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Attraverso la Voce: Atto 1

Prologo: Celtic Sea 1195

È andato tutto storto. La tempesta ci ha travolto senza il benché minimo preaviso. Il vento urla mentre, assieme alla pioggia flagella la nave da ogni direzione. La tetra oscurita che ci avvolge viene trafitta soltanto, dal rosso bagliore del falò di una torre di guardia. La terra è vicina. Ma non so se riuscirò a raggiungerla. Benjamin mi si avvicina urlando a squarciagola: "John, che facciamo?! La tempesta è troppo forte! Se continua cosi saremo dati in pasto al mare!" Con la mano mi asciugho il viso come meglio posso mentre manovro il timone sferzando con violenza: "Ben, ascolta... devi ritrarre le vele! Capito? Se riusciamo a non farci trascinare troppo dal vento avremmo una possibilita!"Ben mi guarda come se avessi detto la cosa più folle del mondo: "Ma sei impazzito?! Senza le vele la nave andrà fuori controllo!" "La nave è già fuori controllo idiota! Senza le velle almeno avremmo un po' di tempo per riportare questa bestia in asse!" Senza esitare oltre Benjamin comincià ad arrampicarsi sull'albero maestro. Sbattuto dal vento e dalle vele Benjamin armeggia con le corde con frenesia. All'improviso si ferma. Cosa avrà visto? Non faccio in tempo a chiederlo che già lo sento gridare: "Uno scoglio! Uno scoglio di prua!!!". Maledizione! Sterzò il timone della nave a destra più in fretta che posso. Ma non abbastanza. Sento il fianco sinistro della nave che si incrina. Poi sento il fragore del legno che si spezza come un ramoscello, mentre gelide onde travolgono l'intero ponte. La nave sobbalza e io vengo lanciato quasi fuoribordo. Cado poco prima di perdere i sensi.

Atto I: England Bay

Mi sveglio sentendo i sussulti sotto la scomoda superficie di legno sulla qualle giacio. Apro gli occhi e vengo accecato dal sole mattutino. La testa mi gira, ma riesco comunque a metermi seduto. Una mano mi stringe la spalla: "Ehi vacci piano amico mio... Hai preso una bella botta!" Anche se a fatica riconosco la sua voce: "Benjamin? Ma tu... dove... dove siamo?" Comincia a sorridere in modo paccato: "Siamo in Inghilterra. Ci siamo arrivati finalmente! Anche se non nel modo che speravamo..." Cominciò a mettere a fuoco ciò che mi circonda. Mi trovo sopra un carro che mi sta portando non so dove. La guardia che lo conduce è di sicuro inglese. Lo intuisco dalla cappa color rosso che indossa che porta l'emblema delle guardie inglesi. Mi volto indietro e riesco a vedere la nave. O meglio ciò che è rimasto di essa. Rovesciata da un lato, completamente squarciata a meta e addagiata sullo scoglio, viene cullata dalle ora calme onde del mare. Ma io e Benjamin non siamo soli. Insieme a noi vi sono anche altri tre sopravissuti della nave. Nessuno che io conosca davvero comunque. Quello più giovane si guarda intorno in modo convulso tremando irrefrenabilmente. "D-dove c-ci stanno p-p-por-tando?". Il cuoco della nave, un tipo tozzo e dalla fitta barba grigia lo scrutta in modo compassionevole: "Non preoccuparti figliolo. Non credo che ci farrano alcun male." "E chi te lo garantisce vecchio?" risponde il terzo con voce ringhiante: "Tra tutti i posti dove potevamo naufragare, dovevamo finire proprio qui. Scommeto che questi porci inglesi ci taglieranno la testa senza batter ciglio.""Silenzio la dietro!" grida la guardia: "A meno che non vogliate ritornare sulla vostra bella barchetta." La sua risata mi inervosisce non poco, ma meglio tacere. Per ora. Dalla pietrosa strada comincia a farsi largo un accampamento. Le tende rosse restano immobili nonostante il forte vento che soffia. La neve è frastagliata qua e la in mezzo alle pietre della costa dove, al centro dell'accampamento si erge un grosso palo di legno sulla qualle è issato il vessillo reale inglese. Nove leoni rampanti e dorati ricamati su una bandiera celeste. I soldati dell'accampamento vestiti con leggere armature di cotta di maglia e manti di pelliccia si muovono a destra e a manca in un cupo silenzio. L'unico suono è lo stridulo grachiare di un corvo che sorvola proprio il nostro carro. Di solito non è un buon segno. Ci fermiamo al centro del campo sotto il vessilo. La guardia si alza dal carro: "Molto bene gentiluomini..." un sprezante sorriso solcà il suo volto grassoccio: "Fine della corsa." Scendiammo tutti dal carro lentamente. Un cavaliere sul proprio cavallo percorre tutto l'accampamento fermandosi di fronte a noi. La sua elegante armatura d'acciao è di una brillantezza accecante quasi quanto la corna d'oro che porta in capo. Un capo costituito da un viso leonino e affilato con dei ribelli capelli rici di color biondo scuro che gli ornano la testa più della sua stessa corona. Non c'è nessun dubbio. Lui è il Re Richard The Lionheart. Il terzo dei sopravissuti apre la bocca sbalordito: "Il re Richard primo? Ma mi avevano detto che era morto..." A stento riesco a tratenere un sorisso: "Beh colui che ti ha dato questa notizia o era in errore oppure il buon vecchio re è tornato dal mondo dei morti." All'improviso sento un pugno che mi arriva allo stomaco facendomi barcolare. È la guardia: "Fai meglio a far silenzio cane! Costui è il tuo re!" Mi rimetto in piedi sputando per terra: "Sono un mercenario ciccione. Di re ne ho avuti fin troppi. Inoltre: hai mai sentito quel detto cavaleresco "non c'è colpo che non renda?"" La guardia mi squadra con uno sguardo perplesso: "E cosa diavolo voresti dire con ciò?". Questa volta fui io a sorridere: "Oh lo scoprirai ben presto..." Nel fratempo intorno al re si raccolsero due soldati dell'accampamento. Uno di essi porta un enorme spadone d'acciaio e un cavaletto di legno con una limatura ricurva. Le loro intenzioni erano ben chiare. È il primo soldato a cominciare: "Mio re abbiamo scovato questa marmaglia sulla spiaggia accanto alla loro nave distrutta. Crediamo fermamente che siano spie dei francesi." Il vecchio cuoco si fa rosso dall'indigniazione: "Noi non siamo spie! Eravamo imbarcati su quella nave per venire fin qui solo per motivi commerciali e poi siamo stati travolti da una tempesta. In nome di Dio come fatte a dire che siamo spie dei francesi?" La guardia apre la bisaccia e tira fuori delle lettere. Le riconosco. Sono le lettere di Bejamin. Il sigillo è il suo: "Queste sono lettere in francese destinate al generale Dumas e tu guarda un po' erano proprio all'interno della vostra nave." Il vecchio è diventato di colpo pallido come un lenzuolo. Le sue labbre tremolano ma non riesce a parlare. In cuor suo sa cosa ci accadrà adesso. Il re ci osserva con sguardo meditabondo come se non fosse neanchè li. Il soldato ci punta il dito contro sbraitando: "Vostra maesta date le prove noi vi daremo le teste di questi traditori!" "No!" Benjamin si fa avanti. Gli vado incontro per fermarlo ma non ci riesco: "Lord Richard sono io l'autore di quelle lettere. Loro non centrano." Allora cominceremo da te!" urla il soldato "Voi non farete nulla senza un mio diretto ordine." La voce del re risuona forte e ferma come il rombo di un tuono. "Ma maesta costoro sono delle spie francesi dei traditori! Lui l'ha amesso!" "Se non mostriamo pieta per i nostri nemici come potremmo definirci migliori di loro?" Il re scende da cavallo irigendosi in tutta la sua altezza che accentua maggiormente la sua regalita. Possò una mano sul capo di Benjamin: "Dimmi figliolo... ti igginochierai dinanzi a me, giurandomi fedeltà e offrendomi i tuoi servigi? Se farai ciò avrai salva la vita." Benjamin scuote la testa: "Il mio unico vero re è e sarà sempre Fillipo secondo re di Francia. Proclamando il suo nome io morirò." Il re guarda in basso con fare dispiaciuto e al contempo commosso dalla lealtà del mio amico. "Se è questo ciò che desideri e sia. Mastro Eldmond." Il soldato sistema il cavaletto stringendo lo spadone in modo solenne. Vorrei parlare. Fermarli. Ma non riesco a proferir parola. Non servirebbe a niente. Benjamin ha fatto la sua scelta. Si inginochia sistemando la testa sul cavaletto senza esitazione. Il mio migliore amico persino di fronte alla morte non mostra timore. L'uomo più onorevole che abbia mai conosciuto, con la quale ho combatuto affianco per tre anni, sta per essere decapitato solo perchè è un patriota. La guerra non cambia mai. Il re gli si avvicina congiungiendo le mani: "Io Richard primo Lionheart lord e re del regno di Inghilterra ti condanno a morte." Il re si fa da parte e il soldato sguaina lo spadone. Ben sorride: "Addio. È stato un piacere conoscerti John Hawk." Provo a ricambiargli il sorriso come meglio posso: "Addio amico mio." Lo spadone si soleva e poi si abbassa con un leggero sibilio.

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