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Fiabe

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Era un angelo scelto per migliorare il mondo

Scendeva lentamente da un lungo velo celeste trasparente che evidenziava i suoi occhi di color azzurro, le sue labbra carnose e il suo volto celestiale.
Appena cadde giù e toccò terra da quella corda piena di rose e coriandoli, è come se il mondo fece un passo indietro. Si chiamava Chiara: ''La donna dai capelli color arcobaleno'' la chiamavano.
Aveva alcune ciocche celesti che scendevano giù come fossero delle onde del mare ed invece all'inizio si intravedeva questo biondo particolare. I capelli aumentavano ad ogni sorriso di persona.
Era un angelo scelto per migliorare il mondo.
L'angelo della fortuna, chi lo avrebbe evitato?
Camminava, a passi lenti, mentre il suo vestito svolazzava tra il vento e si muoveva dolcemente.
Un paio di scoiattoli si affacciarono dal ramo di un albero, come se intuissero da qualche parte, che il vento stava cambiando, che le onde del mare diventavano calme ad ogni passo che lei faceva e che le foglie smettevano di cadere.
È come se qualcuno abbia dato il ''Via''.
È come se qualcuno aveva detto ''Stop'' alle cattiverie.
Chiara notò che uno di quei due scoiattoli stava per cadere dal ramo dell'albero, con un dito si avvicinò alzandosi in punta di piedi; Lo aiutò trasferendogli tutta l'energia possibile che aveva tra le mani... Il piccolo scoiattolo si rialzò mostrandogli il suo lato tenero a Chiara che lo guardava felice.
''Sei ancora piccolo per questo mondo crudele''
Affermò la ragazza dai piccoli boccoli celesti e dorati continuando il cammino... Davanti si ritrovò un cacciatore con in mano una pistola: stava puntando contro una volpe che, impaurita, stava mettendo i suoi piccoli al sicuro.
Chiara, non ebbe paura, ma anche con tutta la sua insicurezza cercò di farlo ragionare e di fargli abbassare la pistola.
Gli disse: ''Che faresti se quei cuccioli di volpe fossero i tuoi figli? Non piangeresti all'idea di non ritrovare più i loro occhi?''
Chiese Chiara mentre quel signore, a quelle parole, ci aveva rif

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   2 commenti     di: Martina Di Toro


Il calciatore vincente

C’era una volta Thomas, un giocatore di calcio molto bravo; un giorno arrivò un drago, brutto e cattivo.

Questo drago faceva molti dispetti a Thomas; per tale motivo la sua squadra perdeva sempre.
Un giorno arrivò, in suo aiuto, un X5, un robot che gli donò un telefono magico. Gli spiegò come usarlo e se ne andò.
Thomas usò il telefono e sconfisse il drago.


Thomas tutto contento ritornò allo stadio e la sua squadra vinse la partita nazionale.

   2 commenti     di: Andrea Raineri


Giorgy, la nuvoletta di sole

Giorgy era una piccola nuvola di Sole che volava alta sopra le montagne. Era di un colore
bianco candido e aveva l'aspetto di un batuffolo di cotone. Il suo passatempo preferito era
quello di cambiare forma: una volta era un aeroplano, un'altra era un elefante mentre subito
dopo diventava una palla.
Era felice di essere una nuvoletta perchè questo le permetteva di vedere il mondo dall'alto,
ma soprattutto di volare: a chi non piacerebbe volare liberi per il Cielo?
Un giorno, mentre a forma di pappagallo schiacciava un pisolino sul cocuzzolo più alto di
una montagna, le si avvicinò un'altra nuvola dall'aspetto piuttosto diverso da quelle che di
solito stavano accanto a lei. Era infatti grigia, molto lunga e quando si fece più vicina si
accorse che era anche fredda. "Dovete andare via di qui!" Disse la nuvola grigia.
"Perchè?" Rispose Giorgy. "Non do fastidio a nessuno e stare qui mi piace"
"Adesso arriveranno tante nuvole come me e non ci sarà più posto nè per voi e nemmeno
per il Cielo Azzurro. Dobbiamo fare il nostro lavoro. Quando avremo finito potrete ritornare,
se il Sole sarà d'accordo"
Giorgy, impaurita, si girò verso la sue amiche, e si rese conto di essere rimasta molto
indietro: loro infatti si erano allontanate insieme al Cielo Azzurro. L'aria si era fatta
d'un tratto fredda e il Sole non si vedeva quasi più, mentre tutto il Cielo attorno a lei si era
fatto grigio, carico di nuvole di pioggia.
Giorgy si trasfornò così in un missile e volò veloce verso le sue compagne. Ci mise quasi
mezz'ora, ma alla fine, stremata, riuscì a ruinirsi al gruppo.
"Perchè ci hanno cacciato?" Chiese con un filo di voce al Cielo Azzurro.
"Perchè questo è il momento in cui c'è bisogno di loro. Vedi, Giorgy, il Sole non può
rimanere fermo in un posto per troppo tempo. Tu sei appena nata, e ancora non sai come
vanno queste cose, ma io ti garantisco che è così che deve andare."
"Ma a me piaceva dormire sulle quelle montagne: ora dove and

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Il povero Re Magio

In un regno delle Indie c'era un re molto buono, che viveva felice seppur povero, condividendo così la sua sorte con quella dei suoi sudditi e le sue sei mogli.
Era una notte qualunque, o almeno così sembrava, una sola stella con una bella coda dominava la volta dello scuro manto.
Non si sa bene, se da desto o in sogno un Angelo bellissimo al Re Magio apparve e gli parlò:

- Aliman, alzati e cammina seguendo quella Cometa!

Spaventato il Re Magio:

- Chi sei?

L'Angelo:

- Sono un Angelo inviato dal tuo e mio Signore!

Il Re Magio:

- E bé! Perché dovrei seguire quella Cometa?

L'Angelo:

- Fra non molto in una terra alquanto lontana, a Betlemme nascerà un Bimbo, che si chiamerà Gesù.

Il Re Magio:

- E per un bambino io dovrei andare così lontano?

L'Angelo:

- Non è un bambino qualunque, ma è Gesù Bambino, il Salvatore.

Il Re Magio:

- Mi dispiace, ma io non capisco!

L'Angelo:

- Già altri Tre Re hanno intrapreso il cammino per onorarlo, portandogli doni molto significativi.

Il Re Magio:

- Ma io non ho nulla da poter regalare!

L'Angelo:

- Il tuo cuore puro e la tua anima pia ti sembrano poco?

Così convinto s'alza, si veste, avverte le sue mogli, sale in groppa al suo dromedario e alza gli occhi al cielo. La stella con la bella coda scintillante era ancora lì ad aspettarlo.
Il cammino fu lungo e tortuoso, come unici compagni di viaggio aveva il suo fedele dromedario e quella Cometa, che da lassù sembrava sorridergli incoraggiandolo.
Prima di arrivare a Betlemme fu avvistato dalle guardie del re del luogo e avvicinato.

Una delle guardie:

- Chi sei straniero?

Il Re Magio:

- Sono Aliman, re di una lontana terra delle Indie.

La stessa guardia:

- E come mai sei qui?

Il Re Magio:

- Seguo quella Cometa lassù!

La seconda guardia:

- Sappiamo di quella Cometa, prima di te altri Tre Re l'hanno seguita, quindi anche tu sei diretto allo stesso luogo?

Il Re Magio:

- Si!

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Lo stagno incantato

Una leggenda narra che nelle Terre Incantate, nascosto tra gli alberi secolari del Bosco Senzanome, c'era un piccolo stagno che aveva un incredibile potere: chiunque si specchiasse nelle sue limpide acque poteva vedere il proprio futuro. Tanti erano i cavalieri che l'avevano cercato per conoscere in anticipo l'esito delle battaglie cui avrebbero preso parte e altrettanti i regnanti, che avevano incaricato i loro servi di trovarlo ad ogni costo perchè speranzosi di sapere per quanto tempo avrebbero esercitato il loro potere o se il loro regno sarebbe stato minacciato da qualche cavaliere solitario in cerca di fortuna.
Per anni e anni, i regnanti che si succedettero nella dinastia dei Draghi delle Terre Incantate impiegarono tutte le loro forze per trovare la strada che conducesse allo Stagno Incantato (così la leggenda narrava che si chiamasse) perchè erano certi che, una volta trovato, nessuno avrebbe potuto più spodestare la loro famiglia poiché, grazie al potere di quell'acqua, avrebbero visto il futuro.
Ma tutte le ricerche erano state vane.
Si ricorda solo di un servo che, tornato dal suo Re dopo molti mesi di ricerche, dichiarò di avere trovato lo Stagno Incantato e di avervi letto il suo futuro, ma non quello del Re. Quest'ultimo, indignato che una tale magia avesse privilegiato un servo e non il suo Re gli chiese che cosa mai avesse visto tra quelle acque.
"Sire..." Disse il servo "... in verità ciò che ho visto mi ha terrorizzato e la mia paura è tale che non riesco nemmeno a parlarne. Chiedo solo il Vostro perdono..."
Ma il Re, al quale questa spiegazione pareva solo una burla per tentare di guadagnare credito agli occhi della corte, lo fece imprigionare, dichiarando al suo popolo che costui non aveva trovato in verità lo Stagno Incantato, bensì aveva solo cercato di imbrogliare il Re.
Così il servo fu condotto nelle segrete del castello, accompagnato dalle guardie e da un prete. Mentre si avvicinava alla sua cella, il servo chiese di pa

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Una sorprendente natività

Era qualche giorno che giravo per i borghi maleodoranti di Betlemme: case di pietra e tanta polvere, ma gente accogliente e generosa anche verso di me.
Non avevo mete precise dove andare e così ciondolavo per le strade.
Una notte mi svegliò un gran trambusto di voci, di ragli d'asino e di belati lamentosi. Mi drizzai incuriosito e vidi che un gruppo di pastori d'ogni età e massaie scarmigliate s'incamminavano lungo un sentiero di ciottoli, illuminati dalla luce lattiginosa della luna.
Per essere notte fonda il cielo era di un blu chiaro e luminoso, punteggiato di stelle, le sagome delle persone si stagliavano nere all'orizzonte, solo qualche testa era illuminata dalle fiamme rosse delle torce.
Li seguii da lontano, non mi sono mai piaciute le processioni, ho sempre temuto di rimanere intrappolato.
La notte era davvero bella, una calda notte mediorientale, silenziosa e affascinante, quanto pericolosa.
Non mi accorsi che la processione si era fermata e tanto ero perso nei miei pensieri, che sbattei alla sottana di una contadina, la quale, presa com'era dal parlare con le altre comari, non ci fece caso. Era sicuramente più in là con gli anni, vedevo la pelle del collo piuttosto grinzosa, che inscenava una strana danza. Le altre donne, coperte dai scialli e dalle ombre della notte, non riuscii a distinguerle, ma credo ve ne fossero di giovani.
Mi fermai ad ascoltare, nascosto dalle sottane, complice il buio, cercando di capire cosa fosse successo di così importante.
"Ma quella ragazza è così giovane, ha partorito tutta sola? Ma la conoscete voi?" disse la contadina contro cui ero andato a sbattere. Subito una bella voce squillante rispose: "Io no, ma Sara l'ha vista stamattina che girava a dorso di un asino con quel pancione, il viso dolorante."
"Ma nemmeno su un letto di foglie, addirittura sul pagliericcio e da sola. Certo che roba, venire a partorire lontano da casa propria. Io proprio non le capisco queste ragazze moderne..." Si lasciò scappare la

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   2 commenti     di: silvia leuzzi


Cincillino e le foglie secche

Da un grande albero di un parco cittadino le ultime foglie secche, essendo autunno in pieno, si staccano e cadono.
Sulla nuda terra posano leggere, colorando la natura d' intorno dei più bei colori, dal verde cupo, al giallo oro e al rossastro.
Di tutto questo anche il più sbadato dei passanti se ne avvede. Ma quasi nessuno si accorge che ognuna di loro ha ancora vita, sono mortificate e piangono; perché basta un piccolo venticello o lo spazzino mattiniero, ad allontanarle dal loro albero genitore.
Dall'ultima, proprio ultima foglia secca che tocca terra, detta la Rossastra, spunta uno spiritino, somigliante in tutto a un piccolo omino ben vestito e dalle bellissime ali trasparenti.

A tutti si presenta:

- Mi chiamo Cincillino, e sono lo spirito de l vostro albero.

La Rossastra:

- Vero, con alcuni ramoscelli nostro padre mi ha toccato benedicendo me e voi, dandomi poi questo spiritello.

Cincillino:

- Con me non dovete aver paura, vedrete quante avventure.

Le foglie secche si asciugano le lacrime e si sentono ormai confortate.

Cincillino riprende:

- So che fra non molto ci sarà un forte vento, lontano vi porterà, ma anch' io verrò con voi. Cosa sarà non so, sono appena nato da una goccia di linfa, e non sono esperto del mondo.

La Rossastra:

- Ma non avevi detto che avremo molte avventure?

Cincillino:

- Si, il fatto stesso che ci allontaniamo dall'unico posto che voi conoscete da molto ed io da poco, mi fa pensare ad un' avventura.

Le foglie secche in coro:

- Ma possiamo veramente fidarci di te?

Cincillino:

- Sicuramente! Essendo come già detto uno spirito, posso l' asciarmi guidare dall'istinto, in me acutissimo e risolvere ogni problema a suo tempo.

Tutti ammutolendo, diedero un ultimo sguardo all'albero paterno, il quale con i suoi rami ormai spogli li salutò e sembrò sorridergli.
Questo gesto definitivamente li acchetò tutte e la Rossastra cominciò a fantasticare:

- Chissà! Forse incontrer

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FiabeQuesta sezione contiene storie e racconti su fate, orchi, giganti, streghe e altri personaggi fantastici

Le fiabe sono un tipo di racconto legato alla tradizione popolare e caratterizzata da componimenti brevi su avvenimenti e personaggi fantastici come orchi, giganti e fate. Si distinguono dalle favole per la loro componente fantastica e per l'assenza di allegoria e morale - Approfondimenti su Wikipedia