Secoli fa in una grande e bellissima isola viveva un cavaliere di nome Danel, uomo di straordinaria bellezza con capelli ricci e neri, una lunga treccia laterale che ricadeva sulle spalle, occhi blu, fisico possente. Egli era ammirato da tutti gli uomini e voluto da tutte le donne e per il rango che possedeva avrebbe fatto la fortuna di qualunque famiglia. Ma c'era una donna, una sola nel suo paese che neanche lo guardava, la bellissima figlia di un ceramista chiamata Helen, una ragazza con lunghi e ondulati capelli castani, occhi verdi, fisico snello e seducente. Rimasta presto orfana, viveva insieme ad un fratello maggiore molto geloso e protettivo, aveva imparato presto l'arte paterna e viveva umilmente ma dignitosamente del suo lavoro. Danel si era accorto della sua freddezza quando un giorno era venuto ad acquistare delle maioliche e non aveva visto in lei alcun fremito di femminile desiderio, quando invece per strada donne di tutte le età avrebbero desiderato solo parlargli. Ora il bel cavaliere era un tipo capriccioso e siccome Helen era l'unica ragazza non attratta da lui si era deciso a sedurla, così cominciò a frequentare assiduamente la sua bottega e poi a farle la corte in modo aperto e deciso, destando stupore e invidia. I genitori di lui lo criticarono aspramente, perchè secondo loro avrebbe dovuto aspirare all'amore di una nobildonna, ma quando il figlio mostrò loro la bravura magistrale delle porcellane e delle maioliche prodotte da Helen, nonchè la travolgente bellezza della ragazza si quietarono perchè dopotutto era una ragazza onesta, abile e bellissima e aveva perciò diritto ad un buon partito. Non passò molto tempo che Helen si fece coinvolgere dalle attenzioni del cavaliere e gli concesse la sua mano. Il di lei fratello però era molto sospettoso e non credeva che Danel amasse sinceramente la sorella perchè di solito i nobili sposavano i loro pari. Il re del paese aveva una figlia di nome Yamira, una principessa, come Danel molto
[continua a leggere...]Ho conosciuto la passione!
Disse una donna ad una oscura ombra.
Ero in un angolo della mia vita e delle mani calde mi raccolsero.
Buon per te donna.
Rispose la voce dell’ombra.
Alla luce di questo ricordo riscalderai la tua vecchiaia.
Perché dici ricordo, io coltiverò questo fiore, vorrei vedesse molti tramonti.
E tu pensi di poter conservare la passione?
Disse l’ombra ridendo senza alcun contegno.
Donna è già un ricordo e neppure te ne sei accorta.
Ombra dalle tue parole scorgo il tuo digiuno, non sai neppure di cosa parlo, tu poco senti o forse poco hai mai potuto sentire.
Insegnami -disse l’ombra - sarò un alunna attenta ed obbediente.
È in ciò il tuo limite, nella passione non si è alunni e neppure maestri, ma si è vento e marea, si è luna e sole, si è presa e arresa alla luce di un’unica è valente pretesa la goduriosa intesa.
Devi volerlo!
Io lo vorrei!
Rispose l’ombra con umiltà.
Ma conosco i limiti di questa cosa.
Limiti?
Disse la donna.
Vecchio concetto indotto, inizia da qui limiti non c’è ne sono, ma ci vuole fiducia!
Fiducia?
La fiducia è quel fiore che sboccia spontaneamente al sole della ragione sulla terra dell’amore, non confondere mai la fiducia con il desiderio d’amore, quella fame conduce ad aprire porte, ma non potrà mai schiudere la profonda porta della passione, dell’abbandono consapevole.
Ricorda la fiducia è quel fiore che nasce al sole della ragione sulla terra dell’amore, e quando quel fiore unico e prezioso sarà nato tu lo stringerai a te, e nello schiudere nuove ali volerai nei cieli immensi della passione.
L’ombra uscì dall’angolo e quando la donna la vide, riconobbe i suoi tratti, l’ombra era priva di energia e scarna, la donna la prese per mano, conducendola sino alla luce della passione. La vestì di abiti nuovi la colorò di emozioni intense, facendola salire dai profondi abissi sino ad altezze inconcepibili, e dall?
Era un giorno di estate, una giornata splendida tutto era perfetto per la piccola Meri.. quando arrivò una lettera da suo padre che diceva che sarebbe tornato per il suo decimo compleanno, lei era molto contenta, non vedeva suo padre da più di un anno, ecco si avvicina il suo compleanno, Meri era molto felice, durante la sua festa gli arriva uno scatolo grande con un fiocco rosa, lei molto contenta lo apre sapendo che il regalo era di suo padre, aprendo il regalo iniziano ad uscire molte farfalle di tutti i colori palloncini colorati, e poi ecco il regalo un cucciolo bellissimo, lei però si guarda intorno ma non vede suo padre, ed ecco sentire una musica arrivare da molto lontano lei vede una torta tutta rosa piena di candeline, era felice vide che dietro quella torta enorme c"era suo padre che le sorrideva e le cantava buon compleanno Meri, lei felice di tutto questo chiese al padre:Papà adesso vai via di nuovo? la piccola meri aveva paura di riperdere suo padre, ma lui gli rispose:no piccola mia papà resterà per sempre con te, ed è cosi che vissero felici e contenti
Napoli.
È uno dei primi giorni di dicembre. Già si avverte l’atmosfera delle festività natalizie: i negozi e le strade hanno iniziato ad addobbarsi.
Questa città, com’è noto, ha una sua particolare affezione al Natale, consolidatasi nel corso dei secoli. Nonostante il progressivo decadimento dei valori e degli usi ad esso connessi, resiste e persiste l’attaccamento dei suoi cittadini alla festa più sacra dell’anno, che trova il suo fulcro principale, la sua sublimazione, nella preparazione e nella cura dedicata all’allestimento della sua rappresentazione che si concretizza con il Presepe. Raffigurazione che si tramanda da otto secoli, da quando Francesco d’Assisi realizzò la prima ricostruzione vivente della nascita di Gesù, nel paese reatino di Greccio.
Questa sacra riproduzione conserva ancora a Napoli tutto il suo intenso significato, che ha prodotto una plurisecolare tradizione del Presepe, a cui hanno contribuito anche artisti di talento. Intorno alla “Sacra Famiglia” si sono creati gli scenari più diversi e collocati i personaggi più disparati, in aggiunta a quanto descritto nel Vangeli di Luca e Matteo ed in alcuni vangeli “apocrifi”, frutto della fantasia e della creatività dei napoletani.
Potevano rimanere immuni da questa magica e mistica atmosfera, i nostri due ineffabili “filosofi” napoletani: Gennaro Platone e Ciro Aristotele, già protagonisti di altre curiose e strampalate vicende?
Certamente no!
Cerchiamo, allora, di scoprire qual è il loro atteggiamento ed il loro “profondo pensiero” sulla festività dell’anno per antonomasia.
È un lunedì, giorno di chiusura settimanale della pizzeria di Ciro. Sono le undici circa di una giornata autunnale in cui il sole si alterna alle nuvole in un naturale gioco di rimpiattino.
Ciro e Gennaro, come sono soliti fare spesso, passeggiano tranquillamente per le vie del centro di Napoli, discorrendo, a modo loro, del più e del meno.
“Né Ci
Atterrava su uno strano ramo che si attorcigliava sulle sue gambe mantenendola in aria e non permettendogli di proseguire il percorso... Si chiamava ''Naturelle'', un umana dalle pesanti ciocche di capelli che si trasformavano in meravigliose ali. Cercava un modo per togliersi quei rami attorno alle sue gambe... Ma tutti i suoi tentativi fallirono.
Insospettito dal rumore, sbucò fuori Penny, il panda dalle guancie a forma di nuvola.
''Qualcuno è nei guai?'' Chiese Penny controllando come si svolgeva la situazione.
''A quanto pare! Ma è attirato dai miei piedi? Ogni volta che sono fuori e devo ritornare, devo farci a lotta per toglierlo!'' Chiese Naturelle dal tono di voce esausto.
Penny con due passi, arrivò davanti a loro.
''Niente di terribile. Quando fa così, vuol dire che vuole attirare la tua attenzione o ancor meglio: che ha fame! Proviamo a vedere se è la seconda opzione...'' Disse Penny rotolandosi dall'altra parte del ramo e prendendo una mela. La tirò verso il ramo, facendo estrema attenzione a non prendere la testa della ragazza.
Appena la mela fece il suo salto, l'albero la fece sparire in meno di due secondi.
''Era la fame allora.'' Rispose Naturelle in una tenera risata, guardando la scena da vicino. Ma indovinate? Il ramo ancora non lasciò le gambe della povera Naturelle...
''Ma... ora... che si fa?'' Chiese incerta a Penny. Ma lui girò gli occhi cercando di trovare qualche suo aiutante che potesse tirar fuori dal problema Naturelle. Dopo qualche minuto, si ricordò di Blacky... Il gatto dalla coda color cielo.
Fece due rumori coi piedi e il gatto scese giù dalle foglie...
''Qualcuno mi ha chiamato?'' Domandò il gatto.
''Eccoti, eroe! Sì, ti ho chiamato io. Lei è Naturelle... e lui è...'' Penny non fece in tempo a formulare la frase, che il gatto già aveva dato una risposta.
''So già chi è lei.'' La risposta del gatto di nome Blacky, fece venire dei dubbi ai due che lo ascoltarono. Naturelle non potè far a meno di ri
Oggi ho fatto un sogno.
Ho visto il mondo attorno a me ridursi in poltiglia e gli uomini rimanere attoniti, con gli occhi sbarrati e assenti, come se fossero lì a chiedersi cosa fare, a come sopravvivere ora che il mondo non li avrebbe più aiutati.
Soli.
Riuscivo a vedere all'interno degli uomini; gli adulti erano coperti di melma e polveri scurissime e pesanti, facevano fatica a muoversi e a parlare e cercavano disperatamente di rivolgere la parola ai loro compagni.
Invano.
I bambini erano trasparenti, erano così leggeri che non avevano alcun problema ad alzarsi e volare via.
Così gli adulti rimasero da soli, lasciati a perire sotto il peso delle loro preoccupazioni.
I bambini fuggirono dal mondo che si chiamava Realtà, e senza nessuna difficoltà atterrarono sul pianeta Fantasia, dove tutto era più etereo, più leggero e più bello. Emanavano una luce dorata e percepivo il loro sorriso dentro la pelle. Ad un tratto la luce si fece più intensa, ed ebbi una visione, come di stelle e luna che giravano all'impazzata senza fermarsi, emanando ad ogni giro un raggio sempre più intenso. Una melodia dolcissima mi entrò nella testa e vidi tutto ciò che non avevo mai visto prima; realizzai che tutta quella gioia non era mai stata lontana da me, che quella melodia non mi era del tutto sconosciuta.
L'avevo solo dimenticata.
"Grazie, lo sai cosa è un amico? È un'anima che vive in due corpi"
"Se sei un amico e la tua anima vive in due corpi, ti basterà guardare il cielo per vedere i miei occhi che brillano come stelline."
Lui sospirò rimase in silenzio per qualche istante e poi disse: "Ora capisco perché stasera le stelle brillano più del solito, mi hai lasciato senza parole, sei la ragazza più dolce e sensibile che abbia mai conosciuto."
"Quasi non ci credo dicendo così mi fai emozionare, sorridere e commuovere, vorrei tanto che mi fossi qui accanto per farti sentire la gioia che ho nel cuore."
"Le tue parole mi mettono i brividi, lo sento, anche se non sono lì, perché due cuori che battono all'unisono." Sussurrò lui a occhi socchiusi e poi entrambi si addormentarono.
All'alba, piccoli raggi di sole, filtravano attraverso gli alberi e illuminavano le grotte. Smeralda dischiuse lentamente gli occhi e subito le venne in mente Martino, si chiedeva se era sveglio, ma non aveva il coraggio di chiamarlo. Pensando e ripensando cominciò a guardarsi intorno, ma dentro di sé sentiva solo un profondo senso di paura e vedeva solo la roccia della grotta. Dietro di lei poi, c'era il nulla infinito e si chiedeva quando fosse lunga la grotta e se era chiusa o se aveva un'altra entrata senza sbarre. Sospirando per calmarsi, intravide nelle rocce qualcosa di bello, che le diede vitalità, si avvicinò per vederlo meglio ed era un piccolo fiorellino azzurro semplice e tutto solo come lei. Un attimo dopo sentì che Martino la chiamava e lei gli disse: " Ciao, ti sei svegliato finalmente."
"Sì, ma non ho dormito molto."
"Nemmeno io, ti capisco."
Non ci pensavano più, ma all'improvviso arrivò di nuovo l'orco e portò loro da mangiare, si spaventarono un po', ma per fortuna non fece loro del male e se ne andò quasi subito. Fame non ne avevano molta, ma mangiarono qualcosa lo stesso. Rimasero entrambi molto perplessi e nel silenzio profondo, per qualche istante, finché lui non disse
Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie
Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia