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Favole per bambini

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Vedere tutto da lì

Quel giorno di primavera Lei nacque…
O meglio, quel pomeriggio, straordinariamente caldo pomeriggio di primavera Lei respirò per la prima volta l’aria di quella che sarebbe stata la sua terra, giacché il bozzolo, ripieno di vita, della Sua palpitante e impaziente vita, si trovava tra quei rami da diversi giorni.
Ovviamente la sua condizione non Le permetteva di rendersi conto di che razza, di che specie di animale era, a mala pena riusciva a percepire le prime vibrazioni dell’aria, il calore del luogo che la circondava, lo spazio che il Suo corpo, che le Sue ali occupavano nella dimensione reale di cui entrava a far parte.
Uno scienziato l’avrebbe definita uno splendido esemplare di Eurytides thyastes Dry, un bambino del posto semplicemente farfalla, una bellissima e grande farfalla di una delle molte specie presenti in Perù.
Lei quel giorno non si definì, Lei non apprezzò con occhio artistico le sfumature di gialli, di marroni, di bianchi che costituivano le sue aggraziate ali, non si soffermò a chiedersi il perché di quelle due chiazze rosse, non si chiese perché la Natura le dava la possibilità di vivere mostrando agli altri Esseri quei colori bellissimi e geometricamente organizzati.
Il suo primo pensiero, se così si può definire un innato riflesso vitale, fu dispiegare le ali, svegliarsi dal torpore che la attanagliava all’interno del bozzolo, interrompere quel periodo ovattato in cui tutto ciò che è Fuori viene percepito come molto lontano.
Lei ancora non lo sapeva…non sapeva una cosa, non sapeva Quella cosa.
Finalmente i primi battiti d’ali; una sensazione di libertà si impadronì della farfalla che per la prima volta assaggiò le potenzialità del volo…ancora mancava l’esperienza, il controllo, la stabilità, l’eleganza di quello che sarebbe stato un Volo.
Però il battito, il primo semplice battito, le conferì una forza e una sicurezza, la gioia che invade il neonato quando scopre di poter camminare solo.
Da

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Nel bosco dei nonso

Nel bosco dei non so, non vivono solo i Nonso, ma anche il popolo dei No.
Al margine del bosco vi è una graziosa casetta costruita in legno di faggio dove
un bellissimo comignolo con sopra un gallo in ferro, dall’aria impertinente, disperde nel cielo un sottile fumo azzurro prodotto dal camino sempre acceso. Anche d’estate.
Perché? mi chiederete, perché nessuno lo spegne mai.
Tutti gli anni, quando il sole inizia a far capolino tra i rami delle grosse querce, e l’aria si riscalda trasportando il calore in tutto il bosco, la famiglia dei No si ritrova sempre con lo stesso irrisolvibile problema.
La mamma, signora Sempreno, ordina alla figlia Nono
-Spegni il camino tesoro-
E la bambina educata risponde
-no no-
Allora la signora Sempreno, si rivolge al figlioletto Nonsipùopropriono
-caro spegni il camino per favore?-
Alchè lui risponde prontamente
-Non si può proprio no-
Quindi si mettono tutti in attesa del papà, che sicuramente avrete già capito che lavoro svolge. No? È boscaiolo, avendo il camino acceso tutto l’anno, la famiglia dei No ha costantemente bisogno di legna da ardere. Egli esce la mattina presto, l’accetta in spalla, il carretto legato al somarello e via, se ne va per boschi a raccogliere legna o ad abbattere gli alberi ammalati.
Quando esce, la mattina all’alba, la signora Sempreno, lo saluta baciandolo sulla fronte e gli raccomanda
-torna presto caro-
E lui sorridendole, le risponde sempre
- certo che no-
Avrete già capito il suo nome, egli è papà Certocheno.
Al suo rientro a casa, tutti lo abbracciano, scaricano il carretto, portano in casa la legna, rifocillano lo stanco somarello e chiedono al papà
-spegni il camino, papà-
E la sua risposta è sempre la medesima
-Certo che no-
Così, se vi capiterà di passare per il bosco dei Nonso in piena estate e vedete che da un comignolo di una graziosa casetta in faggio esce fumo, non domandatevi il perché.
Mi raccomando, non pensiate di far loro un favore

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   8 commenti     di: cesare righi


Enrica la formica, ultimo atto

Enrica la supplicò nuovamente, nulla da fare non le credeva. Finse di andarsene e repentinamente scattò verso l’ingresso del nido, ma la formica soldato non si fece sorprendere. Sbarrandole il passo la inchiodò con la sua possente zampa sul terreno e si apprestava a colpirla con la terribile mandibola quando un grido la bloccò:
-Fermati, non ucciderla!- il Saggio Grillo, con un balzo si frappose tra Enrica e le mandibole della grossa formica
-Enrica dice la verità, siete tutte in pericolo, un enorme esercito di formiche legionarie è in procinto di attaccarvi. Avverti la Regina.-
Vennero accompagnati al cospetto della Regina informandola di ciò che erano venuti a sapere.
- L’effetto sorpresa ci avrebbe sicuramente annientati, ma ora le possibilità di salvarci sono aumentate. Grazie a voi prepareremo le difese opportune.
-Ma maestà - intervenne il saggio Grillo – l’esercito che sta per attaccarci è di centinaia e centinaia di formiche, voi siete troppo poche.-
-Tutte combatteranno -continuò la Regina - anche le operaie, le formiche otri. Prepareremo trappole, scaveremo nuove gallerie per intrappolarle. Sarà durissima, ma vinceremo.-
Enrica ascoltava rapita le parole della sua Regina, si sentiva invincibile e disse:
-Sì maestà, combatteremo fino alla fine. Io darò la mia vita per il nido, ma posso consigliarle una cosa?
-Dimmi Enrica-
-Ho sentito la Regina delle Legionarie affermare che dopo noi avrebbero attaccato tutti i formicai del prato. Se io ed il Saggio Grillo partissimo immediatamente riusciremmo a lanciare l’allarme a tutti i formicai e sono sicura di riuscire a convincerli: verranno tutte in nostro aiuto.-
La regina ci pensò un attimo e capendo che pure il parere del Grillo concordava con la formichina, acconsentì.
Enrica ed il Saggio Grillo non si persero in chiacchiere, in men che non si dica partirono per la delicata missione.
Nel formicaio tutte le formiche erano in fermento, scavarono finte gallerie, allagarono,

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   2 commenti     di: cesare righi


Lo specchio magico e dell'amore

C'era una volta un antico specchio magico che si trovava in un grande castello dove arrivò, un giorno, una principessa che voleva uno sposo.
Lo specchio era fatto apposta per trovare gli sposi: era diviso in due parti, da un lato la persona si metteva davanti ed era riflessa, dall'altro lo specchio avrebbe dato l'immagine della persona giusta da sposare.
La principessa aveva già in mente qualcuno, un re che conosceva e che pensava fosse la persona giusta. Per sapere se fosse lui lo sposo, si mise davanti allo specchio.
Lo specchio era antico e non era utilizzato spesso, così ci volle molto a fare apparire l'immagine dell'uomo. Annoiata dall'attesa, la principessa andò via per tornare dopo.
Così, lasciato incustodito lo specchio mentre caricava l'immagine, una strega, che aveva visto entrare la principessa nel castello e che l'aveva seguita di nascosto, disegnò una X nella parte dello specchio che stava elaborando l'immagine in modo che la principessa non potesse sposare l'uomo che amava.
Quando la principessa arrivò davanti allo specchio, vide la X.
"Non c'è dunque nessuno per me!" esclamò la principessa che, delusa, si sdraiò sul letto lì vicino e svenne.
Al risveglio si mise a piangere per la delusione, e pianse, pianse per 7 o 10 giorni.

Poi le venne in mente dei passi che aveva sentito dietro di se quando era entrata, così si rese conto di ciò che era accaduto:
"È la strega. È la strega! È stata lei a mettere la X sullo specchio!"
La principessa si arrabbiò tanto, poi strappò la X dallo specchio, ci si mise davanti e attese pazientemente che lo specchio completasse il caricamento dell'immagine.
Vide così che il suo principe era quello atteso.
"Devo sposare lui. Lo sapevo esclamò la principessa." Uscendo dal castello e andando a cercare il re che già conosceva.
La strega assistette alla scena e, una volta uscita la principessa, si precipitò a maledire lo specchio
"Me la pagherai, che tu sia maledetto per sempre, gli disse!"

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I due ruscelli

Sulle fiorite pendici di una valle
Un fanciullo stretto a suo padre
Domando:
Babbo odo frequente
Nella bocca dei grandi
La parola:
"AMORE"
"AMORE"
"AMORE"!
Mi dici cos'e'
L'amore
E il perche' del
Suo recitare?
****************
E il saggio Padre
Arresto' il cammino,
strinse fra le braccia
il giovane figliuolo
e disse:
"Amato figlio,
tu sei il visibile frutto
dell'amore,
nell'amore e per l'amore
l'universo si muove,
anche se invisibile,
come la brezza che adesso
soffia sulla tua chioma,
la sua intoccabile energia
pervade tutto cio' che vedi, odi e tocchi"!
*****************
Vedi come i raggi di sole
Scaldano le nostre mani
Infreddolite?
Ebbene l'amore
È come il sole,
dona il suop calore,
alla terra, ai cieli,
alle acque,
senza chiedere nulla in cambio.
Figliuolo osserva i fiori,
i petali delicati
che colorano i campi:
"Ebbene l'amore e' soffice
E leggero
come i fiori,
lo si raccoglie con dolcezza
e lo si custodisce con premura"!
****************
Oh figliolo laggiu'
Sul pioppo
Osserva quel picchio
Batte il suo becco
Sul tronco!
"L'amore e' come quel picchio,
infaticabile scava
il suo nido
per il suo riparo
non depredando nessuno"!
Cosi' e' l'amore
Coraggioso, instancabile,
rumoroso quando e' agitato,
silenzioso quando e' appagato"!
*******************
"Osserva Figliuolo
il flusso del ruscello
al lato del pioppo:
L'amore e' come le sue acque
Impavido scorre
Fino alla meta
E raggiunge la grandezza del mare,
ossia il traguardo della vita
perche' li nelle acque
tutte le acque si raccolgono
per essere una sola":
*******************
"Padre, ti ringrazio,
ti chiedo solo un favore?!
Io saro' felice di scorrere
Con amore fino al mare
So che un giorno
Tu arriverai
Prima di me
Perche' tu sei ruscello
Con flussi più veloci,
quando tocchera' a me
di giungere al traguardo
aspettami, non vorrei
perdermi nel mare"!



La decadenza nel pollaio

Beccodiferro, un gallo calvo fu eletto re nel pollaio fra il giubilo di molti polli, pollastre, pulcini e galline: "Diventeremo liberi e tutti ricchi di becchime con magnifiche feste danzanti e notti balleri-ne".

Passò del tempo e non contento del suo aspetto decretato dall'età, si fece ricrescere la cresta, anche se l'intensità della foresta nella sua testa fu in verità assai modesta.

"Poco becchime da pagare, e vi prometto che non vi lascerò preda della fame" così prometteva nei suoi canti giornalieri, mandando tutti a letto, ma cominciando fin dal mattino presto.

Aveva oltre al becco anche artigli rapaci, capaci di rubare grandi quantità di becchime, evitando di versare la sua parte nel fondo comune, ed occultandoli in altri pollai con filosofia d'accumulo alla sua affine.

La Legge, però, riuscì a beccarlo, e non poteva essere altrimenti in un pollaio. Lo condannò alla pena prevista per quel reato, ignobile per ogni abitante della gabbia, ma soprattutto per un gallo eletto re, e che maggiormente acuì anche la rabbia. Molti pensarono: "Non regge" e perse, infatti, la reg-genza, ma era previsto che fosse decretata anche la sua decadenza dal Gran Consiglio dei Saggi, il solo che poteva fare le leggi della Legge.

"La decadenza è ingiusta e la Legge lo perseguita" cominciarono a starnazzare da mattino a sera, polli, pollastre pulcini e galline, tutti terrorizzati dalla sola idea di poter perdere il loro lauto pasto di becchime aggiunto.

Alla domanda di un suo pulcino: "Mamma, perché dicono che è ingiusta quella legge che anche loro hanno votato, ritenendola giusta?" la gallina rispose, "Pulcino mio, il punto è che siamo in un pollaio, dove la decadenza è decisa soltanto da polli, pollastre, pulcini come te e galline come me".
Poi, sollecitandolo gli disse: "Preparati, e corri lesto, devi andare a sentire cos'ha da dire e cosa pro-mette Beccodiferro, prima che arrivino le sette, lo sai, noi andiamo a dormire presto".



Valentino principe di San

Il castello delle tre Fate.

Saggezza, seria e sempre pronta nel dispensar consigli. Occhi neri, penetranti, quando ti osservavano ti sentivi a disagio. Capelli neri corvini che sembravano aver rubato il colore alla notte più buia. Vestiva sempre di grigio e anche dal suo portamento si evinceva che doveva essere
una fata veramente saggia.
Erudita, antipatica fanciulla. Lei sapeva sempre tutto, non si poteva dire nulla che ti contraddiceva sempre e la cosa che dava più fastidio era che aveva sempre ragione. Tutta giallognola: gli occhi di un colore giallo sbiadito, si confondevano col colore dei suoi capelli. La carnagione era rosata tendente al giallo, da brivido. Più che una fata poteva assomigliare ad una strega. E i vestiti? Provate ad immaginare di che colore erano? Esatto: gialli!
Infine vi era Gaia, la spensieratezza personificata. La gioia assoluta. Adorava le sue sorelle con tutto il cuore. Era sempre felice e contenta, scherzava con tutti gli animali del magico bosco che circondava il castello. Lei era l'unica ad uscire per lunghe passeggiate. Vestiva sempre d'azzurro, il suo abito sembrava una nuvola primaverile. Capelli biondi, occhi azzurri come il cielo d'estate e un sorriso che ti ammagliava. Nessuno poteva resisterle, tutti gli animali del bosco l'amavano e la proteggevano. Anche Saggezza ed Erudita non avrebbero potuto vivere senza la gioia che dispensava Gaia. Non lo avrebbero mai ammesso, ma era proprio così.
Saggezza e Erudita invece se ne stavano sempre rinchiuse nel castello, una riceveva tutti quelli che le venivano a chieder consigli, l'altra rinchiusa in biblioteca a studiare, non vi era nulla che lei non sapesse. Ma la tranquillità e la serenità di quel luogo, presto sarebbero cambiate: una terribile minaccia incombeva sul mondo.

Il Principe.

In quel castello non esistevano uomini, vi erano solo le fate e la servitù era formata dagli animaletti del bosco che aiutavano le tre sorelle nelle faccende domestiche.
Vi era il

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Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie

Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia