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Storia semplice due

"Chi e' ?" chiese il vento.
"Non lo so " rispose l'albero " sulle mie radici, col viso tra le mani, piangeva
disperato poi e' salito su questo ramo e aggiustandosi bene al collo un laccio,
si lasciava cadere nella fredda luce del mattino... È accaduto tutto cosi' velo-
cemente che ancora la mia linfa ne parla sconvolta!"
Si fermo' un attimo come a stemperare l'angoscia col tiepido sole d'autunno, poi
continuo'."E pensare che solo due giorni fa ho gioito nel vederlo arrivare: non
viene quasi pi nessuno qui', era bello sentire il fruscio dei passi sopra le mie
foglie cadute!"
Tacque ancora, prese linfa e, sempre rivolto al vento, prosegui': " Nella mano
stringeva un libro, e' caduto la' sotto, tra i solchi appena arati. È chiuso..
. non potremo mai sapere." Concluse tristemente.
" Faccio io " Si offri' il vento e con sapienti soffi, come avesse mani, comincio'
a sfogliare il piccolo volume.
Accadde allora che le parole come impazzite presero a rincorrersi e pagina dopo
pagina crearono nuovi suoni ed immagini...




... e' la musica, il mare.. e' la carezza...
mi saluta di la' una ragazza
mi fa segni, sorride pi bella
del folgore d'estate...
... screzia i corpi sinuosi,
i tuoi occhi stregati brillano...
.. forse le labbra che oggi non si conoscono.
io ti respiro accanto
ma cosi' tanto appresso che tu..
le troveremo
un giorno
le parole...


Pagina dopo pagina fino a quando una foto scivolo' sul terreno.
"Ma questi io li conosco!" Grido' meravigliato l'albero sgranando il giallo ocra delle sue ultime foglie."Incominciarono a venire qui' quando il grano era ancora verde e, lo ricordo benissimo, i tulipani avevano il medesimo colore. Passarono interi pomeriggi sotto la mia ombra a leggere poesie. Certe volte lui si improvvisava attore declamandole la', sul punto più alto mentre lei lo ascoltava incantata e anche un po' divertita per via di un suo piccolo difetto di pronuncia. Che bei momenti passai con loro!" sospiro' "Non incisero nomi e cuori sul mio tronco come ho saputo del platano qui' accanto ma vissero un amore

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3 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Rocco Michele LETTINI il 07/05/2012 08:40
    Una scrittrice che alterna mirabilmente stupendi passi di un racconto con versi pieni di musicalità e di sentimento... è degna d'encomiabile apprezzamento...
    BRAVA LORETTA... UN SOLO CONSIGLIO DAI ALLA LETTURA PIU' SPESSO... POESIE, RACCONTI O AFORISMI... È FANTASTICO LEGGERE QUALCOSA DI TUO... CREDIMI... CIAOOO MICHELE...

3 commenti:

  • loretta zoppi il 15/06/2012 23:10
    Cara Carla sei davvero molto gentile, apprezzo il tuo commento e ti ringrazio tantissimo. con affetto ti saluto.
  • Anonimo il 15/06/2012 12:44
    hai saputo dare l'intensità giusta ad una storia così forte e nel contempo triste... la natura che parla, l'albero il vento con tutta la loro simbologia... sublime e magistrale sei una valente penna cara amica...
  • loretta zoppi il 11/06/2012 00:24
    "Se fosse una storia" di Loreine è poesia, nel contenuto e talvolta nella forma.
    Presenta la freschezza e l'immediatezza del dialogo, evoca immagini, luoghi, personaggi delicati.
    Una vicenda tragica, di cronaca, vive qui la sua catarsi, si innalza al mondo universale della Fiaba.
    Il lettore viene progressivamente guidato alla scoperta di situazioni, di eventi nuovi, con ottima concatenazione dei particolari che aprono mondi, vicende umane caratterizzate dai grandi temi dell'amore e della morte.
    La parola si adatta perfettamente all'evento, al palpito contingente.
    Quanta malinconia, dolore, nel suicidio del giovane poeta! E che cosa ha impedito la realizzazione della sua felicità? O meglio, la felicità si è realizzata nei due giovani, anzi si è compiuta pienamente, ma per così breve tempo!
    Il protagonista è stato "trafitto da un raggio di sole" (Quasimodo), ma all'amore vissuto in sintonia con le stagioni della natura è sopraggiunta la morte, volontaria. Perché?
    Ogni giudizio non può andare oltre, si arresta di fronte al fitto mistero che pervade il tutto, l'esistenza.
    Voci e dita delicatissime sono quelle dell'albero e del vento, desiderio di comunicazione sono quelle radici intrecciate che tentano di sapere di più.
    Umanità sofferente è la madre.
    Comandante e brigadiere esprimono pietà partecipe.
    Nel libro, a sprazzi, parole di poesia: sintonia con la voce del cuore dei due innamorati.
    E quella foto, che resta sconosciuta a tutti, tranne agli elementi della natura, tranne alla terra che ci accoglie tutti, testimonia i due, fissati nell'eterno istante, oltre il tempo, (ecco l'ultima parola felici.

    In almeno due-tre punti del racconto scopro frasi che sono in realtà versi:

    "Rimase distesa sull'erba (novenario)
    incerta e fugace (senario)
    la loro innocente poesia (novenario)
    tra il biondo del grano maturo (novenario)
    e il rosso sul candido lino (novenario).

    E ancora:

    "di quanto e quale amore (settenario)
    sei stato testimone un tempo"(novenario)

    Inoltre:

    "chiudi lo sguardo di cielo e (ottonario)
    togli dal ciglio la goccia che stilla" (endecasillabo)

    per non parlare di altre figure retoriche.

    Pregevole testo.
    ceccacci paola

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