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La Leggenda del Cavaliere Nero - Parte I

Un giorno mi trovai a passeggiare per una rinomata via di Londra, quando entrai nel negozio di un noto antiquario. Una piccola finestra illuminava malamente ciò che appariva più come un magazzino che un vero negozio. Oggetti di ogni tipo e provenienti da ogni parte del mondo affollavano gli scaffali. Il proprietario del negozio sembrava avere una spiccata passione per i gingilli più stravaganti. Vidi un orologio con i numeri in senso inverso nel quadrante, toccai sete antiche e pregiate del lontano Oriente, annusai profumi esotici tanto misteriosi quanto ammalianti. Rimasi quasi un'ora intera a curiosare nella montagna di oggetti esposti quando i miei occhi caddero su un rotolo di pergamene. I manoscritti sembravano molto antichi e la lingua con cui erano stati scritti mi era ignota. Alcune parole erano sbiadite e intere frasi erano illeggibili a causa di alcune bruciature o macchie di inchiostro. Nonostante ciò i segni sulla carta erano stati tracciati con un'eleganza che mai avevo visto prima d'ora. Incuriosito dalle pergamene, ne chiesi all'antiquario il contenuto. La mia curiosità rimase insoddisfatta poiché mai nessuno era riuscito a decifrare quello strano sistema di scrittura. Da allora e per molti giorni a venire mi divertii a immaginare cosa potessero narrare pergamene così antiche e misteriose, finché mi decisi ad acquistarle. Mi rivolsi ad un amico studioso di lingue antiche nel tentativo di riuscire a soddisfare la mia curiosità. Nei mesi che seguirono il mio amico mi inviò i progressi del suo lavoro. Ad ogni stralcio di traduzione il mio interesse crebbe sempre di più e divenni sempre più desideroso di avere la traduzione completa. Così venni a conoscenza dell'incredibile storia che mi accingo qui a riportare. Il manoscritto narrava dell'epoca in cui l'antico impero romano era all'apice del suo splendore. Un occhio attento non avrebbe faticato molto a trovare molte incongruenze con la storia tramandataci dai libri. L'autore del manoscritto narrava di amori, guerre e magia, ma anche di elfi, nani e draghi - creature che abitano solo le storie che raccontiamo ai nostri figli -. L'autore stesso delle pergamene diceva di essere un elfo. Il racconto di cui entrai in possesso - e che riporto così come fu tradotto dal mio amico - era il più incredibile che avevo letto. Io e il mio compagno compimmo ogni sforzo possibile nel ricostruire completamente il testo, gravemente danneggiato dal tempo. Nonostante gran parte della storia sia ormai leggibile, molte sono le parti mancanti di cui mi sarà perdonata l'esistenza.
Londra, 1955
"Il Creatore forgiò il cielo e la terra, il mare e il fuoco. Creò anche gli Dei affinché mantenessero l'equilibrio del creato. Le prime creature che abitarono il mondo furono gli elfi e i nani. Essi videro per la prima volta le meraviglie del creato e resero grazie agli Dei. [ ... ] Tutti questi avvenimenti sono noti come tempi remoti e vengono ricordati soltanto da pochi saggi. Gli elfi si divisero in tre gruppi. Gli Elfi Bianchi abitarono le città più sontuose e luminose della terra, gli Elfi Silvani si stabilirono nel cuore delle foreste più impenetrabili, mentre gli Elfi Oscuri scavarono delle caverne per ripararsi dalla luce del sole. Anche gli Dei si divisero [...] Venne il tempo in cui il Creatore svegliò gli Uomini affinché popolassero il mondo. Gli elfi, i nani e le altre creature fantastiche si ritirarono lontano dalla vista dei nuovi arrivati, così che la giovane gente non seppe mai della nostra esistenza". [ il resto della pagina è bruciato come se qualcuno avesse voluto cancellare ogni traccia dello scritto ] "Esistono poche persone in grado di cambiare completamente un'epoca, di lasciare un segno nella storia. Il Cavaliere Nero fu uno di questi. [...] La sua indole era molto complessa ed è difficile dare un giudizio univoco su tutto ciò che fece. Per alcuni fu il più grande comandante, per altri il peggior incubo. Molti lo amarono con tutte le forze, altri lo odiarono più di ogni altra cosa. C'era chi lo avrebbe seguito fin negli inferi se lui lo avesse chiesto, e chi sarebbe scappato da lui come da un demone. In alcune taverne dell'impero il suo nome viene ancora sussurrato con timore. Molto fu detto su di lui, e solo parte di ciò corrisponde a verità. Io lo conobbi sin da quando era solo un fanciullo e, per fare giustizia al suo nome, narrerò la sua vera storia. Il mio nome non è importante - non quanto gli altri di questa storia - [...] Nacqui e crebbi nel villaggio degli Elfi Silvani. Non tutti sanno che la leggenda del Cavaliere Nero inizia da quello stesso villaggio molto prima della sua nascita ed è legata alla storia di suo padre. Nel villaggio degli Elfi Silvani fra le tante famiglie si distinse quella degli Arhathel. Tutti i figli di tale casa erano noti per la forza del proprio braccio e la nobiltà del proprio cuore. Il più nobile fra tutti gli elfi fu Anfindur Arhathel, figlio di Caranthir, l'ammazzadraghi, il campione degli Elfi Silvani e il maledetto dal Destino. Se dovessi scrivere tutto il male e il bene che egli fece al villaggio non basterebbero mille e un rotolo di pergamena. Anfindur viaggiava sempre in compagnia di un Uomo - cosa molto strana fra gli Elfi Silvani -. Il suo nome era Fulvio Milone e si dice venisse dalla Siria. Fulvio stesso raccontò come Anfindur gli avesse salvato la vita. Da allora erano divenuti compagni inseparabili. Anfindur aveva un nobile cuore e le sue lame erano sempre pronte a proteggere i più deboli e gli innocenti. La caratteristica - comune a tutti gli Arhathel - che distinse Anfindur fu il suo cuore. Una fiamma rossa come la passione bruciava nel suo animo e nei suoi occhi. Si innamorò di diverse ragazze. Le amò tutte con amore sincero ma non fu fedele a nessuna. Da una bellissima ragazza umana di nome Elettra ebbe un figlio maschio, che fu chiamato Edheldur. Questo fu il vero nome del Cavaliere Nero ma pochi fra i non elfi lo sanno. Nella nostra lingua Edheldur significa Elfo Oscuro. Perché il piccolo bimbo fu chiamato Elfo Oscuro non è noto, anche se molti sospettano che la risposta risieda nei diari perduti del padre. Anfindur amò anche la propria sorella e da lei ebbe una figlia che chiamò Lorelin, di solo un anno più piccola del fratellastro. La storia di Anfindur si conclude - così pensavo all'epoca - durante la battaglia dell'ultimo drago. Tutti gli Elfi Silvani conservano memoria di quella battaglia, in cui Anfindur riuscì a salvare il villaggio dalla distruzione delle truppe dell'impero romano. In quello stesso giorno Anfindur e la sorella morirono ed Elettra fu portata via dal villaggio come prigioniera. I piccoli Arhathel - rimasti entrambi orfani - furono affidati a Fulvio. Gran parte di noi vide morire Anfindur, ma solo pochi seppero che il suo spirito fu travasato nel corpo del figlio tramite la magia. In tal modo sperarono di far eludere la morte al più nobile fra gli elfi. Quando avvenne tutto ciò io ero solo un ragazzo ed Edheldur aveva solo due anni. Come in seguito egli stesso mi spiegò, il suo spirito e quello del padre si mescolarono intimamente assieme. In un solo istante Edheldur vide e provò tutto ciò che Anfindur stesso aveva visto e provato. Per tale motivo non fu un bambino come tanti altri. Veramente Edheldur non fu mai un bambino poiché a soli due anni eppure sapeva già leggere, scrivere, usare un'arma e fare tutto ciò che il padre sapeva fare. Così ebbe inizio la storia di Edheldur Arhathel, figlio di Anfindur più noto come il Cavaliere Nero"

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