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25 aprile 1945. W l'Italia

Per commemorare e ricordare il 25 aprile 1945 come data che ha posto fine, con il martirio di molti Italiani, alla oppressione nazifascista nel nostro Paese, voglio soffermarmi sulla lettera di Bruno Cibrario, detto Nebiolo, giovane partigiano torinese, di anni 21, catturato dalla Squadra Politica, processato per appartenenza al gruppo Squadra Azione Patriottica e condannato a morte dal Tribunale " contro Guerriglia" di Torino ; venne fucilato da un plotone fascista il 23 gennaio 1945, al Poligono del Martinetto di Torino, assieme ad altri nove partigiani, tra i quali Pedro Ferreira di anni 23, Ufficiale, medaglia d'oro al valore militare.

La lettera è tratta dalla oramai rara edizione Einaudi " Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana", 1952, che raccoglie una scelta di circa cento lettere di giustiziati.

" Dalle carceri giudiziarie di Torino, 22 gennaio 1945

Sandra carissima, dopo appena sette giorni dal mio arresto mi hanno condannato a morte, stamani. Non mi dispero per la mia sorte. Ho agito in piena coscienza di ciò che mi aspettava. Il tuo ricordo è stato per me di grande conforto in questi terribili giorni. Non hanno avuto la soddisfazione di vedere un attimo di debolezza da parte mia. Non mi sarei immaginato di scrivere la prima lettera ad una ragazza in queste condizioni. Perchè tu sei la prima ragazza che abbia detto qualche cosa al mio cuore. Mi è occorso molto tempo per capire cosa eri per me. Il mio carattere, la mia vita di quest'ultimo anno mi hanno impedito di corrispondere subito come avrei voluto al tuo affetto. Solo quando sei stata ammalata ho capito che senza di te mi mancava tutto. Io ti amo, ti amo disperatamente.
In questi giorni ho avuto sempre con me un nome in mente: Sandra; due occhi luminosi - i tuoi - hanno rischiarato la mia cella.
Oso dire che il ricordo carissimo, il ricordo di mia Madre, era unito al tuo tanto che io li confondo in un solo grande affetto. Più grande della mia sciagura- perdonami se con questa mia oso turbare la tua pace - la consolazione di scriverti è così grande ed io sono un grande egoista.
Ritorno dal colloquio - ti ho veduta ed ho certezza che non mi hai dimenticato. Adesso voglio vivere - per te, per noi, Sandra, non lasciarmi mai. Perdonami questa mia debolezza, sii forte come voglio e saprò esserlo io. Da buon garibaldino ho combattuto, da buon garibaldino saprò morire. La nostra idea trionferà ed io avrò contribuito un poco - forse sono presuntuoso- Sii felice, è il mio grande desiderio. Bruno

Mamma carissima, perdonami il dolore che ti do. Quello che ho fatto, chiunque non sia un vile lo avrebbe fatto. Mio padre non potrebbe che approvarmi. Lui che ha combattuto mi capisce, io non sarò meno di lui (...) Bruno "

******

Trovo il testo di questa lettera - che, lo ricordo, fu scritta da un ragazzo di 21 anni consapevole di una condanna a morte - sconvolgente. Bruno va a morire ed ama una ragazza, non ha che questa occasione per dirglielo. Vorrebbe vivere per lei, ma è la fine. Poche parole per confermare alla mamma il suo onore " quello che ho fatto chiunque non sia un vile lo avrebbe fatto". Furono centinaia i ragazzi come Bruno, in quegli anni. Mi piace pensare che ancora oggi l'Italia possa dare una gioventù coraggiosa, impegnata per la pace e nella pace.

 

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1 recensioni:

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  • rosanna gazzaniga il 28/04/2012 19:27
    Letta ora. È di una intensità sconvolgente: dignità, coraggio, amore, rimpianto e anche gioia, si, l'ultima piccola gioia di riuscire ad esternare quell'amore che, ormai universale, riesce a riversarsi nella lettera, in chi ha la fortuna di leggere e a espandersi eternamente nel misterioso ciclo della vita! È immensa, grazie di averla postata!

5 commenti:

  • Anonimo il 26/04/2012 08:46
    L'ho letta solo oggi... tocco magistrale per ricordare... lettera di una giovane vita che aveva già tutto "compiuto" e tutto "amato".
  • Anonimo il 25/04/2012 21:16
    non ho parole... molto bello da parte tua aiutare a ricordare!!!!
  • Nunzio Campanelli il 25/04/2012 14:58
    Hai usato il termine giusto, sconvolgente. Per vari motivi. Nel leggere le ultime parole di un condannato a morte, di un giovane di ventuno anni per di più, si ha la sensazione di aver profanato un luogo sacro, di aver scrutato nella coscienza altrui. Se insegnamento si deve trarre da una simile tragedia, oltre a quello primario della nefandezza di tutte le dittature, è la conferma di quanta consapevolezza e maturità si riesca a dimostrare fin da giovani, e quanto sia necessario in questo paese un ricambio generazionale.
  • Anonimo il 25/04/2012 00:23
    Una gioventù impegnata per la pace e per l'amore, Lady M., grazie di avermi fatto conoscere questo documento meraviglioso.. Un coraggio giovane che non smette di amare ciò che ha di più bello al mondo, anche quando sta per perdere tutto, commovente.. Abbraccione!
  • augusto villa il 24/04/2012 21:45
    Meglio non raccontare di oggi... a quei ragazzi... Vabbè!
    Ottimo lo scritto... e ottimo il fatto che ancora per qualcuno il venticinque aprile non sia solo un anniversario...
    Brava.. e grazie! --

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