Era il giorno dei SS Pietro e Paolo quando Sandra e Gianna, le gemelle dodicenni di casa Romano rincasarono verso l'una e trenta con una eccitante novità, un cucciolo di cane di appena due settimane di vita. Le due ragazze raccontarono tra un'esclamazione e l'altra come un loro compagno di scuola che viveva in campagna aveva loro regalato quel cucciolo prima che andasse a sopprimerlo da qualche parte perché la madre aveva partorito ben otto cuccioli e non poteva allattarli tutti. Inutile furono le rimostranze dei genitori adducendo validi motivi per non voler accettare quel regalo. Innanzi tutto in casa non c'era abbastanza spazio, poi..., poi le solite cose, che il cucciolo avrebbe sporcato, che abbaiando avrebbe dato fastidio ai condomini, che la casa presto avrebbe preso a puzzare di pipì di cane eccetera...
Le due sorelline non si fecero intimidire e resistettero ad ogni tentativo di convincimento, finanche a promettere ai genitori che si sarebbero preso personalmente cura del cucciolo sollevandoli da qualsiasi incombenza. Questo era, infatti, il vero motivo per cui il padre non voleva il cucciolo in casa. Sicuro che solo per l'estate, forse, l'impegno delle ragazze sarebbe stato mantenuto ma poi, con l'inizio del nuovo anno scolastico, se ne sarebbero disinteressati.
Il cucciolo, alla fine, venne accettato. Andrea, il padre, prese allora ad analizzarlo per bene. Il primo sollievo fu quello di constatare che il cucciolo era maschio e, quindi, avrebbe dato minori problemi, il secondo che non si riuscì a capire di che razza fosse. Sembrava la componente di tutte le razze canine esistenti sulla terra, non era nero e nemmeno bianco, non marrone e nemmeno arlecchino giacché aveva il pelo colorato con una miriade di colori più o meno sfumati. Osservando le gambe, né tozze né grosse, né lunghe né corte ma molto pelose anch'esse, non si riusciva a prevedere di quale taglia sarebbe diventato da grande. Di una cosa Andrea era sicuro che quel botolo mangiava a
Ogni consequenza, aristotelicamente parlando, è determinata da una causa. Rodi, Spallanzani e Pasteur, scienziati dei secoli scorsi, hanno infatti dimostrato che nulla, in natura, nasce dal niente, dal vuoto assoluto, dall'assenza di cause efficienti. Basta pensare alla bistecca di carne che Pasteur è riuscito a conservare dal 1800 fino ad oggi, posta in esposizione in un contenitore sterilizzato e senza aria. Infatti la bistecca, che lasciata indifesa alle insidie della natura, diviene prontamente substrato di nuova vita, isolata in un vuoto incausato ed incausante, è rimasta sterile ed intatta, non putrefatta e, soprattutto, senza vita. Cosi anche nel Cosmo. Deve esistere dunque necessariamente una fonte di "energheia" primaria, che si rende causa efficiente, ovvero creativa, e sussistente, cioè che tiene in atto, in vita, il Cosmo con le sue leggi. Dubitare dell'esistenza di questa causa primaria incausata, ovvero di questa fonte di "energheia" innata, artefice dell'atto creativo, è come dubitare dell'esistenza di ciò che passa sotto i nostri cinque sensi. Lo stesso Carnot, fisico del 1800, ha dimostrato che un sistema di energia tende col tempo ad affievolirsi. Infatti, possiamo notare che l'uomo è soggetto iniziale della legge dell'evoluzione, ma comunque inevitabilmente, anche a quello della disevoluzione. La mente umana pesa poco, ma consuma quasi un quinto dell'energia che serve all'intero organismo. Per questo, sostiene uno studio di Cambridge, ha smesso di crescere. Anzi, rischia perfino di regredire, in quanto le reti neuronali hanno esaurito le potenzialità mnemoniche ed elaborative.. Ci vorrebbero corpi più forti, e crani più larghi, per poter continuare ad evolversi, almeno per un altro po. Carnot e Cambridge testimoniano quanto detto... La causa prima incausata, efficiente e sussistente del creato, imprime in esso una certa energia. E gioco forza, questa energia, non avendo un accesso diretto alla fonte di energia primaria incaus
[continua a leggere...]Autunno: stagione di malinconia...
La natura sembra stanca e quasi desiderosa di riposo. Gli alberi appaiono sempre più spogli: le foglie perdono il loro bel verde brillate, diventano rossicce, poi gialle e, alla fine, si staccano, come morte, dall'albero ed il vento le porta lontano "chissà dove". I prati soffici di erba e pieni di fiori variopinti, in autunno diventano aridi, polverosi o fangosi, a seconda del tempo che per lo più è piovoso anche qui da noi.
Prati e boschi diventano deserti e silenziosi: nei parchi si stende un fitto tappeto di foglie secche che scricchiola sotto i piedi dei visitatori che si fanno sempre più rari.
Forse l'unico regalo dell'autunno è la vendemmia, che rappresenta una festa per i contadini, come se la terra volesse fare un ultimo regalo prima di addormentarsi sotto il bianco e freddo lenzuolo invernale.
Amo la primavera: preludio dolce della calda e magnifica estate. Stagione di dolci sogni e di primi amori. Mi ammalia nell'aria quell'odore di tiglio, un odore acre e dolce che punge le narici ma che placa gli animi. Mi incanta lo sbocciare dei fiori che colorano d'improvviso l'aspetto severo e monocolore che lascia il gelido inverno. Amo l'estate. La magnificenza e la luminosità delle giornate di sole, la brillantezza dell'aria, la chiarezza e il colore di una giornata estiva non hanno eguali. Amo sentire il vento d'estate che accarezza il viso e scompiglia i capelli. Amo i colori brillanti e variopinti, quella sensazione che preannuncia l'estate, il mare, le vacanze. Amo la pelle abbronzata e profumata di lozione solare, quel colore dorato che rimuove il pallore della stagione fredda, lo sguardo diventa più luminoso, il colorito ambrato rende il viso più bello e più sano. D'inverno, quando piove e c'è vento, qualche volta vado a rovistare nella borsa per il mare: a volte, dimenticata sul fondo, c'è qualche conchiglietta ancora sporca di sabbia: un odore di sale e iodio invade tutto il mio essere, odore remoto
I colori delle stagioni sono bellissimi,
pittorici e vivaci... La primavera è la dolce stagione, il suo
Clima è mite, fioriscono i primi fiori. L'estate è calda, il sole è lucente con il suo caldo torrido. Gli alberi fanno i primi frutti, e ci sono fiori di tanti colori... I campi mutano e si trasformano in bellissimi prati verdeggianti.
La stagione autunnale è altrettanto Bella e colorata.
I colori delle foglie cambiano, si arrossano e così abbelliscono le città. L'inverno è freddo e pesante, però quando arriva la neve ci si dimentica del clima
rigido e del raffreddore... Ogni stagione ha la sua beltà, i suoi colori, il suo clima. Non si può scegliere quale sia la migliore, perché tutte hanno delle particolarità diverse, che le rende amate.
La brezza disegnò alcune strisce nel blu profondo del cielo notturno. Si sentivano gli animali tutti intorno che intonavano un assurdo peana, ed era impossibile distinguerli l’uno dall’altro, ed era impossibile anche solo tentare di attribuire un verso ad una figura, ad una fisionomia. Era vivo, adesso lo sapeva. Sentiva fluire il sangue, caldo nelle vene, e fu come una liberazione, o una condanna, ancora non poteva capirlo; aveva un persistente ticchettio che gli martellava la scatola cranica dall’interno e ancora non aveva aperto gli occhi, forse avrebbe potuto farlo, ma ancora non l’aveva fatto. Si teneva rannicchiato a se stesso, quasi in posizione fetale, timoroso di rompere quell’equilibrio stentato ma sicuro in cui si era trovato: avvertiva, sul lato della schiena su cui era appoggiato, l’umido della terra, e una strana miscela di dolore e forza che gli sgorgava dalla ferita sulla testa. Ma era sangue, ne era quasi certo, un fiotto denso e abbondante che fluiva delicato dalla sua fronte all’erba, gli sembrava quasi di poterlo sentire che sgocciolava un poco per volta. Non era la prima volta che sentiva il sangue sulla propria pelle, era già successo, ma ancora aveva troppa confusione in testa per ricordare dove e quando. Percepiva il sangue sulla pelle eppure aveva quasi la sensazione di poterne indovinare anche il gusto, era incredibile, ma il tatto aveva richiamato il gusto, e senza un filtro della ragione, solo così, perché era la cosa più naturale di questo mondo. Poi riacquistò la coscienza un passo alla volta, con una calma estenuante, anche se dire quanto tempo fosse trascorso da quando si era trovato a terra, schienato era impossibile.
La notte aveva disegnato un cielo simile anche il giorno della Pentecoste di due anni prima, quando con sua madre si era spostato alla fiera del paese, c’erano gli zingari e gente che vendeva i calendari e tutti parevano divertirsi. Manola stava appoggiata allo steccato vicino alla chiesa, e facev
Vorrei essere come questa luna in questa notte di tempesta. Il vento è in guerra. Sento il suo canto muto, nudo di parole. O forse è un vento che viene da lontano e parla una lingua a me straniera, incomprensibile. Ed i rami degli alberi rispondono quasi impacciati all'eleganza del suo attacco: sferrano colpi casuali, senza un bersaglio. Arrivano persino nel tentativo innaturale e disperato di vincere questa forza invisibile, come fanno gli uomini con il destino, a colpirsi tra loro con violenza. E sbattono contro la luna piena, così che a tratti una parte di lei scompare alla mia vista. Perdo per un istante la sua lucentezza, il suo colore fulgido, senza sfumatura: è ormai l'alba è lei è un sole in tramonto che mostra la parte migliore di sè!.
Perdo una percentuale del nostro affezionato satellite, ma non è realtà: è un gioco di prospettiva. Se mi trovassi in un altro luogo forse la parte di lei che mi sfugge ora apparterebbe al mio campo di vista mentre, forse, sarei privata da qualcos'altro alla vista di un'altra porzione di lei. Spesso la scelta del luogo in cui ci troviamo è semplicemente una mediazione tra ciò che vogliamo avere e ciò che siamo disposti a perdere per esso...
Vorrei essere come questa luna stanotte. Che testimone di una lotta cruenta del vento osserva ed ignora. Così distante, intangibile, esprime tutta la sua bellezza, la sua pace interiore. È , che sia ben chiaro, non è indifferenza o crudeltà d'animo. È che obiettivamente lei è lontana anniluce da tutti i nostri guai sulla terra. Vorrei possedere la sua distanza. Non lasciarmi sfregiare il volto dall'affilato vento e accecare dai goffi rami che lui muove. Vorrei contemplare senza partecipare emotivamente come questo disco tondo giallo dal volto quasi femmineo, plastico, senza espressione. Guardare in lontananza, grossolonamente perdendendo i dettagli. Senza risoluzione per evitare poi di trovare una soluzione, il pezzo mancante al puzzle della vita che
Il sorriso di mio padre
Il mio lavoro era di grande responsabilità anche se la stazione era piccola, di treni ne passavano parecchi ed avere a che fare col passaggio a livello non era uno scherzo.
La precisione era fondamentale. Il tempo era scandito dalle corse dei convogli, sempre gli stessi, sempre agli stessi orari.
La mia casa naturalmente era attaccata alla stazione avevo un bel giardinetto dove coltivavo qualche verdura, al piano superiore due camere da letto e sotto: salone, cucina, bagno e uno stanzino che dava sulla ferrovia che era il mio piccolo rifugio.
Tra un treno e l’altro mi piaceva scrivere, inventare versi, racconti ed anche qualche canzone e vivere nel mio mondo di fantasia.
Il lavoro non mi aveva mai creato problemi in tanti anni di servizio era sempre filato tutto liscio, ma quella sera…..
La nebbia era così fitta che non si riusciva a vedere ad un palmo dal naso.
Per radio mi segnalarono che c’era un interruzione alla linea causata da una frana, presi la lampada e mi avviai lungo i binari per mettere i segnali di pericolo, dovevo fare in fretta di li a poco sarebbe passato un treno che non fermava alla mia stazione con i segnali, il macchinista avrebbe capito che non si poteva proseguire.
***
La sala d’attesa era gremita e il personale aveva il suo bel da fare erano comunque cordiali e gentili.
Mi sentivo strano, non stavo male anzi fisicamente mi sentivo in forma ma ero inquieto nella testa avevo un vuoto, niente di niente cercavo di capire dove mi trovavo forse un ospedale? No, non mi sembrava. Un aeroporto una stazione? Decisi di chiedere richiamai l’attenzione di un addetto facendo un cenno con la mano, arrivò di corsa ma quando feci per parlare, mi sorrise e mettendomi un dito sulle labbra mi zittì dicendomi che andava tutto bene e che di lì a poco sarebbero venuti a prendermi.
Mi sforzai di ricordare qualcosa
Questa sezione contiene racconti sulla natura, gli animali, piante e fiori