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Il quattordicesimo papiro
Milano, 20. 12. 2012
Edizione straordinaria del Corriere della Sera.
La follia sembra la nuova padrona del mondo ed ormai governa incontrastata la nostra vita. Abbiamo assistito a scene di inaudita violenza, razzie, furti, abitazioni date alle fiamme, pestaggi, uccisioni. Le nostre città sono preda di bande di malviventi dediti al saccheggio, sciacalli nell'accezione comune anche se forse ormai è più appropriato continuare a chiamarli uomini.
Quando iniziò tale assurda pazzia, quando fu aperto il vaso di Pandora, sì che tutti mali si diffusero per il mondo? Non esiste una data certa, non esiste un inizio, ma esiste una fine, e la sua ora batterà tra due giorni, quando all'alba del fatidico 22 Dicembre sapremo se i profeti di sventura, le moderne Cassandre avranno avuto ragione, e quindi sarà la fine, o se invece, come le poche menti razionali ancora esistenti si affannano a ripetere instancabilmente, sarà solo l'inizio di una normale, ordinaria, bellissima giornata di inverno?
Ma procediamo con ordine. Sono diversi anni che oramai su giornali, televisioni, film, libri, per non parlare di internet, si parla sempre più insistentemente della data del 22. 12. 2012 come del giorno del giudizio universale. Tutto nasce dal computo dei tempi dell'ormai tristemente famoso calendario Maya, che fissa l'inizio del XIV baktun (ciclo lungo), proprio in questa data. Secondo la mitologia Maya l'inizio di un nuovo ciclo porterà grandi trasformazioni, se non addirittura la fine del mondo. Senza voler menzionare la pletora di teorie che vari fanatici si affannano incessantemente a divulgare ricollegandole a tale data: allineamenti interplanetari, inversioni dei poli magnetici terrestri, invasioni aliene. Teorie confutate con dovizia di particolari dai studiosi di ogni parte del mondo.
Ma l'evento che ha fatto scatenare l'isteria collettiva è stata la diffusione del testo dell'iscrizione contenuta in un frammento di papiro ritrovato in Egitto, di cui riportiamo di seguito la traduzione.
<<Appariranno allora tre segni, essi verranno dal cielo, dal mare e dalla montagna.
Il primo segno di tre verrà dal cielo sotto forma di fiore, e sarà di un colore che nessun uomo ha mai visto, di un profumo che nessun uomo ha mai annusato e mai sarà avvizzito.
Il secondo segno verrà dal mare sotto forma di acqua, essa darà vita al fiore, e la fonte sarà inesauribile.
Il terzo segno verrà dalla montagna sotto forma di uomo. Egli raccoglierà il fiore e lo coltiverà, ed andrà alla fonte per attingervi l'acqua che verserà sul fiore. Quando l'uomo coglierà il fiore e lo mangerà, e berrà l'acqua, i tempi saranno compiuti. >>
L'ormai famoso e temuto XIV frammento di Nag Hammadi venne ritrovato in una piccola giara di terracotta nella località egiziana situata a 450 km. a sud del Cairo, località già conosciuta in tutto il mondo per l'eccezionale rinvenimento nel 1945 dei primi tredici papiri. Il XIV papiro giaceva in una caverna situata accanto alla parete rocciosa di Jabal - Al Tarif, a poca distanza da quella in cui furono ritrovati gli altri.
La traduzione del testo scritto in tale frammento di papiro è stata oltremodo difficoltosa perché, a differenza degli altri testi che furono scritti in copto, in questo caso venne usato un dialetto considerato estinto da almeno un secolo.
Vani furono i tentativi di ricavarne una versione interpretabile, finché uno degli studiosi impegnato nella traduzione non ebbe il classico colpo di fortuna. Durante uno dei suoi periodici giri sul territorio, in un mercato di El Balya, una cittadina a circa 50 km a Nord Ovest da Nag Hammadi, mentre mostrava una parte del testo ad alcune persone, incontrò una studentessa che gli diede indicazioni per raggiungere uno sperduto villaggio di nome Umm El Qsur, dove era sicura di aver udito parlare dagli autoctoni una lingua molto simile a quella usata per l'iscrizione. Mai indicazione fu tanto preziosa. In breve tempo, grazie all'aiuto degli abitanti di quel villaggio, fu possibile eseguire la traduzione.
Non appena il testo dell'iscrizione venne reso noto il fanatismo di massa se ne impossessò alimentando la leggenda della prossima Apocalisse. Subito si formarono sette pseudo religiose guidate da individui autoproclamatisi profeti, al fine di attirare al loro interno masse di persone facilmente influenzabili mettendo in risalto la straordinaria coincidenza numerologica esistente tra il XIV baktun ed il XIV papiro.
I sacri testi delle antiche religioni monoteiste sono studiati da millenni, e continueranno ad essere studiati per altri millenni, perché l'uomo, per comprendere appieno il loro significato, deve compiere una crescita.
Un frammento di un'iscrizione ritrovata per caso e sulla cui attendibilità non sappiamo nulla, falsamente interpretato da un pugno di menti bacate, sta mettendo in subbuglio il mondo intero.
Sic Transit Gloria Mundi.
Chenoboskion 320 d. c. (antico nome dell'odierna Nag Hammadi)
Giovanni aveva paura.
Il suo massimo desiderio era sempre stato di poter ascoltare i discorsi degli adulti quando si riunivano nella domus ecclesiae, per officiare i sacri riti, ma la sua giovane mente era incapace di comprendere pienamente il senso delle loro parole.
Dotato di una fantasia sterminata, oltreché di una naturale predisposizione alla scrittura, era riuscito di nascosto a cogliere qualche brandello della lunga discussione che quel giorno si era tenuta nella casa del sacerdote. Per non dimenticare quello che aveva ascoltato, o che aveva creduto di ascoltare, appena giunto a casa lo trascrisse su un rotolo di papiro, utilizzando il materiale che il padre, nella sua infinità bontà, gli aveva messo a disposizione. Per la scrittura usò la precauzione di utilizzare una particolare versione del dialetto Sahidico della lingua copta, versione disprezzata dal clero e dalla classe dirigente, tanto che veniva usata e compresa ormai solo dai braccianti e dai lavoratori dei campi. A lui l'aveva insegnata un suo amico, figlio di agricoltori.
Concluso il lavoro non ebbe tempo di rileggerlo dovendo correre a nasconderlo sotto il suo letto perché aveva udito le voci dei genitori che stavano rientrando.
Trascorse il resto della giornata impegnato nel compiere delle commissioni che sua madre gli aveva affidato.
Quella sera appena consumata la cena, contrariamente al solito volle recarsi subito a dormire. La casa era ampia ma come ogni ragazzo della sua età non poteva disporre di una camera tutta per sé, ma solo di un letto accostato alla parete in una nicchia della cucina. Fece pertanto finta di dormire finché i suoi genitori non decisero di recarsi nella loro camera.
Aggiunta qualche goccia d'olio alla sua piccola lucerna, riuscì a far rinvenire una piccola fiamma soffiando sulla brace del focolare dopo avervi gettato un po' di paglia. Ritornato nel suo giaciglio, dopo aver recuperato il manoscritto, cominciò a rileggerlo, alla debole luce di cui poteva disporre.
Mentre stava domandandosi quanto, di quello che aveva scritto, fosse opera della sua fantasia e quanto corrispondesse a ciò che aveva ascoltato, propenso a considerare preponderante la prima ipotesi, sentì delle voci provenire dalla strada. Allarmato, spense subito la fiamma della lucerna, nascose il papiro, e si adagiò sotto le coperte come se stesse dormendo.
Il silenzio della notte era ormai interrotto da passi furtivi e voci soffocate che si avvicinavano e si allontanavano dalla casa. D'un tratto sentì quei passi e quelle voci risuonare all'interno dell'abitazione ed ebbe paura.
Giovanni aveva paura che lo avessero scoperto, e che venissero da lui per portarlo davanti al sacerdote. Già si vedeva in catene, fustigato e deriso dai suoi amici, quando udì la voce del padre. La paura divenne terrore.
- Siete sicuri? -
- Stanno arrivando, Tommaso! Questo è certo! -
- Quando? -
- Domani. Tommaso, dobbiamo agire subito. Gli altri stanno già raggiungendo la casa del sacerdote. Dobbiamo andare anche noi. -
- Ma perché? In nome di Dio, perché? -
- Fratello, lo sai il perché. Ne abbiamo parlato a sufficienza. La chiesa di Roma ha ormai riconosciuto come validi solo gli scritti di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. I nostri, se li troveranno, andranno al rogo, e noi con loro. -
L'ultima frase impaurì Giovanni a tal punto da farlo sobbalzare. Il rumore venne udito dalle persone che stavano parlando con il padre.
- Non siamo soli? Tommaso! -
- Niente paura, è mio figlio, sta dormendo. -
- Andiamo via, ci stanno aspettando. -
- Andate. Io vi raggiungo subito. -
Rimasto solo, Tommaso si avvicinò al letto del figlio, toccandolo sulla schiena.
- Giovanni! Giovanni per favore! Lo so che sei sveglio.-
- Padre! Che succede!? -
- Ascoltami Giovanni, ascoltami bene. Da quanto tempo sei sveglio? -
Gli occhi del ragazzo si abbassarono, timorosi di rispondere. Tommaso annuì.
- Bene, sei sufficientemente grande per capire. C'è un grande pericolo che ci
minaccia, Io devo andare con gli altri e tu ormai sai perché. -
- Perché vogliono bruciare i libri? -
- Perché hanno paura di quello che vi è scritto. -
- Dunque sono cattivi libri? -
- Non esistono cattivi libri, Giovanni, ricordalo. Solo cattivi lettori. -
- Qualsiasi libro, anche il più insignificante, anche se fosse stato scritto da un ragazzo? -
- Qualsiasi cosa venga scritta ha il diritto, e il dovere direi, di rimanere intatta per trasmettere il suo messaggio a coloro che verranno. Ricorda Giovanni: quando si brucia un libro, anche una sola parte, un pezzo di mondo scompare. -
Tommaso se ne andò di corsa, salutando la moglie che intanto aveva acceso il fuoco. Durante il cammino per raggiungere la casa del sacerdote ripensò per un istante alle parole del figlio, poi preso dagli avvenimenti se ne dimenticò.
Quella notte un gruppo di uomini raggiunse la montagna sacra, si fermò in preghiera e poi, alla luce tremante delle torce, depose tredici libri di papiro all'interno di una giara, che venne nascosta in una delle tante caverne di cui era disseminato il monte. Mentre stavano ritornando al loro villaggio quegli uomini non fecero caso al piccolo bagliore proveniente da una grotta situata poco distante. Al suo interno un giovane uomo stava seppellendo una piccola urna contenente un rotolo di papiro. Il quattordicesimo.
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- Bene! Di sicuro risparmierete sui fuochi artificiali
- Preferisco il 21 perchèn il 20 è il mio compleanno e il 21 è quello di mio cognato. Abbiamo già programmato un finale col botto.
Ciao Ed
- Ho trovato entrambe le date indicate come la probabile fine del mondo. Credo che sarà necessario mettersi d'accordo. Ciao Mike.
- Ed, sbaglio ma non era il 21? Il 22 dovrebbe essere l'inizio della nuova era, sperando che ci saremo ancora.
Ciao ciao
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