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Colto da esperienza mistica

Una grande lente mette a fuoco un uomo preso tra la folla. Per qualche minuto lo osserva, poi, lentamente si avvicina a lui. Sempre di più. La testa si fa più grossa, si vedono i capelli neri, la cute, i bulbi, le cellule vive del suo corpo e i neuroni con quell'infinità d'impulsi elettrici che nel buio del cervello rilasciano bagliori luminosi. Per un attimo c'è il silenzio che precede l'evento. All'improvviso la lente arretra velocemente. Le cellule si allontanano, riprende forma la pelle, ritornano i capelli, la testa e il corpo, e poi via, sempre più lontano. Ora si vede una macchia scura di persone muoversi sul terreno, quasi a ricordare un formicaio. E si va semre più su, aldilà delle nuvole. La terra riprende la sua forma tonda. Usciti dall'atmosfera, nello spazio nero, l'azzurro del mondo circondato da nubi è un dipinto di colori. Allontanandosi verso il cosmo, quella palla azzurra diventa sempre più piccola. Più lontano si va nello spazio e più il colore del nostro pianeta si distingue sempre meno. Ora s'intravede un puntino luminoso al pari delle altre stelle. Nel cosmo più oscuro, senza punti di riferimento, le direzioni non hanno alcun senso. In questo posto così lontano non si riesce più a definire la rotta giusta. L'alto, il basso e i punti cardinali non trovano una sistemazione esatta. Ora nel nero più nero del nero, l'unica cosa che ricorda la vita è il riflesso del sole che rimbalza tra le stelle. C'è il silenzio più totale. A questo punto il mistero della vita s'infittisce e le domande sgorgano come l'acqua da un ruscello. Perché in tutto questo nulla l'unico pianeta a contenere la vita è proprio la terra? Perché noi? Il sistema solare e i suoi pianeti sono ormai un lontano ricordo. Si ha la sensazione che non avrà mai fine. All'improvviso, proprio nell'attimo di quel pensiero, una luce ti avvolge. Per qualche istante sei accecato, ma in breve tempo tutto si fa limpido e vivido. Ora non arretri più, ma galleggi nel chiarore. Guardi il tuo corpo e non c'è, ma riesci a vedere quello che hai intorno. Ci sono miliardi di bolle nere che galleggiano e ruotano in fila. Non si tratta di una fila ordinata. Tutte si allontanano nell'infinito fomando una spirale. E tu fai parte di questo chiarore. In quel momento, tu sei il chiarore. In questo lungo viaggio della mente, immagina lo spazio come a un'enorme bolla che ruota nel senso opposto al sistema solare. Un enorme pallone che gira in avanti mentre ciò che sta al suo interno, ruota di lato. E con l'immaginazione tutto questo si trasforma in una bolla nera sospesa nell'infinito chiaro e splendente. Come se lo spazio, cioè queste bolle scure sospese, fossero ovuli nel bianco della vita. Realizzi che ci sono altri spazi e altre terre. Noi siamo vita, nati per La Vita. E poi riapri gli occhi. Sei ancora in bagno a farti una doccia. Ti senti leggero e sorridi felice. Hai avuto la netta sensazione di essere arrivato vicino a una risposta. È stato solo un istante. Un istante che ti fa guardare al mondo in modo diverso. Capisci che alla vita non interessa come la vivi. A lei non importa. A lei servi come a noi il cibo. E dopo di te ce ne saranno altri. Forse all'infinito o forse fino a quando l'evoluzione della vita avrà fine.. Considerando la brevità della nostra di vita, questo non ha alcuna importanza.

 

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2 commenti:

  • Antonio Morrone il 03/08/2011 17:02
    Grazie
    È un viaggio fatto di riflessioni e domande senza fine. Ad ogni "risposta" ci altre domande. Ed infine arriva l'esperinza mistica.
    Un canzone di Gaber che potrebbe rovinare il racconto? Click! è partita la curiosità. )
    Ciao
    Antonio
  • ELISA DURANTE il 03/08/2011 10:50
    Mi è piaciuto molto fare questo viaggio immaginario e straordinario. Alla fine, poi, mi sono sorpresa e divertita e non ho potuto fare a meno di pensare ad una nota canzone di Gaber, che non menziono per non rovinare il racconto ad altri lettori.

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