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Favole per bambini

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Un cuore nuovo

Le umiliazioni che tu hai inferto, come il più disumano degli aguzzini, non sono volate via ingoiate dal tempo, esse vagano sul tuo capo come avvoltoi affamati che inseguono la preda.

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La dea della vita, giunse al vivere dei suoi campi, e prese a camminare per i prati in fiore. Era bellissima e piena di luce, ed uno scarafaggio guardandola ne restò incantato:

Meravigliosa creatura, tu al di sopra di tutte, tu luce che rischiari la vita, tu anima gentile, si inchina il mio capo al tuo cospetto.

Ma la dea della vita, sapeva bene chi invero fosse quel buio animale e pertanto al suo gentil parlare rispose:

Alza pure la fronte, non devi a me questo rispetto, ti conosco e so che non hai mai dimostrato gentilezza al vivere, se non a chi ti è apparso superiore.

Io?

Disse offeso lo scarafaggio.

Madre della vita, ti starai confondendo con altri, non esiste scarafaggio più altruista di me, te lo dimostra il fatto che mi sia rivolto a te con grande rispetto senza neppure conoscerti.

Continui a creder che il viver dorma, figlio ingrato, ho osservato ogni passo del tuo cammino e le umiliazioni che hai inferto al più piccolo dei miei figli e come se le avessi inferte a me.
Non posso dimenticare il dolore che hai procurato, e sino a quando i miei figli continueranno a versar lacrime sui tuoi misfatti, io non ti perdonerò.

AHHAHAHH e che mi fai, ho avuto una vita bellissima e piena di soddisfazioni, ogni qualvolta ho desiderato qualcosa me la sono presa. Posso davvero ritenermi soddisfatto di ogni cosa, dimmi ora cosa puoi togliermi forse la vita?
Prenditela pure, era già previsto ma non cambierei una virgola del mio passato.

Tu dici? Parli così in virtù della tua limitata visione di vita, ma se comprendessi che la tua esistenza e solo all’inizio e non alla fine così come pensi, le tue certezze incomincerebbero a vacillare e piangeresti lacrime amare, per come hai lavorato qui sulla terra.
Le umiliaz

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   2 commenti     di: Cleonice Parisi


Enrica la formica sciupona.

Enrica è il suo nome ed è una formica.
Adesso direte: la solita storia della formica e della cicala, uff che palle.
Sbagliato! Questa è la vera storia di una formica sciupona e ve lo posso garantire perché io sono la Regina del nido e la conosco benissimo.
Quindi se volete conoscere la sua storia ve la leggete, altrimenti amici come prima.

Dopo la schiusa delle uova ero soddisfatta, una bellissima colonia la mia.
Tante formiche operaie, molte quelle soldato, qualche formica otre. Un bel formicaio, scavato in profondità, con molti cunicoli. Inattaccabile sia dagli agenti atmosferici che da quelli di altre comunità.
Ero veramente soddisfatta.
Tutte erano già al lavoro, e mi apprestavo a fare una bella mangiata, dopo il digiuno impostomi dalla natura, quando sentii una vocina, o meglio la percepii:
voglio uscire, fatemi uscire
Mi guardai intorno e non vidi nessuno, ma la voce insisteva
Voglio uscire prestoooo
Osservando meglio, vidi che un uovo non si era schiuso e la vocina veniva proprio da lì.
Chiamai una formica soldato dalle forte mandiboli e le dissi di aprire l’uovo.
Al chè uscì come un razzo una formichina nera come il carbone:
-Ho fame, ho fame- urlò. Feci uscire l’operaia che se la stava ridendo sotto i baffi e dissi all’ultima nata:
-hei calmati, pure io devo ancora mangiare. Vieni con me- aggiunsi spingendola delicatamente- Tu sei Enrica, l’ultima nata.
Rispose scontrosetta _va bene, solo che si mangi-
La rifocillai ben bene, e poi la feci bere dal ventre di una formica otre, non ve lo immaginate quanto mangiò ed il bere? La dovetti staccare dal ventre dell’otre: me la svuotò.
Enrica-la sgridai- devi essere moderata nelle tue cose, noi siamo una comunità e qui ognuno ha il suo compito e la sua razione di cibo e di bevanda. Tu ti sei già consumata la scorta di un mese.-
-Ma io ho fame-
-Ancora?- Domandai e non potei esimermi dal sorridere- Ora ti spiego i tuoi compiti.
Tu sei nata operaia, sei una bella formic

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   4 commenti     di: cesare righi


Ferdinandea

C'era una volta un'isola, una piccola isola che nessuno vedeva. Era molto timida ed era rimasta sotto il mare. Non proprio sprofondata negli abissi, ma giusto un po' sotto il pelo dell'acqua per non farsi vedere: una mezza dozzina di metri.
Era in una posizione favorevole, riusciva a non essere vista, ma vedeva il cielo pochi metri sopra di lei e vedeva il passaggio del mondo che viveva tra la superficie ed il suo suolo.
Poteva vedere pesci, delfini, polpi ed anche gli uccelli marini che si fiondavano sott'acqua per pochi secondi nel tentativo di ghermire le loro prede.
Vedeva anche le barche, perlomeno la parte sommersa delle stesse, dalle quali si affacciavano ad intermittenza degli strani esseri che non riusciva ad inquadrare bene per il riverbero dell'acqua, però vedeva bene le loro reti che penzolavano verso il suo suolo e nelle quali finivano i pesci ignari della loro presenza.
Insomma non c'era da annoiarsi, non era certo una vita movimentata, ma non c'era, a ben guardare, motivo di lamentarsene.
Non so cosa le prese, ma ad un certo punto della sua esistenza volle provare l'ignoto, tentare l'avventura, così la piccola isola decise di uscire dal mare e vedere l'aria: avrebbe lasciato il mondo che conosceva per cambiare elemento nel quale vivere, dall'acqua all'aria. Avrebbe visto gli uccelli in una visione nuova, con le ali ben spiegate, avrebbe goduto della vista di nuvole e sole e poi avrebbe conosciuto quegli strani esseri che si affacciavano dalle barche.
Sarebbero stati contenti, pensava, di avere un posto in mezzo al mare dove fermarsi, aveva visto quanto fosse per loro difficoltoso, una volta fuori dalle loro barche, adattarsi all'elemento liquido tanto che molti che erano caduti nel mare, non erano sopravvissuti per molto. Decisamente poco adatti, senza branchie come i pesci e neanche agili come i delfini.
Un giorno come gli altri si decise, prese tutte le sue forze e si innalzò verso la superficie: prima emersero le parti più alte poi le

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Il Frutto della Serenità

Il mare della serenità
ha schiuso il suo cuore
osserverai la sua immensa distesa
ed immergendoti nelle sue confortanti acque
tu diverrai mare.

Nel mare della serenità vedrai fiorire
l’espressione migliore del tuo esistere
carezzerai i sogni di un vivere carezzato
e nel cuore della vita tu risplenderai.

Il mare della serenità oggi
ha un nome
il tuo.

Cerca la serenità,
chiama la serenità
quella dolce creatura
avrà sentore del tuo dire
solo dopo averti molto ascoltato.

Prendi la tua serenità,
e nel sole del tuo cuore
depositerà il suo primo figlio
la Gioia.

Un uomo stanco, aveva vagato al vivere per un tempo che neppure più ricordava, alla ricerca di un unico sentire la sua gioia.

Gioia, Gioia!

Gridava l’uomo nella solitudine del suo immenso deserto.

Ti chiamo da sempre e di te solo arido deserto. Gioia, Gioia, questo sarà il mio ultimo grido alla tua inesistente figura, se esisti appari ora al mio vedere fa che io scorga la tua essenza anche senza possederla.

Il sole era alto, e l’afa rendeva l’orizzonte mobile, e fu proprio in quel vedere confuso che l’uomo scorse i passi di una bellissima donna vestita di una tunica azzurra, che giuntagli vicino gli offrì della acqua dicendo:

Io sono la Serenità.

L’uomo guardò quella nobile creatura, e con occhi delusi disse:

Non di te ho avevo chiesto la visione, seppur meravigliosa cosa tu non sei la Gioia.

La donna, guardò con amore l’uomo e spogliandosi nuda di fronte ai suoi occhi attoniti, gli mostrò la sua avanzata gravidanza. L’uomo guardò senza comprendere l’audacia di quella donna, e continuando a fissare quel ventre turgido e pregno disse:

Di chi è il figlio che porti in grembo?

E la donna illuminatasi di una luce interiore disse:

È tuo figlio.

L’uomo scoppiò in una risata cristallina, e mentre il sudore gli rigava il viso, una s

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   2 commenti     di: Cleonice Parisi


Il primo amore non si scorda mai

Vagavo senza meta lungo una strada larga e deserta. Non ero triste, ma neppure allegra. Sentivo soltanto un vuoto dentro a cui non sapevo dare una ragione e non riuscivo a capire da cosa fosse generato. Mi sentivo solamente priva di un qualcosa, ma non sapevo cosa.
Benché la pioggia da poco avesse smesso di scontrarsi contro la mia testa, le sue gocce erano ancora sulla strada dando vita a piccole pozzanghere. Continuavo il mio cammino, tenendo il capo abbassato e guardando l'asfalto sotto i miei piedi, quando fui colpita dal riflesso generato da una delle tante chiazze d'acqua.. In essa, infatti, c'era un arcobaleno che risplendeva e soffermandomi a guardarne i colori, rimasi scioccata nel guardare la mia immagine, non certo per presunzione, ma per il semplice fatto che vidi uscire dalle mie spalle una sola ala tutta bianca, una di quelle ale che hanno solo gli angeli. Sì, proprio così, una sola ala. Non riuscivo a capire come mai.. di solito le ali sono due e io invece ne avevo una, come era possibile? Alzai lo sguardo dalla pozzanghera per poi ricalarlo, ma niente, l'ala era lì e sempre sola.
Ripresi a camminare senza distogliere i miei pensieri da ciò che avevo da poco visto. Vidi un'altra pozza d'acqua e mi ci rispecchiai. La stessa visione. Sempre una sola ala. Continuai il cammino per arrestarmi subito alla pozza seguente e la visione era sempre la stessa. Ero incredula e forse per questo volsi lo sguardo al cielo, come se volessi avere una risposta da qualcuno, ma chi poi? da Dio? o forse da un angelo? Ma il mio stupore continuò a crescere quando, tornando a guardare la strada, vidi che le ali erano diventate due. Sì proprio così, due ali, ma il mio stupore non svanì, bensì aumentò nel vedere che le due ali non erano mie. Solo una apparteneva a me, l'altra apparteneva a un ragazzo dai tratti delicati, occhi belli da benedire, sorriso puro e sensibile, che mi disse:
- Sei tu!
- Che vuoi dire? - chiesi, mentre una strano benessere avvolge

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   4 commenti     di: Giulia Gabbia


Non esagerare!

C’era una volta una gallina e i suoi pulcini che vivevano nel pollaio di una fattoria.
Mamma gallina disse ai suoi pulcini:<< Non esagerate a mangiare!>>
I pulcini obbedirono ma il più dispettoso però non obbedì.
A lui piaceva il mangime al cioccolato e diventò un pollo.
Dopo qualche mese il contadino prese il pollo e decise di ucciderlo per mangiarlo.
La gallina disse ai pulcini:<<Avete visto cosa è successo a vostro fratello?>>
Tutti dissero:<<Si!>> E un pulcino poco dopo disse:<<è stato mangiato>>
La morale di questa favola è di non esagerare mai nel mangiare se no siamo pronti per essere il pranzo di Natale!.

   2 commenti     di: Andrea Raineri


Il capriolo magico

Si narra che tanti anni fa, in cima alla montagna c'era una casetta di legno, con dentro una vecchia strega sola. Non era cattiva ma odiava la montagna, lo splendore delle rocce ricoperte di erba verde fresca e profumata con il sole caldo che batteva su di esse, gli alberi e fiori di vari tipi, graziosi uccellini che cinguettavano, i ruscelli che sgorgavano e scivolavano giù, animali che vivevano nella natura e altro.
Una dolce ragazza di nome Emily, che era nata accanto alla sua casa, invece gioiva di ogni cosa che aveva intorno e provava le emozioni che la natura le regalava. Non aveva mai visto la strega che viveva nell'oscurità della casa e della notte, quindi non aveva paura di lei e del suo vecchio aspetto orribile. Ogni giorno usciva serenamente, si scaldava con il sole camminando per sentieri, viveva sola e indipendente da ogni difficoltà.
La strega, invidiosa della sua gioia, cercava qualcosa per togliere ogni piacere dal suo cuore, ma senza trovarlo. Finché un giorno, il suo cuore ghiacciato di odio, scoppiò e con un incantesimo molto potente lo lanciò in cielo facendolo scendere in piccoli fiocchi bianchi, delicati e soffici chiamati neve che si depositava sulla montagna.
Quando la vide Emily si spaventò, la raccolse con le mani e sentì quanto era fredda, facendo diventare anche il suo sangue di ghiaccio. Fu così che rimase lì per sempre ghiacciata e con attorno la neve.
Tanti anni dopo una ragazza con lo stesso nome da un paese di pianura si trasferì sulla montagna, ma non era contenta come Emily di vivere isolata nella natura ora che c'era quella neve fredda e fastidiosa. Purtroppo il destino non le permetteva di lasciare quel posto maledetto com'era successo all'altra ragazza tanto tempo fa. Vide la statua di ghiaccio che nonostante tornò il sole non si sciolse mai, perché la maledizione della strega era molto potente, ma non capì cosa fosse.
La natura brillava intorno a lei, l'erba verde della speranza e i fiori coloravano il prato

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   15 commenti     di: sara zucchetti



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Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie

Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia