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Favole per bambini

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La strategia del grillo

C'era una volta un grillo che nella lotta per le chiavi del granaio combatteva contro un nemico ed un avversario.
L'avversario vinse, ma la sua vittoria non fu completa e chiese dunque aiuto al grillo che rifiutò l'offerta, ma non contento del semplice diniego, in sovrappiù lo schernì con la seguente accusa:
"Ti sei compromesso con il nemico".
Tranquilla e non priva di qualche verità fu la risposta: "La miopia non è una colpa grave, l'oculista mi visitò male e l'ottico fece anche peggio".
"Se vedevi male da entrambi gli occhi e non focalizzavi bene da vicino e lontano, potevi usare le lenti bifocali nell'occhiale che portavi sopra il naso".
"Lo farò e se tu mi darai una mano diventerò saggio, lo sai, il granaio è vuoto ed ormai troppi tra noi sono già alla fame".
Il grillo, però, preferì combattere con ostinazione contro l'avversario ed usare contro il nemico solo una sterile lotta verbale.

L'avversario, suo malgrado, si alleò con il nemico per salvare ciò che restava del granaio, ma in breve tempo fu costretto alla resa. Questo fatto rientra nello stato delle cose. Un nemico che al momento giusto non si atterra, poi si riprende e resta sempre un pericolo mortale.

Un finale possibile

Nella nuova contesa per le chiavi del granaio vinse il nemico.
L'avversario fu battuto e deriso da chi l'aveva sostenuto perché deluso da quel suo patto astruso.
Il grillo, indebolito per non aver capito la regola del gioco, però, non fece ammenda scegliendo di lottare ancora, ma senza avere compagni di merenda.

La strategia miope ha un respiro corto e quella del nemico vince grazie a quella anche presbite dell'avversario. La strategia del grillo, di fare l'orbo, non porta mai a nulla, tanto meno a vincere le chiavi del granaio.

Altro finale plausibile

Nella nuova contesa per le chiavi del granaio vinse, infatti, il nemico, ma anche lui di poco e come l'avversario fu costretto a chiedere un aiuto.
Il grillo glielo concesse volentieri, perché

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La Cicogna distrattosa

C'era una volta una donna che aveva espresso il desiderio al proprio marito di avere un bambino speciale, più speciale degli altri figli.
Il marito chiamò il Centro Cicogne per avere il bambino e gli descrisse come lo voleva: - più speciale degli altri bambini, biondo, bello, che avesse il nome "Tommasino".
Al centro cicogne vollero saper quanto doveva pesare, il nome dei genitori, per inserirlo nella scheda della cicogna che doveva viaggiare con il piccolo bebè. Trascrissero l'indirizzo e assicurarono che entro un mese il piccolo bimbo speciale sarebbe arrivato a casa.
La mamma e il papà iniziarono a far progetti sul nuovo figlio e nel mentre arredarono la sua stanzetta, comprarono tanti vestitini e giocattoli per essere pronti per la fine del mese.
Ma passarono i giorni, le settimane i mesi e non si vedeva ancora nessuna cicogna.
La mamma piangeva e ripeteva al papà: voglio Tommasino, dov'è il mio bambino, quando me lo porterà la cicogna?
Il papà dal canto suo non sapeva come fare, allora prese il telefono e chiamò di nuovo il Centro Cicogna.
Gli rispose una vecchia Cicogna e disse: oh, oh, mi sa che c'è stato un errore.
Tommasino risulta essere stato consegnato... oh, oh, ma è stato consegnato all'ospedale sbagliato che si trova a tanta distanza da voi... ehm, la cicogna distrattosa è famosa per i suoi errori... ogni tanto si sbaglia... ah ecco risulta che nel giorno della consegna è andata allo stadio a vedere la partita e siccome la sua squadra ha vinto lei è andata a festeggiare e sapesse come gridava alè oh oh...
Il papà tornò presto a casa e con la mamma, le gatte e gli altri figli andarono a cercare Tommasino.
Appena giunti in città scesero dalla macchina e si misero a cercare dentro l'ospedale, e tutti gridavano: Tommasino, dove sei? Anche le gattine lo chiamavano: miao miao? che significa " Tommasino, dove sei?" Ad un tratto si vide spuntare una donna con in braccio Tommasino che andava ripetendo: perché mi hanno dato qu

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   2 commenti     di: Vincenza


Volo

Un bel giorno Pio Pio di buon mattino si mise in testa di voler volare, quanto le sarebbe piaciuto planare nel cielo aperto, e saziare la sua voglia di conoscere, e viaggiare in luoghi sconosciuti. Quindi fece mille tentativi dal punto più alto del pollaio, ma puntualmente invece che planare ballonzolava giù nella paglia che attutiva le cadute. Cocca D'Oro più volte l'aveva esortato a non farlo: "I pulcini non possono volare, quante volte telo devo dire?! .. ma il pulcino come il suo solito non ascoltava, e più testardo che mai decise di allontanarsi dal pollaio. In questo modo avrebbe potuto agire indisturbato, convinto che tutto il risultato potesse dipendere dalla concentrazione! Si sposto in un luogo appartato, vi erano alti cespugli, e un solo grosso albero d'ulivo, il quale copriva la terra sottostante con la sua ombra. Nascosto su un grosso ramo vi era Nonno gatto Bastiano disturbato dall'arrivo di Pio Pio;Bastiano si domando tra se e se : "Ma santo cielo! Cosa combina quel batuffolo di piume?" nel frattempo lo vide arrampicarsi su un alto cespuglio, con l'ausilio del becco e delle aluccie. In bilico fra un ramo e l'altro, cercava di raggiungere la cima troppo alta per un pulcino. Nonno gatto pensava che avrebbe potuto farsi un gran male, poteva morire battendo la testa al suolo! Immediatamente si preoccupo di correre a chiamare lo zio Rupert l'oca in corsa tutto agitato con balzi felini fece più in fretta che poté. Quando la mina vagante Pio Pio giunse in cima all'alto cespuglio, era tutto sudato, sfiatato e stanchissimo, guardare verso il basso le faceva girare la testa. "Oh dio aveva le vertigini!! " "Casplitelina mi viene da vomitale!" in un attimo si senti mancare, così perse l'equilibrio e precipitò, cercando con le poche forze rimaste di battere le ali, o agguantare i rami, ma niente continuava a precipitare. Penso che sarebbe finita la sua vita, qualcuno lo salvo in tempo, prima di toccare il suolo, un grande pennuto fiondo al volo tenendol

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   4 commenti     di: Gabry


La fiducia dei nonni e la forza della vita

Tiepidi raggi di sole primaverili penetravano dalla finestra, sul davanzale cinguettava un passerotto, mentre la piccola Vanille cominciava a svegliarsi. Si vestì e dopo aver fatto colazione, si avviò verso la scuola come tutte le mattine.
Camminava a testa bassa persa nei suoi pensieri, osservando il marciapiede e ogni suo passo, con lo zaino pieno di libri sulle spalle. Aveva circa undici anni ed era una ragazzina dai capelli lunghi, che lasciava sciolti o a volte raccolti, gli occhi azzurri, molto timida e sensibile. Mentre camminava, si ricordò del sogno che aveva fatto quella notte che riguardava i suoi nonni. Entrambi erano andati in cielo recentemente, ma erano spesso nei suoi pensieri. Nel sogno si ricordò che andava in giro in bicicletta con la nonna e poi tornava a casa per gustarsi un ottimo pranzo del nonno.
Raggiunse finalmente la scuola ed entrò in classe silenziosamente, con l'impressione di essere molto osservata. Non aveva il nemmeno il coraggio di salutare le sue amiche, ma lo fecero loro con piacere e lei rispose sorridendo. Iniziò la lezione e fu interrogata, ma la professoressa la chiamò accanto a lei e così riuscì a prendere un bel voto, perché dal suo banco non sarebbe riuscita a fare un discorso davanti a tutta la classe, anche se la lezione l'aveva studiata bene. Suonò la campanella dell'intervallo e i suoi compagni cominciarono a deriderla come al solito, lei ci rimaneva male, anche se ormai sapeva che non doveva prendersela. Gli avevano spiegato, tante volte, che loro erano un po' superficiali e spiritosi, ma dentro di sé sentiva sempre quella vergogna che le faceva perdere la fiducia in se stessa.
Suonò la campanella e venne il momento di tornare a casa, Vanille raccolse le sue cose e si avviò. La strada per tornare a casa attraversava un piccolo parco e decise di fermarsi un momento. Salì sull'altalena e cominciò a dondolarsi lentamente, mentre la sua mente era persa in mille pensieri. Fece un respiro profondo chiud

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   6 commenti     di: sara zucchetti


Lo specchio dell'anima

In una piccola casetta di legno, dispersa nel bosco incantevole, viveva una vecchia strega buona di nome Lulù che ogni tanto faceva qualche magia. Un giorno decise di prendere un semplice specchio e farlo diventare magico. Dopo varie formule magiche lo specchio ovale con cornice e manico azzurro divenne color oro. Questo cambiamento poteva essere la conferma che lo specchio aveva acquistato il potere magico che gli aveva donato, ma lei non era sicura voleva provarlo. Lo specchio doveva cambiare l’anima di chi si specchiava guardandosi intensamente negli occhi. Passò un po’ di tempo e Lulù era impegnata a fare tante magie, che dimenticò lo specchio sul davanzale di una finestra sempre aperta.
Ogni tanto passava di lì Cip, un passerotto azzurro e curioso che guardava ogni cosa nel bosco. Da uno splendido volo atterrò sul davanzale e appollaiandosi vicino allo specchio d’oro che brillava con la luce del sole, non riuscì a resistere alla tentazione di guardare. Si avvicinò con occhi stupiti appoggiò il becco e guardandosi intensamente negli occhi, non successe nulla di particolare ma lo specchio aveva attivato la sua magia. Un attimo dopo Cip decise di volare via disinteressato da ogni cosa.
Il giorno dopo Lulù si ricordò dello specchio, lo prese e decise di uscire per provarlo, se incontrava qualcuno. Il bosco non era mai affollato, ma qualcuno lo avrebbe di sicuro trovato. Dal nulla comparve all’improvviso un orso bruno, grande e grosso, di nome Ubaldo che cercò di aggredirla. Scontroso e scorbutico cominciò a bramire e non ne voleva sapere di guardare lo specchio, poi cambiò idea se ne impossesso e si allontanò. La strega un po’ sconvolta decise di non inseguirlo perché era impossibile recuperarlo. Ubaldo si guardò attentamente nello specchio, all’inizio s’irritò, ma quando si guardò intensamente negli occhi, lo specchio compì la sua magia. Un attimo dopo l’orso era diventato molto gentile e cortese con ogni creatura del bosco.

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   7 commenti     di: sara zucchetti


La piccola Meri

Era un giorno di estate, una giornata splendida tutto era perfetto per la piccola Meri.. quando arrivò una lettera da suo padre che diceva che sarebbe tornato per il suo decimo compleanno, lei era molto contenta, non vedeva suo padre da più di un anno, ecco si avvicina il suo compleanno, Meri era molto felice, durante la sua festa gli arriva uno scatolo grande con un fiocco rosa, lei molto contenta lo apre sapendo che il regalo era di suo padre, aprendo il regalo iniziano ad uscire molte farfalle di tutti i colori palloncini colorati, e poi ecco il regalo un cucciolo bellissimo, lei però si guarda intorno ma non vede suo padre, ed ecco sentire una musica arrivare da molto lontano lei vede una torta tutta rosa piena di candeline, era felice vide che dietro quella torta enorme c"era suo padre che le sorrideva e le cantava buon compleanno Meri, lei felice di tutto questo chiese al padre:Papà adesso vai via di nuovo? la piccola meri aveva paura di riperdere suo padre, ma lui gli rispose:no piccola mia papà resterà per sempre con te, ed è cosi che vissero felici e contenti

   3 commenti     di: annalisa


mamma canguro

Mamma Canguro aveva già versato fiumi di lacrime per la prematura scomparsa della sua creatura : un piccolo canguro di pochi giorni.
La sua caratteristica borsa addominale era rimasta vuota ma lei sentiva ancora il forte impulso di nutrire un cucciolo.
Tanto era forte il desiderio che la sorte arrivò in suo aiuto.
Stava percorrendo mestamente, a piccoli salti, la prateria australiana, quando la sua attenzione fu attratta dai lamenti disperati di un piccolo essere sporco ed affamato.
Si trattava di un Koala che la madre, morta mentre lo dava alla luce, aveva lasciato tutto solo.
Mamma canguro gli si avvicinò tutta emozionata e mentre lo prendeva delicatamente in braccio si accorse che alcuni metri più in là, ai bordi della strada un altro koala, di dimensioni poco più grandi anche lui abbandonato giaceva a terra.
Quello che la mosse a compassione, fu il silenzio di questo secondo cucciolo, così disperato per la sua infelice situazione da non riuscire ad emettere nemmeno un piccolo verso.
Mentre pensava: “Anche loro sono dei marsupiali come me, e hanno bisogno d'aiuto, di coccole, di cibo per poter sopravvivere”, li raccolse entrambi e li mise dentro la sua sacca per riscaldarli e per nutrirli con il suo latte.
Il tempo trascorreva e la balia si prodigava in tutti modi verso i cuccioli adottivi, cercando di non far loro mancare nulla.
Li leccava spesso in tutti i versi per tenerli puliti e stringeva a sé la pelle della sacca per meglio riscaldarli.
Ogni tanto per far credere ai piccoli di essere la loro vera madre emetteva anche degli strani suoni che aveva udito fare dai suoi amici koala.
Osservandoli bene mamma canguro si era accorta che, giorno dopo giorno, i due cuccioli si sviluppavano in modo diverso: uno di loro, il più debole e denutrito, era cresciuto a vista d'occhio, mentre l'altro, che all'inizio sembrava quello più forte, era rimasto del tutto inalterato nel suo aspetto.
Questa situazione, unita al fatto che

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Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie

Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia