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Riccio E Il Platano
Riccio si chiamava così perché aveva sulla testa un cespuglio di ricci neri che non avevan mai conosciuto il pettine.
Da tutti era conosciuto così, ma nessuno mai osava parlar con lui. La gente, infatti, lo considerava un ragazzetto molto strano, se non addirittura matto, perché era solito indossare un cilindro nero con due grosse margherite rosse su di un lato, e così tutti lo evitavano.
Riccio aveva appena quindici anni e viveva in una piccola e malandata catapecchia di legno e paglia sperduta in un'innata e deserta prateria tutta verde. Era solo, non aveva né babbo né mamma.
Nella prateria dove viveva non c'era nulla, tranne che un platano secolare che ogni marzo fioriva, dal quale scendeva giù una vecchia altalena, scialba e malandata. Sotto il platano fioriva, con la puntualità di un orologio a cu-cu, una sola margherita bianca, che nasceva e moriva sempre in solitudine, all'ombra del grande platano, ascoltando il cigolare della vecchia altalena mossa dall'alitare del vento.
Riccio solea passar le sue giornate in solitudine, seduto sotto il platano con il suo cilindro in testa, a rimirar la margherita che agitava appena i suoi piccoli e delicati petali color della neve, quando il vento soffiava da est.
Il povero giovane soffriva spesso del suo esser solo: a volte, al tramonto, si soffermava a guardare il sole che andava a dormire dietro la collina e pensava a quanto sarebbe stato bello aver qualcuno con cui parlare e condividere gioie e dolori.
Un dì, verso l'imbrunire, mentre si dondolava tristemente sulla scialba altalena col suo cilindro in testa, vide in lontananza una ragazzina che giocherellava tutta sola sulla collina dei ciliegi, di fronte alla sua umile casa.
Riccio rimase a guardarla quasi attonito, finché quella non si accorse di lui e scese dalla collina dirigendosi verso il platano, dove si trovava il giovane.
La ragazzina era abbastanza alta, robusta e aveva un bel paio d'occhi scuri. Ma la cosa particolare che aveva, erano i suoi capelli lunghissimi, di un vivido color corvino.
- Salve! - esordì la ragazza non appena giunse dinanzi a Riccio.
Riccio arrossì tremendamente; poi rispose con timidezza: - Salve!
- Come ti chiami? - gli domandò la ragazza, vedendolo intimidito.
- Io mi chiamo Riccio e tu? - disse il ragazzo.
- Il mio nome è Halez e vengo dalle isole Hawaii! - rispose la ragazzina, aggiustandosi con una mano l'indomita chioma corvina.
Riccio, non essendo mai andato a scuola in tutti i suoi quindici anni, non sapeva minimamente cosa fossero le isole Hawaii e nemmeno dove si trovassero; conosceva solo la sua malinconica e deserta prateria e niente di più.
A quel punto, Halez invitò Riccio a giocare con lei sulla collina dei ciliegi e lui, benché fosse timido ed un po' restio, accettò l'invito della ragazza e andò a giocare con lei.
Da quel giorno, i due giovani diventarono grandissimi amici. Riccio raccontò ad Halez la sua triste storia e la ragazza decise di andare ad abitare con lui nella sua catapecchia per fargli compagnia.
I due ragazzini trascorrevan lieti intere giornate, giocando e chiacchierando spensieratamente nella sterminata prateria e, al tramonto, si soffermavano a guardare il sole che lentamente scivolava dietro la collina, arrossando come per incanto tutto il cielo.
Improvvisamente, un giorno, Riccio si ammalò: diventava sempre più debole e gli veniva a fatica persino bere un bicchier d'acqua.
Halez, la sua unica amica, lo vegliava giorno e notte disperata, sperando che potesse tornare di nuovo a star bene.
Ma purtroppo il crudele destino non volle così: un mattino di marzo, quando la margherita della prateria era appena fiorita, Riccio morì.
Halez pianse tutte le sue lacrime, si disperò e si strappò i capelli dal capo; poi scavò una fossa sotto il platano e vi seppellì Riccio. Sulla sua tomba depose il suo cilindro con le margherite rosse, e andò via per sempre.
Invece Riccio è ancora là, sepolto sotto il suo platano con il cilindro al suo capezzale, all'ombra di quella margherita bianca che nasce e muore ascoltando il cigolare della vecchia altalena, mossa dal vento che soffia da est.
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4 recensioni:
- Bella e commovente favola. Brava Alessia. Saluti e complimenti.

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