Giorgia era cresciuta con sani valori: brava a scuola, nonché in casa, gentile ed educata con i suoi simili, la domenica a messa.
Quando l'amore bussò, era intenta in edificanti letture.
Lei aspettava un principe, con il cavallo bianco. Buono e sensibile.
Lui era un panciuto uomo sposato, dalla barba incolta.
Le piaceva il suo interessamento, gratificava un angolino nascosto del suo essere, ma non poteva di certo implicarsi con tale soggetto, lei dalla nascita destinata a qualche nobile essere, puro e speciale.
Nacque così un'amicizia, tanto per mantenere il legame piacevole. Ovvio, senza connotazioni sentimentali.
Parlavano a lungo, a volte lui le teneva la mano.
Lei confidava i suoi sogni di futura mamma e moglie, quando avrebbe incontrato la persona che in qualche luogo del mondo la stava aspettando o cercando.
Lui le raccontava le sue incomprensioni con la moglie, ciò gratificava in lei il bisogno di dare consigli ed essere valida maestra di vita.
Una sera, entrambi utilizzarono la scusa di aver bevuto un aperitivo alcolico e si baciarono.
Giorgia subito si sentì ridicola e si arrabbiò con lui, attribuendogli quella debolezza.
Non volle più vederlo e fece finta, anche con se stessa, di non aver mai provato quel desiderio.
Lui le inviò un bigliettino con una frase di Gaber sull'amore:
"Una farfalla che ti si posa un attimo sulla testa...
E ti rende più ridicolo quanto maggiore è la sua bellezza" .
Lei lesse il messaggio, poi lo buttò nella spazzatura.
Si persero di vista.
Lui ebbe, conservando la moglie, qualche amante, ma senza grandi vette di entusiasmo.
Giorgia, ora settantenne, sta ancora aspettando il grande amore, che in qualche luogo dell'universo la sta cercando, ma non riesce proprio a trovarla.