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Racconti sulla nostalgia

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DELLA MIA REGIONE

Nei lontani anni 70, lasciai la mia terra natia
e venni a vivere in Lombardia, in un paese
molto accogliente, ma io molto sofferente, non
capivo niente, la gente mi guardava
continuamente.
Non fu' facile lasciarela mia adorata Versilia
il mare, le colline, le alte altitudini
le amiche a me care, e pure le mie abitudini...
Pero' devo dire mi ritrovai ad
ammirare la candida neve, soffice e lieve
un paesaggio imbiancato, puro e immacolato
io che non avevo mai visto la neve
cosi' da vicino, ne fui incantata
non l'avevo mai
neppure toccata
ne rimasi affascinata.!!!

   6 commenti     di: claudia checchi


Sere del Sud : la televisione ed il boom economico (2)

In tre anni, dalle emissioni sul territorio, la televisione si era abbastanza diffusa ma non tutte le famiglie ne sentivano ancora l’esigenza o potevano permettersela. Le case dei propri vicini o i bar erano diventati luoghi prediletti per visioni di gruppo. Nel palazzo giallo, la sera a casa di Luisa, c’era il ritrovo. Ognuno portava la sua sedia e cercava di occupare la postazione migliore in quella sorta di cinema casalingo. L’orario delle famiglie a cena era ormai cambiato. Si doveva far presto per ritrovarsi tutti là in quella grande famiglia a godere della bella novità. Superando la riservatezza che gli apparteneva, arrivava anche il “ragioniere” che viveva solo con la madre. Ore 20, 50 iniziava “Carosello” e là davanti allo schermo grandi e piccini. tutti a sognare! Verso una certa ora in quella casa restavano però solo gli adulti “affezionati” a guardare commedie in bianco e nero o telequiz con Mario Riva o Mike Bongiorno mentre i bambini ritornavano nelle loro case con grande gioia della madre di Luisa che così ritrovava un po’ di calma e di tranquillità.
Il boom economico degli anni sessanta di li a poco portò la modernità anche nel quartiere. Le vecchie flebili lampadine con lunghi fili elettrici che passavano da un palo di legno all’altro, delizia di cani randagi, furono sostituite da moderni lampioni in metallo. Questi davano alla strada una atmosfera da città ma toglievano l’intimità. Gli uccelli non ebbero più uno spazio per dormire vicini sui fili elettrici e tutta l’atmosfera serale, così intima e confidenziale cambiò totalmente.
Si escogitò perciò tra le ragazze, Mara e le sue amiche, ormai adolescenti, un nuovo sistema per appartarsi e raccontarsi degli amori segreti. Non più muretti nascosti e angoli bui dei palazzi ma terrazze condominiali che sembravano quasi a contatto con le stelle. Quelle terrazze di giorno animate da lenzuola bianche di bucato, danzanti leggere come ballerine, la sera, di

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   3 commenti     di: MD L.


Giocare con il tempo

In un grande cassetto d'un vecchio comò ho riposto vari oggetti.
Non sono d'oro son solo preziosi ricordi del cuore, c'è un po di tutto in quel cassetto, cartoline, biglietti augurali, album di fotografie, spille dorate regali di amiche care, c'è un bellissimo cannocchiale del mio papà, i doni dei miei figli, alcuni ventagli in ricordo di mia mammma e ancora tanti piccoli e amati ricordi.
Ma c'è una scatola dove gelosamente ho riposto varie fotografie
di tanti anni fa, le tengo insieme senza data, libere, scattate
in vari luoghi lontano nel tempo, mi piace vederle così mischiate
come se fosse... un mazzo di carte.
Delicatamente ne prendo una, non so mai cosa ci sia in quella fotografia, mentre la giro l'immagine appare e la mente inizia a pensare, è il gioco a ritroso del tempo ed io... inizio a giocare.
La prima foto è di mio padre, non era bello però aveva un magnifico sorriso, remoti ricordi mi attraversan la mente
quando da bimba giocavo con lui, le sue premure i suoi affanni.
La seconda foto è di una mia cara amica, mi par di udir ancora
la sua voce e l'allegra risata pur se ora lei non c'è più!
Un'altra foto la giro, io e mio fratello insieme, piccini,
ne prendo un'altra la giro, i miei bambini, li osservo,
quanto tempo è passato, ora adulti ed anche papà.
Prendo una foto la giro, c'è un volto sorridente è mia zia,
era bella davvero ed aveva un cuor d'oro, teneramente la poso tra loro. Altre foto, immagini diverse, pensieri e ricordi si alternano giocando con il tempo. Ancora una foto, la mia mamma
quando era giovane, meravigliosamente bella da far invidia ad una star, la mente vaga, ricorda fatti parole care, rimproveri
poi... l'ultima sua carezza.
Altre foto passano tra le dita come delicati fiori,
volti cari, ricordi a volte gai a volte tristi passano mentre il tempo scivola via, in silenzio teneramente guardo l'ultima fotografia. E la foto del mio matrimonio, eravamo proprio belli, sorridenti, lui aveva bellissimi ricc

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Ombre (prima parte)

La vetrina risplendeva di mille colori, e il nero del velluto si rifletteva sul bianco della seta lanciando ammiccanti occhiate agli acquirenti. Giacche, pantaloni, maglie di tutte le taglie sorridevano a coloro che passavano, immagini vaghe di sogni proibiti e forse troppo lontani per essere raggiunti. Il ragazzo stava in piedi sul marciapiedi, e le ombre che si proiettavano dalla vetrina s’incontravano sul suo corpo per disegnare forme incomprensibili agli occhi dei passanti; ma lui non se ne curava, forse nemmeno le vedeva, perso nei sogni dei vestiti che lo chiamavano, chiavi d’accesso ad un magico mondo di desideri e piaceri, piaceri che si concentravano in notti passate in una discoteca- il Karma- e lei che lo guardava e gli diceva mi piaci, ti voglio qui e subito e loro due uscivano insieme ed andavano a passeggiare sulla spiaggia, loro due soli, le mani che si sfioravano e allora non ci sarebbero stati né la spiaggia, né il traffico lontano che gridava né i pedoni che camminavano distratti e indifferenti ai pensieri altrui…solo loro due e lì, in riva al mare, il traffico che gridava ma era lontano, sotto una calma luna primaverile si sarebbero baciati e lei gli avrebbe detto- piano ma la sua voce avrebbe sovrastato il mare: “Ti amo”. Ma per tutto questo ci voleva il vestito, la macchina, l’ingresso per il Karma, e lui, mentre guardava la vetrina, pensava che ci dovesse essere un modo per procurarsi i soldi, e che chissà chiedendo a Trent forse ci sarebbe riuscito- e le ombre si allungavano, invadevano la strada che si riempiva sempre più di pedoni affrettati, con il sole calante che annunciava il sabato sera imminente- e per alcuni, per Eddy tra questi, anticipo della notte esplosiva di sogni, ambizioni e desideri che chissà se si sarebbero avverati.
Una macchina inchiodò, e Trent gettò il mozzicone di sigaretta dal finestrino prima di rispondere con un gesto annoiato al clacson che suonava dietro di lui “Perché ti sei fermato” str

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   0 commenti     di: Simone Mascardi


Le notti bianche

Le notti bianche... no, non son semplicemente le notti di chi ha l'assillo dei debiti o la gravosità di un senso di colpa.
Chiedilo a un'idealista, a un romantico, a un timido cosa son le notti bianche.
Ti parlerà del nascondimento, della malinconia, del pallore che dal suo volto si riflette in tutta l'atmosfera notturna quieta, cosicché diventa bianco anche questo cielo, e si velano di nebbia le ore tarde. Ci si accorge che il silenzio è come un tonfo, in quelle notti, come un corpo pesante che si schianta sulla polvere, e in quella sordità riaffiorano fantasmi lontani e benevoli, ognuno col suo tocco e col suo passo.
Arrivano da lontano questi ospiti, ma son da tempo attesi. Uno ad uno si pongono davanti porgendo il loro saluto; il nostro idealista si toglie il capello e s'inchina con galanteria d'altri tempi di fronte a loro. Non chiede "da dove venite" o "cosa vi ha spinto fino a me", ma li accoglie col suo silenzio riservato e rispettoso. Essi gli parlano come ad una persona amica che per qualche motivo si è da tempo perduta, una persona con cui si ha molto passato da condividere: no, non trattengono il loro desiderio di ricordare, di porre rimedio alla lunga separazione e di raccontare...

... Il primo è lo spettro chiaro e luminoso di una giovane, l'altro è uno smisurato cavaliere, e poi è un rapido susseguirsi di dame, vecchie rugose e curvate come bastoni, grassi e bonari signori ancora odorosi di tabacco, madri feconde e signorine altere e inaridite, che si accompagnano a giovanotti goffi, monaci sereni e bambini inquieti.
Appaiono e scompaiono, si disfano come giochi di fumo, talvolta densi, talvolta vacui.

Ma sono raggi di luna, frammenti di sogno: scherzi della notte pietroburghese o realtà presenti solo in lui, in quel giovane visionario; e sì, questo sono: le sue illusioni, i residui delle sue ragionevoli speranze, il risultato dei suoi fallimenti e delle sue sfortune. Tutto quello in cui ha creduto, e che è rimasto irrealizzat

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   1 commenti     di: Carlotta C.


Giorno di solitudine

Lei.

Vorrebbe solo riuscire a non sentirsi così, sola.
Anche se sola lo è stata, sempre.
Fino a che è arrivato lui, con la sua presenza capace di riempirle quel vuoto d'anima che sentiva.
Quel vuoto che nessuno coglieva in lei, solo lui, che avendone la parte mancante la sentiva, come un richiamo a distanza.
Quella metà di lei, quella lontana, quella che con poco riusciva a riempirle il vuoto, il silenzio.

Gli occhi da bambina non sorridono, bagnati ad oltranza da lacrime amare e solitarie, le labbra serrate in un muto richiamo, curvano tristi in quella smorfia passata.
Gambe stanche non riescono a tenere il passo di quel suo cuore innamorato, chiedono riposo, lo impongono rimanendo immobili e aspettando che gli occhi, sempre fissi a scrutare il Loro orizzonte, riescano finalmente a vedere il suo passo, quello tanto atteso, quello che riporterà gioia negli occhi, calore nel cuore.
Quello che rimetterà la parole in quella smorfia triste che è diventata il suo sorriso.

   3 commenti     di: Giada..


L'Odore della Malinconia

Ho sempre creduto che il Signore mi abbia dato il dono di scrivere perché potessi raccontare delle Mie Montagne.

La montagna non è una cosa da vecchi perché io, avendo solo 13 anni, riesco a capire la magia che questa infonde. Forse ci riesce solo chi crede nella magia della natura.
La montagna con i suoi paesaggi di rupi e pascoli sa regalarmi emozioni più di ogni altra cosa.
Lassù dove il senso di libertà mi accompagna e la libertà è la mia amica più fedele il tempo non esiste : le ore e i minuti sembrano qualcosa di troppo umano tra il divino.
Arrivata sulla cima la fatica per raggiungerla è solo un lontano ricordo. Tutti i pensieri ti lasciano e rimane solo l'ammirazione per l'Opera di Dio e quella sensazione indefinibile e sublime : un misto tra gioia, pace e libertà. Per me la montagna è un piccolo rifugio di felicità. Le valli di torrenti veloci, pascoli verdeggianti e rupi sono ciò che più mi fanno sentire viva.
Mi basta sentire il vento che spazzola i miei capelli, l'odore delle pietre e dell'acqua per sapere che sono a casa.
Però poi sento l'odore dell'erba d'alta quota, lo stesso che tempo fa respiravo quotidianamente, quando ancora correvo per i prati circondata da ciò che amavo di più. L'odore della malinconia. Malinconia di quella vita, di quei tempi ormai passati, di quella mezza infanzia felice, di quei posti che amavo e che amerò per sempre.
E allora ripercorro con il cuore quei momenti, quando ancora andavo all'alpe.
Vivevo in una baita angusta. Si entrava da una porta priva di serratura, a tenerla chiusa solo un filo di nylon, alla fai-da-te, come si usa in montagna. Si entrava in una piccola stanza, ad arredarla c'erano: . un tavolo dalle gambe storte, una panchina dura, un fornello a gas, un camino dalla cappa intasata, un lavandino non funzionante perchè l'acqua si andava a prendere fuori, e poi cose della vita quotidiana. Alla sinistra vi era una scala in legno che portava al piano superiore dove vi erano i tre l

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   5 commenti     di: Traumer



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