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Della donna col trolley rosso

Trascinava sulla strada quel rosso rigonfio di tentazioni. Le ruote quasi consumate ne annunciavano il passaggio e chi si trovava a passare di lì non poteva fare a meno di alzare lo sguardo. Lei si sentiva bella e con passo fiero, quasi felino, continuava nel suo cammino verso ore felici. La chiamavano " la donna col trolley ", quasi fosse irriconoscibile se mai non lo avesse avuto con se. Si, certo! Era un segno indistinguibile in quel periodo rorido e fertile di felicità.
Lo riempiva di tutte le sue cose più belle: quelle che una donna sa. E sapeva bene, lei. Molto le aveva insegnato lui, tanto da farle riscoprire ciò che davvero occorre mettere in una valigia. E ciò che invece è da lasciare a casa.
Non erano stoffe ripiegate, quelle. Erano la gioia di raggiungere quel posto, fautore delle sue più intense emozioni. Alla fine del tempo non solo se le conservava addosso, quelle emozioni, ma le richiudeva insieme ai pezzi di stoffa.
Sono ancora rinchiuse nel trolley, sono conservate dentro quel vuoto senza stoffe, ormai.
E sono anche addosso, ancora, dentro questo vuoto. Anche se, a trascinarle, non fanno più rumore.

 

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