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Pianista nella nebbia

A volte ci lamentiamo che la realtà è poco generosa di situazioni strane o fantastiche; vorremmo vivere in prima persona qualche circostanza un po' fuori dall'ordinario, che ci distaccasse da quel " rimanere coi piedi per terra" che così troppo spesso appiattisce la nostra esistenza.
A me invece è davvero accaduto di vivere un momento... magico, in modo del tutto inaspettato. E proprio per questo ancora più memorabile.
Giorni fa sono uscita da casa e già un poco di nebbia s'era infilata nella calle. Nessuno per strada, solo il rumore dei miei passi ed il colpo secco dei miei tacchi. Qualche balcone ai piani superiori delle case si apriva, sbattendo le imposte. Vedevo solo una lama di cielo grigio aprirsi, chiusa tra i tetti, sopra la mia testa.
Verso la fine della calle, dove so aprirsi uno spiazzo con un vecchio pozzo in pietra, cominciai a distinguere delle note di pianoforte. A Venezia capita di sentire, soprattutto d'estate, qualche musicista che si esercita, a finestre aperte.
Ma ora era novembre e certamente molto umido.
" Chi può essere di mattina? Non sono nemmeno le nove e mezza " pensai.
La musica mi veniva incontro sempre più distinta, romantica e fluida.
Arrivata fuori della calle, in questa leggera nebbia sfilacciata, per cui i palazzi sembravano scenari di teatro, mi accolse una visione sognante. O almeno io credetti d'essere entrata da casa mia, diritta in un sogno.
Al centro dello spiazzo vidi la massa nera e curvilinea di un lucido pianoforte a mezzacoda e alla tastiera, curvo, un autentico pianista.
Chiuso in un cappotto, con sciarpa al collo, un giovare uomo bruno, molto concentrato, eseguiva un pezzo languido. Al momento mi sovvenne la musica di Stelvio Cipriani. Mi avvicinai, ma non troppo; non volevo disturbare il musicista, entrando in un immaginario cerchio che lo isolava dal mondo circostante. Lo vedevo far scorrere le dita sui tasti in modo esperto, ma con un tocco ininterrotto e molle, come accompagnasse le note ad uscire dallo strumento.
Accortosi di me, mi salutò con un cenno del capo. La sua musica usciva dal piano ed ogni nota sembrava farsi largo nella vaga caligine autunnale.
Dalla sponda della fondamenta vidi avanzare una mascareta a remi, ossia una piccola barca spinta a remi da un uomo che vogava rimanendo in piedi, secondo il costume veneto. Il leggero tuffo del remo nell'acqua si inserì prezioso nell'armonia del pianoforte. Sorprendente come la musica e un rumore naturale si assortissero alla perfezione.
Quando il musicista finì di suonare, mi avvicinai. Vidi che egli aveva steso sulla copertura in metallo del pozzo alcune locandine con fotografie che mostravano i vari luoghi aperti in cui egli aveva portato il suo pianoforte. Il giovane era ripreso con il suo strumento sulla spiaggia di un litorale del sud, oppure in alta montagna vicino ad un passo dolomitico, circondato da pini. Ancora lo si poteva vedere all'opera sopra un alto grattacielo...

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l'autore mariateresa morry ha riportato queste note sull'opera

ispirato e dedicato al pianista padovano Paolo Zanarella, detto " pianista fuori posto"...


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7 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • PIERO il 21/02/2012 22:19
    Questo pezzo è definito "racconto breve" e sta in una categoria diversa dai pezzi definiti "poesia". Ma se qualcuno mi dicesse: fammi degli esempi di poesia, ebbene, insieme ad alcuni versi, citerei certamente una prosa come questa.

7 commenti:

  • mauri huis il 14/02/2012 23:12
    Capita, a volte, di vivere un momento magico assolutamente inaspettato e gratutito, e secondo me è uno di quei pochi momenti che si possono veramente chiamare felicità. È capitato a te e per quel che è possibile sei riuscita a farcelo condividere. Che dirti, se non grazie?
  • Anonimo il 04/12/2011 13:00
    bellissimo Mariateresa, mi hai fatto vivere questo racconto. brava!
  • stella luce il 29/11/2011 14:10
    racconto stupendo.. pare quasi di viverlo, sarà che io adoro la musica del pianoforte o forse meglio la tua grande abilità nel descrivere questo momento... che bello potere vivere un momento simile... quando suonavo (il pianoforte circa 20 anni fa) sognavo spesso ad occhi aperti come ho fatto ora...
  • senzamaninbicicletta il 29/11/2011 13:27
    mi piace la descrizione di venezia e me la rammenta. Immagino il pianista al centro della piazzetta e il suono del pianoforte nelle calli. Si, ricordo la bellezza di venezia e questo racconto m'ha fatto arricchire i miei ricordi con la presenza "non mia" del pianista, una spece di collage o copia/incolla. Bel racconto.
  • Stanislao Mounlisky il 24/11/2011 08:40
    hai creato una atmosfera decadente, languida... brava
  • Ada Piras il 23/11/2011 23:18
    Sposo il commento di Anna.. mi è piaciuto moltissimo.
  • Anonimo il 23/11/2011 21:51
    Una città unica, la musica, l'inatteso, la tua sensibilità, la tua perizia nel raccontare, tutti ingredienti per una magia... si chiudono gli occhi e ci si trova lì.

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