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Sotto gli occhi di Ermes

" Lei ha un disturbo del sonno molto serio, di natura psichica..." esordì l'assistente del primario, dottoressa Pancaldi.
Ancora giovane, sui quarantacinque anni, la dottoressa stava seduta dietro una scrivania in metallo, chiusa in un camice bianco, dalla cui scollatura sbucavano le punte di una camicetta sportiva. Nessuna collana. Portava occhialini con leggerissima montatura fissati ad una catenella a pallini rossi, pareva un minuto rosario, che dondolava impercettibilmente ogni volta che la donna scuoteva un poco il capo.
" In questa sede noi esaminiamo innanzitutto se la mancanza di sonno è di natura neurologica, e in tal caso curiamo noi; oppure se il disturbo è psichico, e in tal caso lei si deve rivolgere ad un medico diverso..."
" Dal colloquio che c'è stato tra noi emerge una componente fobica rilevante" aggiunse la dottoressa sfogliando velocemente degli appunti, gli stessi che lei aveva scritto durante la precedente seduta.
Dall'altro capo della scrivania Marisa Salvini, impiegata di banca alla Cassa Rurale, seguiva i gesti delle piccole mani della donna. Le sue mani invece erano goffe e sempre arrossate, con unghie corte e mascoline. Certo i medici devono avere tutti belle mani, anche se non curatissime, ma pulite, mobili, di certo non tozze. Questo pensava.
Marisa faceva uno sforzo enorme per seguire il discorso della dottoressa. Da quando aveva aumentato la benzodiazepina diurna , la sua capacità di concentrazione era diminuita. Nel contempo era preoccupata che l'interlocutore se ne potesse accorgere, quindi anche se ascoltava solo qualche parola ogni tanto, tentava di assumere una espressione attenta.
In quel momento aveva fissatolo sguardo sulla copertina color porpora della agenda della dottoressa.
" Mi scusi... signora... ma lei mi sta ascoltando o no? " chiese con tono sospettoso, la dottoressa.
" Certo dottoressa... ho sentito... ho una componente fobica... rilevante".
" Lei deve essere seguita da uno specialista... psicoterapeuta, possibilmente... Adesso redigo la lettera che lei dovrà presentare al dottore al quale si affiderà.."
Un altro dottore? Pensò Marisa... un altro camice bianco... o forse questi medici della testa vestono casual.. perchè poi un camice bianco? Mica visitano o fanno iniezioni...
Sentì il tintinnio della catenella reggi occhiali e osservò la dottoressa che veloce scriveva con grafia rotonda una lettera su carta intestata del reparto.
Poiché teneva il capo chino sul foglio, Marisa notò che la donna, al centro, aveva pochi capelli, molto sottili e si intravedeva la cure della testa. Belle manine, ma pochi capelli, pensò. Mentre lei di capelli ne aveva una matassona che a tenerla raccolta saltavano le forcine, tanti erano.
" Mi raccomando signora, si affidi al più presto ad un psicologo o psicoterapeuta... non trascuri... nel suo caso occorre risalire all'origine del disturbo... lei ha come un blocco mentale" ribadì la Pancaldi, porgendole una busta con su scritto " al medico curante".

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l'autore mariateresa morry ha riportato queste note sull'opera

dedicato a quanti lottano duramente contro il disturbo degli attacchi di panico, assicurando loro che se ne può uscire, anche rinascendo come persone.


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2 recensioni:

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  • Anonimo il 18/12/2011 19:02
    Eh la psicologia? Quando sento di strizzacervelli, mi viene subito da pensare... male. Non servono. I veri psicologi sono gli amici, i cari, gli sconosciuti altruisti. Se mancano loro, non c'è terapia che possa guarire un male oscuro ( ammesso che si possa, dal momento che anche chi crede di star bene in realtà è latore di disturbi psicologici che neanche immagina ).
    In effetti c'è abbastanza materiale per scrivere qualcosa di più corposo. Pensaci.
    Ps Non si può rinascere come persone, ma al massimo come individui.
    Un caro saluto, maria teresa
  • senzamaninbicicletta il 15/12/2011 09:40
    Scrittrice di raffinata prosa, Mariateresa, pone in essere una descrizione molto attenta di un male dei nostri tempi. Lo fa con grazia rappresentando attimi di vita non solo della protagonista, ma anche la vita di coloro che le sono vicini narrandone le preoccupazione e le angosce. E forse, a mio parere, sono queste le parti principali del testo poiché se da una parte la "malattia" è vissuta dalla protagonista il padre ne è partecipe fino a provarne una sofferenza uguale o anche più grande. E, anzi, credo non sia affatto casuale questa presenza da co-protagonista che secondo me arricchisce, non la trama, ma anche e soprattutto la "morale" del racconto. La paura che cresce in Marisa con la preoccupazione del ragionier Fiaschi alimenta una situazione di panico con la possibile perdita di fiducia professionale. La descrizione delle "passeggiate" per andare al lavoro, l'impossibilità di guidare l'auto sono una sorta di handicap sociale. L'incontro con Resca e l'inizio della terapia, la compagnia muta di Hermes e la speranza che induce in Marisa nel sapere che è stato modellato da un precedente paziente del dottore e il metodo usato sono il lieto fine di un racconto che vede una metamorfosi fisica nell'aspetto della donna che giunge dalla risoluzione delle proprie ambasce interiori. È stato un piacere leggerlo come ogni racconto fin qui letto di Mariateresa e credo che da questo, con una ulteriore elaborazione, ne possa scaturire un vero e proprio romanzo ponendo così in essere un tentativo di attribuzione di una vera e propria dignità letteraria ed editoriale a quest'opera.

15 commenti:

  • mauri huis il 07/02/2012 00:06
    Non so che dire. È così bello, sofferto e bene esposto che l'ho letto non dico con piacere, visto il tema che tratta, ma con trepidazione e partecipazione. Come fossi stato per tutto il tempo della lettura, assieme con la protagonista, nei suoi problemi, nelle sue sofferenze, nelle sue terapie. Di cui peraltro so qualcosa anch'io. Quindi non mi permetto altro che un rispettoso ed affettuoso saluto.
  • Anonimo il 07/01/2012 09:03
    Letto tutto d'un fiato, praticamente. Scorreva felice come un bicchiere d'acqua. La storia mi ha coinvolto parecchio ed ho ripercorso, insieme ai personaggi, una parte della mia vita. Un tempo, ormai lontano... contavo mattonelle e camminavo sempre su quelle pari eccetera eccetera. Un'analisi difficile e sofferta mi ha tirata fuori. È chiaro che deve esserci prima di tutto la volontà di uscirne, senza quella non si fa un solo passo. I personaggi sono descritti benissimo, ben collocati all'interno della storia. La figura del padre, poi... dolcissima. Mi è piaciuto moltissimo quando dice che i graffi sulle mani sono le carezze delle rose. Ma proprio bello bello. Grazie, Morry. Mi ha fatto proprio bene leggere questo scritto. Ma proprio bene.
  • Massimo Bianco il 01/01/2012 18:26
    A te parrà cosa da poco, invece quella precisazione che hai inserito è molto importante nel rendere il racconto convincente! Certo è un po' anomalo che uno psichiatra si metta a fare psicoterapia (così almeno sostiene mio padre, che è psichiatra) perchè esulerebbe dal suo campo, ma è possibile, visto che dopotutto si tratta sempre di studi sulla mente (dice lui) e quindi la precisazione rende il tutto coerente e la coerenza interna nella narrativa è essenziale.
    Hai ragione, mi è un po' venuto un a fondo sul tema, daltronde per il resto non avevo altro da dire se non farti i complimenti, che ribadisco!
  • mariateresa morry il 01/01/2012 17:25
    Comunque, ai fini di maggior chiarezza, ho inserito una precisazione nella battuta dell'amica che indirizza Marisa. Rileggendo il testo, mi appare evidente che il trattamento posto in essere per MArisa, è anche un trattamento medico, poichè gli vengono prescritti dei farmaci dal dott. Resca ( la qual cosa esclude che si potesse ritenere un semplice psicologo, poichè l'atto propriamente medico è diagnosi e prescrizione di farmaci). Grazie ancora.
  • mariateresa morry il 01/01/2012 16:53
    Per Bianco: più che un commento il tuo, mi è sembrato un a fondo su psicoterapia- psicologia- psichiatria. Premesso che le distinzioni le ho ben chiare, sono certissima, essendo la storia tratta da circostanze reali che ho attinto direttamente alla fonte, che uno psichiatra può, avendone i titoli formativi, fare anche lo psicoterapeuta. Non vedo poi che cosa impedisca, a seconda delle materie, che uno psichiatra possa fare dei corsi formativi a degli psicologi. Nel mio scritto è chiarissimo che Marisa si è rivolta al dott. Resca per sedute di psicoterapia, tant'è che gli chiese persino se lo stesso era seguace di Freud e gli fa dono di un libro su Jung.. comunque grazie del commento.
  • Massimo Bianco il 01/01/2012 16:35
    Eccomi arrivato, finalmente. Letto ieri pomeriggio e apprezzato. Scritto molto bene con giusto forse qualche inezia ma così insignificante che ora non ce l'ho nemmeno più presente, storia ben condotta e protagonista ben approfondita. C'è solo un particolare che non mi quadra e a mio parere andrebbe assolutamente corretto: ho notato che tendi a fare confusione tra psicologia - psicoterapia e psichiatria, che sono due attività del tutto diverse. La neurologa consiglia a Marisa di andare da uno psicologo o psicoterapeuta ma la sua amica psicologa va a sapere perchè pare inviarla non da un collega ma da uno psichiatra che però, stranamente, tiene corsi di aggiornamento agli psicologi. Ora si da il caso che uno psichiatra è un laureato in medicina con successiva specializzazione, mentre uno psicologo non è medico ma un laureato in psicologia con eventuale successiva specializzazione in psicoterapia e non ordina medicine, almeno non con ricette ufficiali. Ed escludo anche l'ipotesi della doppia laurea visto che tra 6 anni di corso e 4 di specializzazione eventiali anni fuori corso uno psichiatra per divenire tale ci ha già messo una vita. Ora chiaramente per come tu lo descrivi quello da cui Marisa si fa curare sembra proprio uno psichiatra, non uno psicologo, ma nel tuo scritto in proposito trovo un po' di confusione. A parte ciò tutto ok, se esistessero ancora le tradizionali stellette come voti te ne avrei assegnate parecchie. Saluti.
  • mariateresa morry il 18/12/2011 19:13
    Potrei rispondere caro Anto, ma lascio davvero perdere... Le tue categoriche affermazioni, fortunatamente valgono solo per te... Non intendo innescare discussioni che vanno oltre lo scopo del sito... Posso anche dire che ho la prova provata contraria di quello che affermi... Ricambio i saluti, Anto
  • Massimo Bianco il 18/12/2011 15:39
    L'incipit promette bene. Come alle volte sono costretto a fare con racconti più lunghi della media, me lo metto da parte e lo leggerò con calma, molta calma, moltissima calma, temo. Poi ti dirò.
  • michela salzillo il 17/12/2011 19:03
    Hai fatto bene a farmi presente questo racconto, che ho letto con molta attenzione. Coinvolgente, alcune parti mi hanno commosso. Sapere, dalle tue stesse affermazioni, che i personaggi sono veri rende il tutto ancor più interessante. Complimenti!
  • Anonimo il 15/12/2011 21:19
    bellissimo questo racconto di vita vera... attacchi di panico chi li conosce sa che trasformano in modo negativo la qualità della vita... si impossessano di noi e ci rendono impotenti e deboli... male oscuro che coinvolge la parte più profonda che è in noi stessi... hai ben descritto attraverso Marisa tutto questo, bella anche la figura del dott. Resca... molto professionale. Simpatica e, secondo me, di una certa rilevanza la presenza della statuina di Ermes, messaggero degli dèi, dio degli oratori, della letteratura, dei poeti... comunque forti e di aiuto le parole del medico alla fine del racconto..."è merito suo" io credo sia proprio così... brava morry veramente brava i miei compllimenti bacioni
    ps anche il papa di marisa un agran bella figura
  • mariateresa morry il 15/12/2011 00:01
    Grazie a tutti... comunque tutti i personaggi del racconto sono veri.
  • loretta margherita citarei il 14/12/2011 20:54
    sei molto brava mi complimenti
  • Anonimo il 14/12/2011 20:44
    Finito... piaciuto molto, mi sono anche commosso perchè sono assai sensibile all'argomento. Pensa che io avrei voluto studiare psicologia( anzi, forse meglio psichiatria)e poi feci ingegneria per accontentare la famiglia... molto bella la storia, ben scritta, e certamente si deve notare che per ben spiegare i passaggi della guarigione anche tu avresti avuto bisogno di un numero di pagine più consone al respiro di un romanzo breve che di un lungo racconto.
    Più di così non potevi fare, viste le esigenze del tipo di pubblicazione... sono molte le figure che potrebbero essere più ampiamente delineate... la madre pittrice, quel padre di un certo fascino, la sua vita sentimentale( assente nel contesto)... perfino i medici, sia la prima dottoressa che il dottor Resta, mi pare... vabbè, molto positivo il mio chiamiamolo giudizio, o commento. Ciaociao
    P. S. scommetterei che la storia sia vera, biografica, di persone che ben conosci... l'ho dedotto dalla tua discrezione nel non nominare il paese. ciaociao
  • alta marea il 14/12/2011 20:44
    Ho letto tutto il racconto e devo dire che veramente ho creduto di vedere i protagonisti... complimenti veramente coinvolgente
  • Anonimo il 14/12/2011 20:16
    Beh... ho letto solo la prima pagina ma devo dire che è nelle mie corde... poi che sia scritto assai bene quello non te lo dico; ormai sei una garanzia. Sono molto curioso di come può evolvere la cosa... certo rispetto al mio brano qui tu parli in terza persona ed è più facile, forse, riferirsi ad altri nel caso si voglia studiare o descrivere un caso di panico o di crisi esistenziali. Ho una cara amica psichiatra... bravissima a curare attacchi di panico... con sè stessa però non è così brava, diciamo. Ha anche lei le sue belle crisi... questo per dire che parlare di cose intime è più difficile... forse io dovrei smetterla, allora magari cambierebbe lo stile e l'impostazione. ma restiamo al tuo bel racconto... vado avanti, mi piace propio. ciaociao
    P. S. approvo in pieno la nota in calce.

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