ho fatto un sogno.
Ho visto il mondo attorno a me ridursi in poltiglia e gli uomini rimanere attoniti, con gli occhi sbarrati e assenti, come se fossero lì a chiedersi cosa fare, a come sopravvivere ora che il mondo non li avrebbe più aiutati.
Soli.
Riuscivo a vedere all'interno degli uomini; gli adulti erano coperti di melma e polveri scurissime e pesanti, facevano fatica a muoversi e a parlare e cercavano disperatamente di rivolgere la parola ai loro compagni.
Invano.
I bambini erano trasparenti, erano così leggeri che non avevano alcun problema ad alzarsi e volare via.
Così gli adulti rimasero da soli, lasciati a perire sotto il peso delle loro preoccupazioni.
I bambini fuggirono dal mondo che si chiamava Realtà, e senza nessuna difficoltà atterrarono sul pianeta Fantasia, dove tutto era più etereo, più leggero e più bello. Emanavano una luce dorata e percepivo il loro sorriso dentro la pelle. Ad un tratto la luce si fece più intensa, ed ebbi una visione, come di stelle e luna che giravano all'impazzata senza fermarsi, emanando ad ogni giro un raggio sempre più intenso. Una melodia dolcissima mi entrò nella testa e vidi tutto ciò che non avevo mai visto prima; realizzai che tutta quella gioia non era mai stata lontana da me, che quella melodia non mi era del tutto sconosciuta.
L'avevo solo dimenticata.
Erano i tempi in cui i bambini con l'aiuto dei grandi si costruivano i giocattoli da soli. Le femminucce preferivano le bambole di pezza, fatte con le stoffe avanzate. I maschietti, i mezzi motorizzati realizzati con i rocchetti di legno delle macchine da cucire. Ma lui è più grande e queste cose gliele hanno raccontate i suoi genitori.
Ricco di queste conoscenze, decide anche lui di costruirsi un giocattolo amico. Non perché di amici non ne ha, ma questo, lo vuole speciale, come lui lo desidera. Semplice, allegro, e capace di stare zitto anche di fronte a sfoghi esagerati.
Così Filippo, un ragazzo sedicenne, amico di tutti per il suo carattere tranquillo e accomodante, decide di avventurarsi in questa bellissima esperienza. Pensa che ti ripensa, ma non gli viene in mente niente. Allora decide: deve nascere tutto per caso. Così un giorno tornando da scuola, vicino dei cassonetti dell'immondizia scorge il suo primo pezzo... un lampadario.
La cosa che attira Filippo è appunto la parte terminale. Una gigante palla di vetro bianca. Si appropria di quell'oggetto così importante per lui, e insignificante per gli amici che lo deridono. Ma indifferente e determinato come sempre, li ignora e va avanti per la sua strada. Conserva gelosamente questo oggetto e lo ripone in luogo sicuro. Ogni sera prima di addormentarsi, pensa al suo nuovo amico e di quante parti ancora gli mancano.
Un giorno, osserva la mamma che prepara la lavatrice per il bucato e si accorge che il contenitore del detersivo è un fustino di cartone, lungo e rotondo. Quello è il busto per il mio compagno, pensa Filippo. Ma l'attesa è lunga perché quel fustino di Dash lo trova sempre pieno. Il tempo passa veloce e Il ragazzo e' distratto da altri pensieri. Ora che il fustino e' vuoto, la mamma, fa notare a Filippo che gli ha accantonato quel pezzo a lui tanto prezioso, così Filippo si precipita ad archiviare un altro pezzo importante.
Lui sempre coinvolto dai tanti amici c
"Hai un fratello gemello e dove si trova?"
"Sì, lui controlla le emozioni che provocano la tristezza e si trova nella grotta accanto."
"Voi vivete divisi?"
"Sì spesso, per questo ci sono dei cambiamenti di umore. Momenti di gioia intensa e attimi di dolore profondo, che vengono sentiti a seconda di come regoliamo le emozioni. A volte però siamo insieme, quando si prova felicità e tristezza nello stesso momento."
"E quando può succedere?"
"Per esempio, quando ami qualcuno. Amare ti rende felice, ma se non sei amato, ti rattristi contemporaneamente."
"Allora possiamo raggiungerlo c'è una via di uscita?"
"Certo e c'è anche un collegamento con l'altra grotta."
Così cominciarono ad avviarsi, per raggiungere l'altro folletto e lei sentì la serenità risplendere nel cuore sempre di più.
Intanto, nella grotta accanto, Martino incontrò l'altro folletto, sentì subito un po'di angoscia in gola, ma cercò di far finta di nulla e mandarla giù, anche se non ci andava.
Si avvicinò e lo salutò con gli occhi pieni di lacrime. Martino lo salutò e gli chiese: "Perché piangi?"
"Perché sono il folletto della tristezza."
Senza accorgersene anche gli occhi di Martino cominciarono a lacrimare mentre diceva. "Io un motivo per piangere l'ho, non so cosa fare per liberarmi. E tu che motivo hai?"
"Io non ti posso aiutare e mi dispiace tanto."
"Ho capito, allora possiamo solo piangere in due e condividere il dolore, così sarà meno difficile da sopportare."
" Sono d'accordo."
"Intanto continuiamo a camminare, anche senza sicurezza, alla fine qualcosa cambierà."
Passo dopo passo, Smeralda e il folletto raggiunsero la fine della grotta. Una fresca arietta già si sentiva e raggi di sole cominciavano a illuminare di più l'ambiente. Il folletto indicò la strada per entrare nella grotta accanto, ma Smeralda sentiva già le voci di Martino e dell'altro folletto, che si avvicinavano. Si preparò per incontrarlo, finalmente, un po'emozionata. Lui invece non sa
Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie
Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia