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La rosa cherokee

Non amo i fiori, nè mi interessano i loro colori o odori o le smancierie varie che le persone ultrasensibili danno loro per colmare chissà quale deficenza affettiva nella loro anima.
Ma questa storia parla di un fiore... Bella incoerenza eh? Ero nel mio solito girovagare, cercando di non pensare e di rilassarmi semplicemnte. Ma come al solito finisco nei soliti luoghi bui e degradati fino ad arrivare nel solito turbine di oscurità a cui ho fatto l'abitudine. Ma caso strano in quel buio vidi qualcosa di bianco e dorato che mi attraeva. Così ansioso di scoprirlo corsi e mi ci avvicinai.
Racchiusa in una gabbia di rovi asfissianti vi era quell'oggetto luccicante... un fiore. Esitando e facendomi coraggio iniziai a tagliar via quegli aculei schifosi e, con grande stupore, vidi quel fiore intatto... Era una rosa cherokee ad illuminare quell'oscurità. Mi ricordo che da piccolo mio nonno mi narrò la storia di questo fiore.
La leggenda narra che quando i soldati americani cacciarono gli indiani della tribù cherokee dalle loro terre, lungo il Sentiero delle Lacrime, le madri cherokee piangevano poichè perdevano i loro figli a causa del freddo e della fame. Così i capi anziani recitarono una preghiera, chiedendo un segno che potesse ridare a quelle madri distrutte SPERANZA per il futuro. Il giorno dopo... Su quel sentiero intriso di lacrime sbocciarono queste rose.
Non sono così stupido da pensare che un fiore possa sbocciare per dare speranza... Ma credo che quello... Fosse sbocciato proprio per me.

 

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3 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Ugo Mastrogiovanni il 30/12/2012 09:54
    Leggere questo giovane è una costante sorpresa! Tratta argomenti all'apparenza irrilevanti e riesce a farti riflettere e a darti una lezione di vita. Si presenta trascurato e assente: "Non amo i fiori, nè mi interessano i loro colori o odori... finisco nei soliti luoghi bui e degradati fino ad arrivare nel solito turbine di oscurità a cui ho fatto l'abitudine" e poi si esalta di fronte a una delle rose meno appariscenti e profumate. L'autore ricorda la storia che gli raccontò il nonno, quasi si commuove e riscatta il suo iniziale atteggiamento; ma io credo che Paolino già conoscesse questa rosa. Per prima cosa lui sa che in botanica è una delle rose per eccellenza, ha solo cinque petali cosa che ne garantisce l'autenticità e sa che è chiamata la rosa delicata. Ne conosce l'interessate azione fitoterapica sul sistema nervoso centrale, circolatorio, immunitario e forse ne predilige l'azione afrodisiaca! Insomma, con i suoi racconti brevi ma intensi, sintetici e ben scritti, (tranne qualche refuso dovuto alla sua innata toccata e fuga) Paolino Santaniello fa capolino tra di noi come giovane acuto osservatore e noi lo plaudiamo. E veniamo ai refusi; da correggere subito: smancierie, deficenza e semplicemnte.

3 commenti:

  • Daryl il 30/12/2012 01:42
    Dedicata alla mia amica più cara
  • stella luce il 30/12/2012 00:07
    ottima riflessione... la speranza è in grando di combattere contro i rovi più pungenti...
  • augusta il 29/12/2012 10:46
    direi ottimo...è sbocciato per te... lettura piacevole...

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