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Un malato di cuore

-Sai- ricominciò a parlare all'improvviso, interropendo bruscamente il loro sguardo -Da ragazzo passavo quasi tutto il giorno guardando fuori da quella finestra- indicò dietro di lei - spiavo gli altri ragazzi correre e giocare; li vedevo divertirsi, inciampare e rialzarsi, ridere e gridare. Ed ogni volta che li vedevo, mi promettevo che sarei corso al prato e avrei iniziato a giocare con loro. Alla fine finivo sempre col perdermi in tutte quelle fantasie, rimanevo a fissarli chiedendomi che cosa mi mancasse per essere come loro-. Smise di parlare per un momento, guardò il suo bicchiere e prese un breve sorso. Il suo voltò appariva quasi sforzarsi in quel gesto, nonostante fosse solamente acqua. -Ma come diavolo facevano a riprendere fiato...?!- aggiunse abbassando lo sguardo. Finì di bere, fece diversi piccoli sorsi sofferti e, con il respiro leggermente affannato, si sedette sul divano scuro, cercando di evitare il contatto con i suoi chiarissimi occhi.
La giovane, slegando i suoi lunghi capelli color nocciola, ammise -deve essere davvero triste il doversi far raccontare la vita dagli occhi- rompendo l'imbarazzante silenzio ormai calato tra loro. Si guardò intorno, perdendosi per un attimo tra tutte le librerie e le varie fotografie nella stanza, e continuò -non aver vissuto un solo giorno della tua vita, questa è la cosa peggiore-. Lui alzò lo sguardo ed i loro occhi si incrociarono di nuovo, lei lo fissò per un istante e, senza perdere il contatto, gli si sedette vicino. L'uomo pensò bene di alzare una mano, per portarla al viso di lei, ma il timore scacciò in fretta la sua idea. Forse gli mancava il coraggio, o la forza, di vivere quella situazione, ma non voleva che tutto ciò rimanesse un fiore non colto; con grande sorpresa di entrambi le prese la mano e la strinse nella sua. La donna, che per lungo tempo aveva desiderato, era li. E sorrideva.
Il suo sorriso gli infuse coraggio, alzò l'altra mano e, lentamente, la portò sulla rosea guancia di quella donna che gli appariva irresistibile, ora più che mai. Rapito da una quantità non indifferente di nuove emozioni, si spinse oltre. E il suo respiro diveniva sempre più sofferto.
La distese, dolcemente, su quel divano dove erano seduti, senza perdere assolutamente l'intimità del suo sguardo, né quella delle sue mani. Iniziava a scoprire sensazioni mai vissute prima, difatti mai aveva avuto una ragazza così vicina a se prima di quel momento.
La sua mano lasciò quella di lei, scese sulle sue gambe scoperte ed iniziò ad accarezzare le sue cosce color madreperla. Il battito del suo cuore incalzava spietato, ma ormai lui non sentiva il dolore anzi, non avvertiva null'altro che l'amore. I loro occhi restavano fissi, osservandosi reciprocamente mentre i loro visi si avvicinavano in modo lento. La luce rossastra sfumava dalla finestra, la finestra dalla quale aveva letto il mondo; era il tramonto, o forse l'alba. Lei socchiuse gli occhi mentre lo sguardo di lui si fissò sulle sue splendide labbra, le scostò i capelli dal viso. Era così maledettamente vicino, ma venne assalito dalla paura. Ripensò alle parole di lei e capì subito che, se avesse perso questa occasione, avrebbe dovuto passare i restanti giorni della sua vita a vivere nella vacuità dettata del ritmo balordo del suo cuore malato.
Era vicinissimo, smise di pensare, si fermò un istante, trattenne il respiro e la baciò. E il suo cuore le restò sulle labbra.

 

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