Uno scoiattolo, un verme e un uccellino facevano tutti insieme una passeggiata al fresco della piccola foresta vicino al mare.
A un tratto videro un cartello con una freccia, dove c'era scritto: L'albero dei desideri.
Lo scoiattolo corse subito a vederlo, era un grosso pino, tutto storto dal forte vento di libeccio che batteva in quella zona. Arrivato prima degli altri, chiese subito all'albero:
"Voglio una ghianda gigantesca per quando avrò fame".
L'albero scosse la sua chioma spelacchiata e, quando l'ultimo ago cadde a terra, esaudì il suo desiderio.
Appena avuta la ghianda, tutto contento, ne cominciò a mangiare un pezzetto dopo l'altro.
L'uccellino, vedendo il gusto che lo scoiattolo provava nel mangiare il suo desiderio, preso dal suo istinto e vedendo il verme lì vicino disse:
"Voglio avere il verme in pancia!"
Lo scoiattolo, sorpreso, smise di mangiare. L'albero restò fermo, titubante sul da farsi, ma poi si apprestò a esaudire il desiderio iniziando a muovere la rada chioma.
Il verme, stupito anche lui, approfittò della sorpresa dell'albero per esprimere il suo desiderio e, prima che l'ultimo ago finisse in terra, disse:
"Voglio uscire dalla sua pancia ancor prima di entrarci!"
L'albero fu ben felice e sollevato di poter esaudire il suo desiderio, perché, senza fare niente, era riuscito a liberarsi di due desideri in un colpo solo.
Alla fine di quell'avventura i tre amici, che erano arrivati insieme, se ne andarono ognuno per conto proprio. Il verme arrabbiato perché l'uccellino avrebbe voluto mangiarlo, quest'ultimo perché il suo desiderio non era stato esaudito, e lo scoiattolo perché era rimasto da solo.
Lo scoiattolo, allora, durante la notte, tornò sul posto e tolse il cartello che indicava l'albero, per evitare che degli animali fossero messi in pericolo dagli istinti di altri.
E che alcuni perdessero i loro amici, com'era capitato a lui.
Mamma Canguro aveva già versato fiumi di lacrime per la prematura scomparsa della sua creatura : un piccolo canguro di pochi giorni.
La sua caratteristica borsa addominale era rimasta vuota ma lei sentiva ancora il forte impulso di nutrire un cucciolo.
Tanto era forte il desiderio che la sorte arrivò in suo aiuto.
Stava percorrendo mestamente, a piccoli salti, la prateria australiana, quando la sua attenzione fu attratta dai lamenti disperati di un piccolo essere sporco ed affamato.
Si trattava di un Koala che la madre, morta mentre lo dava alla luce, aveva lasciato tutto solo.
Mamma canguro gli si avvicinò tutta emozionata e mentre lo prendeva delicatamente in braccio si accorse che alcuni metri più in là, ai bordi della strada un altro koala, di dimensioni poco più grandi anche lui abbandonato giaceva a terra.
Quello che la mosse a compassione, fu il silenzio di questo secondo cucciolo, così disperato per la sua infelice situazione da non riuscire ad emettere nemmeno un piccolo verso.
Mentre pensava: “Anche loro sono dei marsupiali come me, e hanno bisogno d'aiuto, di coccole, di cibo per poter sopravvivere”, li raccolse entrambi e li mise dentro la sua sacca per riscaldarli e per nutrirli con il suo latte.
Il tempo trascorreva e la balia si prodigava in tutti modi verso i cuccioli adottivi, cercando di non far loro mancare nulla.
Li leccava spesso in tutti i versi per tenerli puliti e stringeva a sé la pelle della sacca per meglio riscaldarli.
Ogni tanto per far credere ai piccoli di essere la loro vera madre emetteva anche degli strani suoni che aveva udito fare dai suoi amici koala.
Osservandoli bene mamma canguro si era accorta che, giorno dopo giorno, i due cuccioli si sviluppavano in modo diverso: uno di loro, il più debole e denutrito, era cresciuto a vista d'occhio, mentre l'altro, che all'inizio sembrava quello più forte, era rimasto del tutto inalterato nel suo aspetto.
Questa situazione, unita al fatto che
" Che potevo fare io
io sono solo un piccolo falco di carta ripiegata, un origami venuto all'esistenza dalle mani della mia dolce regina "
Io sono Falcor ed è la storia della fine del regno di Kartan quella che vi racconto..
... Kartan era la maestà dei regni. Il più bello del emisfero di Librius.
Il suo territorio si estendeva fino ai fiumi d'oriente dove si ergevano le colline delle favole e a occidente dove moriva nelle paludi dei racconti ombrosi
Ogni cosa in quel regno era di carta : i palazzi, i monti, i giardini, le carrozze, ogni cosa era bella nel mio regno Kartan
Eloiv era la sua regina e fece grande il regno. Fu lei ad edificare fabbriche con mura di cartone dove si fabbricavano tutte le meraviglie. E fece strade e castelli e palazzi usando preziose carta di riso, cotone e papiro
E non c'era strada che non finisse in piazza in kartan, e non c'era piazza che non finisse in fontana e non vi era fontana che non avesse una scultura che parlava della gloria del regno
Gli alberi avevano rami e foglie filanti e prati ricolmi di fiori coriandoli e nei fiumi scorreva colore fuso di pastello e cascate zampillanti di inchiostro di tempera.
Ogni cosa era di carta : dal primo dei saggi all ultimo dei fanciulli eccetto Frederic.
Frederik era un umano, un essere di carne
Fu il vento a trasportare Frederic sino all'emisfero di Librius, quando lo rapì dalle righe di un racconto per poi abbandonarlo nel regno di kartan, quando era poco più di un ragazzino appena più piccolo della mia regina.
La mia regina rimproverò aspramente il vento lo mise severamente in guardia di non soffiare più sul regno. Tutto in kartan doveva esser di carta.
Ma il vento non la prese bene e trasportò un tizzone di fuoco su kartan, e quel fuoco inizio ad ardere. Quasi mandò il mio regno in cenere. Se non fosse stato per il coraggio di piccoli soldati di carta ignifuga che si gettarono senza paura sul fuoco soffocandolo, nulla sarebbe scampato. Il fuoco
Quel giorno Eric non vedeva l'ora di uscire da scuola per fare un giro al mercatino di Natale. Sapeva bene che non avrebbe potuto acquistare nulla, perché dopo la morte del padre avvenuta alcuni mesi prima, la situazione in casa era precipitata. Per quanto sua madre si desse da fare cercando mille lavoretti, si riusciva a malapena a mettere qualcosa in tavola. I debiti erano aumentati e lei era sempre più stanca e triste. Eric avrebbe tanto desiderato aiutarla, ma non sapeva come fare anche perché aveva solo undici anni.
Giunse in piazza quasi correndo, tutto eccitato all'idea di ammirare le decorazioni, i giocattoli e le leccornie il cui profumo aveva saturato l'aria.
Mentre si aggirava tra le bancarelle, udì una donna che urlava a squarciagola.
" Venite signori, venite. Un angelo portafortuna per soli cinque penny. Ogni vostro desiderio espresso la notte di Natale, si avvererà".
Incuriosito, si avvicinò e si fece largo tra un nutrito gruppo di persone che sostava davanti alla venditrice. La donna era molto bella, e con tratti gentili. Appena si accorse di Eric, gli porse una statuetta. Era un angelo di cristallo dalle fattezze perfette.
"Cinque penny per i tuoi desideri".
Il giovane la strinse tra le mani. Sentì come una scossa elettrica attraversargli la schiena e gli parve per un attimo che l'oggetto si illuminasse.
"Dammi qui" disse un ragazzo ben vestito strappandogliela "Tu non te la puoi permettere. La comprerò io". Era Albert, il figlio di uno degli uomini più ricchi della cittadina. Dopo averla pagata, guardò Eric con aria di denigrazione e velocemente si allontanò.
Al giovane non rimase che fissarlo mentre saliva sulla carrozza in fondo alla strada, dove ad attenderlo si trovava il padre. Un dolore improvviso gli strinse il petto come una morsa ed a stento riuscì a trattenere le lacrime. Alla fine, decise di continuare il suo giro, anche se l'entusiasmo era passato.
Si era fatto tardi e le bancarelle stavano chiudendo. Eric si ritrov
Sveglia ragazzi, il sole è già alto. Ho visto Enrica la scimmietta, lanciarsi di liana in liana dirigersi alla tana di Ras. Venite andiamo a vedere che novità ci sono.
Silenzio e attenzione a serpenti e coccodrilli. Stiamo tutti vicini, anche se siamo venuti con il treno della fantasia…non si sa mai!
Ecco Enrica, occhio vispo e musetto simpatico, nascosta dietro un grosso ramo, si sta gustando una banana e non perde d’occhio l’ingresso della tana di sua maestà.
- Grauuuuuu- ecco Ras che se ne esce. Terribile, il suo ruggito sveglia tutta la foresta. Dolcissimi bambi ancora piccini si avvicinano alla mamma tremanti. Cuccioli d’elefanti barriscono impauriti, impala dal corto codino iniziano a correre in tutte le direzioni. Una nuova giornata è iniziata e forse qualche abitante di Kisangani non vedrà il nuovo sorgere del sole, ahimè, così è la vita della giungla. Ecco Ras, sentiamo che ha da dire.
- Leonino, vieni inizia la tua istruzione. Grauuu, oggi tutti gli animali della foresta sentiranno il tuo terribile ruggito. Forza vieni.-
Eccolo, quel grazioso musetto, esce dalla tana titubante, circospetto, guarda il papà con gli enormi occhioni azzurri e trotterellando felice gli si avvicina. Si struscia contro la possente zampa emettendo fusa come fosse un gattino.
Ras, lo allontana dolcemente da sé e guardandolo amorevolmente gli ordina con tono autoritario
-Ora, fammi sentire un bel ruggito, voglio che tutti sappiano chi è mio figlio, ma… ma… dove sei Leo?-
Enrica sporgendosi da dietro il ramo che la cela alla vista di Ras, dice con voce divertita
-Maestà, ecco, ho visto il terribile principe dirigersi al fiume-
-Che dici sciocca se era qui un attimo fa!-
-sì ma ora è andato da quella parte e penso stia facendo colazione-
-Grauuuu-continua Ras innervosito- colazione con che stupida scimmia, se non gli ho ancora insegnato a cacciare.-
-Hi hi, venga a vedere- risponde questa saltando velocissima da un ramo all’altro.
Ras la s
Due piante... separate da un muro che tu stessa
creasti, abbattesti e ricostruisti.
O mia dolce Edera, che trovando un piccolo varco
ti legasti al mio cuore strozzandolo e sottraendone il dolce amore pian piano.
Fu come un'anestesia poichè addormentando il mio cuore non provo più emozioni se non per te.
Un giorno arrivò la grande e rigogliosa quercia, alla quale tu ti legasti.
Strappasti i sottili legamenti impigliati a me, ma ce la feci solo in parte,
perchè quelle radici sono rimaste diramate nel mio cuore.
Le tue foglie secche rimaste sulla mia scalfita corteccia sono come fiacchi ricordi,
che spariscono col tempo.
Ma quelli sono solo i ricordi più insignificanti, quelli che con le deboli foglie
non sono riusciti a superare la dura scorza.
Gli altri sono diramati nel mio cuore.
Essendo legati ad esso, non posso rimuoverli, perchè se no morirei
[strappando con essi il cuore stesso.
Pochi giorni seguenti all'ode
un contadino strappò l'edera convinto di fare del bene,
ma ahimè in poche ore i due abbandonaron tutte le pene.
Avevan bisogno entrambi di una sola cosa,
tutti e due infatti, erano legati da un così piccolo, ma essenziale legame.
Ma queste ormai sono parole vane, perchè nel campo di grano,
tra le spighe dorate alla luce del sole
vi riposano ormai, solamente dell'edera ed un albero secco
ove i corvi al tramonto ci picchiano il becco...
Sulle fiorite pendici di una valle
Un fanciullo stretto a suo padre
Domando:
Babbo odo frequente
Nella bocca dei grandi
La parola:
"AMORE"
"AMORE"
"AMORE"!
Mi dici cos'e'
L'amore
E il perche' del
Suo recitare?
****************
E il saggio Padre
Arresto' il cammino,
strinse fra le braccia
il giovane figliuolo
e disse:
"Amato figlio,
tu sei il visibile frutto
dell'amore,
nell'amore e per l'amore
l'universo si muove,
anche se invisibile,
come la brezza che adesso
soffia sulla tua chioma,
la sua intoccabile energia
pervade tutto cio' che vedi, odi e tocchi"!
*****************
Vedi come i raggi di sole
Scaldano le nostre mani
Infreddolite?
Ebbene l'amore
È come il sole,
dona il suop calore,
alla terra, ai cieli,
alle acque,
senza chiedere nulla in cambio.
Figliuolo osserva i fiori,
i petali delicati
che colorano i campi:
"Ebbene l'amore e' soffice
E leggero
come i fiori,
lo si raccoglie con dolcezza
e lo si custodisce con premura"!
****************
Oh figliolo laggiu'
Sul pioppo
Osserva quel picchio
Batte il suo becco
Sul tronco!
"L'amore e' come quel picchio,
infaticabile scava
il suo nido
per il suo riparo
non depredando nessuno"!
Cosi' e' l'amore
Coraggioso, instancabile,
rumoroso quando e' agitato,
silenzioso quando e' appagato"!
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"Osserva Figliuolo
il flusso del ruscello
al lato del pioppo:
L'amore e' come le sue acque
Impavido scorre
Fino alla meta
E raggiunge la grandezza del mare,
ossia il traguardo della vita
perche' li nelle acque
tutte le acque si raccolgono
per essere una sola":
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"Padre, ti ringrazio,
ti chiedo solo un favore?!
Io saro' felice di scorrere
Con amore fino al mare
So che un giorno
Tu arriverai
Prima di me
Perche' tu sei ruscello
Con flussi pi veloci,
quando tocchera' a me
di giungere al traguardo
aspettami, non vorrei
perdermi nel mare"!
Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie
Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia