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Racconti horror

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L'uomo che era stato un papavero

Ne ho incontrati molti di tipi strani. Ho conosciuto un tale il quale affermava che gli uomini e le creature sono lo sterco di Dio. Un altro credeva che la vita fosse un gioco creato per il divertimento degli Dèi.
Sono uomini che i casi della vita hanno reso filosofi, ma la loro visione del mondo non comparirà sui libri di filosofia.
Ma il più strano di tutti è stato l'incontro con un vagabondo il quale credeva di essere stato un fiore.
Era di giugno, la strada era dritta e deserta fiancheggiata da qualche pioppo. Avrei dovuto percorrerla tutta poiché la mia automobile si era arrestata con il motore che fumava.
Verso mezzogiorno cammino ancora. Il sole è alto nel cielo celeste. La brezza calda fa oscillare il frumento nei campi.
In fondo alla strada un'ombra scura si muove lentamente. Quando gli sono più vicino mi accorgo che si tratta di un hippy con un lungo pastrano nero dagli orli sbrindellati. Cammina a piedi scalzi, sotto il sole e poiché va nella mia stessa direzione dopo un po' lo raggiungo.
Incuriosito dallo strano personaggio mi affianco con prudenza. L'uomo cammina come in trance, ignorando completamente la mia presenza. Allora provo a domandargli:
"Va lontano?"
Alla mia voce l'uomo pare risvegliarsi. Mi guarda con i suoi grandi occhi chiari. Ha i capelli lunghi e la barba incolta ricopre il suo viso scarno e bruno.
"Praha" risponde con accento straniero.
"E... da dove viene?"
Nessuna risposta. Gli ripeto la domanda ma l'uomo sembra ritornato nel suo stato di intensa concentrazione che gli fa dimenticare il mondo.
Tiro fuori una moneta e gliela offro. Ma lui scuote la testa e ha una espressione di sdegno. Sembra un veggente, un mago o un profeta. Prima di lasciarlo gli rivolgo un'ultima domanda:
"Ha incontrato Dio?"
L'uomo mi guarda con una espressione intensa, senza parlare. Poi si volta e riprende a camminare.
Gli alti campi di grano ondeggiano accarezzati dalla brezza accanto a noi. All'improvviso l'uomo pare svegliarsi dal suo s

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   1 commenti     di: sergio bissoli


La strega

La vecchia Peggy morì in un nebbioso pomeriggio di fine dicembre. Era piccola e zoppa e la gente diceva che per tutta la vita aveva fatto le stregonerie.
La sua casa quel giorno è grigia e fredda. I pochi parenti venuti per il funerale sono in attesa, in piedi nella piccola cucina.
Io sono stato uno dei pochi a vegliare la salma e ad assistere agli spaventosi fenomeni che si sono verificati.
Alle quattro e trenta della sera una nebbia densa fuma per la via impedendo di vedere a pochi metri.
Chiudiamo le imposte e mettiamo il catenaccio alla porta della cucina che comunica con il portico di lato, pieno di buio e nebbia. Il freddo è fastidioso nonostante l'umidità fuori che rende opachi i vetri.
Il cugino Jerome lavora per accendere una stufetta di ferro mentre lo zio si frega le mani per riscaldarsele. La parentela fra noi è molto lontana e ci conosciamo poco. Le foto ovali appese alle pareti sono di personaggi con baffoni e donne d'altra epoca morti tanto tempo prima cosicché nessuno li ricorda.
Finalmente arriva un po' di calore.
Zia Betta, la sorella di un cognato della morta deve andare via e si fa accompagnare dallo zio, così restiamo io e il cugino. Egli, un uomo di quarant'anni con baffetti e cravatta sta seduto rigido sul divano.
Un poco più tardi sentiamo dei rumori di ferraglia di sopra e decidiamo di andare a vedere. La scala di legno è stretta e ripida. La casa è formata di tre stanze: una sotto e due al piano superiore dove è stata composta la salma.
La lampadina posta sopra la testa della morta si accende e si spegne a intervalli irregolari. Giro più volte l'interruttore ma questo non serve.
Il cugino Jerome scende in cucina perché quassù il freddo è intensissimo ed io lo seguo. Il suo volto è nervoso e molto pallido.
Nuovi rumori, questa volta come di porte che vengono aperte o armadi che vengono strascicati mi costringono a risalire.
Il velo con cui è ricoperta la salma è pieno di macchie marrone. Odore acido ristagna n

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   1 commenti     di: sergio bissoli


La donna del lago -seconda seduta-

"Allora, riprendiamo da dove ci eravamo lasciati. Mi ha detto che quella donna le aveva rivelato, non so se è il termine giusto, una filastrocca, uhm, mi faccia vedere:

Vieni da me
non te ne andare
liberami dalle catene
che mi fanno affondare.

Vieni da me
fui ingannata
diceva di amarmi
mi ha affogata.

Vieni da me
portami via
la mia giustizia
è anche la tua.

Non è molto criptica, a lei non dice niente?"
"No"
"Non è successo mai niente in famiglia sua prima di questi episodi?"
"No"
"Eppure l'ultimo verso 'la mia giustizia è anche la tua ' la coinvolge...
Mi diceva che gli incubi erano passati per un certo periodo e, se non sbaglio, sono tornati sei mesi fa"
"Sì"
"Se la sa dare una spiegazione?"
"Sei mesi fa è morta mia nonna, io sono l'unico erede e sono stato costretto ad andare in quella casa. Non ci sono più tornato dalla morte dei miei genitori. Una volta varcata quella soglia sono tornati gl'incubi, lo sapevo ma, non ho potuto evitarlo".
"Io penso che, se vuole liberarsi dagli incubi, dovrà affrontarli. In quella casa c'è la soluzione al mistero, qualcosa che è stato celato e che vuole riemergere e che per qualche strano motivo lei ne fa parte".
"No. Non ci tornerò più. La casa adesso è in vendita, ci penserà l'agenzia, io, voglio solo dimenticare"
"Ma non capisce! È proprio questa sua ostinazione che non la libererà. Chiunque sia questa donna, vuole che lei la rintracci e non avrà pace finché non lo farà".
"Non ce la faccio... lei ha ucciso i miei genitori! Io non l'aiuterò!"
"Ma non ha ucciso lei! E questo avrà pure un perché? Aveva l'opportunità di farlo per ben due volte eppure non l'ha fatto. Dia retta a me, torni alla casa e al lago; cerchi qualsiasi cosa, legga i giornali locali, soprattutto i fatti accaduti prima del 1981. L'aspetto tra dieci giorni".
"No dottore, non lo farò"
"Si ricordi il motivo per cui è venuto qui!
La seduta è terminata".

   5 commenti     di: Paola B. R.


Cristalli maledetti

La vedova Mirelle vive con la figlia dodicenne Yvette e una vecchia governante. Mirelle è una signora di quarant'anni vedova da tre e in questi giorni mi ha chiesto con insistenza di aiutarla.
Quando mi viene incontro, mentre mi accompagna in casa, indossa un vestito nero con colletto e polsini di pizzo bianchi. La cameriera anziana posa il vassoio con le tazze di té sopra un tavolino e poi scompare.
Mirelle appare incerta e confusa. Il viso è pallido e scavato, i capelli nerissimi sono raccolti a chignon, le sue lunghe mani tremano. Parla con voce bassa quasi avesse paura di espormi i suoi problemi:
"Succedono cose strane in questa casa, da qualche tempo. Sono piccoli incidenti, fatti inspiegabili, coincidenze, stranezze..."
Si interrompe e allora io la invito a proseguire:
"La prego signora, mi dica esattamente che cosa è successo."
"Da alcuni mesi le lampadine si spengono, le porte si chiudono da sole... Passando davanti agli specchi sento delle voci."
"Voci? E che cosa dicono?"
"Sento il rumore di una folla. Come molte persone che parlano in lontananza... Ieri pomeriggio abbiamo sentito distintamente la porta del salotto che si apriva. Mia figlia è saltata in piedi gridando <<Mamma, mamma, c'è qualcuno in salotto!>>. Sono corsa a vedere ma non c'era nessuno. Mia figlia era spaventata perché aveva visto l'ombra di una persona passare davanti al lucernario della scala."
Il racconto a questo punto viene interrotto da trambusto e grida isteriche al piano superiore:
"Aiuto! Al fuoco! Al fuoco! La casa brucia!"
Io e Mirelle corriamo su per la scala di marmo. Lungo il corridoio si apre la porta del bagno e dall'interno provengono grida e rumori.
Con uno slancio entro dentro.
La cameriera sta buttando asciugamani bagnati sul fuoco, mentre la bambina piange.
Il bagno ha i muri di mattonelle bianche ad altezza d'uomo, ma il fuoco proviene da due specchi posti sopra i lavandini. Fiamme bianche fuoriescono dagli specchi. Gli specchi di cristallo stanno

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   3 commenti     di: sergio bissoli


La mia storia maledetta

Non crederete alla mia storia e io non pretendo che lo facciate, e se qualcuno di voi vi crederà, verrà sicuramente preso per uno sciocco e ingenuo.
Ho deciso di scrivere solo per lasciare su un foglio le tracce della mia inutile, disprezzante esistenza; solo per mettere su iscritto la mia storia maledetta, ma soprattutto per mettervi in guardia, mettervi in guardia da qualcosa di orrendo e terribilmente pericoloso, qualcosa che non vi augurerò mai di incontrare nella vostra vita.
Spesso mi guardo allo specchio, e non vedo altro che un animale, posso sembrare una persona come le altre, alto un metro e ottantacinque, folta barba che non mi decido mai a togliere, lineamenti pronunciati e fisico inspiegabilmente forte e robusto per un uomo della mia età; ho settantacinque anni e mi chiamo jack lee.
I miei genitori sono entrambi originari del Maine, quando si sono conosciuti erano una coppia davvero felice, si amavano molto e decisero di avere un figlio; mesi dopo nacqui io ma mia madre non si sarebbe mai immaginata che mettendomi al mondo avrebbe fatto lo sbaglio più grande della sua vita.
In effetti nella sua vita non ha fatto altro che sbagliare, sposando mio padre ad esempio;dopo il matrimonio lui divenne un’altra persona, divenne un alcolizzato e cominciò a picchiare me e mia madre.
La situazione nella mia famiglia andò avanti così per molto tempo, finche io non ebbi diciassette anni.
Fu in uno dei tanti giorni di freddo, pioggia e nebbia che mio padre ebbe ciò che si meritava ormai da molto tempo.
Mia madre era uscita a procurare un po’ di legna da ardere ed io ero a più di una centinaia di metri da lei; non seppi neanche io come ma riuscii inspiegabilmente a sentire l’odore di mio padre, un odore forte e disgustoso, non si lavava da giorni ed era ubriaco fradicio. Qualcosa dentro di me mi disse che doveva farla finita una volta per tutte, fino ad allora non avevo mai avuto il coraggio, neanche di alzargli la voce, ma adesso avevo sopportato

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Il Parto

La storia che mi accingo a raccontare è il resoconto di un'esperienza terribile che vissi io con la mia defunta moglie più di 20 anni fa. Nonostante non vi siano rimasti testimoni vivi in grado di confermare quello che sto per dire, io c'ero. Credetemi, o prendetemi per pazzo: ciò è accaduto veramente.
25 Ottobre 1989. Io e Mary stavamo attraversando le foreste dell'Oregon, sulla strada per il confine con il Canada: volevamo andare a trovare dei nostri amici a Vancouver. Eravamo partiti da Los Angeles di mattina. Ormai era tarda notte su quell'autostrada, e speravamo di incontrare un vicino Motel dove fermarci. Ma non c'era nulla sulla strada, nemmeno una stazione di servizio. Andavamo a rilento, guardardonci intorno nella speranza di leggere qualche indicazione utile a trovare un luogo in cui passare la notte. Quando improvvisamente la macchina si sbilanciò verso destra, e sentimmo un fischio. Feci per frenare, ma non avevo il controllo del veicolo: l'auto sbandò verso destra, Mary gridò:frenai più che potei, finchè non sbattemo su un cartello, e ci fermammo bruscamente. Mary era ancora un po' sconvolta, ma si era calmata. Le dissi: "Scendo, a controllare, tu resta in macchina". Vidi la ruota anteriore destra dell'auto complemente sgonfia: "Qualcosa deve averci bucato la gomma!" le dissi ad alta voce. Eppure l'asfalto era liscio, e non mi pareva di aver visto ne un sasso ne qualche altro oggetto sulla strada. Feci per tornare in macchina, quando la mia attenzione si spostò verso il cielo: era strano, sembrava che delle nuovole scure si stessero avvicinando molto, ma molto velocemente:non avevo mai visto qualcosa del genere. Improvvisamente dalle nuvole sbucarono 3 luci rosse molto vicine tra loro: sembravano muoversi verso di me, e più si muovevano, più la loro intensità aumentava. Non riuscii a muovere un dito, rimasi fermo a guardare. Mary scese dalla macchina, anche lei impietrita, con lo sguardo rivolto verso l'alto. A un certo pu

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   2 commenti     di: Nicolò Giani


La festa di halloween (parte 1)

Quinn era sempre stata una sognatrice, sognava di stare con il ragazzo che le piaceva, sognava di essere ammirata da tutti e sognava di avere un padre, il suo era morto quando lei aveva solo 5 anni.
Era la sera di halloween lei e il suo gruppo di amiche avevano deciso di fare una festa da sballo e avrebbero invitato anche i ragazzi che gli piacevano, tutto era già organizzato sarebbero stati nella casa in campagna della nonna di quinn. La festa sarebbe iniziata intorno alle 9:30 e visto che facevano le superiori e che il giorno dopo non si andava a scuola potevano fare l'orario che volevano. Le quattro ragazze spesero molto tempo per i preparativie bisognava lavorare anche agli invitati, anche se non sarebbe stato difficile. Gli invitati ufficiali sarebbero stati jeke, simon, andrew, matt e la loro comitiva, gli amici più stretti come mark, spike e emmet e infine le ragazze come fleur e il suo gruppo e altre. Quinn, sky, sarah e demi andarono nella casa dopo pranzo per sistemare tutto, finirono di sistemare verso le 6:30 la festa sarebbe iniziata fra tre ore. Le quattro ragazze previdenti avevano portato trucchi, vestiti, prodotti e accessori per i capelli. Tutte erano bellissime e allo stesso tempo spaventose con i loro costumi, Quinn era vestita da strega aveva le gambe nude con un tutu nero da ballerina con sotto delle culotte viola scuro e un corpetto rosa fluo con dei lacci neri brillantinosi e un cappello a punta nero con dei brillantini con dei lacci rosa abbinati al corpetto e delle ballerine viola scure, Sky era vestita da vampira con un vestito corto attillato blu notte con delle gemme nere.. la bocca contornata di un bel rosso scuro sgfoggiava due bianchi canini e in testaportava una retina nera e portava degli stvali neri alti fino al ginocchio.. sarah indossava dei pantaloncini neri con una maglietta attillata viola e due antenne nere e demi indossava una maglietta con una spalla scoperta e dei jeans strappati macchiati con delle goccie di sangue f

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   7 commenti     di: emma °



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