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Favole per bambini

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La Genziana e il Raggio di Sole

Questa è la storia di una Genziana nata nel bosco di Silvaplana. Silvaplana, in Engadina, dove il cielo è blu e l'aria genuina. Un raggio di sole filtra fra i rami, la Genziana domanda: " Tu mi ami?" Il Raggio risponde: " Come non potrei, sei la più bella da qui ai Pirenei!" Felice la Genziana al Raggio di Sole si abbandona. Ma nel bel mezzo dell'abbraccio si alza un gran ventaccio. Con forza vengon separati da una nube gli innamorati. Piange si dispera il fiorellino: " Oh no, non può esser questo il mio destino."
Ma il peggio, ahimè, ha ancora da arrivare, ecco una mano la Genziana strappare..."A casa la voglio portare, nel vaso coi gerani ci potrà stare."
In un foglio di giornale si è ritrovata, il buio, l'aria condizionata... grazie al cielo è bell e arrivata.
Respira a fatica la Genziana, si sente stanca, si sente strana.
Una cosa non riesce a capire: " Sto per svenire o sto per morire?" Ed ora eccola lì, nella terra è stata ficcata, con un po'd'acqua poi bagnata. Ma non è l'acqua dell'Engadina: fresca, buona, frizzantina.
I gerani al suo fianco le danno il benvenuto, ma lei no, non ha le forze, nemmeno un saluto.
" Oh... com'è malconcia poverina. Farà la fine della stella alpina?"
È notte, la Genziana si è addormentata. Se il Raggio di Sole sapesse com'è malata! Son sicura, in un minuto correrebbe in suo aiuto.
E come per incanto, la mattina seguente, vien svegliato il fiorellino dolcemente.
Dopo aver a lungo cercato, il Raggio di Sole il suo amore ha trovato. Col suo calore abbraccia la Genziana che non perde tempo ed esclama: " Ti prego, portami via di qui!" Senza esitare il Raggio risponde : "Sì."
Rapido il Raggio riporta la Genziana nel bosco di Silvaplana.
Ma ormai è tardi, sta per sfiorire, è giunto per lei il tempo di dormire.
Il suo amore la adagia e con delicatezza la accarezza.
Si guardano, non han bisogno di parole, loro lo sanno, non passerà più di un anno.
Tornerà la primavera, di nuovo insiem

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Concorso di bellezza per le stagioni

Era da qualche tempo che ormai sulla Terra non succedeva più niente di interessante.
Guerre non ce n'erano più, il problema della fame nel mondo era stato brillantemente risolto, l'inquinamento era solo un brutto ricordo che riguardava il passato... insomma, tutto stava andando a gonfie vele.
Il buon Giove, vedendo che gli abitanti della Terra si stavano annoiavano a morte senza più nessun problema sul quale discutere o combattere, decise di chiamare a sé tutti gli altri esponenti dell'Olimpo e di indire un concorso di bellezza per stabilire quale stagione fosse la più bella.
Primavera, Estate, Autunno ed Inverno si misero all'opera per apparire piacenti ed invitanti.
Ognuna di loro, naturalmente, indì delle campagne elettorali, nelle quali nessun colpo basso venne escluso; ciascuna di loro, infatti, cercò di mettere in risalto non solo le proprie caratteristiche migliori, e questo è il peggio, anche e soprattutto, le deficienze delle altre concorrenti.
Ovunque apparivano striscioni acclamanti a questa o a quell'altra stagione; per ogni angolo della Terra i vari sostenitori si diedero un gran da fare per poter far ottenere il maggior numero di voti alla propria beniamina.
In breve, tutti i terrestri, lavorarono sodo per un anno intero.
Anche le candidate, però, dal canto loro, non si risparmiarono; fu un anno, quello, come non se ne videro mai. Tutto era assolutamente perfetto.
Venne, finalmente, il gran giorno. Giove stabilì che il verdetto fosse reso noto a Capodanno, durante il veglione di S. Silvestro quindi, una delle stagioni sarebbe stata premiata ed eletta come la più bella.
La prima a doversi presentare fu l'Autunno, non per favorirla e tantomeno per svantaggiarla, era solo per ovviare a polemiche e discussioni che sarebbero potute sorgere tra le quattro contendenti. Si decise, pertanto, di procedere per ordine alfabetico.
Al suo apparire molti trattennero il fiato per l'ammirazione; era bellissima. Aveva un lungo vestito variopinto, co

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La fiducia per raggiungere la felicità

La ragazza era persa nei suoi pensieri come al solito e temeva il giudizio degli altri. Dentro di sé sentiva un dolore profondo, i motivi erano diversi, ma tutti senza un significato come la sua vita.
Il sole cominciava a risplendere, ma lei aspettava la notte per sognare, oppure aspettava di sentire ancora per un attimo il battito del suo cuore. Ciò che desiderava non lo sapeva, perché la sensibilità la distruggeva, ogni cosa la faceva soffrire molto se era brutta e le belle cose non le poteva sentire piacevolmente.
Cercando di nascondere il dolore, pensò ancora a lui che l’aveva sopportata, ma mai amata veramente. Stringendo tra le dita il ciondolo azzurro con l’immagine della madonna socchiuse gli occhi e respirò.
Un attimo dopo una luce accecante, che solo lei poteva vedere, le fece aprire gli occhi e vide davanti a sé la Madonna, vergine, madre di Dio che le regalò un dolce sorriso. La prese per mano e la portò via.
Così si ritrovò vicino ad un piccolo lago e la Madonna, che era accanto a lei, prima di andarsene le disse questa frase: “Devi trovare la strada della tua vita, non è difficile e accanto a te ci sarà sempre il tuo angelo custode che ti aiuterà in ogni difficoltà. Dovrai solo imparare a sorridere e non preoccuparti sempre perché il Signore ti vuole bene e ti aiuta. ”
“Tu sai già perché sei qui e sai quello che devi cercare. ”
“Davvero? ”si chiedeva perplessa la ragazza.
“Si, quello che vuoi trovare è la felicità e la felicità è in ogni cosa così come la puoi trovare nel nulla infinito. ”
Detto questo, la madonna scomparve, con il ciondolo che aveva attaccato al collo la ragazza. Lei rimase incantata e mentre rifletteva sulle sue parole, osservava silenziosamente il lago. Panorama spettacolare di alte montagne con i riflessi del sole che brillavano nell’acqua. Tutto era sereno e piacevole così decise di incamminarsi nel bosco, ma la solitudine la preoccupava e il terrore gli echeggiava nella testa

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   5 commenti     di: sara zucchetti


Non esagerare!

C’era una volta una gallina e i suoi pulcini che vivevano nel pollaio di una fattoria.
Mamma gallina disse ai suoi pulcini:<< Non esagerate a mangiare!>>
I pulcini obbedirono ma il più dispettoso però non obbedì.
A lui piaceva il mangime al cioccolato e diventò un pollo.
Dopo qualche mese il contadino prese il pollo e decise di ucciderlo per mangiarlo.
La gallina disse ai pulcini:<<Avete visto cosa è successo a vostro fratello?>>
Tutti dissero:<<Si!>> E un pulcino poco dopo disse:<<è stato mangiato>>
La morale di questa favola è di non esagerare mai nel mangiare se no siamo pronti per essere il pranzo di Natale!.

   2 commenti     di: Andrea Raineri


La leggenda del pozzo senza fondo (seconda parte)

Passò ancora poco tempo e Amos era arrivato alla disperazione, non sapeva cosa fare e decise di scappare. Avvisò Camilla e le disse: "Se mi ami veramente, vieni con me, non ce la faccio più! Sto rovinando la mia vita e la tua." Lei non voleva farsi abbandonare e si buttò nel vuoto delle scelte. Non sapevano, dove andare, perché la sua casa era troppo vicino, così decisero di incamminarsi per il bosco prima dell'alba, sperando di trovare qualcosa, con quello che si era messo da parte Amos per le emergenze.
Entrambi non presero molte cose, ma lei non poteva lasciare lì ciò che racchiudeva i ricordi più importanti della sua vita. Era un piccolo cofanetto di legno dolce con all'interno uno specchietto, laccato su tutta la superficie in nero, con decorazioni dorate raffiguranti paesaggi e pagode; coperchio bombato con fascia mossa. Cerniere e bocchetta cesellati in lamierino sbalzato, formanti nastri d'amore ed altri motivi tipici della Cina. Questo cofanetto era tra i vari oggetti del negozio, quando lei era piccola, ne rimase così incantata che suo padre lo regalò a lei che lo custodì con amore, sul comodino vicino al letto, fino a oggi. Dentro questo cofanetto ci mise il petalo della rosa, che le aveva regalato Amos, un ricordo importante come l'amuleto che le aveva regalato la madre.
Un giorno quando sua madre era ancora viva, entrò nel negozio una signora giapponese con kimono colorato, capelli tradizionalmente legati a chignon e un fiore di ciliegio sulla testa. Aveva notato il negozio e si mise a guardare senza disturbo, ogni oggetto antico, ma senza comprare nulla. Infatti, regalò alla mamma di Camilla un amuleto, perché lei non aveva figli e nella tradizione della sua civiltà dopo cinque anni, doveva essere passato a un figlio. La signora notò la bimba molto tranquilla e graziosa ed era convinta che se lo meritasse. Quest'amuleto era una splendida spilla a forma di farfalla, con ali decorate e di colore bianco come un diamante. La madre di Ca

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   4 commenti     di: sara zucchetti


Il fiore dell'amore (seconda parte)

Era un momento stupendo, Gaia era molto commossa, e non faceva altro che osservare il fiore e lui. Gilberto sembrava indifferente ma era solo un modo per nascondere le emozioni, dentro di se sentiva il cuore battere forte e cominciò a sbattere le ciglia per il completo imbarazzo di lei che lo osservava. Si avvicinarono alla panchina e si accomodarono, lui le disse se poteva darle un bacino sulla guancia e lei gli fece cenno di si con la testa, così ci fu il primo contatto tra loro. Un attimo dopo lui disse sorridendo: "Ora tocca a te". Lei era un po' intimidita e indecisa, ma quando si avvicinò invece che sfiorare la sua guancia scivolò direttamente sulle sue labbra. Si scambiarono uno splendido bacio profondo che durò un istante, ma in Gaia c'era la speranza che continuasse per tutta la vita come l'acqua della cascata continuerà a cadere in eterno.
Si alzò uno splendido arcobaleno che rendeva ancora più magica l'atmosfera e Gilberto propose a Gaia di andare a fare un giro insieme in moto. Gaia rimase sorpresa, non se lo aspettava, perché non era mai salita su una moto con un ragazzo, ma lo aveva sognato. La trovava una bella idea e non voleva rinunciarci così anche se intimorita decise di accettare.
Gilberto le diede il suo casco per proteggerla da ogni pericolo e salirono sulla moto. Lui davanti e lei dietro che si attaccò fortemente alla sua schiena. Accese il motore e Gaia sentì una forte vibrazione dentro di sé dovuta all'emozione. Gilberto partì così cominciò il loro giro, salirono e scesero affrontando mille tornanti. Gaia sorrideva e contemporaneamente chiudeva gli occhi per il timore, ma essendo attaccata a lui si fece coraggio e affrontò la situazione. Si convinse ad aprire gli occhi per godersi il panorama, Gilberto non andava tanto veloce e lei si sentiva una principessa a cavallo con il suo principe ed era felice.
Finita quella splendida corsa in moto Gilberto l'accompagnò a casa. Si salutarono armoniosamente e lei rientrata a casa

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   4 commenti     di: sara zucchetti


Leo…nino va a caccia

-grauu, presto Leo, è ora, è ora che tu catturi la tua prima preda. Ricorda i miei insegnamenti e torna con un trofeo degno del figlio del re della foresta-
Presto, ragazzi, avete sentito Ras? Andiamo Leo è già partito per la caccia. Seguiamolo.
Anzi non perdiamo di vista Enrica la scimmia, saremo sicuri di arrivare da Leo.


Eccolo Leo, ma quanto è carino, guardate come è curioso, sembra proprio un micione.
Ma che sta facendo, si è fermato a mangiare un cespuglio?
- Ehi Leo,-ecco Enrica che non perde un’occasione per dire la sua- ma tu devi andare a caccia, non divorare tutti i cespugli della foresta.-
-Sì, lo so, ma questa camminata mi ha fatto venire un po’ di fame e a caccia è meglio arrivare a pancia piena. Poi, questa erbetta è una cosa, una cosa…ne vuoi un po’? Vieni, dai non avere paura-
-No grazie Leo, magari tra qualche mese, quando ti avrò conosciuto meglio
- Va beh, comunque ora vado al lago, vieni con me?
-Certo che vengo, non mi perderei la tua prima battuta di caccia per tutto l’oro del mondo.
Nemmeno noi, presto ragazzi anticipiamoli.
Ecco Enrica, ma Leo dov’è?
Non si vede, sarà tornato indietro?
Guardate quel grazioso cucciolo di impala che sta arrivando, anche lui deve essere alla sua prima esperienza solitaria. Fortunatamente Leo se ne è andato, non si sa mai…
L’impala si avvicina al lago, fermandosi guardingo fiuta l’aria, nessun pericolo. Si avvicina ancor più…shhh non fatevi sentire, altrimenti fugge.
Eccolo, ancora indeciso, così deve avergli insegnato la mamma. Finge di bere, poi con un salto veloce si allontana dall’acqua, osserva tra le macchie di vegetazione e torna a fiutare, ne è sicuro:
nessun pericolo.
Torna al lago ed inizia a sorseggiare tranquillo. Primo sorso, sguardo, secondo sorso, sguardo. Nulla lo disturba. Tre sorsi gli ha insegnato la mamma, dopo il terzo, via velocemente. Eccolo immergere il muso per la terza volta quando
-Gramiaooooo.
Leo si è letteralmente mater

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   5 commenti     di: cesare righi



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Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie

Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia