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Jeff

Il tempo trascorreva pigramente a Bandera, dopo la fine del tradizionale rodeo che aveva affollato gli alberghi e i ristoranti. La maggior parte dei turisti era già andata via. Era settembre ma quell'anno, in Texas, il termometro non ne voleva sapere di scendere. Il paesino sonnecchiava rilassato e quell'estate sembrava non dovesse finire. I pochi passanti approfittavano delle passerelle coperte per proteggersi dalla calura, qualche pick- up attraversava la larga strada principale sollevando una nuvola di polvere. I bambini tentavano di dare fondo alle scorte di gelato del supermercato. I negozi di abbigliamento erano pieni di cappelli Stetson, stivali da cow- boys e jeans Wrangler.
Bellissime fibbie d' argento incise a mano stavano in mostra nella vetrina dell' emporio di Jeff. Da un' altra parte articoli per turisti, meno costosi ma altrettanto luccicanti. All'interno c' era di tutto: selle e finimenti, camicie dai colori più sgargianti, attrezzi vari, una raccolta di dischi di musica country e nel bancone, dalla parte opposta all' ingresso, una serie di armi d' epoca riposavano su un fianco.
Jeff aveva un modo di muoversi che ricordava un orso che si è appena risvegliato dal letargo. Era un uomo di una stazza impressionante: sfiorava i due metri; panciuto e robustissimo non passava inosservato. Aveva una lunga capigliatura bionda e una barba non meno appariscente. Cinquant' anni ben portati e una risata coinvolgente. A dispetto della sua mole e dell'inquietudine che poteva creare in chi non lo conoscesse, Jeff era un uomo mite, appassionato di musica. Non si staccava dalla sua chitarra quando non era impegnato nel suo lavoro e la sera spesso suonava malinconiche ballate country nel locale di Bart che lo accoglieva sempre con piacere. Jeff e Bart erano amici da molti anni. A volte si divertivano a inscenare finte risse nel locale per riscaldare l'ambiente o per stupire i turisti e Bart, che era smilzo, atterrava Jeff che stramazzava perdendo i sensi. Dopo di che, la birra scorreva a fiumi mentre la musica trasmetteva le sensazioni più varie.
Una mattina Jeff stava accordando la chitarra nel suo negozio, approfittando di un momento in cui non c' erano clienti, quando ebbe la sensazione di essere osservato: alzò gli occhi e scorse un ragazzino che era sulla porta e sembrava incuriosito. "Ciao" gli disse Jeff facendogli segno di entrare. "Ti piace la musica?" Lui non rispose, aveva un' espressione sognante. Continuava a fissare lo strumento e poi guardava Jeff come se volesse comunicargli qualcosa.
Jeff non aveva mai visto quel ragazzo eppure il paese era piccolo. Si chiese da dove venisse. "Chi sei? riprovò Jeff, ma lui non disse nulla. Non sembrava che stesse male anzi il suo viso era molto rilassato, lo sguardo profondo ma non disse una parola. Era attratto dalle corde che Jeff continuava a pizzicare. Avvicinandosi al ragazzo, Jeff si abbassò e gli porse la chitarra: "Vuoi provare?" lo tentò. A questo punto gli occhi del piccolo si illuminarono e quando prese in mano la chitarra accennò un sorriso.
Avvicinò la mano alla tastiera e le sue dita cominciarono a suonare. Jeff aveva cambiato espressione: aveva la bocca aperta e non staccava lo sguardo dalle mani del ragazzo che suonava con capacità incredibili.
"Dove hai imparato a suonare così bene?" IL ragazzo lo fissò per un attimo, senza smettere di suonare e non appena ebbe finito il brano gli porse lo strumento e andò via: aveva ancora quel sorriso. Jeff avrebbe voluto andargli dietro per chiedergli almeno il suo nome ma quando arrivò sulla porta, lui già non c' era più.

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8 commenti:

  • Marcello Insinna il 15/10/2011 19:43
    Si mi piacciono le location americane. Inoltre sono stato davvero a Bandera. Hai ragione parlando di "sonate": l'ho pensato musicalmente specialmente nell'ultima parte. Mi fa piacere che tu l'abbia notato.
  • Fernando Piazza il 15/10/2011 17:05
    Noto che hai una vera predilezione per le location e i nomi americani... inoltre ti sei accostato al tuo elemento:la musica! Sembra la rievocazione di una di quelle "sonate" nostalgiche o storie d'altri tempi raccontate attorno al fuoco che lasciano un senso di straniamento in chi le ascolta e che perturbano l'animo quando la distanza tra sogno e realtà si assottiglia tanto da confondere i limiti e non riuscire a capire dove inizi l'uno e dove finisca l'altro... Racconto piacevole.
  • Marcello Insinna il 09/10/2011 22:01
    Ti ringrazio Massimo, sono contento che ti sia piaciuto.
  • Massimo Bianco il 09/10/2011 20:20
    Un bel racconto, assai fascinoso. bravo!
  • Marcello Insinna il 08/10/2011 15:15
    Grazie giacomo, non poteva mancare il tuo commento! Aspetto sempre che tu pubblichi qualcosa di nuovo. Grazie anche a Salvatore e a Nicoletta per le loro visite graditissime.
  • Anonimo il 08/10/2011 13:34
    Bellissimo racconto, Marcello. A mio parere il migliore che hai pubblicato e comunque il più intenso fra quelli che ho letto io.
    Ben scritto e con quel tanto di pathos che rende la storia credibile, anche se fantastica. Complimenti... 5 stelle. ciaociao
  • Anonimo il 06/10/2011 11:46
    Credo che non sia facile scrivere racconti, ma tu ci riesci molto bene. È piacevole leggerti e riesci a coinvolgere, a trasmettere sensazioni e stati d'animo. Bravo!
  • nicoletta spina il 04/10/2011 22:25
    Mi è piaciuto molto questo racconto, che parla di una canzone composta col cuore e poi risuonata forse da chi conosceva... la dimensione di altrove. Trasmette dolcezza e sensibilità.
    Complimenti!!

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