A Napoli, per morire, basta poco. Anche esserci nato. Non c'è bisogno di lavorare sodo per fare strada nella camorra prima di cadere a terra dopo un agguato oppure essere riempito di pallottole in una sparatoria. Morire a Napoli è diventato di una semplicità disarmante. Basta passeggiare per le strade della città, andare a lavorare, andare a giocare a calcetto con gli amici, prendere l'autobus. Che sia un proiettile vagante oppure un intero caricatore, un regolamento di conti andato a buon fine o uno scambio di persona, Napoli concede a tutti il brivido di sentirsi in pericolo di vita. In nessun posto come a Napoli, la morte è "una livella". Un camorrista, un pusher, un tossico, un bravo ragazzo, uno studente, una bambina... nessuna categoria di persone è esente. Siamo tutti in bilico, tra la vita e la morte, tra i sogni più belli e gli incubi peggiori. Perchè a Napoli, in un attimo, diventa tutto nero. E non c'è spiraglio, non c'è un briciolo di luce. Pasquale Romano, l'ultima vittima di questa assurda città, è l'ennesimo schiaffo alla vita, un altro graffio all'anima di un popolo che sta estinguendosi come i dinosauri. L'ultima vittima in ordine di tempo, sia chiaro. Dopo Pasquale, arriveranno Francesca, Carla, Fulvio, Simone, Enrico, Debora. Nomi a caso, pescati a sorte ed offerti in sacrificio ad una città che diventa sempre più rossa, di sangue, di disperazione, di vendetta. Rossa come la lava di quel vulcano che vorrebbe sputare addosso ai suoi concittadini la rabbia per averlo fatto diventare un oggetto da esporre in vetrina e niente più, un soprammobile di lusso, l'impressione su una cartolina che diventa sempre più opaca. A Napoli si muore, ed è una cosa triste. A Napoli si sopravvive, ed è deprimente. A Napoli non si respira più.
Non bastano il lungomare, il golfo, il Vesuvio, Posillipo e Marechiaro. Non bastano. Questa città sopravvive da troppo tempo grazie a questi panorami-palliativo che nascondono il dolore dei suoi cittadini ed allietano gli occhi di chi la guarda da lontano o le si avvicina per poco tempo. Chi la vive tutti i giorni, invece, sa bene che dietro queste scenografie così belle c'è il sangue, il dolore, la morte. E c'è tutti i giorni. E c'è per tanti motivi. Pasquale Romano, così come Antonio Landieri, Annalisa Durante e tanti altri, sono stati uccisi perchè erano "nel posto sbagliato al momento sbagliato". Il posto sbagliato è Napoli, il momento sbagliato potrà essere sempre, fino a quando quelli che stanno ammazzando questa città non saranno cacciati via per sempre. Perchè sono loro che stanno nel posto sbagliato, ma questo i napoletani non l'hanno ancora capito. I napoletani chiudono le finestre, affidano la loro macchina al parcheggiatore abusivo raccomandandogli di trattarla bene, chiedono un posto di lavoro per i loro figli al potente di turno, prestano il fianco alla prepotenza, vivono di connivenza. Fino a quando sarà così, Napoli sarà il posto sbagliato.