L'isola Margherita è lo specchio del mondo.
Qui le contraddizioni convivono, ora stridenti ora in simbiosi.
Angoli di paradiso, ove la natura si esalta protagonista assoluta ed incontaminata.
Cumuli di immondizia, sterpaglie, marciume e scheletri di pesci e conchiglie vomitati dal mare.
Nella laguna salata le mangrovie galleggiano su zattere di radici contorte sulle quali si avvinghiano bianche conchiglie di perle.
Dai rami pendono radici come proboscide, si immergono nell'acqua alla conquista di nuovi spazi.
I pellicani squarciano l'aria coi loro becchi maestosi e volteggiano leggeri tra i corridoi della laguna.
La percorriamo a bordo di barche logore, spinte da un motore nauseabondo e rumoroso.
La mia sembra che faccia fatica a tenersi a galla, che si inclini, ma l'acqua è placida e le mangrovie che ci sfiorano alleviano la paura.
A riva spazi aridi e polverosi, qualche povero chiosco con gente che si industria a vendere conchiglie e collane di perle di poco valore.
Cammini su un sentiero polveroso e all'improvviso ti appare, come fosse una visione sotto il sole cocente, una spiaggia immensa ove cammini su un tappeto di piccole conchiglie colorate a varie tinte.
Poi nuovamente terra, rossa ed arsa, trapunta di alberi di cactus spinosi e cespugli che non temono il sole opaco e cocente.
Il nastro d'asfalto corre irregolare e senza ripari per spazi sconfinati per un'isola, attraversa improvvise oasi di curati giardini ove il verde si esalta tra i fiori e l'acqua che zampilla.
Alberghi lussuosi ed edifici di cemento rompono l'aperto orizzonte, tra una corona di case basse e povere.
Ovunque bambini e ragazzi che con un sorriso insistente tendono le mani; auto d'epoca con i vetri affumicati e i sedili in pelle sgualciti; pullman senza porte con i vetri ricoperti di nastro adesivo.
Si respira a fatica un'aria acre, afosa e calda che sollecita le narici e brucia la pelle, mentre giri incuriosito tra vetrine variopinte e bancarelle consumate d
Non ho un concetto assoluto di cosa sia il tempo, almeno come lo intendete voi. La mia esistenza trascorre per cicli, ma non saprei precisare se lunghi o brevi. Questi concetti mi sfuggono; inoltre non posso influire sui cicli: mi sono imposti dal di fuori. So che esiste un fuori: è ciò che non proviene da me. Sento il caldo e il freddo, il secco e l'umido. Ci sono percezioni che mi danno piacere, altre che mi fanno male. Conosco la materia di cui sono fatto e, in qualche modo, anche quella che mi circonda. C'è la materia fluida, che mi permette di vivere e quella solida: a volte rigida e talmente dura da ostacolarmi, a volte cedevole nel modo giusto, da consentire di muovermi e nutrirmi. Sì, mi muovo! Mi allungo e mi espando, mi ispessisco e mi allargo. Ma non è facile accorgersene, non basta prestare attenzione solo per poco.
In questo momento sono consapevole che c'è qualcosa di tiepido che avvolge la mia pelle e mi dà vigore. Prima c'era un freddo gelido che mi faceva male: mi bloccava in una morsa dolorosa gli arti inferiori. Il freddo non mi piace: dissecca e screpola la pelle. Brutta cosa le screpolature! Se non si corre ai ripari vi si insinueranno moltitudini di piccole creature crudeli, che mi faranno soffrire. Devo rimarginare le ferite della pelle in fretta, prima che si muovano dalle loro tane protette e diano inizio all'assalto.
Sento ovunque un piacevole formicolio: la pelle sta ritornando elastica e turgida. In tanti punti ci sono delle escrescenze che si stanno gonfiando. Alcune sono appuntite, altre globose. Le prime sono essenziali per farmi vivere, ma prediligo le seconde perché sotto sotto sono alquanto vanitoso.
Provo un po' di stanchezza per tutto questo lavorio, ultimamente ho mangiato pochissimo. Fortunatamente, se il tepore che viene da fuori continuerà, potrò nutrirmi meglio. Tutto sommato posso dire di sentirmi veramente bene. C'è qualcosa di fluido che avvolge le mie braccia tese. L'ho sentito spesso: a volte mi
Poche persone, riescono a concedersi qualche attimo di felicità, semplicemente guardando il cielo o la natura.
Tutt' oggi, il mondo è sempre occupato, riceve e spedisce messaggi, è collegato con il mondo ed è sempre indaffarato.
Poche persone riescono a cogliere la vera e pura bellezza che si ha quando si esce fuori città. Alcuni non riescono neanche ad immaginarlo, è una questione sia di volere, ma anche di forza d'animo. Si può nascere in un luogo, senza mai abbandonarlo, ma cambiare fa bene alle volte.
È inutile, forse sono una di quelle poche persone che riesce ad apprezzare un qualcosa di naturalesco.
Qualche persona dice ''È inutile, una persona che sta male, sta male sempre, non c' è rimedio, se no aspettare un sorriso''.
Sicuramente, sarà così, per alcuni, ma per me no.
Quando il mio animo vacilla, e diventa triste, solo, assalito da animi crudi e di solitudine, per me, c' è la soluzione.
Poche persone riescono a trovare tempo per uscire a fare una passeggiata, magari fuori città, forse lo trovano, ma non vogliono.
Ecco, per me, basta uscire fuori città, salire sulla bicicletta e dirigermi fuori città, nella natura incontaminata. Perchè, è così, ti rasserena.
Pensa.
Vedere un campo di grano, lavorato, con le spighe al vento, un bambino che corre in mezzo e alza le spighe; gli uccellini che cinguettano sopra un sughero secolare, le montagne sede di animali e piante, in lontananza, le case, di chi ha scelto di vivere fuori città.
Anche solo immaginandolo si sta meglio. I brutti avvenimenti volano via, come gli uccellini, che si dirigono dove vogliono. La natura emana una purezza d'animo, che molte persone non sanno o non vogliono cogliere.
La natura riesce in qualche modo ad energizzare il corpo umano, a renderlo vivo, sereno.
Provate ad abbracciare un albero, a voi molto caro, non sentitevi idioti, perchè nessuno lo è, specialmente se abbraccia un albero. Io, ho provato ad abbracciare molti alberi, tra cui l'eucalipto. Mi
Emise un rumore che poteva essere interpretato come un mugolio, o un rantolo, ma lui non se ne diede per inteso e continuò imperterrito a spingere.
Sembrò che si fosse placata e avesse assorbito la spinta, ma riprese a lamentarsi, prima sommessamente, poi con toni sempre più forti.
"Insomma, che hai da piagnucolare?" le chiese, spazientito, "proprio ora che stavo facendo il massimo sforzo mi disturbi! Smettila, che devo concentrarmi."
"Ma mi stai facendo un gran male!"
"Eppure subito ti piaceva."
"Sì, mi piaceva... ma prima eri molto più delicato."
"Quella era la fase preparatoria... mica si può subito andare dentro fin in fondo!"
"È stato bello quando mi hai abbracciato i piedi, poi sei salito su, lentamente, con delicatezza, esplorandomi tutta."
"È piaciuto anche a me... ho conosciuto e accarezzato ogni minimo particolare del tuo corpo stupendo... ogni prominenza e ogni avvallamento."
"Mi piaci quando fai così... sei gentile, amorevole, avvolgente!"
"E ora che sto venendo al sodo non ti piaccio più?"
"Mi piaci sempre... ma ho paura che succeda qualcosa di irreparabile... che tutto cambi tra noi."
"Nessuno e niente ci potrà mai separare, te lo prometto. Anzi, quando sarò dentro di te il nostro legame sarà ancora più forte."
"Chissà a quante altre avrai detto le stesse cose!"
"A nessun'altra, te lo posso giurare. Eppoi avrai ben visto come ero giovane quando ci siamo incontrati: praticamente uno sbarbatello! Tu sei la prima e e resterai mia per sempre!"
"Ma non potevamo rimanere soltanto teneramente abbracciati?"
"Qualcuno avrebbe potuto staccarci. Quando sarò entrato tutto in te nessuno più ci separerà."
"Dici bene tu, ma io sto sentendo un gran male!"
"È solo il primo momento, poi ti abituerai e non sentirai più alcun fastidio."
"Ma non sarò più quella di prima, integra, intatta. Mi sentirò come squarciata in due parti."
"Ma che dici, sciocchina... che paroloni grossi, addirittura squarciata. Guarda che quella fessu
(trad. Eliude Santana )
Un mare sereno. Scarse onde. Quello che basta per la pratica di nuoto e allenamento agli amanti del surf.
Una moltitudine di bagnanti. Improvvisamente, un maremoto. Una catastrofe. Gigantesche onde nascono del nulla e si dirigono verso la spiaggia, trascinando tutto. Gran parte dei presenti è stata strascicata via all'arrivo della prima onda. Nessuno, comunque, riesce a scappare, tranne pochi fortunati nelle rarefatte superfici bordeggianti.
Quelli rimasti indietro sono stati trasportati dalle altre onde che non smettevano di crescere. Ci sono voluti pochi secondi per essere sbattuti nella spiaggia come fossero conchiglie. E qui non si tratta di una spiaggia qualunque: è inospitale, accidentata, acida, a volte inquinata e incompatibile con la vita. Devono scappare in fretta o moriranno.
La maggior parte in ogni caso morirà. Per fortuna, la violenza delle acque spinge alcuni ad entrare nel tunnel presente all'entrata della riva e con l'uscita molto lontana dal mare. Dovranno fare un viaggio molto lungo, soltanto di andata, in un percorso sinuoso da cui non sono mai passati prima.
Non si può affermare che sia stato un vero maremoto. Sembrava, invece, che il mare invadesse bruscamente la terra, come se varie dighe si fossero sbarrate allo stesso tempo nei Paesi Bassi. O ancora peggio, come se il livello dell'oceano fosse salito repentinamente a causa di uno scongelamento improvviso delle calotte polari.
Adesso ognuno se ne va per conto suo. Pervaso dalla disperazione, ciascuno cerca di trovare una via d'uscita. Si salva chi può. Impossibile ritornare. Molti soccombono calpestati durante il percorso, altri deviano della corrente e si perdono nei labirinti dei canali e pure questi saranno eliminati. I pochi superstiti che trovano la strada libera si muovono come disperati alla ricerca della fine del tunnel. Nessuna luce.
Chi sono quei bagnanti? Da dove vengono? Da una grossa città sopra il mare. Sono
Lo so, in tanti sorrideranno con ironico sarcasmo al mio scritto, pensando:” Ecco, la solita fanatica animalista.” , ma non è così.
Amo molto i cani, i miei e tanti altri che conosco e vizio, senza nulla togliere al mondo umano. Però negli oltre trent’anni di convivenza canina nella mia vita, un cane come Bottone non c’è mai stato. Per fortuna.
Facciamo un passo indietro. Quando l’uso della ragione, sebbene continui alle volte ancor oggi a latitare, mi ha consentito la facoltà di “battezzare” cani e gatti della mia famiglia, ho sempre cercato di inventarmi nomi particolari o in armonia con le loro caratteristiche.
Bottone deriva dalla grossa ernia ombelicale che ha nella pancia, molto evidente fin da cucciolo.
Quando l’ ho incontrato, e l’ ho portato a casa insieme al fratello Glove, aveva poco più di quaranta giorni, stavano entrambi nel palmo della mia mano. Uno alla volta, ovviamente. Non sono né gigante io, né microscopici loro. Di lui mi colpì subito questa grossa protuberanza.
Pensai alle misteriose valigette dei grandi capi di governo, alle stanze dei bottoni che con un click direzionavano i nostri destini. Avevo forse accolto in casa un cane alieno?
Alieno no, anomalo sì; anzi, dirò di più, decisamente fuori di testa.
Non corre, salta. Sorride con i suoi occhi luminosi e la bocca semi chiusa, mentre ti osserva. Ti sgrida, abbaiando, se non condivide i tuoi rimproveri. Si esalta, testardamente, nel suo amore passionale per Duska, convinto assertore che l’amore non conosca confini razziali o chirurgici. (lei è un pastore tedesco, lui un pastore nano delle vanghe, entrambi sterilizzati).
Ma la cosa più buffa, e da qui il titolo, è il suo rapporto con il cibo.
Mentre il fratello è un gourmet di poche pretese ma di sano appetito, lui è la mia desolata disperazione. Già indovinare cosa desideri mangiare quel giorno, e qui mi sento molto vicina a quei genitori che urlano:”Insomma, questa casa non è un alberg
Scuro in volto si avvicina minaccioso, ha assoldato un esercito di nuvole pesanti e le manda avanti... un fronte impenetrabile dai raggi di un sole rassegnato... peccato l'estate è alla resa...
Un lampo e poi due seguiti da un tremendo boato... trema il creato... seguiti da un bombardamento di gocce fitte che come lance penetrano la terra, cadono pesanti e si allargano in laghi che camminano verso il nemico da sempre... l'uomo.
Colpire dritto al cuore dell'estate e farla sparire...
Un attacco questa notte quando l'uomo non se l'aspettava... e sotto le coperte tremava...
Ho pensato a quello che avevo lasciato di fuori... oddio la bici, i fiori, ma il mio cuore andava agli animali randagi, alle persone senza tetto, a quel circo che ora sembra un lago...
Vicino e poi lontano... sugli scalini seduti un gruppo di bambini ad ascoltare il boato dei tuoni e a chiedere alla mamma spiegazioni... era il diavolo che buttava la moglie dalle scale perché non aveva cotto bene la pasta...
Restavo chiusa lì dentro quel guscio a pensare a quanto la vita fosse tutta da guadagnare...
Ecco la fiaba è finita... un momento... non ancora... mi stringo dentro il lenzuolo il mio brivido... ora lo sento allontanare tacciono gli allarmi e le sirene... posso tornare a sognare... di un autunno che avanza e quel che resta dell'estate... qualche giornata di sole l'hanno promesso...
Dormi, dormi adesso...
Questa sezione contiene racconti sulla natura, gli animali, piante e fiori