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Favole per bambini

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Ka-dune

Avanzo, stancamente, passo dopo passo, e duna dopo duna, illuminato dalla

Luna, nel deserto, seguo il mio percorso. Ho perso i contatti con il

Resto della carovana, durante l’ultima tempesta di sabbia;mi resta poca

Acqua, non so se supererò quest’altra notte, se non diventerò

Cibo per qualche leonessa in agguato fra le rocce all’orizzonte!

Comunque, sono certo che la squadra di soccorso, ha già

Avviato le sue ricerche, o, almeno, lo spero! Ora credo di

Riconoscere quei ruderi, si! Sono proprio i resti dell’antico fortino,

Là è il punto di ritrovo per tutti gli escursionisti! Sono salvo! e lei mi

Aspetta, preoccupata ma felice di rivedermi, e fra le sue braccia…rinasco!
(è la favola di un sogno, o il sogno di una favola!)

   9 commenti     di: luigi deluca


La leggenda del santo ingollatore

La leggenda del santo ingollatore

Nel piccolo paese di *, incastonato nell’interno dell’isola, la vita trascorreva in modo assolutamente normale, tanto che potevi sentire, fin dalla piazzetta principale, le rimostranze di qualche pecora pascolante nelle campagne d’intorno, od anche il boaro intento a riprendere?" con mugghiî ancor più volitivi?" la vacca indecisa od il mulo lavativo, oppure, ?" perché no?" con orecchi ben’attenti, si poteva pur sentire la blandizia lisciante d’una brezzolina odorosa sull’erbe svogliatizze e indolenti.

?" Ahhh! Oggi càuru c’è..! 1?" poteva benissimo fare uno.

?" Èccaromio, càuru, càuru, chi ’buòi fari? 2 altrettanto bene poteva rispondere un altro.

Ma c’erano anche altre possibilità:

?" ’Gnura Gì, ch’àma ’fàri, è pronta ’p’a ’gniziòni? N’allistièmu? 3

?" Ka sì, sì, ’ronna Cuncè… pari ch’attruvàstuvu ’u spàssu, pirciànnumi ’u cùlu a ’mìa..! 4

Insomma, così dialogavano?" normalmente?" le finestre, arroccate fra i vicoletti serrati del paesello, le cui stradine spettinate s’aggrovigliavano in punto di raggiungere la chiesetta Madre.

***

Don Giovannino Crocetta, ?" inteso “’U ’Zìu Canna”, per il suo proverbiale talento di piegarsi ad ogni soffio accidentale di nuovo vento avverso, dimodoché la carena sua non avesse a temere (Dio ne liberi!), là per là (sai com’è), l’oltraggio di spezzarsi?" era un picaro nostrano, bello tondo, bassottello, di scimmiesca complessione, vile alquanto se del caso di tirar fuori i... corbelli, e in aggiunta molto facile a conoscer da lontano, per la camminata sua sbilenca che tirava un po’ da un lato.

Superata giovinezza senza troppo dar fastidio né alle cose né agli animali, approdò all’età di mezzo risolvendosi di dare, alla sua persona corta, un chiarore di sapiente, un odore di gran saggio, una specie di brillio... guadagnato con il tempo.

In paese, a dire il

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La bella e la bestia

Era un caldo strano, il sole era nervoso, scaldava ad intervalli, si lasciava imprigionare dalle nuvole in movimento, sembrava volesse rinunciare al suo dovere di astro. Ad un tratto un fulmine, rumoroso e luminoso come non mai, squarcia l'aria, dal nulla in mezzo alla piazza un omone grande come una casa comincia a cantare, una vocina fine dolce sottile, un po stridula, si ode come d'incanto. è il gigante buono che trasmette le sue doti vocali. dal vicolo a sinistra piano piano esce una donzella affascinante, avvolta in un mantello rosso sotto un abito bianchissimo, con delle scarpette gialle, sembra voglia rispondere alla vocina dolce stridula e lo fa con un vocione da orco inferocito. lo sgomento colpisce tutti i presenti i quali spaventati si riuniscono tutti in fondo alla piazza aspettando forse qualcosa di brutto. il miracolo si manifesta quando l'omone si inginocchia ai piedi della fanciulla e con voce normale da uomo le dichiara il suo amore, la fanciulla lo accarezza con delicata maniera e con la vocina stridula lo riassicura ammettendo anche il suo amore.

   0 commenti     di: AGOSTINO


Fratelli

Fratelli

Erano ormai parecchi i giorni trascorsi dacché avean lasciato casa?" la cara casa dove ogni cosa può nascondersi ma si ritrova, dove l’indispensabile dell’ospite è l’inutile pel visitatore, quel luogo dell’anima dove si torna (col pensiero almeno) nel momento in cui s’è tristi altrove?" quando incontrarono un anziano signore.
Assiso sur un lastrone di pietra, incassato nel muricciolo antico quanto lui, rimirava, costui, fisso un punto vuoto innanzi a sé, ma macilento e?" va detto?" male un pochino in arnese, tutto compreso?" circondato persino?" d’una irreale immobilità, d’una apatia tetragona fuor dal tempo?" si direbbe?" comune, pareva voler solo mostrare, come residuo segnale di appartenenza a questo mondo, un fremito impercettibile nei polsi cerei e scarni, dalla vecchiezza rosicchiati.
Un refoletto impertinente?" frequentatore unico di quell’angolo di solitudine dimentica e rara, tirava a far dispetto a un ciuffetto di capelli, radi e sbiancati come logore lenzuola al sole, la qual cosa poteva essere notata a condizione d’osservare il vecchio adusto di profilo.
E così Patonsio e Carmine fecero, poi che l’esame dal di fronte non li incoraggiò nel progredire approcci e conoscenza. L’osservarono pertanto da variate prospettive, lo studiarono un po’ dietro e al lato un poco, gli girarono d’attorno, assai curiosi del come e del perché, sinché fattisi vicino, piano piano, come a scoprir che fosse vivo, gl’inviarono un saluto:
?" Buon Giorno, egregio signore, saprebbe dirci, per favore, che strada è meglio fare per raggiungere il paese?
?" …
?" Se non è troppo incomodo, s’intende…
?" …
?" Questo dorme, ?" disse Patonsio indovinando un che d’insolito negli occhi assenti, benché aperti?" pare che è sveglio, e invece dorme. ’U jabbu arriva e ’a stima no!
?" Va bene, ?" fece Carmine, riguardoso ancora verso quel vecchio austero e strambo?" ci scusi tanto del dis

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Ricciolino

Gesù era nato da poco e già i primi pastori erano davanti alla grotta con i loro poveri doni: Latte, formaggio, uova.
Uno meno povero degli altri portò un agnellino vivo, molto piccolo. Maria sorrise e lo pose delicatamente sulle gambe di Gesù. L' agnellino belò e Giuseppe, accarezzandolo, gli disse: " Sta tranquillo. Nessuno ti farà del male" Come tutti sapete Giuseppe, Maria e Gesù dovettero fuggire in Egitto. Non ebbero il coraggio di lasciare l' agnellino solo e lo portarono con sè. Maria era in gropa ad un asinello con Gesù in braccio. Giuseppe con una mano teneva la cavezza dell' asinello per guidarne il cammino e, nel braccio libero, teneva l' agnellino. Quando finalmente tornarono a Nazareth Giuseppe fece una stalletta per l' agnellino che divenne il compagno di giochi di Gesù via via che cresceva. Anche
l' agnellino cresceva e Maria pensò che fra poco Gesù sarebbe stato troppo grande per giocare ancora con l' agnellino e si
intenerì al pensiero che questo si sarebbe sentito solo.
Allora comprò una pecorella e la mise nella stalletta. Cosa pensate che successe? Successe che i due si innamorarono e si sposarono. Nacque un agnellino, bello come i genitori che
lo chiamarono Ricciolino per i riccioli neri che incorniciavano la sua testa. Passò qualche anno. Gesù, che aveva guarito i lebbrosi, ridato la vista ai ciechi e l' udito ai sordi, fu condannato morte da Pilato che non avrebbe voluto farlo
perché riteneva Gesù un uomo giusto. Saprete che, sotto le feste pasquali, in Palestina c' era la consuetudine di liberare un prigioniero. Pilato chiese alla gente radunata sotto il suo palazzo se volevano libero Gesù o Barabba, un feroce malvivente. La gente, aizzata da uomini malvagi, scelse Barabba. Gesù fu condotto sul monte Golgota e fu crocifisso. Ricciolino lo aveva seguito ed aveva assistito con grande dolore alla sua agonia. Quando Gesù emise l' ultimo respiro il cuore di Ricciolino si spezzò. Gli amici di Gesù lo seppellirono pro

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Il fraticello e la lavandaia

Tanto tempo fa, in un paesino di montagna, viveva un fraticello che ogni giorno andava su e giu per i monti per dare buoni consigli alla gente e, mentre passeggiava per le stradine piccole e tortuose, pregava anche. Nei paraggi c'era una piccola baita nella quale abitava una perfida lavandaia. Lei odiava troppo ascoltare e vedere quel fraticello che ogni giorno alla solita ora saliva e scendeva i monti per pregare, cosi pensò di vendicarsi di lui. Un bel giorno, quando il fraticello si trovava per i monti, come era consuetudine fare, venne chiamato dalla
lavandaia:
- Fraticello, posso rubarvi un minuto? Vi voglio parlare!
- Ogni vostra richiesta sarà esaudita, rispose il fraticello. Come posso esservi utile gentile signora, asserì di nuovo il povero fraticello.
- Questa volta sarò io gentile con voi disse la lavandaia; perché domani vi offrirò una gustosa pizza, sempre se accetterete l'invito.
- Accetterò molto volentieri, rispose il fraticello, come posso rifiutare l'offerta di una gentile signora come voi? Domani verrò da voi a gustare la bella pizza.
In realtà, la lavandaia la pizza la fece piena di veleno, visto che desiderava la morte di quel povero fraticello.
Il giorno seguente, il frate non mancò all'appuntamento.
Ma visto che non poteva fermarsi a lungo, la lavandaia taglio due belle fette di pizza e le diede al fraticello. Le mangerò appena arriverò in paese disse il fraticello alla lavandaia.
Dopo che era sceso in paese, uscirono quattro ragazzini da scuola che egli conosceva bene. I ragazzi che videro il frate chiesero se aveva qualcosa da offire a loro. Il frate pensò di cedere le fette di pizza ai ragazzi, e cosi se le divisero tra di loro. Ma la parte dove c'era più veleno capitò nelle mani del figlio della lavadaia.
Gli altri ragazzi ebbero solo un lieve mal di pancia ma tutto passò in poche ore, mentre il figlio della lavandaia appena tornato a casa ebbe un forte mal di pancia. La madre chiese se avesse mangiato qualc

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   1 commenti     di: antonio iovino


Il fiore dell'amore (prima parte)

Una graziosa e dolce ragazza di circa trent'anni e con il nome di Gaia ha vissuto fin da piccola in una splendida baita di montagna a circa mille metri di altezza. Il panorama attorno a lei era stupendo sia d'estate sia d'inverno. Quando faceva molto freddo, ogni tanto scendeva una spolverata di neve, ma d'estate il sole mandava dei raggi splendenti che accarezzavano come una forte emozione. Sua madre morì quando era molto piccola dandola alla luce ma lei riuscì a crescere forte e coraggiosa lo stesso.
Tutti i giorni si occupava della casa mentre suo padre e suo fratello maggiore portavano le mucche e le capre al pascolo curandole per tutta la giornata e di sera le riportavano nella stalla. Dopo aver fatto colazione, sistemava i letti e puliva la casa. Poi andava al ruscello a lavare i vestiti e li stendeva profumati, puliti e freschi sapendo che con il sole e l'aria fresca che c'era si asciugavano. D'inverno invece li lavava dentro casa andando a prendere l'acqua. Aveva una vita dura ma era abituata fin da piccola e per lei non era difficile. Verso l'ora di pranzo portava su dei panini a suo padre e suo fratello mangiavano insieme e poi ritornava a casa. Pomeriggio si riposava un po' poi andava a fare passeggiate e altri lavori fino all'ora di cena e anche lì preparava sempre qualcosa di splendido.
Un caldo pomeriggio d'estate, mentre brillava il sole, si raccolse i capelli e vestita con una maglietta e una semplice gonna decise di andare a raccogliere delle castagne. S'incamminò per il solito sentiero con un cestino vuoto in mano e raggiunse il bosco.
Iniziò a cercare e quando trovò gli alberi, ce ne erano tantissime, riempì il cesto e pensava già alla torta che voleva fare. Una volta riempito il cestino si avviò per tornare a casa, ma sentì dei rumori alzò lo sguardo convinta che fossero i soliti scoiattoli. Invece davanti a se vide uno splendido ragazzo. Lei rimase a bocca aperta dall'incanto vedendo i suoi occhi azzurri come il cielo e il suo sorr

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   4 commenti     di: sara zucchetti



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Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie

Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia