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Una ciliegia nel deserto

La presi per i fianchi e avvicinai la mia bocca alla sua. La stavo baciando. Le labbra iniziarono a sfiorarsi finché le nostre intenzioni diventarono più chiare. I movimenti presero ad allargarsi permettendo l'incontro delle piccole lingue. Sembravamo attaccati, legati da uno strano incantesimo che ci impediva di staccarci. Come fossi capitato con Marta in quella stanza non lo sapevo. Ci conoscevamo da appena una settimana e avevamo iniziato subito a uscire insieme, ogni sera. Il giorno prima ci eravamo scambiati un bacio e oggi eravamo qui, finalmente soli. Quella sensazione di piacere che stava attraversando il mio corpo mi estasiava, teneva in ostaggio la mia mente e impediva di ricordarmi cosa fosse successo negli attimi precedenti. Ma mi piaceva, era l'unica cosa di cui ero certo al momento. Portai le mie mani sulle sue natiche. Sode, rotonde, delicate. Dopo aver studiato la loro forma affondai le mie dita nei pantaloni e iniziai a stringere. Una scossa di adrenalina stava attraversando il mio corpo e sentivo il mio cuore, come i frastuoni che emettevano i treni di una volta, battere con maggiore frequenza. Un attimo dopo le feci alzare le mani per toglierle la maglietta. Rossa, come la passione. Alimentato da questa energia che stava percorrendo ogni particella del mio corpo la buttai sul letto retrostante e, sempre continuandola a baciare, le sbottonai i pantaloni. Non feci in tempo a levarglieli che la vidi intenta a svolgere la stessa operazione. Intanto avevo ripreso a baciarla. Poteva sembrare il tentativo di staccarle il labbro, e invece no. Era passione. Una nuova ondata di piacere iniziò ad attraversare il mio corpo quando cominciai a toccarle i seni. Erano sodi, teneri. Non mi ero neanche preso la briga di slacciarle il reggiseno, tanto ero coinvolto. Lo spostai più in alto, affondai il mio viso in quelle parti ricurve e iniziai a succhiare, leccare, baciare. Sapevo che non si sarebbe accontentata di ciò, né io tanto meno, così le sfilai le mutande e infilai l'organo che confermava il mio essere maschio nell'elegante fessura della mia amica. Sembravano fatti apposta. Lui e lei. Io e il piacere. E lei. Iniziai un movimento che si protrasse a lungo, un gesto che mi trasmise una sensazione di freschezza. Una rinascita. Come se in mezzo al deserto stessi cogliendo una ciliegia dal suo albero, una sensazione impossibile da spiegare. Non appena sentii qualcosa salire anche dentro il mio organo mi fermai di scatto, la baciai e in men che non si dica me la ritrovai sopra, Marta con le gambe aperte. Iniziai subito a leccargliela, piano piano, e lei, con la testa girata nell'altro verso, mi stava dolcemente ricambiando. Percepii un liquido caldo, gli ansimi di quella ragazza e infine venni.
Fu una serata rossa, di passione.

 

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4 commenti:

  • Anonimo il 23/05/2012 15:16
    Amo questo genere e mi piace un sacco il tuo stile; è questo il vero amore. Non le cazzate sdolcinate che si leggono in giro su questo sito. Bravo/ brava! ( non riesco a capire dal nome se sei maschio o femmina, scusami)
  • Nicola Lo Conte il 22/12/2011 15:59
    Uhmmm estremamente coinvolgente e raccontata con un buon ritmo!
  • Gianni Spadavecchia il 15/12/2011 22:48
    Molto privata come scena.. Però me la sono immaginata tutta.. Complimenti per il coraggio! Sinceramente, apprezzata molto.
  • mariateresa morry il 13/12/2011 23:10
    Ammettiamolo, scrivere di sesso non è facile... stranamente si può trasmettere qualche cosa di erotico senza entrare nei particolari e non trasmettere alcunchè di erotico, pur entrando nei particolari. Questo accade perchè il sesso è ripetitivo e quindi comunicare sensazioni, nel descriverlo, è molto difficile. Questo testo è un'ottima prova di italiano scritto, ma emotivamente non trasmette. La parte più originale è nella frase analogica del cogliere la ciliegia nel deserto. Quella è una sensazione interiore che a mio parere andava davvero approfondita nella parte descrittiva, a vantaggio del racconto.

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