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Fiabe

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Lo specchio dei desideri

Era una giornata di sole in quella cittadina sperduta tra i boschi incantati di un regno lontano, dove magiche creature regnano sovrane.
C’era una ragazzina dal biondo crine e smeraldine iridi che aveva la fortuna di vivere nelle favole.
Curiosa ella si spingeva oltre l’immaginario, capitando in luoghi occulti alla mente.
E si trovò in una soffitta, tra scartoffie antiche, rinvenendo il magico specchio che rifletteva i timori celati da una corazza di finta sicurezza.
Viziata da una madre poco attenta, voleva tutto e sempre più.
Lo specchio rifletteva il suo desiderio d’amore ma al contempo mostrava la sua avidità.
Sconcertata nel comprendere la cattiveria interiore racchiusa in un cuore di pietra privo di sentimento, con grande volontà decise di rinunciare alle cose che credeva importanti, un grosso passo, ma lo specchio non rifletteva altro che la sua immagine.

   1 commenti     di: Vale B


Le recchie e prevetu con bolognese alla nonnino

Attraverso i vetri colorati entravano nella nostra cucina raggi di sole variopinti. Oltre a calore portar nei piccoli cuori delle principessine nostre, Alice e Paoletta, che credo ben conoscete, gli effetti di quei raggi davano alla cucina un aspetto straordinario.

Accarezzando le bionde chiome di Alice e a voce sussurrante:

- Sei bella, principessina!

E la bionda chioma prende i colori dell'iride.

Poi furtivi si intersecano tra i rossicci capelli di Paoletta e a voce soave e tenera:

- Anche tu sei bella, un bocciolo di rosa appena schiuso, principessina mia.

Ed anche i capelli rossicci di Paoletta, dei colori più belli di un iride allegro e canzoniere si vestono, aleggiando tra i profumi di una cucina sempre in festa.
In questo mondo quasi irreale entra il nonnino, il nostro cuoco brillo, ma non troppo e con la solita fiaschetta di vino rosso locale.

Alle bambine:

- Principessine mie, è vero che mi aiutate anche oggi a preparare un pasto con i fiocchi?

Le bambine:

- Si nonnino! Cosa dobbiamo fare?

Il nonnino:

- Intanto io vi dico quello che mi serve, e voi mi dite se già sta sul tavolo di lavoro.

Le bambine:

- Bene!

Il nonnino:

- Incominciamo; farina, uova, formaggio grattugiato, sale, olio d' oliva e di extra vergine di oliva, pepe, noce moscata, carne mista tritata,(non macinata ma fatta a pezzettini con un bel coltello ben affilato) un peperone trattato allo stesso modo e mi sembra tutto.

Le bambine che avevano scrupolosamente controllato ed annuito ad ogni cosa, incuriosite:

- A nonò, cos'è 'sta specialità?

Il nonnino:

- Recchie e prevetu alla bolognese!

Alice:

- Cosa sono le recchie e prevetu?

Il nonnino:

- Veramente si chiamano orecchiette, ed è un tipo di pasta fatta in casa, che hanno appunto la forma di piccole orecchie.

Paoletta:

- Sono veramente curiosa di vedere come le fai!

Il nonnino:

- Non le farò mica da solo, anche voi due principessine (indicando con l

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Nascosto nel bosco

Belle quelle duglasie spolverate di neve, spettrali figure notturne poco parche a far vivere un sottobosco divenuto sterile, ma ottima via per gli spostamenti di Bobbetto, il più anziano e saggio gnomo della comunita'.
In inverno inoltrato era l'unico che si appostava a lato della finestra della cucina, e solo quando vedeva che era illuminata si avvicinava con circospezione; una notte freddissima decisi di lasciarla socchiusa.
Scopri' la presenza degli gnomi notando delle piccole orme sul davanzale, e per confermre la loro presenza piazzai una telecamerina sopra la finestra, e scopri' il loro fantastico mondo. Quella notte lasciai anche sul tavolo di cucina un pezzetto di pane nero e un po' di finocchiona, in un ditale da cucito versai del buon chianti.
Fu una notte di bagordi, e ripetei l'esperimento la notte successiva, ma la festa fu guastata da un topastro, il vero terrore dei miei amici gnomi.
Ho cercato di contattare Peppino Santucci, ma ho saputo che e' morto in una esplosione...

   1 commenti     di: Isaia Kwick


Il museo stregato

Molti anni fa, in una lunga distesa di pianura c' era un palazzo. Lì dimorava un' incantevole principessa che si chiamava Costanza. Ella aveva i capelli lunghi, ondulati e biondi, gli occhi azzurro cristallino. Vestiva sempre con un vestito celeste, scarpe e corona argento.
Un bel giorno di sole, Costanza, decise di andare al museo.
Quando entrò, la porta, improvvisamente, si chiuse da sola a chiave, e Costanza prese uno spavento che saltò in aria. Questo museo era stregato da fantasmi.
La principessa corse su per le scale.
Costanza sentì un ululato di fantasmi e gridò:
-C-c' è q- qualcuno qui!?!
Essi risposero:
- Siiii! Siamo noii!
- Voi chi?
- I fantasmi!
- I f-fantasmi!?! Aiutoooo!!!!
All' improvviso da una nuvola scese una magica chiave dorata.
Era la chiave della porta.
Essa la prese, corse giù per le scale, mise la chiave dentro la serratura e chiuse dentro i fantasmi.
Tornò al palazzo e visse per sempre felice.
Costanza disse:
- Speriamo di non trovare più quei fantasmi!



Ciccia

C'erano una volta due piccoli topolini, uno si chiamava Timmi, mentre suo fratellino Ciccia. Lo chiamavano così perché non la smetteva mai di mangiare ed era molto molto grasso.
Dopo la morte dei genitori, rimasti orfani iniziarono a girare il mondo, finché trovarono casa vicino ad un supermercato.
Di giorno dormivano mentre la notte attraverso un piccolo buco nel muro riuscivano a entrare in quel supermercato ed a procurarsi del cibo.
Timmi era il fratello maggiore, stava molto attento e quando mangiava anche se vi era ancora del cibo di cui approfittarne lui smetteva perché altrimenti ingrassava e chiedeva sempre anche al piccolo fratellino Ciccia di non mangiare troppo, ma purtroppo il piccolo Ciccia non lo ascoltava e continuava a mangiare sempre di più.
Un giorno i1 proprietario del supermercato stanco dei continui furti di cibo, chiese un consiglio ad un suo amico su cosa dovrebbe fare per far terminare quei furti.
Il suo amico gli propose di prendere Luigi, lui ne era certo, sarebbe riuscito a fare quello che lui desiderava, far terminare quei furti.
Luigi era un bei gattone agile e svelto e quando la sera Timmi e suo fratello Ciccia entrarono nel supermercato per mangiare, dopo qualche minuto da lontano videro apparire la sagoma minacciosa di Luigi.
Timmi, che era magro, fu molto svelto a fuggire attraverso un buco nel muro. Anche Ciccia cercò di fuggire, ma era troppo grasso e anche se cercava di correre veloce non era svelto come suo fratello Timmi e quando da lontano riuscì a vedere quel buco nel muro cominciò a pensare che oramai anche lui era sicuro di riuscire a raggiungerlo e cosi a sfuggire alle pericolose e terribili unghie di Luigi.
Purtroppo, quando oramai era sicuro di essere in salvo, Luigi con un salto riuscì a catturarlo. Povero Ciccia, se avesse ascoltato suo fratello Timmi e mangiato di meno, certamente sarebbe riuscito a sfuggire al pericoloso gatto.
Questa storia deve fare riflettere e ricordare che, noi bambini q

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   1 commenti     di: Giuseppe Loda


Che fine ha fatto il lupo di Gubbio?

La storia la sapete tutti. Il lupo cattivo fu ammansito da S. Francesco e promise di non aggredire più nessuno. Se ne tornò ai suoi boschi, vivendo di caccia. Ma venne l'inverno e il lupo si ritrovò affamato. Scese a Gubbio e bussò alla prima porta che trovò. Gli abitanti di Gubbio si erano impegnati ad assicurargli cibo e rifugio in caso di necessità. Non ricordo se nel racconto si parla di questo patto, ma, secondo me, le cose andarono proprio così. Infatti la porta si aprì e una gentile signora fece entrare il lupo, lo fece accovacciare davanti al caminetto acceso e gli mise davanti una grossa ciotola di pasta e fagioli. Il lupo l'annusò e quello che il suo naso sentì non gli piacque per niente. Ma la fame è la fame. Trangugiò tutto e si addormentò.
Un bimbetto di due anni entrò in cucina, vide il lupo addormentato e, non sapendo niente della sua storia, lo scambiò per un cane. Gli si avvicinò e gli fece una carezza sul muso. Il lupo si svegliò di soprassalto e quello che vide davanti a sé fu un tenero bocconcino che poteva compensare la pasta e fagioli."Benedetto Francesco!... I patti sono patti -sospirò e chiuse gli occhi, sperando di riaddormentarsi. Ma il bambino aveva voglia di giocare: afferrò la coda del lupo e la tirò con tutta la sua forza. Il lupo s'infuriò. Il bambino lo aveva offeso nella sua dignità. "Questo non era nei patti!" - pensò. E si mise a rovesciare pentole, casseruole, posate e tutto quello che riuscivano ad afferrare le sue zampe, calcolando bene che non andassero a colpire il bambino perché "I patti sono patti!"
Il bambino rideva, rideva, divertendosi un mondo a veder volare, come per magia, tutti quegli oggetti. Il lupo era sempre più infuriato e, non potendo fare altro, emise un lungo ululato. "Bono, Bono" - disse il bambino- Hai bua?" Gli si avvicinò, prese una zampa nelle manine e la baciò. "Mo passa bua" e continuò ad accarezzare la zampa del lupo. Questo si intenerì. I bambini e gli animali trova

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La Fata e L'aquila

In una giornata di autunno fredda e piovosa , mentre l'aquila stava volando in mezzo ad una valle che non aveva mai visto, andò a sbattere contro una montagna, e si ritrovò in mezzo al bosco con un ala spezzata, ma soprattutto non si ricordava chi era e cosa fosse. Ormai stanca e provata dal freddo perse conoscenza, si ritrovò aprendo gli occhi una Donna che le disse : Io sono una Fata, la custode di questi luoghi, non ti preoccupare resterai qui il tempo necessario per guarire dalla tua ferita. Allora L'aquila rispose : si ma Io non so volare, come faccio? , F. si che sai volare, ma se vuoi ti aiuterò Io. ... e così passo l'inverno freddo e pieno di neve, ma l'aquila nel frattempo si ritrovò tra le cure della sua custode, e piano piano cominciò a guarire dal dolore a dalla sua ala spezzata. Quando arrivò la Primavera la sua Fata le insegnò giorno dopo giorno a sbattere le ali, ad aprirle e finalmente a fare i primi voli, e l'aquila tutto ad un tratto si ricordò chi era, cosa fosse, e da dove veniva. Con L'estate alle porte ormai l'aquila era guarita e poteva andare da qualsiasi parte ella volesse : Allora la Fata gli disse: Da oggi non mi vedrai più , perché rispose L'Aquila, perché non ti trasformi anche tu in un Aquila, F. perché non hai più bisogno di me, e poi io sono la custode di questo posto, non posso cambiare la mia natura , A. ma Io non posso stare senza di Te, F. Non ti preoccupare anche se non mi vedrai sarò con te per "Sempre" . Allora L'aquila prima di andarsene le disse : Grazie di avermi insegnato a volare, avevo dimenticato tutto, senza di te non c'è l'avrei fatta. Si alzò in volo e se ne andò , ma con la promessa che tutte le volte che avesse voluto sentirla vicina, sarebbe passato per quel bosco per farsi vedere e per condividere anche un istante con Lei.

   3 commenti     di: marco



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FiabeQuesta sezione contiene storie e racconti su fate, orchi, giganti, streghe e altri personaggi fantastici

Le fiabe sono un tipo di racconto legato alla tradizione popolare e caratterizzata da componimenti brevi su avvenimenti e personaggi fantastici come orchi, giganti e fate. Si distinguono dalle favole per la loro componente fantastica e per l'assenza di allegoria e morale - Approfondimenti su Wikipedia