username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Favole per bambini

Pagine: 1234... ultimatutte

La decadenza nel pollaio

Beccodiferro, un gallo calvo fu eletto re nel pollaio fra il giubilo di molti polli, pollastre, pulcini e galline: "Diventeremo liberi e tutti ricchi di becchime con magnifiche feste danzanti e notti balleri-ne".

Passò del tempo e non contento del suo aspetto decretato dall'età, si fece ricrescere la cresta, anche se l'intensità della foresta nella sua testa fu in verità assai modesta.

"Poco becchime da pagare, e vi prometto che non vi lascerò preda della fame" così prometteva nei suoi canti giornalieri, mandando tutti a letto, ma cominciando fin dal mattino presto.

Aveva oltre al becco anche artigli rapaci, capaci di rubare grandi quantità di becchime, evitando di versare la sua parte nel fondo comune, ed occultandoli in altri pollai con filosofia d'accumulo alla sua affine.

La Legge, però, riuscì a beccarlo, e non poteva essere altrimenti in un pollaio. Lo condannò alla pena prevista per quel reato, ignobile per ogni abitante della gabbia, ma soprattutto per un gallo eletto re, e che maggiormente acuì anche la rabbia. Molti pensarono: "Non regge" e perse, infatti, la reg-genza, ma era previsto che fosse decretata anche la sua decadenza dal Gran Consiglio dei Saggi, il solo che poteva fare le leggi della Legge.

"La decadenza è ingiusta e la Legge lo perseguita" cominciarono a starnazzare da mattino a sera, polli, pollastre pulcini e galline, tutti terrorizzati dalla sola idea di poter perdere il loro lauto pasto di becchime aggiunto.

Alla domanda di un suo pulcino: "Mamma, perché dicono che è ingiusta quella legge che anche loro hanno votato, ritenendola giusta?" la gallina rispose, "Pulcino mio, il punto è che siamo in un pollaio, dove la decadenza è decisa soltanto da polli, pollastre, pulcini come te e galline come me".
Poi, sollecitandolo gli disse: "Preparati, e corri lesto, devi andare a sentire cos'ha da dire e cosa pro-mette Beccodiferro, prima che arrivino le sette, lo sai, noi andiamo a dormire presto".



La stanza proibita (terza parte)

Caro diario, anche oggi sono qui e mi sento in colpa. La malinconia e la mancanza di Mary, nonostante è passato un po' di tempo, è sempre angosciante. Tu mio grande amore sei sempre nel mio cuore e vivrai con noi, perché oggi la nostra piccola bimba, che hai dato alla luce con tutto il tuo amore, compie sei anni. È bella e graziosa come te, ti assomiglia sempre di più, anche nel carattere, molto tranquilla e per niente capricciosa, insomma un vero angioletto. Fra poco inizierà a studiare, le farò sfiorare i tasti del pianoforte come facevi tu e danzare leggermente nell'aria, imparerà a scrivere, a contare e tante altre cose, sarai soddisfatta di lei. Io purtroppo devo lavorare e non sono sempre con lei, ma quando sono qui le regalo tutto l'affetto che ho nel cuore, perché solo lei è la mia ragione di vita. Senza di te non potevo vivere, ma lei mi dà la forza di reagire e sentirti vicino per vivere serenamente. Tanti saluti John.

Nicole, rimase splendidamente commossa, dopo aver letto queste parole, non aveva ancora capito perché il padre le aveva nascosto tutto, ma sentiva quanto aveva bisogno di confidarsi con quel diario (regalatogli dalla mamma) che lo faceva sentire più vicina a lei. Senza pensarci girò subito qualche pagina e arrivò al suo ottavo compleanno.

Caro diario, è finita anche questa giornata, nel bene e nel male, non ho nulla di nuovo da raccontarti, ma nel mio cuore fioriscono dolci ricordi di pensieri, che volano liberi nella mente ed è impossibile catturarli perché si tuffano nel cuore. Sto pensando a quella splendida giornata e vorrei tanto riviverla nel cuore, Nicole non c'era ancora, ma io e Mary avevamo un appuntamento soli. La portai sul lago, a fare un pic nic, lei aveva uno splendido vestito azzurro, un cappellino dello stesso colore con un nastro e un ombrellino per il sole. Era davvero graziosa, anzi bellissima, stare insieme con lei mi faceva provare intense emozioni, eravamo seduti sul prato l'uno accant

[continua a leggere...]

   4 commenti     di: sara zucchetti


Ferdinandea

C'era una volta un'isola, una piccola isola che nessuno vedeva. Era molto timida ed era rimasta sotto il mare. Non proprio sprofondata negli abissi, ma giusto un po' sotto il pelo dell'acqua per non farsi vedere: una mezza dozzina di metri.
Era in una posizione favorevole, riusciva a non essere vista, ma vedeva il cielo pochi metri sopra di lei e vedeva il passaggio del mondo che viveva tra la superficie ed il suo suolo.
Poteva vedere pesci, delfini, polpi ed anche gli uccelli marini che si fiondavano sott'acqua per pochi secondi nel tentativo di ghermire le loro prede.
Vedeva anche le barche, perlomeno la parte sommersa delle stesse, dalle quali si affacciavano ad intermittenza degli strani esseri che non riusciva ad inquadrare bene per il riverbero dell'acqua, però vedeva bene le loro reti che penzolavano verso il suo suolo e nelle quali finivano i pesci ignari della loro presenza.
Insomma non c'era da annoiarsi, non era certo una vita movimentata, ma non c'era, a ben guardare, motivo di lamentarsene.
Non so cosa le prese, ma ad un certo punto della sua esistenza volle provare l'ignoto, tentare l'avventura, così la piccola isola decise di uscire dal mare e vedere l'aria: avrebbe lasciato il mondo che conosceva per cambiare elemento nel quale vivere, dall'acqua all'aria. Avrebbe visto gli uccelli in una visione nuova, con le ali ben spiegate, avrebbe goduto della vista di nuvole e sole e poi avrebbe conosciuto quegli strani esseri che si affacciavano dalle barche.
Sarebbero stati contenti, pensava, di avere un posto in mezzo al mare dove fermarsi, aveva visto quanto fosse per loro difficoltoso, una volta fuori dalle loro barche, adattarsi all'elemento liquido tanto che molti che erano caduti nel mare, non erano sopravvissuti per molto. Decisamente poco adatti, senza branchie come i pesci e neanche agili come i delfini.
Un giorno come gli altri si decise, prese tutte le sue forze e si innalzò verso la superficie: prima emersero le parti più alte poi le

[continua a leggere...]



Oggi basti a te stesso

Quando avrai raggiunto la tua maturazione, la pioggia del cielo smetterà di sostenerti, fa che quel momento non ti induca in inganno è solo giunto il tempo di incontrare la tua fonte eterna.
In quel luogo immutabile, laddove i tuoi passi ti avranno condotto, le stagioni non si alternano, tutto è primavera, e quel giorno capirai che ognuno è fonte per la propria vita.
Questa è la promessa fattavi ai primordi, tutti giungerete ad alzar le radici dal mondo, solo così ogni cosa diventerà sole.


Alza il capo!

Gridò il sole al fiore, che ormai senza acqua da giorni a stento riusciva a tenersi diritto.

Alza il capo!

Ripeté.

Il fiore fece un grande sforzo, e nell’alzare il capo verso il sole disse con voce stanca:

È bello essere sole, ma tu non sei fiore e pertanto non puoi capire.

Fiore sei sorto al vivere per diffondere il tuo profumo, dai realizzo alla tua natura.

Lasciami stare non vedi non piove da tempo ed io ho sete.

Una grande risata giunse dal cielo, e con essa queste parole:

Non attendere più che cada la pioggia, per dissetare le tue radici terrene.

Cosa? Gridò il fiore? Allora mi vuoi vedere morto, sai che un fiore ha bisogno d’acqua, non potrò sopravvivere senza. Me lo potevi dire prima che ero destinato a morire, avrei evitato tanta fatica nel divenire da seme a fiore. Mi sarei lasciato morire quando ero lì nel ventre della terra. Perché solo ora che sono venuto alla luce, mi dici che non avrò più acqua.

Il fiore era davvero fuori di se dalla rabbia, calò di nuovo il capo e le forze presero a mancargli, aveva deciso di lasciarsi morire.

Piccolo fiore, non è la morte quella che ti sto offrendo ma la vera vita, perché non osservi prima di prendere decisioni, sei come sempre troppo affrettato nelle decisioni.

Il fiore sempre col capo chino disse:

Cosa dovrei guardare niente è cambiato intorno a me.

Allora rispondi, la tua visione delle cose è la stessa? Quando eri seme soffocat

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: Cleonice Parisi


Il cavaliere immortale

Secoli fa in una grande e bellissima isola viveva un cavaliere di nome Danel, uomo di straordinaria bellezza con capelli ricci e neri, una lunga treccia laterale che ricadeva sulle spalle, occhi blu, fisico possente. Egli era ammirato da tutti gli uomini e voluto da tutte le donne e per il rango che possedeva avrebbe fatto la fortuna di qualunque famiglia. Ma c'era una donna, una sola nel suo paese che neanche lo guardava, la bellissima figlia di un ceramista chiamata Helen, una ragazza con lunghi e ondulati capelli castani, occhi verdi, fisico snello e seducente. Rimasta presto orfana, viveva insieme ad un fratello maggiore molto geloso e protettivo, aveva imparato presto l'arte paterna e viveva umilmente ma dignitosamente del suo lavoro. Danel si era accorto della sua freddezza quando un giorno era venuto ad acquistare delle maioliche e non aveva visto in lei alcun fremito di femminile desiderio, quando invece per strada donne di tutte le età avrebbero desiderato solo parlargli. Ora il bel cavaliere era un tipo capriccioso e siccome Helen era l'unica ragazza non attratta da lui si era deciso a sedurla, così cominciò a frequentare assiduamente la sua bottega e poi a farle la corte in modo aperto e deciso, destando stupore e invidia. I genitori di lui lo criticarono aspramente, perchè secondo loro avrebbe dovuto aspirare all'amore di una nobildonna, ma quando il figlio mostrò loro la bravura magistrale delle porcellane e delle maioliche prodotte da Helen, nonchè la travolgente bellezza della ragazza si quietarono perchè dopotutto era una ragazza onesta, abile e bellissima e aveva perciò diritto ad un buon partito. Non passò molto tempo che Helen si fece coinvolgere dalle attenzioni del cavaliere e gli concesse la sua mano. Il di lei fratello però era molto sospettoso e non credeva che Danel amasse sinceramente la sorella perchè di solito i nobili sposavano i loro pari. Il re del paese aveva una figlia di nome Yamira, una principessa, come Danel molto

[continua a leggere...]



Non esagerare!

C’era una volta una gallina e i suoi pulcini che vivevano nel pollaio di una fattoria.
Mamma gallina disse ai suoi pulcini:<< Non esagerate a mangiare!>>
I pulcini obbedirono ma il più dispettoso però non obbedì.
A lui piaceva il mangime al cioccolato e diventò un pollo.
Dopo qualche mese il contadino prese il pollo e decise di ucciderlo per mangiarlo.
La gallina disse ai pulcini:<<Avete visto cosa è successo a vostro fratello?>>
Tutti dissero:<<Si!>> E un pulcino poco dopo disse:<<è stato mangiato>>
La morale di questa favola è di non esagerare mai nel mangiare se no siamo pronti per essere il pranzo di Natale!.

   2 commenti     di: Andrea Raineri


Ricciolino

Gesù era nato da poco e già i primi pastori erano davanti alla grotta con i loro poveri doni: Latte, formaggio, uova.
Uno meno povero degli altri portò un agnellino vivo, molto piccolo. Maria sorrise e lo pose delicatamente sulle gambe di Gesù. L' agnellino belò e Giuseppe, accarezzandolo, gli disse: " Sta tranquillo. Nessuno ti farà del male" Come tutti sapete Giuseppe, Maria e Gesù dovettero fuggire in Egitto. Non ebbero il coraggio di lasciare l' agnellino solo e lo portarono con sè. Maria era in gropa ad un asinello con Gesù in braccio. Giuseppe con una mano teneva la cavezza dell' asinello per guidarne il cammino e, nel braccio libero, teneva l' agnellino. Quando finalmente tornarono a Nazareth Giuseppe fece una stalletta per l' agnellino che divenne il compagno di giochi di Gesù via via che cresceva. Anche
l' agnellino cresceva e Maria pensò che fra poco Gesù sarebbe stato troppo grande per giocare ancora con l' agnellino e si
intenerì al pensiero che questo si sarebbe sentito solo.
Allora comprò una pecorella e la mise nella stalletta. Cosa pensate che successe? Successe che i due si innamorarono e si sposarono. Nacque un agnellino, bello come i genitori che
lo chiamarono Ricciolino per i riccioli neri che incorniciavano la sua testa. Passò qualche anno. Gesù, che aveva guarito i lebbrosi, ridato la vista ai ciechi e l' udito ai sordi, fu condannato morte da Pilato che non avrebbe voluto farlo
perché riteneva Gesù un uomo giusto. Saprete che, sotto le feste pasquali, in Palestina c' era la consuetudine di liberare un prigioniero. Pilato chiese alla gente radunata sotto il suo palazzo se volevano libero Gesù o Barabba, un feroce malvivente. La gente, aizzata da uomini malvagi, scelse Barabba. Gesù fu condotto sul monte Golgota e fu crocifisso. Ricciolino lo aveva seguito ed aveva assistito con grande dolore alla sua agonia. Quando Gesù emise l' ultimo respiro il cuore di Ricciolino si spezzò. Gli amici di Gesù lo seppellirono pro

[continua a leggere...]




Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie

Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia