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Fiabe

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Uguali e diverse

In una splendida giornata di sole, Giacomo che era un bravo contadino, disse a suo figlio Elio di andare a raccogliere la verdura. Elio, obbedì subito, prese il cesto e si avviò verso l'orto che si trovava dietro alla casa. Camminò sulla stradina di terra, senza calpestare nulla e cominciò ad allungare la mano, verso la prima verdura che capitava vicina, ma sentì una voce.
- Aspetta devi raccogliere prima me, perché sono il più importante e potente di tutti!
Questa era la voce bassa, da uomo burbero del peperone brontolone. Elio non fece in tempo a risponde, che intervenne la carotina timidina, con la sua leggera vocina.
- Ci sono anche io, mi vergogno, ma voglio essere la prima.
- Invece, no prima le signore.
Aggiunse la melanzana, con la sua voce da donna di classe.
Poi intervenne la zucchina sensibile, che sorrise dolcemente e gentilmente, ma disse anche lei la stessa cosa.
- È meglio che prendi prima me!
- Ma no dai, io sono più simpatica, sono sicura che mi preferiscono!
Questa era la patata simpaticona, accanto a lei c'era la fresca e verde insalata con voce melodiosa.
- Con le mie canzoni, l'estate fresca risveglierò e piacere a tutti darò!
- Lo sapete che il più importante sono io!
Questo era il pomodoro rosso e vivace, che non lasciava nessuno in pace.
- Non è giusto io sono quella più saporita. Disse la cipollina arrabbiata.
- Io sono quella più saggia e merito la precedenza. Disse la barbabietola.
- Noi siamo tanti e vinceremo! Esclamarono i fagiolini e i piselli.
Elio cominciò ad arrabbiarsi per quella discussione e alzando la voce disse: "Basta! adesso mi avete stancato, mio papà mi ha sempre detto, che noi siamo tutti uguali e questo vale anche per voi. Non importa chi raccoglierò, prima tanto devo raccogliervi tutte!"
"A parte questo vi spiego una cosa molto importante, il Signore ci ha creato e ci ha donato voi come nostro bene. Quindi significa che ci ama tutti ugualmente e lo stesso vale per voi. Non siamo ugua

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   8 commenti     di: sara zucchetti


"fragolina"

C'era una volta un gusto di un gelato, precisamente la fragola, che invidiava gli altri gusti.
Infatti non veniva mai scelta dai clienti. Un giorno però successe una cosa incredibile!!!! Il capo della gelateria, Pippo, decise di mangiarsela tutta. La "fragola" a questo punto rimpianse il periodo in cui non veniva mai scelta. Infatti a questo punto la sua vita finiva qua.
La sua anima andò a finire in un mondo strano, lì c'erano pure altri gusti... con in mano una falce per uccidere "fragola".
Essi erano lì già da un decennio e vivevano tristi e malati.
A loro gli aveva sempre dato fastidio l'invidia senza senso, in quanto soffrivano, di "fragolina".
Allora successe la seguente cosa: l'uccisero e per una seconda volta ella morì.
Babbi, babbi, gli altri gusti invece di averle fatto un torto le fecero un grosso piacere, mandandola in paradiso.
Non tutti i mali vengono per nuocere!!!!

   1 commenti     di: allen leonardo


Vivere nell’ombra

C’era una volta,
alle pendici di un alto monte, una paludosa valle, lugubre e sconosciuta ai raggi solari, e nonostante, persino durante l’estate, la luce del giorno non riuscisse a penetrare tra la fitta vegetazione di quel pendio, pareva fosse un luogo allegro, dove la solarità si accendeva sui volti di tutti, sebbene avvolta da una densa foschia nerastra.
Sulla vetta più alta della montagna c’era un castello settecentesco, custodito da migliaia di incantesimi ed indovinelli, che solo il consigliere più fidato del re conosceva perfettamente a memoria; si trattava appunto della residenza reale, dove vivevano il re Giacomo, la regina Elisabetta, ed i loro tre adorati figli: Anita, Carlo ed il minore Filippo.
Anche se era un luogo freddo e buio, la valle, che prendeva il nome di Giacomia, dal suo fidato re, avvolgeva i suoi abitanti di un’innata gioia, posseduta esclusivamente da quel paese.
L’unico problema che affliggeva i giacomiesi era il non poter esportare i loro prodotti, per poi importarne altri, poiché venivano definiti dai paesi vicini gente sudicia e malvagia, data la mancanza della luce e della vita nella loro cittadina.
Inoltre gli abitanti della valle vivevano di stenti, a causa della sterilità dei loro terreni, e man mano che passavano gli anni la popolazione diminuiva sempre più o si avventurava nei luoghi più ignoti all’occhio umano per cercare, anche in capo al mondo, la salvezza.
Tuttavia, a quanto si diceva tra il popolo, nessun uomo partito verso Nord s’era mai stabilizzato in una fissa dimora, il più delle volte era ritornato a Giacomia, cacciato via violentemente da tutto e da tutti.
Era una splendida giornata primaverile, le candide margherite si accingevano a sbocciare per il giardino reale, mentre le fatate rose erano già pronte a germogliare con i loro magnifici petali rossi, quando Filippo, il principino più ribelle che si fosse mai visto nel regno di Giacomia, decise con convinzione di rubare il bianco caval

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Il sindaco del bosco

Ci troviamo in un bel bosco, alquanto selvatico, ove la presenza umana è poco gradita.
Un albero quasi millenario, senza capigliatura alcuna, essendo già novembre, si candita a sindaco del bosco.
I conoscenti e i coabitanti lo conoscono come onesto, senza pecche, e non vigliacco; almeno fin qui.
Prende la parola, aprendo la bocca in mezzo al tronco e facendogli da naso un ramoscello, anch'esso senza foglie, e da occhi vispi due nodi. Mentre tutt'intorno è tutto spoglio e quasi già tutto candido.

Il candidato:

- Credete a me, che sono una quercia millenaria, miei coabitanti e conoscenti! Il nostro vero nemico, il numero uno, è l'uomo, che intorno a noi tutto strugge, per i propri interessi; magari per quattro soldi manda tutti noi all'altro mondo.

Dei consensi, con qualche applauso, arrivano da qualche daino, cervo e porcospino, da qualche volatile e una libellula.

Ma quest'albero maestoso e fiero non si arrende e riprende:

- Ebbene, voi sordi, senza orecchie e senza vista; non v' è bastato l'accaduto dell'estate scorsa, quando proprio un omo incosciente lasciò una cicca accesa vicino a dei ramoscelli secchi, provocando un grande incendio e distruggendo ettari ed ettari di questo nostro amato bosco?

A questo punto gli applausi furono veramente tanti, infatti nel frattempo si erano avvicinati altri animali, e anche le conifere intorno ed altri alberi posero attenzione e plaudivano.

Il candidato più coraggioso ancora:

- Se voi mi votate come vostro sindaco, e primo coabitante o cittadino, come dir si voglia, vi garantisco che tutto ciò non accadrà mai più.

Gli astanti, fatti di essere semplici, e come dire, creduloni, come tanti pecoroni, votarono quest'albero forzuto ed imbroglione.
Al momento del dunque, quindi, fu fatto sindaco, con tanto di carta bollata. Cosa seppe fare?
Si lasciò segare, senza protestare affatto, fino al midollo e cadde da un lato, senza più linfa né vita.
A questo punto si fece vivo Cincillino, il s

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Lino e Lina con Alice e la farina

Lino e Lina, due spiritelli ex custodi di alcuni granelli di grano, che ahimè ora farina è divenuta dopo la macina al mulino, e si trova proprio sul tavolo di lavoro della cucina a noi ormai ben nota.
Lino è maschietto, con due belle ali dorate appiccicate, un cilindro per nascondere il difettuccio delle sue orecchie, veramente non ben riuscite, ma con un visino bello e simpatico, che lo rende splendente a quei raggi di sole penetranti dalla finestra a vetri colorati.
Lina è femminuccia, sua amica e compagna di vita, anch'ella con due ali dorate ed un vestitino a pois oro e bianco, un visino con un bel nasino ed una boccuccia a bacio di rose da far invidia a tutti gli altri spiritelli.
Tutto questo vede meravigliata Alice ad occhi nudi, la nipotina del gran cuoco, come ben sapete! Ma non sa se dorme o è sveglia, se è un sogno o una realtà fantastica. Osserva con molto attenzione quel mucchietto di farina, ed in realtà tra tutto quel candore saltellano due puntini d' altro colore.
La bambina prende una lente d' ingrandimento, che ha a portata di mano ed osserva di nuovo quel mucchietto di farina, e vede con sua sorpresa che quei due puntini sono veramente due spiritelli e non stanno mai fermi.

Alice:

- Chi siete piccini? Come siete carini!

Lino:

- Io sono Lino, e questa qui è Lina, la mia compagna, siamo due spiritelli che fino a l' altro ieri custodivamo dei granelli di grano, che ora si trovano come farina in mezzo a questo mucchietto.

Alice:

- Molto interessante; ma sapete che la farina, in quanto tale, se non viene lavorata, almeno per noi umani, è inservibile?

Lina:

- Cosa significa lavorata? Il processo non finisce qui?

Alice:

- Io sono ancora una bambina, ma il mio nonnino mi ha imparato a fare molte cose con la farina.

Lino:

- Ma davvero? Io ad esempio trovo molto bello saltarci sopra, ancora più bello dare la mano a Lina ed insieme fare anche salti mortali, anche tripli se vogliamo, tanto cadiamo sempre

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La Fiaba della Foresta del Tempo

Colei che viene dal non luogo cerca nel luogo il senso.
Ha incontrato molti viandanti nella foresta del tempo.
Tutti l'amarono, ma non ne compresero la fonte e fuggirono per altri sentieri, senza rendersi conto che sarebbero poi tornati in quella foresta. Ma la foresta è così grande che non riuscirono a trovare mai più colei che viene dal non luogo.
Un giorno un viaggiatore speciale disse a colei che viene dal non luogo il senso di questo suo passaggio e la guardò nel suo vero volto. Si amarono nell'uno e nell'altro mondo, in tutti i modi sconosciuti e inesplorati.
Lui chiese a Lei di muovere il cielo e Lei lo mosse, chiese a Lei di muovere la terra e Lei la mosse, chiese a Lei di muovere l'universo intero e anche questo fece.
Ma quando vide che tutto muoveva, ebbe paura che l'Amore avrebbe potuto muovere anche Lui e lasciò la foresta del tempo.
Colei che viene dal non luogo continua a camminare nella foresta del tempo, perchè nel comprendere il senso, ora deve accettare il non senso.

   5 commenti     di: ANGELA VERARD0


L'accordo che salvò il Natale

Era il 21 dicembre, l'inverno avanzava a grandi falcate e il Natale era ormai alle porte.
Fra i ghiacci del Polo Nord, sotto una luce opaca e nebbiosa, Babbo Natale aveva dato inizio ai preparativi per il grande evento.
Tutto procedeva a rilento poiché accadeva che, appena lui tentava di uscire dalla sua baita, la lingua ghiacciasse, come del resto la sua barba che sembrava, a volte, uno stoccafisso.
Come ben sapete la corporatura panciuta e dondolante di Babbo Natale si accentuava durante questo periodo a causa delle grosse abbuffate di dolci che era costretto a mangiare ben volentieri.
Ma la prova più certa della sua simpatia stava in quelle guance grosse, rotonde e rubiconde come due mele, con le quali andava in giro a organizzare il lavoro dei suoi folletti.
L'attività della fabbrica di giocattoli, lassù in Lapponia, era al massimo. Tutti lavoravano con impegno e serietà: nessun bambino avrebbe dovuto ricevere un giocattolo brutto o difettoso!
I folletti costruivano giochi ben strani: bolle di sapone che, quando scoppiavano, facevano materializzare oggetti divertenti; macchine spara dolcetti; aggeggi trasforma desideri, insomma, tutto doveva essere pronto per il 25 dicembre!
Quest'anno il lavoro era aumentato perché Babbo Natale aveva ricevuto molte richieste in più da un paese chiamato Italia.
Aveva deciso di accontentare le richieste di tutti i bambini però sapeva che in quella parte del mondo negli ultimi cento anni, una vecchia col naso orribile, i brufoli e un vestito logoro e stracciato, costruiva e portava regali ai bambini.
Si sarebbe offesa?
Nelle ultime settimane, al Polo Sud, stranamente erano arrivate meno letterine del solito per la Befana, così ella si chiamava, che si era preoccupata e insospettita aveva deciso di mandare ad indagare le sue aiutanti streghette.
Le streghette si misero prontamente al lavoro e, per prima cosa, videro nelle strade, sui balconi, sugli alberi addobbati, sopra le vetrine dei negozi e all'interno de

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FiabeQuesta sezione contiene storie e racconti su fate, orchi, giganti, streghe e altri personaggi fantastici

Le fiabe sono un tipo di racconto legato alla tradizione popolare e caratterizzata da componimenti brevi su avvenimenti e personaggi fantastici come orchi, giganti e fate. Si distinguono dalle favole per la loro componente fantastica e per l'assenza di allegoria e morale - Approfondimenti su Wikipedia