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Racconti sulla nostalgia

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Giorno di solitudine

Lei.

Vorrebbe solo riuscire a non sentirsi così, sola.
Anche se sola lo è stata, sempre.
Fino a che è arrivato lui, con la sua presenza capace di riempirle quel vuoto d'anima che sentiva.
Quel vuoto che nessuno coglieva in lei, solo lui, che avendone la parte mancante la sentiva, come un richiamo a distanza.
Quella metà di lei, quella lontana, quella che con poco riusciva a riempirle il vuoto, il silenzio.

Gli occhi da bambina non sorridono, bagnati ad oltranza da lacrime amare e solitarie, le labbra serrate in un muto richiamo, curvano tristi in quella smorfia passata.
Gambe stanche non riescono a tenere il passo di quel suo cuore innamorato, chiedono riposo, lo impongono rimanendo immobili e aspettando che gli occhi, sempre fissi a scrutare il Loro orizzonte, riescano finalmente a vedere il suo passo, quello tanto atteso, quello che riporterà gioia negli occhi, calore nel cuore.
Quello che rimetterà la parole in quella smorfia triste che è diventata il suo sorriso.

   3 commenti     di: Giada..


Spliff

Dal mio ufficio vedo rossi palazzi, tinte salmone e mattone strisciate di bianco e di vetri lucenti. Mi torna in mente che devo lavare i vetri della mia finestra. Ma so che me ne dimenticherò prima di tornare a casa.
Accanto a me una scala anti-incendio. Di fronte una via trafficata da formiche-automobili di variopinti colori, guidate da stanchi conducenti in doppiopetto grigio.
Ai margini della strada i campi. Gialli di grano appena raccolto e cilindri di fieno sbiadito. Verdi di erba tagliata da poco e cespugli di rovi spinosi.
Un autobus arancione si erge solitario. Avanza con passo lento, maestoso, un po' vacillante. Il conducente è stordito dal suo spliff mattutino, pensieroso per l'ultimo litigio con la sua donna, dolorante per quello zoccolo di legno, con rinforzi in ferro bruciato, che ha centrato il suo occhio destro. Era primo mattino. I suoi riflessi appannati, i movimenti lenti. Così ha raccontato ai suoi amici al bar della stazione, tra un caffè e una sigaretta che aspirava lento.
Una scusa. I suoi amici lo sanno. Dieci anni fa avrebbe scansato il proiettile a occhi chiusi. Oggi è troppo vecchio.
E lei? Lei è invecchiata nella bellezza delle sue forme, non nella forza dei suoi lanci, nella precisione della sua mira, nella velocità con cui si chiude nel bagno, sfuggendo alla sua ira e alla sua vendetta.



La mia lettera d'amore per te

Ciao Lucrezia,
Ti scrivo, perché ancora non trovo il coraggio per dirti queste poche e semplici parole.
Le mie compagne di classe mi chiamano illuso, i miei amici, pazzo, perché mi piace da impazzire una ragazza che tutti mi dicono essere irragiungibile per me, e quella ragazza sei tu, tu che nemmeno mi conosci, mentre invece, ormai tutto il mio mondo ti conosce e parla di te.
Ho condiviso questo mio sentimento con tutti quelli che frequento, perché questa gioia che provo è tanto grande da non poter esser contenuta dai confini del mio cuore.
Ogni giorno di notte, quando i ritmi frenetici della città si stemperano e tutto è quasi quiete il sonno per me diventa un desiderio difficile da realizzare, così aspetto con ansia la luce del giorno nuovo, sia per porre fine all'ennessima notte d'angoscia per la mancanza di te, sia perchè potrò rivederti nuovamente al tuo solito angolo.
Continuo a rivedere all'infinito la piazza con la statua dell'Elefante, dove ti ho vista per la prima alla fine del mese di ottobre, cerco il tuo volto triste ma non lo vedo. Adesso la scena si appannna e inizio a sentire delle voci soffuse e confuse.
Come vedi la tua presenza è stata suffiencete a stravolgere la mia vita. Anche se non ci siamo mai parlati, per il semplice fatto che tu esisti, la mia piatta esistenza non esiste più.
È bastato un attimo quella mattina di una piovosa mattina d'ottobre, io ero lì per prendere parte per la prima volta ad una manifestazione di protesta studentesca era il 1985.
Invece tra slogan, cori, è mille volti, mi giro istintivamente alla mia destra e l'unica cosa che vedo e che resterà per sempre scolpita nella mia mente è volto un volto bianco come la neve ed uno sguardo ricco di una malinconia atavica, attenuata da un sorriso sensuale ma distaccato. Uno sguardo basso che fissa la strada e cerca di sfuggire dalla confusione per tornare a rifugiarsi nella sua solitudine. Sento il mio cuore esplodere, in quello stesso momento son

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   0 commenti     di: Morgan preziosi


Quanto è necessario...

Quanto è necessario sottoporre la propria anima ai patimenti e alle afflizioni quando si è divorati dal sacro fuoco dell’arte?
( Mah!?! )

Quando fu inaugurata nell’Ateneo universitario della gran città di * una pregiata mostra di pittura, gli organizzatori si trovarono d’accordo nel principio di emarginare il pubblico “grosso”, e a causa di una deplorevole cantonata sulla qualità della rappresentanza composta da Carmine e Patonsio?" in verità non solennizzati da austeri paludamenti (stante la irrinunciabile esigenza di libertà di manovra garantita da abiti…si dirà…confortevoli, in particolare quelli di Patonsio) ?" i nostri segnalati beniamini furono invitati?" attraverso la perentoria sollecitazione a guadagnare l’uscita?" ad inalveare altrove il proprio desiderio di tracciare nuovi confini nel campo della dimestichezza con le arti figurative, la qual cosa alimentò un rinnovato impulso a disseminare morte e distruzione nell’indole già esacerbata dell’eccellente Patonsio.
La spiacevole circostanza costrinse i due valorosi a non poter quindi riferire granché sull’evento principale, e invece nulla fu loro defalcato riguardo alla conoscenza?" che sarà infine posseduta in comune col benevolo lettore?" di fatti accessorî.
Che saranno qui di seguito riassunti.
***
Don Concetto Parrapicca, noto coltivatore di ciliegino sanguigno, e vera celebrità quale pappatore di interiora e succhiatore di un certo vinetto?" che possono celebrare a gloria il Signor Parroco di Castellazzo di Sotto, il fittavolo Signor Turi Magagna inteso Turi Giustizia (a motivo di una sua eccentrica disposizione a castigare incauti giovanottini di esitante identità sessuale), il Poeta etilista mistico don Fonfelmo di Perso e altri accreditati scienziati della materia?" uscì, in quell’occasione, come suol dirsi, fuori dai gangheri, e con ragione, contro gli screanzati dell’Ateneo.
Egli aveva un nipote a nome Gaetano, universalmente indi

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La neve al mare

"Hai mai visto la neve al mare?"
"No al mare ci vado d'estate, come faccio a vedere la neve?"
"Non importa. Immaginati una spiaggia, lunga, e larga. Non te la immaginare come la vedi d'estate, con la gente, gli ombrelloni e tutto il casino che ne consegue. Immaginatela vuota, completamente vuota."
"Difficile ma ci provo".

"Ora su quella stessa spiaggia, copri la sabbia con la neve, non tantissima, quanto basta per coprirti i piedi. Ora immagina un cane che corre sulla spiaggia e quindi sulla neve. Un cane bello grosso. Il padrone, un ragazzo come te, poco lontano, con il guinzaglio in mano. Il cane corre libero, tanto la spiaggia è vuota. Ci sei?"
"Sì, ce l'ho in testa".
"Il cane gironzola attorna al padrone, poi corre più lontano, poi torna, poi si avvicina all'acqua. Scava nella neve.
Ora a questa immagine che hai in testa aggiungi una ragazza. Con una macchina fotografica. Scatta foto al ragazzo, al cane, al mare.
Il sole è alto, ma freddo. La luce è bellissima con il riflesso della neve e del mare."
"Sembra quasi di essere lì".
"Il ragazzo segue il cane, la ragazza rimane più dietro. Lui si gira a guardarla, lei è presa a fare foto e non se ne accorge. Lui la aspetta, lei lo raggiunge. Si abbracciano. Si baciano. Il cane abbiaia. E scodinzola. Ora prova a dare un nome a questa scena".
"Felicità".
"Già".

   2 commenti     di: sauro


racconti virtuali

Per caso una sera, ricevere un messaggio che raccontava tutto di me: così è cominciata l'amicizia con un tocco dato dalla befana e forse un amore, il più importante, avrebbe potuto crescere come un dente di leone che cerca di farsi strada sull’asfalto di città. Così fu il principio, con un breve scambio di parole in una Chat per cuori solitari dove nessuno per abitudine si aspetta nulla e dove non si chiede nulla giacché la distanza a volte è un nemico amico che rende grati quei brevi momenti in cui poter tirare un po’ il fiato.
“Mi piacerebbe molto stupirti... e ricordandoti che hai a che fare con un informatico ^_^ uno di quelli stile CSI... (ovviamente scherzo!) non ti sorprenderai se ti chiamo per nome... tra l'altro molto bello... Emanuela. Lungi da me dal spaventarti... volevo solo trovare un modo originale per invogliarti a fare due chiacchiere con me…. cosa ne pensi? Ah, dimenticavo…. sei nata di domenica ^_^.” E già, ero proprio nata una bella sera di una domenica di ottobre ma come faceva a saperlo? Nel dubbio, dato il mio cocente pessimismo, temevo di essere involontariamente incappata in uno di quei famosi hacker che infestano tanto affettuosamente il web e con tono minaccioso avevo replicato: “Se sei un Hacker non ti conviene mandarmi nei casini il computer dell’università, mi serve ancora!”. Ho sempre adorato le persone che usano le proprie carte migliori per colpire l’altrui attenzione, barzellette ed effetto sorpresa, stupire e lasciarsi sorprendere dalla varietà dei comportamenti, dall’altalena di umori e impulsi che possono esplodere in qualsiasi istante fuori e dentro se stessi. Per tutta la sera era proseguito il dialogo ridendo e scambiandoci opinioni su università, uomini-donne, problemi di informatica finché i sorveglianti non mi avevano quasi cacciato dall’aula visto che stavano per chiudere l’edificio. Ed in extremis, l’asso nella manica: ottenere il tuo indirizzo mail……
Un torrente di montagna

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Una margherita

Una tavola apparecchiata, cosa si festeggia? non lo so, un compleanno, un Natale, una festa rivedervi tutti.
E a me non mi saluti? Mia nonna, la spilla sul vestito con le perle bianche, quella delle grandi occasioni, ciao quanto tempo... mio padre affetta il pane, mia mamma non ha tempo deve sempre far qualcosa, la vedo correre come sempre.
Ed io che ritorno bambina a farmi coccolare, parlaci di te, ho lo stesso sguardo basso che sembra imbronciato, ma non lo è e il cuore che scoppia nella gola, fingo indifferenza eppure sono davvero felice, scrivo pagine di gioia, scrivo di sapori che non ho più sentito, scrivo, anche a tavola, scrivo sempre. Eppure non sembra passato, vi vedo tutti ringiovaniti, con la forza degli anni migliori, il cielo adesso è fuori, non lo sto cercando, mi bastano quattro pareti e un tavolo, metti via quel foglio e quella penna e stai composta, mio padre severo quanto basta, per fare rispettare le regole che anche se mi stanno strette sono un bel vestito da portare, quel paio di scarpe di vernice nera che mi ostinavo a portare anche se mi facevano un po' male, ma erano troppo belle per potere rinunciare, mi facevano sentire importante.
Una bicicletta, un regalo, non capisco se è il mio compleanno e voi che mi augurate di andare lontano, ma io non voglio, vorrei tanto restare qui e fermare il tempo, non mi interessa quella strada la fuori è troppo in salita ed è ripida la discesa, per chi si sveglia all'improvviso.
Il giorno sta quasi spuntando dietro la tenda lavata di fresco, abbiamo fatto quasi l'alba e il tempo è lui che vince sempre è già arrivato, vi vedo allontanare dietro il finestrino di un sogno...
Vi prego... tornatemi a trovare, ho ripreso a scrivere, adesso scrivo di voi, il mio letto è diventato un prato in cui cercare una margherita, questa che ora vi dono.
La festa è finita.

   2 commenti     di: laura marchetti



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